Wall Street approccia il FOMC con ottimismo

Terza discesa di seguito per l'S&P 500 lunedì sera con l'indice a testare i minimi dell'8 Marzo (area 4.175) rotti solo nel durante il 24 Febbraio.

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Terza discesa di seguito per l'S&P 500 lunedì sera con l'indice a testare i minimi dell'8 Marzo (area 4.175) rotti solo nel durante il 24 Febbraio. Direi che questo livello funge ora da supporto, sotto il quale si potrebbe aprire un'altra leg down. Il Nasdaq 100 ha ceduto un sonoro 1.92%, segnando un nuovo minimo, marginalmente sotto l'apertura del 24 Febbraio. Tra i motivi della sottoperformance, il rialzo dei rendimenti, tipicamente nemico del tech, l'incombere del FOMC, ed eventualmente, simpatia con il continuato crash del tech cinese (l'ETF dedicato ha ceduto l'11.7% ieri, dopo aver perso il 10% in ognuna delle 2 sedute precedenti).

La vicenda è ormai nota: l'azionario cinese è stato investito da violenti flussi di liquidazione legati a 3 temi principali:

  • la repressione dei monopoli e la regolamentazione in Cina e lo scontro tra le 2 giurisdizioni (China e NYSE) che rischia nel 2024 di causare un delisting degli ADR (per lo più tech cinese);
  • l'aumento di casi COVID in Cina, e la reazione con l'apposizione di lockdowns (Shenzen e Jilin per un totale di 45 milioni di abitanti);
  • il timore che l'atteggiamento cinese le guadagni sanzioni analoghe a quelle applicate alla Russia, alla luce dei presunti tentativi russi di ottenere armamenti e la posizione critica verso gli USA e la Nato emersa anche ieri negli incontri a Roma.

Su questi temi si può osservare che 1) il selloff è di forza tale da imporre forse alle autorità cinesi un atteggiamento meno aggressivo. CSRC e la SEC hanno 24 mesi di tempo per risolvere le questioni regolamentari ed evitare un delisting "en masse".  2) Finora la Cina ha mostrato un certo piglio nel contenere il Covid. Omicron è molto più contagiosa, ma è anche meno pericolosa (la Cina ha l'85% di vaccinati, anche se forse con vaccini meno efficaci). 3) Sembra improbabile che la Cina voglia compromettere la sua posizione con l'occidente, presso il quale colloca gran parte del suo enorme avanzo commerciale. Finora il suo atteggiamento è stato ambivalente, non univocamente filo Russia. Xi si è offerto di mediare, e ha mandato aiuti umanitari in Ucraina ed esortato a porre fine allo scontro e scegliere la via diplomatica. Non vedo probabili delle sanzioni alla Cina. Quelle alla Russia, con un'economia 1/10 di quella Cinese, sono già abbastanza pesanti per i paesi occidentali: hanno perfino esentato il settore energy nelle sanzioni alla Russia.

Sta di fatto che la seduta asiatica ha visto un'altra Caporetto per il China Complex, con le "H" shares in calo del 6.5%, Hong Kong del 5.7% e le "A" shares tra il 4.5% e il 5%. Male anche Taiwan (-2%), insieme a Sydney, Mumbai, Seul, e Jakarta. Solo Tokyo e Ho Chi Min hanno mostrato performance marginalmente positive.

Completamente ignorati i dati macro cinesi di febbraio, molto migliori delle attese.

Produzione industriale e retail sales sono praticamente il doppio del consenso tra gennaio e febbraio (calcolati insieme per evitare le distorsioni del capodanno), e gli investimenti fissi sono balzati a +12% anno su anno, con un contributo positivo anche dal sinistrato settore property. Certo, i nuovi focolai covid minacciano un po' questo stato di cose. Inoltre, il mercato si aspettava un taglio del tasso della lending facility che non è avvenuto, forse perchè la PBOC vuol prima vedere come si muove la FED.

In ogni caso, l'economia cinese stava dando segnali di vita, eventualmente in reazione alla dose di stimolo fiscale e monetario erogata.  Chissà se se ne accorgeranno anche i tartassati mercati azionari locali.

La seduta europea è iniziata con un clima alquanto nervoso, gli indici rapidi ad accumulare un bel ribasso. C'era da fattorizzare un po' la debolezza di Wall Street ieri, ma è un fatto che l'Eurostoxx 50 ha accumulato rapidamente oltre 2.5% di calo. Difficile distinguer temi specifici al di là dei toni freddi tra Cina e USA al summit di Roma, la pesantezza dei mercati asiatici e il tambureggiare di headlines. È da notare che durante l'affossamento del sentiment, tutti i tradizionali hedge del risk aversion. Hanno di nuovo fatto cilecca. Male l'oro, male lo yen, male il Dollaro, immobili i bond, vendutissimo il petrolio, una circostanza che ha lasciato molto perplessi gli operatori.

Personalmente ritengo che a pesare sul greggio siano 2 fattori:

  1. si è capito che Putin non ha intenzione di sospendere le forniture all'Europa, visto che sono praticamente gli unici soldi che gli entrano. L'EU non può a sua volta applicare un embargo, non potendo sostituirlo nell'immediato. La cosa triste è che noi europei finanziamo la guerra con i nostri consumi. Nonostante ciò, il default della Russia sembra imminente.
  2. Il movimento al rialzo culminato a oltre 130 Dollari di brent ha spazzato via tutti i corti, con il risultato che ora il mercato è sbilanciato e nessuno ha urgenza di comprare. Come recita un vecchio aforisma, "the cure for high prices, is high prices". Un classico esempio di eccesso che rientra temporaneamente.

A metà mattinata, lo ZEW tedesco ha dato un'idea di come la crisi ucraina ha impattato sul morale degli analisti. L'indice delle expectations è calato da +54.3 di Febbraio a -39.3 di Marzo, vs attese per +5. Più stabile la componente coincidente, a -21.4 da precedente -8.1 vs stima media di -22.5. Il grafico delle expectations mostra chiaramente il crash, con l'indice tornato ai livelli del Marzo 2020 in piena esplosione del Covid.

Lo Zew è a mio modo di vedere una serie autoreferenziale, nel senso che è una survey di analisti e come tale è molto influenzata dal mood del mercato, che dovrebbe invece contribuire a orientare. Detto questo, vi è una correlazione tra le expectations e gli investimenti in Germania, e ciò ci dice una cosa che già sapevamo, e cioè che l'impatto su questi ultimi della crisi sarà molto forte, se le cose non cambiano alla svelta.

Ironicamente,  quando lo Zew è uscito, il sentiment aveva cominciato a riprendersi e il movimento è continuato, fino a cancellare le perdite, nel primo pomeriggio.

Qualche dato anche negli USA. L'Empire NY Fed di marzo ha deluso parecchio, terminando in significativa contrazione (minimo dal Maggio 2020) contro attese di un marginale miglioramento. Male, tra i sottoindici, i new orders (-12.6 punti a -11.2).

È solo una survey regionale, ma non un buon viatico per il rialzo FED in arrivo domani. I prezzi alla produzione di febbraio, per una volta, sono usciti ben sotto le attese. Magari era la volta che l'inflazione dava segnali di rientro. Con la crisi ucraina è tutto in discussione di nuovo. In Europa soprattutto.

Wall Street oggi era più in forma dell'Europa (finalmente), ed è partita bene.  Anche la pressione sul tech cinese si è attenuata, con l'ETF relativo che finora ha mantenuto un progresso, anche se molto inferiore alle discese dei giorni scorsi. La forza di NY ha trainato in positivo anche l'azionario EU di qualche decimo, non male considerando i ribassi accumulati il mattino. Anche la presa d'atto di Zelenskiy che la Nato è off limits per l'Ucraina ha forse aiutato il sentiment.

  • UKRAINE PRESIDENT SAYS UKRAINE UNDERSTANDS IT'S NOT IN NATO AND HAS PROPOSED A WAY TO PROTECT ITS SKIES AND PEOPLE INDEPENDENTLY
  • UKRAINE PRESIDENT SAYS UKRAINE NEEDS TO RECOGNISE THAT THERE IS NOT AN OPEN DOOR TO NATO MEMBERSHIP

Ci ha pensato Putin a riportare un po' di turbolenza, accusando la parte ucraina di non essere seria nel cercare un compromesso. Che prepotenti questi Ucraini!

  • PUTIN: KYIV NOT SERIOUS TO FIND MUTUALLY ACCEPTABLE SOLUTION

La discesa degli indici EU è stata però temporanea, a dimostrazione di una certa resilienza. Così l'azionario EU ha chiuso la seduta con perdite marginali (Milano positiva). La risk aversion ha forse ridotto le perdite di alcuni safe assets, come oro e Dollaro, anche se su quest'ultimo è difficile discernere l'effetto dal nervosismo pre FOMC. Il quadro della chiusura è completato da rendimenti e spread in calo.

Come accennato sopra, domani sera abbiamo il FOMC. Il consenso sulla performance di Powell è abbastanza netto:

  • Su 87 intervistati da Bloomberg. 85 si attendono un rialzo. In 82 si aspettano 25 bps e 3 audaci si aspettano 50 bps.
  • In generale ci si attende che questo sarà l'inizio di una serie di rialzi. Ad esempio Morgan Stanley se ne attende 5 quest'anno e 4 nel 2023 e Goldman addirittura 7 quest'anno (uno a meeting come prezzato dalla future strip) e 4 nel 2023. Nessuno esclude che ci possano essere rialzi di 50 bps.
  • Infine vi è un'ampia aspettativa che la FED indichi il ritmo a cui lascerà scadere il proprio portafoglio, con un inizio di quantitative tightening a metà 2022.
  • Ciò detto, ci si attende che Powell rimarcherà i rischi al ribasso imposti dalla crisi ucraina, ed eviterà di legarsi troppo le mani.

Personalmente,  concordo che il rialzo ci sarà e che Powell lascerà chiaramente intendere che non sarà l'ultimo. Ma ritengo che potrebbe rivelarsi un po' più prudente delle attese sopraelencate, chiarendo che sarà cura della FED evitare di mettere in crisi la ripresa con tightening troppo aggressivi. In ogni caso, sarò davvero sorpreso se la Fed riuscirà ad alzare i tassi più di 4 volte nel 2022.