Materie prime: una bomba ad orologeria su ripresa economia

Le materie prime crescono senza sosta da quattro mesi e mettono in crisi micro, piccole e medie imprese in Italia e in Europa. Dopo la crisi non del tutto esaurita della pandemia, le tensioni sui prezzi frenano la ripresa dell'economia, specie nell'edilizia e manifatturiero.

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Le materie prime crescono senza sosta da quattro mesi e mettono in crisi micro, piccole e medie imprese in Italia e in Europa. Dopo la crisi non del tutto esaurita della pandemia, le tensioni sui prezzi frenano la ripresa dell'economia, specie nell'edilizia e manifatturiero.

Materie prime: prezzi lievitati minacciano la ripresa economia

La carenza di materie prime e i prezzi in continuo aumento stanno dunque frenando lo slancio dell'industria visto nei mesi precedenti. Confermano questo scenario gli indici pmi manifatturieri delle principali economie del continente (pubblicati da Markit) che indicano un rallentamento rispetto ai ritmi record dei mesi scorsi, con l'eccezione della Germania.

Materie prime: le indagini degli economisti

In Italia la crescita, sottolinea l'economista di Ihs Markit Lewis Cooper, "è rimasta vicina al livello record, anche se lo slancio è diminuito leggermente per le pressioni sulla capacità e a causa delle interruzioni nelle forniture che hanno ostacolato la prestazione del settore: i ritardi della catena di distribuzione e le pressioni sulla capacità hanno condizionato la produzione manifatturiera". 

Anche in Germania dove la crescita accelera e raggiunge livelli record, i prezzi delle materie prime (e la loro carenza) comportano un collo di bottiglia che rischia di invertire il trend di ripresa, come confermato dall'indagine Ifo. 

Mentre le aziende italiane ed europee tentano di stare al passo con la ripresa, non devono guardarsi solo dagli ostacoli tenaci di pandemia ed emergenza sanitaria, ma anche dalla speculazione sulle materie prime care e spesso introvabili e con tempi di consegna lunghissimi.

Materie prime: l'analisi tecnica di FtaOnline

Sotto il profilo grafico, le materie prime crescono costantemente da quattro mesi consecutivi. Dopo la fase di esitazione vista nella prima metà di luglio, l'indice CRB ha prontamente reagito raggiungendo a 219 circa il livello più alto dell'anno e massimo dal 2015, puntando verso un target a 230/231 punti, per il test del lato superiore di un canale che trae origine di bottom dello scorso anno.

Il fatto che le quotazioni si siano lasciate alle spalle in area 207 il 50% di ritracciamento della discesa dai top del 2014 depone a favore di una inversione di tendenza di lungo corso che potrebbe portare ad un apprezzamento sostanzioso da parte dell'indice.

Oltre area 230, via libera verso area 265/270. Lo scenario rialzista subirebbe un primo stop in caso di discese sotto 207, ma sarebbe comunque la violazione del successivo sostegno in area 200 a determinare la realizzazione di una correzione più corposa del rialzo in atto da oltre un anno, con obiettivi a 190 e 183 circa.

Lievitano i prezzi del petrolio Wti

Prosegue la reazione del petrolio Wti, all'attacco di un primo ostacolo in area 73 dollari.

La reazione avviata da quota 65 è alimentata dall'ulteriore calo delle scorte negli States. Per inviare segnali di forza, le quotazioni dovranno confermarsi oltre la trend line che scende dal picco di inizio luglio, a 73 dollari e puntare a recuperare terreno verso i massimi di giugno in area 77, resistenza critica nel medio lungo periodo. Una vittoria su questo limite aprirebbe poi ulteriori spazi di crescita verso 90 dollari.

Flessioni sotto 65 dollari, anticipate da discese sotto area 70, configurerebbero uno scenario diverso da quello di un semplice consolidamento, introducendo con buona probabilità a un ribasso più corposo con obiettivi a 60 e 55 dollari circa.

Oro osservato speciale: barometro dell'economia

Scenario incerto per l'Oro nonostante lo slancio visto in settimana. La reazione decisa dai supporti intermedi a 1790 circa ha riportato le quotazioni sui massimi del mese a 1835 circa, a contatto con il 50% di ritracciamento della correzione partita il 1° giugno.

Senza il ritorno in pianta stabile sopra questo limite resterà ancora presente il rischio di un nuovo affondo verso 1790 e 1760, la cui violazione potrebbe agevolare il ritorno sui minimi di marzo a 1670 circa. Alla rottura di 1835 e dell'ostacolo successivo a 1855 dollari, il metallo giallo avrebbe campo aperto fino a 1920.

Solo al di sopra di questo riferimento tuttavia lo scenario di medio lungo periodo tornerebbe positivo permettendo di guardare a obiettivi verso 1965 e poi il test a quota 2000.  

(Claudia Cervi)