Yield oggi: su la Borsa giù i rendimenti. Spazio ai trucchi

I vari modi più semplici per migliorare la resa dei coupon che le azioni italiani si preparano a staccare. Richiedono comunque un certo allenamento. Vietato quindi improvvisarsi. 

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Piazza Affari vola. Bene! Salvo per i “dividend yield”, che stanno inevitabilmente risentendo di un doppio effetto negativo, quello appunto di un rialzo delle quotazioni e allo stesso tempo solo di una lenta ripresa degli importi previsti in distribuzione. Dai 13,8 miliardi globali del 2020 (riferiti logicamente all’esercizio 2019) si salirà presumibilmente quest’anno a 15,9 miliardi di euro, ben lontano ancora dal record del 2019 (esercizio 2018) di 20,5 miliardi. È pur vero che lamentarsi di un rimbalzo dei mercati ha poco senso, sebbene l’effetto sugli yield ci sia e risulti sostanzioso. A questo punto – sempre che il trend prosegua nelle prossime settimane o che comunque il Ftse Mib si attesti su livelli elevati – occorre mettere in campo strategie ben precise se si è cacciatori di dividendi, come accade per molti piccoli e medi investitori, discendenti dei tempi in cui dominava il “buy and hold forever”.

Ritmo veloce

Un primo modo per aumentare la redditività consiste nell’incrementare le transazioni riferite a titoli che stanno per pagare dividendi. Se i mercati resteranno stabili, per assenza di improvvisi fattori di crisi, il classico trucco di posizionamenti corti su diverse azioni più generose aumenterà la redditività generale. Ciò avviene sfruttando la probabile crescita di valore prima dello stacco e l’inevitabile conseguente perdita dovuta allo stacco stesso, realizzando la vendita a fine seduta antecedente quest’ultimo e un successivo riacquisto nella seduta successiva, allo scopo di recuperare una percentuale se non tutto il prezzo nell’arco di poche ore o di pochi giorni, con un doppio effetto di accumulazione. Si tratta di una tipologia di transazioni, che se bene applicata e su larga scala, comporta profitti veloci senza particolari problemi. Non è una tecnica tuttavia semplice ma l’esperienza dimostra che, a parità di capitale, la profittabilità aumenta rispetto all’alternativa di titoli conservati in portafoglio durante tutta la fase calda della distribuzione di dividendi. Un suggerimento consiste nel valutare le azioni prescelte verificando con indicatori tecnici il loro momentum favorevole. È pur vero che in Italia si assiste a una concentrazione di date stacco, aspetto limitativo per questo modus operandi, che si presta invece bene laddove – per esempio negli Usa – la distribuzione dei profitti è diffusa nel corso di tutto l’anno. 

Un settore ricco e solo quello 

Un altro artificio consiste nell’individuare un comparto economico favorevole per vari motivi alla distribuzione dei dividendi. Per ora è presto per identificarlo ma già alla fine di febbraio o metà marzo si disporrà di notizie utili per capire se possa essere per esempio il bancario o l’assicurativo oppure l’industriale. Le prime indicazioni fanno pensare che quello delle assicurazioni risulterà probabilmente in Italia il più generoso quest’anno ma novità dell’ultimo momento potrebbero far spuntare sorprese ora inattese. Il mettere a punto il metodo sopra descritto al settore più munifico sarà certamente vantaggioso. 

L’aiuto del fisco

Mai come nel 2021 si rivelerà importante valutare poi la convenienza o meno di incassare la cedola o di vendere prima allo scopo di compensare eventuali minusvalenze presenti nello zainetto fiscale di ciascun investitore. Ciò dipende dal fatto che il dividendo è catalogato come “reddito da capitale” e viene quindi sempre soggetto all’aliquota del 26%: Nel caso invece si realizzi una plusvalenza da “capital gain” si va in compensazione, con un profitto non evidente ma alla fine dei conti maggiore rispetto a quello del puro incasso. Naturalmente in merito non esiste una regola fissa, in quanto la casistica dipende non solo dalla situazione fiscale ma anche dal prezzo di carico dell’azione o delle azioni su cui si sta operando. Con calcoli ben precisi potrebbero poi evidenziarsi situazioni miste, in cui in parte conviene vendere, per bruciare minus residue, e in parte incassare il dividendo. 

Con l’opzione per chi sa farci

Un altro procedimento consiste nell’operare con l’ausilio delle opzioni, soprattutto nel caso di titoli appartenenti alle “blue chips”. Le metodologie possibili sono varie ma quella certamente preferibile per aumentare la redditività sta nel puntare su una determinata quantità di azioni a elevato dividendo e nella contestuale vendita di opzioni call riferite ai medesimi sottostanti. Questa strategia permette di beneficiare dei premi incassati dalla vendita dei derivati, abbassando il costo medio di carico dei titoli, oppure aumentando la redditività globale grazie alla somma di dividendo e premio. È il caso di segnalare – per chi abbia una buona conoscenza della materia – che l’opzione call scelta per l’operazione dovrebbe essere “out of the money” (prezzo di esercizio maggiore del prezzo dell’azione in quel momento), sebbene sia possibile utilizzare la stessa strategia anche con opzioni “in the money”, benché in questo caso si alzino le probabilità di dover consegnare a scadenza le azioni possedute.

Giochetti da capire bene

Le possibilità per sfruttare la distribuzione dei dividendi in anni particolari – come il 2021 – sono anche altri ma più complessi e inadatti al piccolo e medio investitore. Per il quale le strade preferibili sono due: un approccio attivo – come spiegato al punto uno – o un approccio fiscale – come al punto tre. Vale la pena realizzarli in termini di performance? Senz’altro sì, così come la tecnica di anticipare i tempi, acquistando l’azione – di cui si presume un buon dividendo - il giorno prima della relativa ufficializzazione e di venderla ante stacco, per sfruttare la probabile crescita della relativa quotazione. Il tutto richiede naturalmente tempo e conoscenza dei tecnicismi. Se non si ha né l’uno né l’altra non resta che accontentarsi del tradizionale incasso, con un risultato finale che forse nel 2021 sarà meno esaltante di quanto sostengano i media da qualche tempo.