Perché le azioni FCA sono scomparse dal mercato?

Negli anni FCA ha fatto molto parlare di sé, ma adesso è addirittura scomparso dalle quotazioni in modo definitivo. Perché? La risposta è Stellantis.

FCA, o meglio Fiat Chrysler Automobiles, ha cessato di esistere. O almeno sui circuiti borsistici.

Sì, perché fisicamente la società ancora esiste solo che adesso ha cominciato ad operare sotto un nuovo vessillo, in congiunzione con Peugeot S.A., dal nome Stellantis.

La vecchia Fiat si unisce con Chrysler nel 2014 dando vita ad FCA.

La società possiede marchi automobilistici di fama internazionale, forse alcuni tra i migliori mai esistiti: FIAT, Lancia, Chrysler, Dodge, Maserati, Jeep e altri ancora.

Le origini della società sono da ricercarsi nella storica italiana FIAT, che poco più di un anno fa ha compiuto 121 anni.

Su SkyTg24 risuonava la seguente frase:

“Oggi, a distanza di 121 dalla sua fondazione, la Fiat sembra pronta ad entrare in una nuova fase della sua storia.”

La questione che più echeggiava tra le mura dell’azienda era l’avvento dell’elettrico, ma il presidente Elkann forse già sapeva dell’alleanza con Peugeot che sarebbe stata legittimata il 16 gennaio 2021 con la nascita della società Stellantis.

Negli ultimi tempi molti scandali hanno visto protagonista FCA e non è una novità il cambio di testimone alla guida della società. Che sia per cattiva gestione o affari, il cambiamento non è una novità.

La famiglia Agnelli a capo del gruppo italiano non ha perso l’occasione di sfruttare la loro influenza per pubblicizzare la neonata società. Ecco su Il Post Internazionale cosa si dichiara giorni fa:

“Il mattino del giorno della Befana ci siamo svegliati leggendo due interviste praticamente identiche su La Repubblica e La Stampa: i due quotidiani della galassia Gedi hanno entrambi interrogato l’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares. Impossibile non notare subito come il maggior azionista di Stellantis sia lo stesso di Gedi, ossia la holding Exor, di proprietà della famiglia Agnelli (tanto che il presidente della casa automobilistica, John Elkann, è lo stesso del gruppo editoriale).”

Ad oggi alcuni non sanno come negoziare le azioni FCA o cosa accadrà agli speculatori che le avevano scelte come asset dei loro portafogli, perciò è giusto illustrare al meglio la situazione.

Quindi facciamo un’analisi sul percorso che ha portato le azioni FCA lontane da Piazza Affari e dai mercati internazionali.

Analisi delle vecchie azioni FCA

Nell’ultimo periodo il mercato automobilistico ha perso molto, sicuramente anche in virtù della pandemia globale che ha arrestato diversi settori.

Nessuno è stato risparmiato nella maggior parte dei casi e le azioni FCA non fanno molta differenza.

Nell’ultima seduta infatti, poco prima della nascita di Stellantis, il calo per Fca è stato del 4,35%, portando il titolo a 12,57 euro.

Inoltre bisogna ricordare che l’annuncio della fusione con il marchio francese, ha fatto desistere anche i più accaniti per quanto riguarda l’acquisto di azioni FCA, vista l’imminente fusione e le domande che molti si ponevano in merito.

Come se non bastasse, il mercato dei semiconduttori ha visto un calo drastico nel 2020 che hanno sofferto anche altre case automobilistiche come Volkswagen, aggravato anche dalla competizione con uno dei pochi mercati che ha giovato della pandemia: quello degli smartphone.

Era ovvio che le azioni FCA non tenessero il ritmo, specialmente con la fusione imminente.

Su Ig.com leggiamo infatti una vecchia analisi che riporta alcuni degli ultimi dati del titolo italiano:

“A metà sessione le quotazioni perdono l’1,82%, scendendo a 14,25 euro per azione e toccando i livelli del 21 dicembre. Non aiuta neanche l’aggiornamento del giudizio di S&P, che oggi ha alzato il rating delle azioni Fca da BB+ a BBB-, con outlook stabile.”

Questo panorama veniva poi ulteriormente reso problematico dalle accuse fatte all’azienda.

Scandali a danno delle azioni FCA

Il primo che ci piacerebbe elencare è lo scandalo del prestito richiesto a Intesa che faceva sentire nell’aria odore di bancarotta e che ha spinto molti a pensare alla fusione con Peugeot come una sorta di salvataggio di FCA.

Su QuiFinanza si legge la vecchia notizia passata ai quotidiani:

“A complicare i piani del Governo, già alle prese con più di un dossier bollente che rischia di far saltare il banco un giorno sì e l’altro pure, ci ha pensato il “caso” FCA – ovvero il prestito da 6,3 miliardi che il board degli Agnelli-Elkann ha chiesto a Banca Intesa Sanpaolo attraverso la legittima garanzia statale di SACE (Cdp).”

Roba non da poco che ha visto l’azienda sotto il mirino di giornalisti e curiosi, attratti da una storia complessa realizzatasi dietro le quinte.

Come se non bastasse le azioni FCA perdevano già fiducia per un vecchio problema di emissioni che ancora la società si trova ad affrontare e che l’ha messa in difficoltà più volte in questi anni.

Leggiamo su Reuters:

“L’azienda, che ora fa parte del gruppo Stellantis, aveva accettato nel 2019 una transazione da 800 milioni di dollari per chiudere una causa civile legata al presunto impiego di software illegale che produce risultati falsati nei test per le emissioni diesel su oltre 100.000 veicoli. L’indagine penale del dipartimento di Giustizia Usa è ancora in corso.”

Sembra che un paio di mesi fa gli Stati Uniti abbiano incolpato due manager dell’azienda.

Una delle notizie più recenti, invece, vede la filiale americana della vecchia Fiat Chrysler in una disputa per corruzione che termina con il pagamento di una multa assai salata.

L’articolo de IlFattoQuotidiano:

“Trenta milioni di dollari(25,6 milioni di euro) di multa per l’exFiat Chrysler Usa, oggi filiale del gruppo Stellantis, che si è dichiarata colpevole del solo capo d’accusa di cospirazione, attuata dal 2009 al 2016, per violazione della legge sulle relazioni sindacali.”

Alla luce dei fatti non possiamo sorprenderci se le azioni FCA abbiano perso fiducia.

Perché FCA e PSA si sono fuse?

Molti credono che FCA fosse in difficoltà, ma come sappiamo non è la prima volta che la casa di automobili muta.

Anche Chrysler e FIAT, prima della fusione del 2014, non hanno passato dei gran momenti e la società nata dal loro incontro ha dovuto passare attraverso molte probabili partnership, o fusioni, e perfino vicino la possibilità di bancarotta.

Una sorta di maledizione che le due case hanno trovato come punto comune e che puntano forse a dissipare adesso con Stellantis.

La neonati, infatti, è l’operatore di 14 diversi marchi, tra cui Chrysler, Fiat, Jeep, Ram, Peugeot e Citroën. Questa fusione consentirà alle due società di ridurre i costi di ricerca e sviluppo, in particolare mentre le società si muovono verso l’elettrificazione che è la nuova frontiera del mercato automobilistico.

E chi volesse comprare azioni FCA, ancora affezionato alla vecchia società?

Mi dispiace, Fiat Chrysler Automobiles (FCA) non è più quotata! Ormai è nata Stellantis, la quarta casa automobilistica al mondo per volume e dimensione. Certo, è già la quarta volta in 23 anni che l’ex Chrysler Corporation è passata di mano in seguito a una fusione o vendita, ma speriamo possa essere l’ultima.

Cosa succederà ai vecchi possessori di azioni FCA?

Su IlSole24Ore si prova a rasserenare gli azionisti:

“Fca pagherà ai suoi azionisti un dividendo straordinario di 1,84 euro legato alla fusione, mentre Stellantis potrebbe distribuire un’ulteriore cedola alla luce delle prospettive della società.”

La cifra a disposizione dell’ex Fiat Chrysler per i possessori delle azioni FCA doveva essere di 5,5 miliardi, ma poi è stata ridotta a 2,9 miliardi.

Di buono, nonostante la riduzione dovuta al bisogno di denaro per i nuovi progetti di Stellantis, c’è che, in cambio della riduzione del dividendo dovuto, gli azionisti di FCA riceveranno in “regalo” una parte delle azioni dell’azienda francese Faurecia, controllata da PSA.

Un premio che non sappiamo quanto piacerà ai vecchi azionisti, ma meglio di vedersi scontare ulteriormente le azioni FCA che si ha in portafoglio non credete?

Adesso è possibile solo la compravendita delle azioni Stellantis ovviamente, con nessuna possibilità di tornare indietro, anche perché non sappiamo quanto converrebbe.

FCA scomparirà a favore dei francesi?

La paura per la scomparsa delle azioni FCA non è solo di natura finanziaria, ma è anche data dalla possibilità che il gruppo francese fagociti la casa italo-americana facendola presto scomparire al suo interno.

Per alcuni può sembrare difficile da credere, ma questa possibilità si è già da tempo palesata all’orizzonte.

Le due grosse aziende ci hanno tenuto un anno fa a ribadire che la fusione sarebbe stata perfettamente alla pari, ma alcuni dati non sembrano dire lo stesso. Basta leggere l’articolo de Il Post che diceva:

“Nonostante questo, l’AD della nuova azienda sarà quello di PSA, cioè Tavares (questo non stupisce, perché è considerato uno dei più talentuosi manager del settore), e il consiglio d’amministrazione di Stellantis sarà espresso a maggioranza dall’azienda francese: degli undici membri del consiglio di amministrazione sei saranno nominati da PSA e cinque da FCA.”

Magari si potrebbe pensare che i timori siano passati con l’avvento del nuovo anno, ma è davvero così? Oppure le azioni di FCA sono già state fagocitate a favore di quelle Stellantis e l’azienda è scomparsa a favore dei francesi?

Su ClubAlfa, famoso sito per appassionati, si descrive la direzione presa dalla neonata in virtù dell’elettrico che forse l’Italia non è ancora pronta ad abbracciare del tutto al pari della PSA, più rapida nella transizione energetica:

“La transizione elettrica di Stellantis è ormai partita. In Italia ci preoccupano le situazioni relative a Fiat, Lancia, Alfa Romeo e così via. Ma Stellantis va verso l’elettrico anche per lo spaccato proveniente da PSA.”

I brand italiani sembrano faticare molto più dei tedeschi, francesi o giapponesi nella produzione di veicoli elettrici, ma l’abbandono dei motori benzina e diesel è ormai prossimo.

Le azioni FCA non sono più commerciabili, ma forse non sarebbero stata una saggia scelta, adesso possiamo solo sperare che l’Italia possa stare al passo così come la casa automobilistica dovrà fare con il partner di fusione.

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