Spread e volatilità spaventano i mercati

Cresce l’incertezza e i #mercati si riposizionano, per l’#Italia molti pericoli, ma anche opportunità, molto dipenderà dall’efficacia dell’azione di #governo.

Oggi è atteso alle 16:15 il discorso della presidente della Bce Christine Lagarde al Parlamento europeo, i mercati si sintonizzeranno su quel canale. L’ultimo incontro infatti non è stato affatto indolore. Gli investitori hanno reagito bruscamente all’apertura implicita a un possibile rialzo dei tassi dell’Eurozona quest’anno. Forse anche due. Soltanto a dicembre era stata categoricamente smentita ogni stretta sui tassi, ma nel frattempo l’inflazione è montata ancora, la Fed si è fatta più aggressiva e su è fatta inevitabile una presa di posizione dell’Eurotower. Probabilmente poteva essere gestita meglio e con più autorevolezza dalla BCE, ma l’incertezza è aumentata ovunque e non solo in Europa. Il Regno Unito ha già accelerato sulla stretta monetaria. La Fed ha tirato il freno in maniera sempre più hackish, al punto che dal dibattito su tre o quattro rialzi quest’anno, si è passati all’ipotesi di un rialzo doppio a marzo, uno 0,50% tutto in una volta. E l’Eurozona?

L’Eurozona finora, almeno questa era la vulgata di Francoforte, era rimasta indietro nel ciclo di inflazione e crescita rispetto agli States e quindi, visto che sui salari non si sono visti effetti particolari e tutto sommato sembrava che le strozzature finissero rapidamente, si accomodava su un riposizionamento lento senza aumenti dei tassi. Adesso la situazione pare assai più preoccupante. Lo ha scandito l’ultimo dato sull’inflazione UE, l’ennesimo rialzo fino a livelli che non si erano mai visti nell’area dalla nascita della moneta Unica. Un 5,1% senza dubbio per almeno la metà da attribuire all’energia, ma ormai impossibile da ignorare, anche perché i segnali erano di un travaso dei rincari sull’alimentare e altre componenti dei panieri, quindi il classico processo di trasformazione in strutturale del dato, l’opposto del mantra dell’inflazione momentanea divenuto nel frattempo sempre più inverosimile. 

L’Italia e il debito pubblico UE

Insomma un’inversione di marcia troppo brusca e la sbandata si è vista nelle vendite diffuse sui titoli di Stato UE, nell’allargamento degli spread, nella brusca accelerazione dell’euro sul dollaro e nelle vendite sui mercati azionari. Peggio era difficile, ma le correzioni vanno anche pesate.

In queste ore gli effetti di questa nuova prospettiva restrittiva della Bce pesano ancora sui mercati e in particolare sull’Italia. Il rendimento del BTP decennale cresce ancora di 15 punti base e si porta ormai all’1,86% Parliamo di oltre tre volte i livelli di agosto, ma anche di un livello che in valore assoluto abbiamo già visto diverse volte anche in epoca recente (nel 2019 per esempio). Certo con il rapporto debito pubblico/Pil volato con la crisi oltre il 155,6% ogni rialzo del premio al rischio sull’Italia può diventare un boomerang micidiale, soprattutto se la crescita dovesse frenare per questioni di inflazione dei costi e colli di bottiglia.

C’è poi la congiuntura difficile di altri alleati, dal rischio di stagflazione tedesca, ancorché temporanea, al rialzo di tutti i rendimenti del debito sovrano (anche il Bund è volato allo 0,25% e l’Oat allo 0,70%, per non parlare del Treasury), alle prospettive di rincaro del debito corporate e quindi di rallentamento anche sul fronte privato.

Va però ricordato che nel 2021 l’Italia ha segnato una crescita del Pil superiore ad ogni attesa e pari al 6,5%.

È vero che la politica italiana si è fatta litigiosa e instabile dopo l’elezione del Presidente, ma è anche vero che il tandem Mattarella/Draghi ha tranquillizzato non poco i mercati. La BCE ha cambiato idea ed è stato meglio del contrario, ha deciso inoltre di ancorarsi sui dati macroeconomici, come anche la FED. I fatti, i numeri delle economie e delle imprese ridiventano un’ancora di salvezza mentre si prepara probabilmente un periodo di turbolenze.

Le sfide non mancano, ma si comincia a vedere la luce fuori dal tunnel della pandemia (almeno in Italia), ci sono emergenze montanti come il rincaro degli energetici e la crisi ucraina, ma anche una ripresa economica forte e persistente.

Non è il momento di riposare e sicuramente la volatilità continuerà a farla da padrona sui mercati.

L’Italia rimane nella posizione di affrontare le sfide del futuro prossimo e meno prossimo, ha già un percorso solido e ambizioso iscritto negli obiettivi del PNRR e nelle riforme anche strutturali che prevede. Lo stesso vale per l’Europa e chiaramente più si farà squadra meglio sarà per tutti.

Sicuramente la volatilità nelle prossime settimane continuerà ad essere elevata, crescerà l’incertezza e la pressione. Una sfida a cui ogni governo deve rispondere e che questo governo dovrà affrontare in un periodo di svolta storica con sangue freddo e soprattutto con efficacia.

(Giovanni Digiacomo)

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