L'Angolo del Trader: Telecom Italia, Fincantieri e Mediaset

Telecom Italia chiude il 2019 con ricavi totali a 18,0 miliardi di euro (-4,9% a/a in termini organici), EBITDA confrontabile a 7,5 miliardi di euro, con un incremento del 1,2% a/a, risultato netto attribuibile ai soci della controllante positivo e pari a 1 miliardo di euro (da negativo per 1,4 miliardi di euro nel 2018).

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Telecom Italia

Telecom Italia chiude il 2019 con ricavi totali a 18,0 miliardi di euro (-4,9% a/a in termini organici), EBITDA confrontabile a 7,5 miliardi di euro, con un incremento del 1,2% a/a, risultato netto attribuibile ai soci della controllante positivo e pari a 1 miliardo di euro (da negativo per 1,4 miliardi di euro nel 2018). Si tratta di risultati complessivamente in linea con le attese. Il cda ha proposto la distribuzione di un dividendo pari a 0,01 euro per azione: si tratta della prima cedola sulle azioni ordinarie dal 2013. Il board ha anche approvato il piano 2020-2022: diventa più ambizioso il target di riduzione dei costi, pari al 10% nel triennio (8% precedente). Un passo indietro invece per quanto riguarda l'obiettivo di EBITDA After Lease organico, ora previsto in leggera riduzione (low single-digit) nel 2020 e in leggera crescita (low to mid single-digit) nel 2021-2022: nel piano precedente si stimava una crescita Low single digit nel 2020-2021, in sostanza il target è stato spostato in avanti di un anno. Complessivamente dal piano emerge molta incertezza per il futuro a causa dell'emergenza coronavirus: "L'impatto sull'andamento del GDP mondiale e italiano, e conseguentemente sul piano TIM, non è al momento quantificabile e sarà funzione di durata, intensità ed efficacia del contenimento". L'analisi del grafico di Telecom Italia mette in evidenza l'accelerazione ribassista delle ultime sedute e la discesa sui minimi assoluti a 0,3660 euro toccati lunedì. Il titolo sembra destinato a scivolare verso 0,27 circa, livello corrispondente alla proiezione verso il basso della fascia laterale che ha contenuto il movimento dei prezzi tra l'estate 2018 e la scorsa settimana. Segnali di forza solo con il ritorno in pianta stabile oltre 0,43/0,44, prologo a estensioni verso 0,47 e 0,53.

Fincantieri

Fincantieri +2,05% rimbalza dopo quattro sedute negative consecutive e un calo che a partire dal massimo del 19 febbraio è arrivato sui minimi di ieri a circa il 44%. Il titolo è stato colpito duramente dalle vendite a causa dell'esposizione del gruppo cantieristico sul settore navi da crociera, uno dei più penalizzati dall'emergenza coronavirus: nelle ultime settimane alcune navi sono state messe in quarantena o è stato loro rifiutato il permesso di attraccare nei porti. Fincantieri basa gran parte della sua attività sulla costruzione di navi da crociera. I dati del primo semestre 2019 parlano chiaro: quasi il 60% dei ricavi deriva da questa particolare attività (1,677 miliardi di euro su 2,837 totali). Inoltre il gruppo ha in portafoglio ben 47 ordini per navi da crociera su 98 totali. Segnaliamo infine che stamattina è stata varata in quota la seconda maxi-campata in acciaio da 100 metri del nuovo Ponte di Genova, la cui realizzazione è affidata a Pergenova, la joint venture tra Fincantieri Infrastructure e Salini Impregilo. Sotto il profilo grafico il titolo tenta di opporsi al forte ipervenduto dopo essere precipitata sul livello più basso da inizio 2017, a 0,48 euro. Dopo la ricopertura del primo gap (lasciato aperto ieri a 0,555 euro) il titolo dovrà proseguire il rimbalzo verso 0,6175 euro per allentare la morsa ribassista. Lo sforzo per inviare i primi segnali di miglioramento è enorme: solo oltre 0,81 si creerebbero infatti le premesse per un recupero duraturo. Diversamente resterà elevato il rischio di assistere a ulteriori cali anche al di sotto dei minimi recenti in direzione di 0,43/0,45.

Mediaset 

Mediaset guadagna terreno in controtendenza rispetto al mercato. La decisione dei giudici spagnoli sul ricorso presentato contro la scelta di bloccare la creazione di MFE (su istanza di Vivendi) e' stata rimandata al 2 aprile dal 12 marzo previsto inizialmente. Intanto il Messaggero scrive che e' stata creata Mediaset Italia SpA, dove sono confluite tutte le attività italiane che non entreranno in MFE, ovvero RTI, Publitalia 80 e altre strutture organizzative (valore complessivo stimato in 1,3 miliardi di euro). Il titolo Mediaset potrebbe anche beneficiare degli effetti positivi sull'audience televisiva che le misure straordinarie varate lunedi' dal governo verosimilmente produrranno: i cittadini italiani dovranno rimanere il piu' possibile a casa, quindi l'utilizzo della tv e' destinato ad aumentare. A mercato chiuso il gruppo di Cologno Monzese ha pubblicato i risultati 2019: i ricavi netti consolidati ammontano a 2.925,7 milioni di euro rispetto ai 3.401,5 milioni di euro del 2018, il risultato netto si attesta a 190,3 milioni rispetto ai 97,4 del 2018 (calcolati al netto delle operazioni straordinarie che avevano caratterizzato lo scorso esercizio). Ieri Mediaset e' salito fino a 1,748 euro per poi flettere a 1,69 circa, a fronte di una chiusura lunedi' a 1,66 euro. In area 1,785 ci solloca il lato alto del gap ribassista del 9 marzo. Solo il superamento di quei livelli potrebbe segnalare l'interruzione della fase ribassista e l'avvio di un tentativo di rimbalzo piu' duraturo. Obiettivi a 1,89 e a 2,08 euro. Discese nuovamente al di sotto di 1,66 potrebbero anticipare un nuovo test dei minimi di lunedi' a 1,60. Supporto critico a 1,58 circa, 88,6% di ritracciamento (Fibonacci) del rialzo dai minimi di giugno 2012 a 1,144 euro (target in caso di violazione di 1,58).

(SF - www.ftaonline.com)