Fine del blocco licenziamenti, cosa accadrà da novembre

Dal primo novembre decade il blocco dei licenziamenti. Introdotto per evitare ricadute pesanti sul sistema lavorativo ed economico del Paese, a seguito dell'emergenza sanitaria da Covid19 che ha sconvolto il mondo e destabilizzato gli equilibri, il blocco dei licenziamenti sta per giungere alla sua conclusione. Tra proroghe e novità, vediamo gli scenari possibili.

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Introdotto per evitare ricadute pesanti sul sistema lavorativo ed economico del Paese, a seguito dell'emergenza sanitaria da Covid19 che ha sconvolto il mondo e destabilizzato gli equilibri, il blocco dei licenziamenti sta per giungere alla sua conclusione.

Lo stop è stato studiato per evitare il licenziamento per giustificato motivo, ma a partire dal prossimo mese tutto cambierà. Il Consiglio dei ministri, nella seduta del 15 ottobre scorso, ha approvato il Decreto Fiscale contenente le misure urgenti in economia per la tutela dei lavoratori, un provvedimento ponte legato alla Manovra per il 2022.

Dal 1 novembre, infatti, decade il blocco licenziamenti per le aziende destinatarie di cassa integrazione in deroga (CIGD) e di cassa integrazione salariale operai agricoli (CISOA). Inoltre, come specifica LeggiOggi.it nel suo articolo, dal primo novembre si terminerà il blocco licenziamenti per i datori di lavoro appartenenti ad alcuni settori ATECO, come industrie tessili, aziende di sartoria abbigliamento e fabbriche di articoli in pelle.

Blocco licenziamenti, L'Assegno Ordinario e Cassa in Deroga

Secondo la bozza della Manovra 2022 consegnata il 15 ottobre scorso in Consiglio dei Ministri, il Governo prevede ulteriori tredici settimane di Assegno Ordinario e Cassa in deroga, che andranno a coprire gli ultimi tre mesi di questo 2021 in modo tale da coprire le problematiche delle aziende che hanno sofferto la situazione inferta dalla pandemia.

"Introdotto per evitare ricadute pesanti sul sistema lavorativo ed economico del Paese, a seguito dell'emergenza sanitaria da Covid19 che sconvolto il mondo e destabilizzato gli equilibri, il blocco dei licenziamenti sta per giungere alla sua conclusione."

Ci sono ancora novità sulla scadenza del blocco licenziamenti, grazie alla proroga del CIG (Cassa Integrazione Guadagni) prevista dal Decreto Fiscale. A questo punto, sul calendario compaiono nuove date da tenere a mente e ancora messe nella Bozza della Gazzetta Ufficiale. La proroga delle nuove settimane di cassa integrazione prolunga il divieto di licenziamento.

Le scadenze del blocco licenziamenti

Il Decreto Fiscale introduce alcune novità, lo abbiamo già accennato, che coinvolgono il CIG Covid, che sono:

  • tredici settimane di proroga di CIGD e ASO, cassa integrazione in deroga e assegno ordinario, in scadenza al 31 dicembre 2021
  • nove settimane di proroga per quanto riguarda la CIG ordinaria per i datori di industrie tessili, confezione di articoli di abbigliamento e fabbriche di pellame, sempre in scadenza al 31 dicembre 2021

Il testo presentato all'interno della Legge di Bilancio 2022 ancora non è stato confermato, ma è prevedibile la proroga del blocco licenziamenti fino a fine anno, per dare respiro ai lavoratori e anche agli imprenditori, schiacciati delle restrizioni imposte dal Covid che ha fatto perdere loro gran parte dei guadagni.

Si tratta di ammortizzatori sociali che vengono incontro ai datori di lavori, i quali possono richiedere settimane aggiuntive previste dalla normativa, e che non possono avviare una procedura di licenziamento collettivo (per le aziende composte da più di quindici dipendenti) o recedere il contratto per giustificato motivo oggettivo che viene determinato dai fattori di inadempienza degli obblighi contrattuali, oppure per ragioni inerenti all'attività produttiva.

Blocco dei Licenziamenti. Le novità dal Ministero del Lavoro

Nonostante il blocco dei licenziamenti e la sua proroga, esistono però alcuni casi in cui il datore di lavoro può licenziare i propri dipendenti. I motivi sono nel aso in cui si arrivi a un accordo collettivo aziendale, oppure nel caso in cui dovesse venir meno il soggetto imprenditoriale, per ragioni diverse.

Il blocco dei licenziamenti scatterà in modo graduale per i prossimi tre mesi, fino ad arrivare al gennaio 2022, dove si dovrebbe tornare alla normalità, ovvero prima dell'introduzione del Decreto Cura Italia del 2020, che scadrà appunto a fine anno, dopo essere stato allungato in base all'emergenza sanitaria.

Ma un ritorno alle regole normali pre-Covid già c'è stato a partire dall'estate scorsa, specialmente nel settore edile e in tante altre industrie. L'Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) ha stabilito la tabella di marcia e ora l'ha aggiornata. Quindi, cosa accadrà a partire da novembre?

Se consultiamo la tabella fornita da Informazionefiscale.it possiamo osservare che dal 31 ottobre fino al 31 dicembre si otterrà:

  • aziende che richiedono FIS o CIGD - 28 settimane CIGD o Assegno ordinario Covid e 13 settimane aggiuntive
  • aziende che richiedono CISOA - 120 giorni CISOA
  • aziende che richiedono CIGO - CIGO e CIGS ordinarie senza contributo per una durata massima limitata
  • imprenditori nel turismo e nel commercio - sgravi contributivi turismo, terme e commercio
  • aziende di attività economiche ATECO 13,14,15 che richiedono CIGO - 17 settimane CIGO, Tessili, e 9 settimane aggiuntive
  • aziende che non possono richiedere trattamenti di integrazione salariale - 13 settimane CIGS

Blocco licenziamenti. Cosa cambia a novembre

Dal 1 novembre le carte sul tavolo sono destinate a cambiare, il blocco licenziamenti imposto dall'emergenza sanitaria va di pari passo con la Cassa Integrazione Guadagni (CIG) Covid, pertanto le aziende non potranno licenziare i propri dipendenti fino al prossimo 31 dicembre. Il blocco licenziamenti era già stato prorogato, dal 1 luglio infatti era slittato al 31 ottobre, ed ora a fine 2021.

"Il blocco dei licenziamenti scatterà in modo graduale per i prossimi tre mesi, fino ad arrivare al gennaio 2022, dove si dovrebbe tornare alla normalità, ovvero prima dell'introduzione del Decreto Cura Italia del 2020, che scadrà appunto a fine anno, dopo essere stato allungato in base all'emergenza sanitaria."

Oltre alla proroga, almeno per le aziende interessate al settore abbigliamento, tessile e pelletteria, sono state imposte diciassette settimane di cassa integrazione Covid gratuita da fruire entro la data di scadenza, senza il pagamento del contributo addizionale.

Il blocco dei licenziamenti per chi ottiene la proroga della cassa integrazione Covid quindi viene spostato, slittando a partire dal 1 novembre. Ma ci sono delle eccezioni, come già abbiamo accennato, vale a dire casi estremi in cui il datore ha la possibilità di licenziare, e sono:

  • accordo collettivo aziendale di incentivo all'esodo
  • subentro nell'appalto
  • cessazione dell'attività
  • fallimento

Blocco licenziamenti. Una questione divisiva

Ci sarebbero molte considerazioni da affrontare in merito alla questione del blocco dei licenziamenti, ma la situazione è decisamente complessa che spacca in due le opinioni dei cittadini. Dopo il periodo difficile che abbiamo vissuto, e che ancora stiamo vivendo, porsi questioni ideologiche è sempre difficile.

La materia del licenziamento è sempre una cosa delicata, rappresenta il male assoluto da parte del lavoratore, mentre spesso si tratta di un obbligo necessario per il datore di lavoro. Due posizioni opposte che sono inevitabili per il nostro sistema economico e lavorativo, su cui si basa l'intera società moderna.

Il Governo adesso è chiamato ancora una volta a monitorare la situazione, così delicata, cercando di non deludere nessuno e di non bloccare la ripresa economica dell'Italia, a cominciare dalla campagna vaccinale per contrastare una nuova epidemia da variante Covid. Intanto ci becchiamo questa proroga di soli tre mese, poi dal 2022 staremo a vedere.

All'estero qual è la situazione in merito al blocco licenziamenti?

Se in Italia ci troviamo in questa situazione, all'estero come funziona? Ogni Paese estero ha bloccato i licenziamenti, proprio come successo in Italia, e tanti sono ricorsi alla cassa integrazione per i lavoratori, anche se le aziende, fuori dai nostri confini, non sono mai state chiuse così a lungo come da noi.

"La materia del licenziamento è sempre una cosa delicata, rappresenta il male assoluto da parte del lavoratore, mentre spesso si tratta di un obbligo necessario per il datore di lavoro. Due posizioni opposte che sono inevitabili per il nostro sistema economico e lavorativo, su cui si basa l'intera società moderna."

Nei Paesi esteri, come abbiamo scritto in altri articoli, hanno cercato di non chiudere definitivamente le attività, ma di lasciarle funzionare a fasi alterne, una metodologia differente dalla nostra. Se la strategia abbia funzionato o meno non lo sappiamo con certezza, ma tanti hanno messo in dubbio le perdite annunciate dalle varie società, poi rivelatesi meno gravose del previsto.

Tra le tante aziende che hanno saputo rinnovarsi, adattandosi alla nuova situazione, oppure quelle che hanno rireso le proprie attività a pieno regime, si è scoperto che il colpo inferno dal lockdown e dalle restrizioni dal Covid non è stato poi così drammatico. Senza contare una maggiore vitalità post-pandemica, che ha accelerato il processo di modernizzazione di tanti settori, spronando le società a fare meglio e a creare scenari più ottimistici.

Blocco licenziamenti. Le incertezze future

Vi sono incertezze sul futuro, quandro scadrà il blocco dei licenziamenti ci troveremo ad affrontare altri problemi. Uno su tutti: quei lavoratori che sarebbero dovuti essere licenziati già da tempo e che si ritroveranno in massa senza un lavoro, a partire dal prossimo gennaio. Sarà una situazione drammatica, e non è detto che le aziende, ora che stanno riprendendo respiro e si stanno rimettendo in piedi, possano accogliere nuovi dipendenti.

I dati di questo periodo parlano di una diminuzione sostanziosa della disoccupazione, ma ciò è un dato temporaneo, poiché non tiene conto del blocco licenziamenti. I dati reali saranno forniti dal 2022, e allora vedremo la realtà per quella che è. Saranno tanti i disoccupati, ma uno spiraglio di salvezza c'è: si chiama digitalizzazione e modernizzazione.

Parlare di modernizzazione, in un paese retrogrado come l'Italia, pare utopia, eppure se c'è un insegnamento che il Covid ci ha dato è quello del saper approcciare le nuove tecnologie, gettandosi nel futuro, senza restare ancorati al passato. La digitalizzazione ha subito un processo di accelerazione impressionante, sarebbe un peccato non sfruttarlo, anche per trovare e offrire nuovi posti di lavoro.