Unilever fa davvero sul serio sul business Consumer Healthcare di GlaxoSmithKline (Gsk), sottolineando come la preda sia "leader nell'attraente settore della salute dei consumatori e sarebbe una scelta strategica" mentre il colosso anglo-olandese (anzi ormai solo britannico visto che dalla fine di novembre non scambia più sulla piazza di Amsterdam) dei beni di largo consumo è impegnato a rimodellare il proprio portafoglio. Nel weekend Gsk, in scia alle indiscrezioni del Sunday Times, aveva confermato di avere rifiutato una proposta di Unilever per Consumer Healthcare, la nuova entità in fase di separazione dal core business farmaceutico. Sul piatto circa 50 miliardi di sterline (pari a poco meno di 60 miliardi di euro), di cui 41,7 miliardi (50 miliardi di euro) in contanti, il resto in azioni. La big pharma britannica aveva precisato di avere già ricevuto tre offerte non sollecitate e di averle respinte tutte perché sottovalutano il business attuale e le prospettive future di Consumer Healthcare, che vanta un portafoglio di prodotti che va dal dentifricio Aquafresh, all'antidolorifico Voltaren, all'integratore Multicentrum.
Unilever fa davvero sul serio sul Consumer Healthcare di Gsk
A stretto giro è arrivato il comunicato di Unilever che, tutt'altro che scoraggiata, ha confermato l'approccio a Gsk (ma anche a Pfizer, che detiene il 32% del capitale di Consumer Healthcare e che finora secondo il Times avrebbe appoggiato il rifiuto del gruppo britannico), anche se ha ammesso che non c'è la certezza che si possa arrivare a un accordo. Quel che è certo, secondo quanto riportato sempre nel weekend da Bloomberg, è che Unilever sta già lavorando a un rilancio insieme alle banche per ottenere i finanziamenti necessari. Unilever, riporta la Cnbc, ha comunque sottolineato di essere impegnata in una "rigorosa disciplina finanziaria" per eventuali acquisizioni. La reazione del mercato è stata però pessima e se Gsk è andata in rally di circa il 4% a Londra, Unilever ha toccato un crollo superiore al 7% nelle prime ore di contrattazione sulla piazza britannica (contro un rialzo intorno allo 0,70% per il Ftse 100). Reckitt Benckinser, la rivale di Unilever che potrebbe essere una delle pretendenti, come Gsk è invece in rally del 4% circa.
Gsk rifiuta un'offerta da 60 miliardi e Unilever lavora al rilancio
Anche se la valutazione ufficiale di Consumer Healthcare dovrebbe essere intorno a 40 miliardi di sterline (circa 48 miliardi di euro), Gsk non ha alcuna intenzione di svendere e ha comunque l'opzione di un collocamento sul listino. Certo l'Ipo della joint venture nata nel 2019 (sulle ceneri di un'altra che gli inglesi avevano con gli svizzeri di Novartis) sarebbe molto più legata agli andamenti dei listini e, soprattutto, richiederebbe tempo per una totale uscita da Consumer Healthcare e quindi per andare all'incasso. Dopo il collocamento Gsk sarebbe costretta a passare da vendite di azioni parcellizzate e, verosimilmente, sempre a sconto. Nei mesi scorsi si era parlato di possibile interesse da parte dei private equity (tutti i big del settore: da Advent International a Blackstone, da Carlyle Group a Cvc Capital Partners, da Kkr & Co. a Permira) e, oltre a Reckitt, è certo che una delle altre due offerte respinte sia arrivata dall'altro colosso Procter & Gamble (P&G).
Su Consumer Healthcare di Gsk Unilever ma anche Reckitt e P&G
Come nota Chris Hughes, opinionista di Bloomberg, il rifiuto di Gsk è giustificato. Certo, l'offerta di Unilever non è bassa: è intorno a un multiplo di 18 volte l'ebitda previsto per il 2022. Per capirci, siamo intorno alla valutazione di P&G al Nyse. Reckitt scambia intorno a multipli di 15,2 contro i 16,7 di Colgate-Palmolive. E Gsk avrebbe il motivo per chiedere di più, dopo che sabato ha comunicato che il Consumer Healthcare ha registrato una crescita organica media del 4% annuo tra il 2019 e il 2021, facendo meglio del settore. E Gsk si attende nel medio periodo che un 4%-6% di espansione delle attività sia facilmente raggiungibile. Gsk ha sottolineato come la trasformazione partita ai tempi di Novartis nel 2015 e proseguita con l'inserimento dei prodotti di Pfizer nel 2019 abbia fornito una piattaforma per ridimensionare e ottimizzare molti aspetti del business, dalla cessione dei marchi a crescita inferiore, all'introduzione di un nuovo modello di ricerca e sviluppo, fino all'ottimizzazione supply chain. (Raffaele Rovati)