Rischio blackout in tutta Italia: Putin minaccia blocco gas!

Il presidente Putin minaccia il blocco delle importazioni di gas e si preannuncia un blackout per il nostro paese, come si evolverà la situazione?

La situazione tra Russia ed Ucraina è sempre più controversa, sia l’Italia che il resto dell’Europa rimangono molto preoccupati, sia per la situazione umanitaria che per quella economica, soprattutto per via delle recenti minacce provenienti dallo stesso Putin

L’8 marzo, poche ore fa, è arrivata una delle notizie più temute, il timore di una vera e propria guerra energetica, tra la Russia e l’Occidente è ormai reale. 

Nelle ultime ore il presidente Putin ha dichiarato direttamente da Mosca che sarebbe pronto a tagliare tutte le forniture di gas attraverso i suoi gasdotti verso L’Europa nel giro di pochissimi giorni. 

Sicuramente queste minacce hanno fatto preoccupare molto tutti gli stati europei, in primis il nostro paese, che si affidano alle forniture delle risorse di gas della Russia come principale esportatore

Questa scelta del presidente Putin ha portato con sé diverse conseguenze, a partire dall’aumento drastico degli ultimi giorni del prezzo del gas naturale, arrivato ad aumentare del 30%, e purtroppo sarà destinato a salire ancora nelle prossime settimane se la situazione non si risolverà.

Vediamo assieme nel corso dell’articolo tutte le misure che sono state preannunciate dalla Russia e come potrebbe muoversi il nostro paese e tutti l’Europa se questa minaccia dovesse diventare realtà. 

Blocco del gas: le minacce di Putin

L’8 marzo è stata una data molto significativa per quanto riguarda il conflitto economico che si sta creando tra la Russia ed il resto dell’Occidente, dove si sta instaurando una vera e propria guerra energetica

Il presidente Putin ha infatti reagito alle sanzioni che sono state applicate alla Russia nei giorni scorsi, per via delle sue azioni nei confronti della popolazione Ucraina che conosciamo ormai bene, sanzioni che sono state applicate direttamente dall’Europa. 

La sua risposta è stata molto dura: ha infatti minacciato di chiudere definitivamente l’attuale gasdotto Nord Stream 1, che porta direttamente il gas verso la Germania.

La notizia è stata data dal primo ministro della Federazione Russa, Alexander Novak, che in precedenza si è occupato proprio di energia, essendo l’ex ministro dell’Energia russo; lo stesso ministro ha però dichiarato che queste decisioni non sono ancora definitive ma che sono sicuramente una risposta alle scelte dell’Europa. 

Novak ha dichiarato che si potranno essere delle:

conseguenze catastrofiche per tutto il mercato globale e potrebbe spingere il prezzo del greggio fino a 300 dollari a barile, se non oltre.

Questa minaccia che arriva direttamente dal presidente Putin, anche se per mezzo del primo ministro Novak, può essere una risposta ad un conflitto già presente per quanto riguarda il progetto del gasdotto Nord Stream 2. 

Il gasdotto Nord Stream 2 è stato infatti un progetto che vedeva la collaborazione tra Russia e Germania, ma che non ha ricevuto l’approvazione da quest’ultima proprio il 22 febbraio scorso. 

Questa scelta era stata la prima mossa di condanna nei confronti della Russia da parte di Berlino; anche se il gasdotto era già stato sospeso a novembre 2021 per poter procedere a dei controlli da parte del regolatore tedesco Bnezta, l’incaricato dell’UE per verificare l’idoneità del progetto. 

A seguito proprio di tutte queste decisioni prese nei mesi scorsi, la minaccia di Putin risulta essere ancora più forte, questo perché se dovesse davvero chiudere le riserve dal gasdotto Nord Stream 1, l’Europa intera potrebbe diventare in blackout totale. 

Blocco del gas: le risorse disponibili

Il gas proveniente dalla Russia è una delle percentuali maggiori per tutta l’Europa ma soprattutto per il nostro paese dove rappresenta circa il 40% del gas totale

È chiaro che se la Russia dovesse davvero procedere nelle minacce di chiudere definitivamente l’unico gasdotto che porta il suo gas in EU, bisogna trovare delle soluzioni alternative per arginare il problema, che sia anche il più rapidi ed accessibili possibili. 

Una delle soluzioni alla quale hanno pensato le società energetiche europee è quella di trattare con Opec, l’organizzazione dei paesi esportatori di petrolio, che è stata fondata nel 1960 e comprende oltre tredici stati coinvolti nella produzione del petrolio. 

È stato proprio il ministro dell’economia tedesco Robert Habeck a lanciare un appello a tutti i produttori di petrolio dell’Arabia Saudita, chiedendo loro di aumentare la produzione per alleviare la situazione del mercato. 

Per il momento purtroppo la risposta del Opec non è stata del tutto positiva, in quanto hanno affermato di voler proseguire nella attuale strategia di aumento graduale nella produzione, con un aumento previsto pari a 400.000 barili al giorno nel mese di aprile. 

Secondo l’Opec, inoltre, se si dovesse attivare effettivamente l’embargo russo non esisterebbe nessuna capacità produttiva al mondo, oltre alla Russia, in grado di produrre 7 milioni di barili al giorno. 

Blocco del gas: più gas da altre nazioni

Un’altra alternativa che è stata proposta da un gruppo di ricercatori composto da: Filippo Del Grosso, Ilaria Livi, Federico Pontoni e Edoardo Somenzi; è quella di importare delle scorte di gas da altre nazioni come per esempio Algeria e Libia

Questo passaggio potrebbe essere effettuato solo se le rispettive nazioni forniscano una percentuale di gas tale da poter coprire il divario che rimarrebbe se la Russia chiudesse ufficialmente le sue esportazioni. 

Il progetto ideato prende in considerazione anche l’ipotesi di aumentare la produzione di corrente elettrica all’interno del nostro paese, così da evitare delle possibili interruzioni di corrente. 

Tutto questo può avvenire solo se si riattivino le due centrali a carbone che erano precedentemente destinate alla chiusura, e si riattivino a pieno regime, così da evitare il blackout tanto temuto. 

Il pieno funzionamento studiato dal gruppo di ricercatori potrà avere successo solo che saranno comunque importati molti quantitativi di gas dai paesi che abbiamo citato prima, la Libia e l’Algeria, che dovrebbero fornire al nostro paese all’incirca 18 miliardi di Smc, standard al metro cubo, di gas. 

Nonostante quasi tutte le società energetiche si stiano impegnando a non comprare più petrolio dalla Russia, nominato Urals, ci sono stati comunque degli acquisti alquanto sostanziosi. 

È stata infatti Shell, società inglese, ad acquistare proprio il 5 marzo un grosso carico di petrolio russo, nonostante avesse dichiarato poche settimane prima di aver bloccato di acquisti dalla Russia. 

Blocco del gas: le conseguenze ambientali del blackout 

Le soluzioni da attuare nel caso in cui la Russia decidesse effettivamente di attuare l’embargo del petrolio solo alquanto drastiche, soprattutto per il nostro paese e per altri che non possiedono alcuna centrale nucleare per la produzione di energia. 

Di certo il settore che sarà più complesso da gestire è quello per gli usi civili, dove il razionamento dell’energia elettrica è difficile da regolamentare e soprattutto calcolare. 

Risulta più facile invece la distribuzione nel settore industriale, dove si potrebbe rallentare la produzione per tutti quei settori dove il consumo energetico è maggiore, anche se ci sarebbero comunque delle gravi ripercussioni sul Pil del paese.

Vi è però anche un altro fattore da tenere in considerazione, quello ambientale, infatti, se dovessimo aumentare la produzione di energia con le centrali a carbone, questa scelta inciderebbe notevolmente sul piano ambientale.

Questo perché le centrali a carbone sono più inquinanti, rispetto all’acquisto del petrolio da un paese estero come la Russia, e le conseguenze potrebbero anche essere gravi soprattutto nelle aree vicino alle centrali.

Il maggior uso di carbone, è stato calcolato, che potrebbe portare ad un aumento delle emissioni dannose di oltre 30 milioni di tonnellate, rispetto ai già 67 milioni di tonnellate che si consumano normalmente per l’esportazione del gas, senza che il blocco dalla Russia sia attivo. 

Blocco del gas: la situazione oggi in Italia 

Come abbiamo già accennato in precedenza il nostro paese potrebbe essere uno dei più colpiti dal blackout minacciato dalla Russia.

Tutto questo perché il 40% del gas che l’Italia importa dall’estero proviene proprio dalla Russia, e questa percentuale è davvero difficile da rimpiazzare. 

Il ministro Cingolani ha dichiarato che il nostro paese potrebbe essere ufficialmente libero dalle importazioni di gas dalla Russia tra 24 o 30 mesi; ma non prima. 

Il volume di gas che il nostro paese importa ogni anno dalla Russia è pari a 29 miliardi di metri cubi di gas, che in un modo o nell’altro vanno sostituti. 

Lo stesso ministro della Transizione ecologica ha poi continuato dicendo che l’Italia si sta già muovendo per trovare altri fornitori di gas che fanno parte delle nazioni produttrici di petrolio, entro la primavera dovremmo già essere in grado di recuperare all’incirca 15 miliardi di metri cubi di gas, che rimpiazzeranno parte di quello proveniente dalla Russia. 

Tutto il rimanente gas dovrà essere comunque rimpiazzato in un qualche modo, e stiamo parlando di circa la metà del gas che ci servirebbe, questo potrebbe arrivare da nuovi impianti di rigassificazione o altri contratti a lungo termine con altre nazioni, ma ci vorrà comunque molto tempo. 

Seguici
161,688FansLike
5,188FollowersFollow
765FollowersFollow
10,800FollowersFollow

Mailing list

Registrati alla nostra newsletter

Leggi anche
News Correlate