Joe Biden annulla la blacklist di Donald Trump? No la amplia

L'amministrazione Biden prosegue la campagna contro Pechino nel settore tecnologico e amplia la blacklist di Trump. Aggiunta una dozzina di aziende considerate un rischio.

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Il presidente Usa Joe Biden non annulla la blacklist di società cinesi voluta dal predecessore Donald Trump e anzi la amplia. Nonostante l'ottimismo derivante dall'incontro (ancora virtuale ma come faccia a faccia) tra Biden e il presidente Xi Jinping, Washington continua a mantenere i rapporti con Pechino sulla falsariga di quanto fatto dall'amministrazione Trump. Nei giorni scorsi, infatti, otto entità tecnologiche con sede in Cina sono state aggiunte all'elenco per il loro presunto ruolo nell'assistere gli sforzi di calcolo quantistico dell'esercito cinese e nell'acquisizione o nel tentativo di "acquisire elementi di origine statunitense a supporto di applicazioni militari".

Biden non annulla la blacklist delle società cinesi di Trump

Non solo Cina comunque. Lo U.S. Department of Commerce (DoC, il ministero del Commercio di Washington) ha elencato 16 entità e individui che operano in Cina e Pakistan per il loro lavoro sul programma nucleare e missilistico balistico di Islamabad. Complessivamente, riporta la Cnbc, l'amministrazione Biden ha aggiunto in blacklist 27 entità e individui di Cina, Pakistan, Russia, Giappone e Singapore. "Il commercio globale dovrebbe supportare pace, prosperità e posti di lavoro ben retribuiti, non rischi per la sicurezza nazionale. Il DoC s'impegna a utilizzare efficacemente i controlli sulle esportazioni per proteggere la nostra sicurezza nazionale", ha scritto la U.S. Secretary of Commerce Gina Raimondo. "Le azioni di oggi aiuteranno a prevenire la diversione delle tecnologie Usa verso il progresso militare di Cina e Russia e intervengono sui timori per le attività nucleari o il programma di missili balistici del Pakistan", ha aggiunto.

Joe Biden amplia blacklist di società rischio per sicurezza nazionale

Che Biden non fosse intenzionato ad allentare le tensioni con Pechino era stato evidente già dalla scelta di Katherine Tai per il cruciale ruolo di U.S. Trade Representative (Ustr) ma l'incontro durato tre ore tra il presidente Usa e Xi aveva parzialmente rasserenato il clima tra le due potenze, anche se Washington e Pechino erano rimaste sulle rispettive posizioni. Entrambi avevano sottolineato la loro responsabilità nei confronti del resto del mondo nell'evitare un conflitto. Mentre Xi aveva dichiarato che per entrare "in una nuova èra", lasciandosi alle spalle quella di scontro segnata dalla presidenza Trump, dovranno essere seguiti i tre principi di rispetto reciproco, coesistenza pacifica e cooperazione vantaggiosa per tutti. Parole che devono però confrontarsi con i fatti. E i fatti, per ora, parlano dell'ampliamento della blacklist Usa di società cinesi.

E la Cina spegne il tracciamento dello shipping su nuove norme

Intanto Pechino a inizio novembre ha spento l'Automatic Identification System (Ais, sistema di identificazione automatica), il tracciamento utilizzato nello shipping per evitare collisioni fra navi. Secondo quanto riporta Bloomberg, i segnali in arrivo da imbarcazioni cinesi sono crollati da oltre 15 milioni al giorno in ottobre a circa un milione a inizio novembre. Curioso che Pechino abbia preso una simile decisione proprio in questo periodo, quando la logistica (e i blocchi alla supply chain globale) è diventata d'attualità per i rischi concreti di carenza di merci proprio sotto Natale. La misura è comunque legata all'entrata in vigore in Cina a inizio novembre di nuove norme per la protezione delle informazioni personali. Legislazione mirata soprattutto a controllare giganti locali del calibro di Alibaba Group Holding o Tencent Holdings ma che ovviamente impatta anche sui rapporti internazionali. Alla fine, però, secondo quanto riportato dai media ufficiali di Pechino, l'intelligence estratta dal tracciamento delle navi "mette in pericolo la sicurezza economica della Cina e il danno non può essere ignorato". (Raffaele Rovati)