Tesla sempre meno buy al Nasdaq. Cina sempre più un problema

Al Nasdaq Tesla si è deprezzata di oltre il 30% dal picco di gennaio. Titolo sempre meno buy mentre il problema Cina diventa frenata nelle vendite.

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Tesla è sempre meno buy al Nasdaq, mentre la Cina diventa sempre più un problema per l'azienda di Elon Musk. Tesla ha venduto 25.845 vetture in Cina in aprile. Meglio delle 15.484 di gennaio o delle 18.318 di febbraio ma il 27% in meno rispetto a marzo. Risultato che arriva insieme a un generalizzato arretramento del settore nell'ex Celeste Impero ma la performance della società di Palo Alto è ampiamente peggiore rispetto alla contrazione del 12% registrata in Cina dal mercato delle auto elettriche nel suo complesso. E al Nasdaq Tesla, dopo avere segnato un crollo del 6,44% lunedì, ha perso l'1,88% martedì (recuperando da un tracollo intorno all'8% in intraday). Si tratta ormai della quinta sessione consecutiva di declino e dal picco di 883 dollari toccato il 26 gennaio il titolo si è ormai deprezzato di oltre il 30% a Wall Street.

Tesla non è buy. Quinta sessione consecutiva in calo

Dopo un'ottava da dimenticare il weekend avrebbe dovuto dare un po' di respiro dalle cattive notizie ma neppure la sortita televisiva di Musk ha fatto bene alla performance di Borsa. L'istrionico co-fondatore, chief executive e maggiore azionista sabato ha condotto la storica trasmissione comica Saturday Night Live (Snl) della Nbc.. Per uno come lui che ama stare sotto i riflettori Snl è certo il palcoscenico adatto. Il problema, però, è stato che Ford Motor Company, Volkswagen e Lucid Motor hanno pensato bene di acquistare spazi pubblicitari durante i 90 minuti della trasmissione per reclamizzare le loro auto elettriche. Monstrandole a tutti quelli che si erano collegati proprio per vedere Musk.

Tesla sconta ancora al Nasdaq il problema Cina

Tornando al problema Cina, secondo quanto riportato in esclusiva da Reuters Tesla avrebbe fermato il previsto acquisto di nuovi terreni per espandere la Gigafactory di Shanghai, con l'obiettivo di farne un hub per l'export globale. Stand-by che sarebbe dovuto proprio al crescere delle tensioni con Pechino e all'incertezza circa i rapporti tra Usa e Cina che sono l'eredità dell'amministrazione di Donald Trump finora confermata dal successore Joe Biden. Per Reuters, Tesla puntava ad aumentare la produzione di Model 3 a Shanghai per esportarla anche in altri mercati. Attualmente le vetture prodotte in Cina arrivano anche in Europa ma Tesla sta lavorando alla nuova Gigafactory di Berlin-Brandenburg.

"La crescita della quota di mercato di Tesla è rimasta stagnante contro le rivali locali Nio, Xpeng e Li Auto mentre l'azienda ha dovuto affrontare una serie di problemi di pubbliche relazioni in Cina, dalle note questioni sulla sicurezza, alle voci di spionaggio per i militari, alla contestazione subita all'AutoShanghai", Dan Ives, analista di Wedbush Securities.

Vendite in declino e stand-by Gigafactory Shanghai

Tesla ha seccamente replicato a Reuters che il suo impianto di Shanghai è in "sviluppo come previsto". L'azienda californiana alla fine sa che dovrà rinunciare alla leadership nel mercato delle elettriche in Cina. Non è la sua priorità, come non lo è il mercato della Norvegia. Rispetto a Oslo, però, Pechino pesa per un terzo delle vendite totali di Tesla e la contrazione di marzo non può essere presa tanto alla leggera. Perdite di quote di mercato e perdita di valore a Wall Street: è davvero l'inizio del declino per Tesla? C'è chi, come Wedbush, contina a confermare il giudizio buy sul titolo, salvo poi ricordare l'emergere delle concorrenza e l'impatto della carenza di chip che certo frena tutto il settore ma non aiuta neppure Tesla.

(Raffaele Rovati)