Yield oggi: le star italiane dei dividendi al test della 200

Un modo diverso di ragionare in chiave di rendimenti: sopra o sotto la “moving” più seguita?

Ragioniamo in direzione opposta: se le azioni scendono salgono i rendimenti e quindi nel caso rompano al ribasso la media mobile a 200 sedute se ne esaltano i relativi valori. Com’è la situazione in corso per le leader dei dividendi sul Ftse Mib? Numeri e grafici alla mano ecco quanto sta accadendo dopo il forte nervosismo delle ultime sedute. Iniziamo dalle banche e dalle big della gestione del risparmio. 

Intesa Sanpaolo: il forte ipercomprato si sta sgonfiando ma la distanza dalla 200 è ancora netta e in senso positivo. La chiusura ieri a 2,49 euro si confronta con i 2,26 euro della “moving average”. Che è al momento inclinata positivamente, così come le sue colleghe più veloci.

Unicredit: il confronto con Intesa sarà uno dei temi caldi del 2022. E la situazione grafica corrisponde, pur dopo la correzione degli ultimi giorni che ha sgonfiato alcuni oscillatori. La reazione di ieri con chiusura a 13,18 euro (+2,55%) ha riportato il titolo sopra l’importante livello dei 13 euro con una distanza dalla 200 simile come impostazione a quella dell’altra big italiana. La m.m. si colloca a 10,98 euro con un trend ancora rialzista.

Banca Generali: è stata molto generosa nel 2021 e va analizzata con attenzione anche per l’anno in corso. In questo caso però negli ultimi due giorni una brusca flessione ha riportato il titolo a contatto con la media mobile a 200, la quale sta dando primi segnali di appiattimento. Le due ultime chiusure (lunedì a 34,51 e martedì a 33,85 euro) sono avvenute con parte del corpo delle rispettive candele sotto la m.m. a 200 (34,79 euro). La situazione cambierebbe nel caso di un ritorno nell’area di salvaguardia almeno dei 36 euro.

Banca Mediolanum: il quadro appare intermedio rispetto alle azioni precedenti. In questo caso infatti la veloce correzione partita il 14 gennaio ha riportato il titolo vicino alla media a 200, che resta sottostante, pur con una modesta distanza. La chiusura ieri è avvenuta a 8,36 euro contro i 7,95 della “moving average” più lunga. È importante la tenuta del supporto/resistenza di 8,40 su cui il titolo si è posizionato nelle ultime due sedute.

Azimut: contatto ieri con la 200 in intraday ma la chiusura è poi avvenuta leggermente sopra a 23,08 euro contro i 22,75 della media mobile. Seduta quindi decisiva oggi dopo una serie di giornate caratterizzate dal segno meno. Occorre – per tornare nel contesto rialzista – un rimbalzo sopra i 23,5 e ancor più i 24 euro. Se la discesa proseguisse invece con la rottura al ribasso della “moving average” si evidenzierebbero molti supporti vicini fra loro a fare da riferimento nel trend ribassista: i primi sono collocati a 22,2 e 21,7 euro.

Passiamo al settore assicurativo

Generali: due sedute pesantemente negative hanno avvicinato il titolo alla 200, soprattutto nella giornata di lunedì. La distanza è ancora a riparo da un’improvvisa rottura che avverrebbe con una discesa sotto i 17,35 euro contro la chiusura ieri a 17,89. Non pochi oscillatori sono tuttavia impostati in maniera negativa. L’area fra 17,4 e 17 euro si rivelerà decisiva – in caso di declino – per evitare una flessione più netta.

Unipol: Simile l’impostazione grafica rispetto all’altra leader del settore, con numeri logicamente differenti: chiusura ieri a 4,78 euro contro la 200 collocata a 4,58. Il quadro appare contrastato e proprio sui 4,60 euro si identifica un’area importante per la tenuta di un titolo che ha già sfidato la “moving average” più lunga due volte da novembre in poi e precisamente il 30 di quel mese e poi il 20 dicembre.

Infine due classici cavalli da battaglia molto seguiti dagli investitori italiani

Enel: Ormai la 200 è un ricordo e fra l’altro negativo, vista la sua impostazione ribassista avviatasi nello scorso mese di agosto. Il titolo ha chiuso ieri a 6,67 euro, nettamente sotto la m.m. da cui dista non poco, dato il collocamento a 7,236. Da mesi ormai la distanza fra i due valori risulta abbastanza costante e solo un ritorno sui 7 euro ridarebbe fiducia per riconquistare la curva maggiormente seguita dai mercati.

Eni: Contesto esattamente opposto per la leader petrolifera. È la più forte del gruppo dei titoli presi in considerazione, con una chiusura ieri a 13,09 contro i 10,9 della media a 200. Fra le regine dei dividendi appare quindi la meno appetibile in termini di rendimento futuro, sebbene ci si attenda una fase di consolidamento, che presuppone però la tenuta dell’importante supporto dei 12,75 euro.  

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