Da Ucraina nuova tempesta perfetta per il retail. H&M crolla

Pandemia, supply chain, inflazione e adesso la guerra in Ucraina. H&M crolla a Stoccolma sulla nuova tempesta perfetta che colpisce il retail d'abbigliamento.

Dopo la pandemia di coronavirus, la crisi della supply chain, l’impennata dell’inflazione, una nuova tempesta perfetta si abbatte sul retail d’abbigliamento. Fattore scatenante? La guerra in Ucraina voluta da Vladimir Putin, che ha messo ulteriori pressioni sui prezzi (innescando una vera e proprio crisi energetica) e sulla fiducia dei consumatori. Il risultato? Il reddito disponibile per lo shopping si riduce e i potenziali acquirenti riconsiderano le loro spese discrezionali. Ne sa qualcosa Hennes & Mauritz (H&M), che è la prima a mettere nero su bianco l’impatto dell’invasione in Ucraina sul suo business. E il colosso svedese crolla anche del 10% a Stoccolma. Trascinando al ribasso l’intero settore in Europa.

Da invasione Ucraina tempesta perfetta per il retail. E H&M crolla

Meno duro il colpo per la rivale e leader del comparto Industria de Diseño Textil (Inditex), che scambia in declino di circa il 3% a Madrid. La capogruppo di Zara, però, da inizio 2022 ha lasciato sul listino quasi il 30% del suo valore in quello che si candida a essere il peggior trimestre della sua storia. Intorno al 25% invece il tracollo di Next a Londra (in intraday la perdita per il gruppo britannico è di circa il 3%). La performance annuale di H&M, finora un po’ meno negativa, si allinea dunque a quella delle rivali, con il titolo che si muove su livelli mai così bassi dalla primavera 2020, nel pieno della crisi del Covid-19.

H&M crolla. Per Zara (Inditex) peggior trimestre di sempre a Madrid

H&M ha comunicato per il primo trimestre dell’esercizio 2022 (chiuso lo scorso 28 febbraio) un rimbalzo delle vendite in valute locali del 18% annuo. Al netto dei corsi valutari il progresso è stata addirittura del 23% a 49,17 miliardi di corone (pari a 4,75 miliardi di euro). Il problema è arrivato in marzo, con l’invasione dell’Ucraina, con una crescita in valute locali del 6% appena. Il gruppo svedese ha interrotto le operazioni in Russia, Bielorussia e Ucraina, chiudendo 185 dei 4.700 negozi che ha in tutto il mondo. Al netto di questi tre Paesi la crescita delle vendite in valute locali è stata comunque dell’11% annuo nelle prime quattro settimane di marzo. La frenata è evidente.

Retail in crisi su Ucraina e H&M non ha superato la tempesta in Cina

La Russia prima della guerra era il sesto maggiore mercato di H&M e pesava per circa il 4% sulle vendite totali del gruppo (Ucraina e Bielorussia solo per lo 0,2% e lo 0,1% rispettivamente). Il punto è che H&M non è ancora riuscita a risolvere la crisi cinese e quindi ha ora problemi di non poco conto in due dei suoi principali mercati. Il boicottaggio contro le politiche di Pechino nei confronti della minoranza dello Xinjiang, tradottosi in un embargo sul cotone prodotto nella regione, è stato portato avanti da diversi colossi occidentali del settore, da Nike a Burberry. Tuttavia proprio H&M è l’unica a non avere ancora risolto questa “crisi diplomatica”. (Raffaele Rovati)

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