Record, eccessi e divergenze

L’indice americano SP500 sta mostrando una testardaggine rialzista che ha pochi eguali.

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L’indice americano SP500 sta mostrando una testardaggine rialzista che ha pochi eguali. Anche ieri ha portato a termine una seduta positiva, che si aggiunge alle precedenti e porta il record a 7 consecutive. Non è un record assoluto, poiché in passato si sono viste serie ancora più lunghe, ma è certamente una prestazione notevole, specialmente perché è venuta dopo una correzione durata oltre un mese da inizio settembre. Ma la ciliegina sulla torta è il nuovo massimo storico, finalmente agguantato e portato a quota 4.551, alzando l’asticella di 5 punti rispetto a quello realizzato il 2 di settembre.

Da questa performance ricaviamo due considerazioni: la prima è che la correzione è tecnicamente finita, dato che il rimbalzo delle ultime 7 sedute ha ricoperto per intero il percorso ribassista fatto da inizio settembre fino al minimo del 4 ottobre scorso a 4.279.

La seconda è che ha avuto ragione chi si è fidato della figura di testa e spalle rialzista che si completò il 14 ottobre e che proiettò l’obiettivo rialzista al di sopra dei massimi storici. Obiettivo raggiunto proprio ieri.

Messa così sembra quindi che non resti che l’applauso alle “magnifiche sorti e progressive” dei mercati azionari.

Però ogni medaglia ha il suo rovescio. Anche questa. I particolari che non entrano in questo puzzle ottimistico sono diversi, e si affiancano alla dimostrazione di euforia che abbiamo visto, seminando qualche dubbio sull’immediato futuro.

Il primo elemento di perplessità è il fatto che dei 4 indici che seguiamo sul mercato azionario USA SP500 ieri sia stato l’unico a realizzare il nuovo massimo storico. E’ vero che il Dow Jones lo aveva fatto mercoledì scorso, ma è altrettanto vero che ieri non lo ha confermato. Gli altri due, il tecnologico Nasdaq100 e Russell 2000 delle small cap, sebbene abbiano vissuto una seduta positiva, sono ancora ben al di sotto del loro rispettivo massimo storico.

Altra divergenza, ma questa non è certo colpa di SP500, è quella che si vede tra l’azionario USA, decisamente gagliardo, e quello europeo, particolarmente moscio. Anche ieri la differenza di performance è stata evidente con SP500 che ha chiuso con +0,30%, mentre l’europeo Eurostoxx50 ha fatto -0,39% e si trova ben lontano dal suo massimo del 2021.

Tutto ciò ci rivela che l’euforia non è generalizzata, ma confinata in America e non dappertutto.

Se poi guardiamo l’oscillatore RSI(14) applicato su base oraria all’indice SP500, osserviamo che, dopo aver segnalato eccesso di rialzo a partire dal 15 ottobre in avanti, ora sta producendo divergenze ribassiste, che possono annunciare la prossimità di una correzione.

Infine, ieri il Vix ha raggiunto quota 15, scendendo ancora un po’ rispetto al giorno precedente ed accentuando l’impressione di eccessiva e disarmata baldanza da parte degli investitori.

Per tutti questi fattori continuo a ritenere che, nonostante il record storico, la settimana non abbia  più nulla da aggiungere al tanto che ha già regalato a chi ha creduto in SP500, e che ora debba arrivare almeno un pullback. 

Visto l’ottimismo dimostrato dai compratori, è forse più probabile che questo pullback, che dovrebbe scendere sotto i 4.500 punti, si fermi al di sopra di 4.400. Però, se dovesse scendere sotto quel livello, allora riporterebbe in auge l’ipotesi che l’onda correttiva di medio periodo (4) debba ancora farci vedere una scivolata sotto 4.300, prima di esaurirsi. La rottura dei massimi non ha eliminato la possibilità che lo scenario più aggressivamente ribassista possa realizzarsi. Ne ha solo ridotto la probabilità, aumentando quella che il pullback venturo permetta all’indice di rifiatare un po’ per poi andare a concludere dalle parti di 4.600 il primo tassello rialzista dell’onda (5), che ci porterà verso 5.000 presumibilmente all’inizio del 2022.

Del resto, a motivare qualche presa di beneficio non superficiale, dalla Cina, nonostante le rassicurazioni del governo sulla situazione del settore immobiliare, arrivano notizie che Evergrande ha fallito la vendita di una sua controllata che le avrebbe portato qualche soldo in cassa e domenica verrà dichiarata ufficialmente fallita dalle agenzie di rating, se non riuscirà a pagare in extremis il bond in dollari scaduto da quasi un mese.