Banche in forte rialzo a Piazza Affari

Banche in forte rialzo a Piazza Affari, è una buona notizia? Intesa e Unicredit che superano forti resistenze, ecco i prossimi target

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Banche in forte rialzo a Piazza Affari, è una buona notizia? Netta crescita oggi per le quotazioni delle principali banche italiane, con Unicredit che sale di più del 4% e Intesa Sanpaolo di oltre il 2%. 

A sostenere il rialzo tuttavia è un mix di fattori che potrebbero non essere così positivi se visti in un'ottica temporale più allargata e con riferimento alla borsa nel suo complesso. Le banche si avvantaggiano infatti del rialzo dei rendimenti delle obbligazioni che a loro volta rispondono all'andamento dell'inflazione. Alla lunga bisognerà vedere se i vantaggi che derivano per gli istituti di credito da una crescita del margine di interesse non verranno compensati dall'aumento degli insoluti e dalla riduzione dell'attività economica che di norma seguono una fiammata inflazionistica. 

L'inflazione si infiamma

E proprio di una fiammata si tratta: a gennaio l'inflazione è salita in Italia su livelli che non si vedevano dall'aprile del 1996, con un aumento dell'1,6% su base mensile e del 4,8% su base annua, ben al di sopra delle attese che vedevano un incremento tendenziale del 3,8%, in linea con il dato di dicembre di un +3,9%. Non è una sorpresa che siano stati i prezzi degli energetici a trainare il balzo. L'inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, è invece al +1,5%, sostanzialmente invariata, quella al netto dei soli beni energetici cresce dal +1,6% al +1,8%. Istat spiega che in fatto che la componente di fondo sia rimasta ferma rispetto al dato di dicembre dipende "anche al rallentamento dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti i cui andamenti tendenziali sono ancora condizionati dalle limitazioni alla mobilità dovute alla pandemia". Generalizzati gli aumenti: quelli dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona sono del +3,2% (da +2,4%), quelli dei prodotti ad alta frequenza d'acquisto del +4,3% (da +4%).

Rallenta la manifattura a gennaio

Se l'inflazione cresce l'indice pmi manifatturiero invece rallenta. A gennaio l'indice pmi Ihs Markit, un sondaggio tra i responsabili acquisti delle aziende, è stato rilevato a 58,3 punti, il 19esimo mese di espansione consecutivo (ovvero al di sopra della soglia dei 50 punti) ma in rallentamento dai 62 punti di dicembre. La produzione manifatturiera è aumentata ma con il passo più lento in 12 mesi, sai per via di un'espansione molto più lenta dei nuovi ordini, sia per la riduzione del personale e le interruzioni legate alla comparsa della variante Omicron. Sono poi ancora elevate le interruzioni della "supply chain", la catena di distribuzione.

Ma i tassi saliranno ancora? 

La Bce sta continuando a professare fiducia nel fatto che l'inflazione si ridimensionerà da sola nel corso del 2022 e che quindi sono saranno necessari interventi al rialzo sui tassi di interesse. I mercati tuttavia sono di idea diversa e stanno già scontando al 90% un aumento dei tassi euro di 10 punti base entro luglio, di altri 15 punti base entro settembre, infine di un ulteriore intervento da 25 punti entro la fine del 2022. Del resto queste aspettative sembrano ragionevoli, se la Fed interverrà 4 o forse anche 5 volte da qui a fine anno con rialzi da 25 punti base ciascuno (a marzo c’è chi ipotizza un rialzo di 50 punti base), difficilmente la Bce potrà rimanere ferma, indipendentemente dalla traiettoria dell’inflazione.

Intesa e Unicredit sono “buy” per gli analisti

Per adesso comunque si può continuare a vedere il bicchiere mezzo pieno e dare fiducia al rialzo dei titoli legati alle banche, consapevoli però che in ogni momento il mercato potrebbe realizzare le incongruenze che ci sono alla base di questo uptrend e invertire la rotta. 

Per quello che riguarda Unicredit tra l'altro la stessa Intesa Sanpaolo ha recentemente confermato la raccomandazione buy e il prezzo obiettivo a 16,9 euro. Secondo gli esperti Unicredit ha "confermato il suo turnaround verso una strategia di generosa distribuzione del capitale e ci aspettiamo che registri un rendimento del dividendo annuale oltre il 13% (in cassa o buyback) nei prossimi 4 anni, mantenendo al contempo un solido bilancio".

Intesa invece il 3 febbraio approverà il nuovo piano industriale al 2025, insieme ai conti del 2021, piano che sarà poi presentato al mercato il 4 febbraio. Alla base del piano, secondo le anticipazioni del Ceo Carlo Messina, ci sarà il de-risking "accelereremo sulla riduzione del portafoglio degli Npl per poter diventare una delle migliori banche d’Europa, ha affermato il Ceo, aggiungendo anche che "Stiamo lavorando a un risultato netto significativo e sostenibile per l'anno prossimo. Vogliamo partire con questo piano al 2025 senza alcun problema per quanto riguarda il costo del rischio e dei deteriorati. Aumenteremo la redditività e condurremo analisi per combinare redditività sostenibile e aumento del risultato netto".

Positivi i giudizi anche su Intesa, ad esempio Ubs ha alzato lunedì il prezzo obiettivo sul titolo da 3 a 3,1 euro e ha confermato la raccomandazione "buy". Secondo gli esperti la presentazione del piano industriale sarà un elemento positivo, il titolo si è già apprezzato del 15% da inizio anno proprio sulle aspettative sul prossimo piano industriale e sulle prospettive di tassi più alti.

Etf banche area euro ad un bivio

Un Etf da tenere sotto controllo per valutare lo stato di salute del comparto, e quindi di questi due titoli, è il WISDOMTREE EURO STOXX BANKS 3X DAILY LEV (IE00BLS09N40). Proprio oggi i prezzi hanno testato un forte resistenza a 7,85 circa, il lato alto del canale crescente disegnato dal minimo di luglio, un ostacolo che per il momento ha respinto l'assalto dei rialzisti. Solo oltre quei livelli verrebbe confermata l'intonazione positiva del comparto, target in quel caso a 10 circa. Sotto area 7 invece rischio di cali almeno fino in area 6 prima di una nuova salita. 

Per Intesa Sanpaolo target a 2,90 euro

Su Intesa invece non si può non citare la rottura della trend line ribassista disegnata dal top di luglio 2015 (e passante per quello di febbraio 2018), avvenuta il 31 gennaio con il superamento di area 2,60. Questo segnale di forza verrebbe negato solo da discese al di sotto dei 2,55 euro. Fino a quel momento invece target in area 2,90/95 euro.

Obiettivo a 16 euro per Unicredit

Unicredit, salito oggi fino a 14,91, per poi flettere in area 14,80 (ma sopra la chiusura di martedì a 14,25), si è lasciato alle spalle il top di febbraio 2020, resistenza già testata senza successo a inizio gennaio e ora invece superata con forza. Un possibile prossimo target per il titolo si colloca in area 16 euro. Solo sotto i 14 euro il segnale di forza appena inviato verrebbe messo in discussione.

(Alessandro Magagnoli)