Credit Suisse, un esempio da non seguire

Quando mi capita di manifestare il mio scetticismo nei confronti delle cryptovalute.

Quando mi capita di manifestare il mio scetticismo nei confronti delle cryptovalute spesso i fautori delle crypto mi fanno notare che anche le Banche … chiamiamole “ordinarie”, sono a rischio fallimento, anzi, nella storia abbiamo assistito a diversi fallimenti di Istituti bancari.

Sì, certo, dato che le Banche sono anche delle aziende molto “particolari” i fallimenti non seguono le procedure di tutte le altre aziende, di fatto le banche in fallimento vengono acquisite da altri Istituti al prezzo simbolico di un euro.

La Banca che acquisisce l’Istituto in fallimento ovviamente vorrebbe incorporare solo gli attivi e non il passivo, ed in effetti spesso i passivi, se non completamente, in gran parte se li deve accollare lo Stato, anche perché è tenuto a rispettare l’articolo 47 della Costituzione “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito”.

Però insomma dato che come tutti sappiamo lo Stato siamo noi, l’accollare allo Stato i passivi delle Banche in fallimento significa che a pagare questi passivi, in ultima istanza … siamo noi.

E, ripeto, l’elenco di Banche che sono di fatto fallite sarebbe lungo, ma attraversiamo l’oceano per citare il più grande fallimento bancario della storia Lehman Brothers, un fallimento valutato oltre 600 miliardi di dollari.

Le Banche falliscono poiché sono aziende e come tutte le aziende hanno un rischio d’impresa. Poi è chiaro che falliscono in particolare se chi le gestisce si assume dei rischi eccessivi. Il rapporto rischio rendimento è uno dei dogmi che vanno sempre tenuti presente.

Ossia se voglio guadagnare di più deve assumere maggiori rischi, ma assumendo maggiori rischi posso anche non solo non arrivare a guadagnare di più, ma anche a perdere tutto ciò che ho, e quindi a fallire.

Ebbene questi rischi sempre maggiori che il sistema bancario ha assunto col passare degli anni hanno portato alla crisi finanziaria del 2007/2008 che è senza dubbio stata la più grande crisi mai avuta in era moderna.

Noi tutti diciamo che è fallita Lehman Brothers, ed è vero, ma di fatto è fallito l’intero sistema finanziario statunitense. O meglio sarebbe fallito l’intero sistema finanziario se non fosse intervenuto lo Stato.

Quindi senza l’intervento pubblico, JP Morgan, Bank of America, Chase Manhattan Bank, Bank of New York, ma anche la californiana Wells Fargo, insomma sarebbero crollate tutte come un castello di carte.

Ma tutto questo sarebbe accaduto non perché il sistema finanziario sia intrinsecamente sbagliato, ma perché gestito in maniera scriteriata dagli uomini, i cosiddetti banchieri.

Poi occorrerebbe dirla tutta, ossia bisognerebbe anche vedere quanto i banchieri siano spinti ad assumersi maggiori rischi da quegli avidi di azionisti sempre alla ricerca di maggiori dividendi.

Ma trattare anche questo argomento ci porterebbe lontano.

Ebbene, mi sono soffermato sulle Banche americane, ma non sono immuni da queste tematiche anche alcune delle più grandi banche europee.

E’ nota la situazione non particolarmente brillante di Deutsche Bank, ossia la più grande Banca tedesca, ma più recentemente ad entrare nel mirino anche un colosso bancario svizzero, Credit Suisse.

Naturalmente occorre chiedersi come una banca del genere possa andare in difficoltà.

Solo per darvi un numero, Credit Suisse nel 2020 aveva chiuso il bilancio con un utile netto di 2 miliardi e settecento milioni di Franchi Svizzeri.

Come può nel 2021, fra l’altro anno di ripresa economica, chiudere il bilancio con una perdita di oltre un miliardo e mezzo di franchi svizzeri.

Può per questo motivo.

Inizio marzo 2021, Credit Suisse si trova costretta a liquidare quattro fondi gestiti insieme alla società anglo-australiana Greensill Capital, ormai insolvente.

Ma è solo l’inizio, il colpo di grazia arriva poco dopo. Siamo a fine marzo 2021 e Credit Suisse si trova invischiata nel fallimento di un gigantesco fondo speculativo, Archegos, che, dal crollo di Viacom CBS poi diventata Paramount Global, si trova costretta a sbarazzarsi di volumi enormi. Secondo Bloomberg di 20 miliardi di dollari, ma il Wall Street Journal arriva a parlare di 40 miliardi di dollari,.

Insomma per farla breve la perdita per Credit Suisse viene stimata in 4,4 miliardi di franchi.

A quel punto la FINMA, l’equivalente svizzera della nostra Consob, vuole vederci chiaro ed inizia indagini nei confronti del colosso bancario.

Tornano ad emergere torbide storie di qualche anno addietro quando la Banca Svizzera aveva fatto pedinare l’allora capo della gestione patrimoniale Khan.

Quell’episodio aveva poi portato alle dimissioni dell’allora Amministratore Delegato, l’ivoriano Thiam poiché si venne a sapere che ad esser stati pedinati erano diversi alti dirigenti della Banca e non solo Khan che successivamente andrà alla concorrente UBS Unione delle Banche Svizzere.

All’inizio dell’anno in corso a dare le dimissioni anche il Presidente, il portoghese Antonio Horta-Osorio, insomma non manca proprio nessuno.

E per concludere il bilancio del primo semestre dell’anno in corso non risulta in linea con le attese al punto che vengono annunciati tagli per 200 milioni a breve termine e per 400 milioni di franchi a medio termine.

Ma si renderà necessaria una ricapitalizzazione della Banca.

Insomma non può stupire vedere il crollo in Borsa del valore delle azioni da parte di Credit Suisse.

Ma alla base di tutto questo sfacelo, come dicevo all’inizio, è chiaramente l’aver assunto rischi che non era il caso di assumere.

Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti è laureato in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Padova. Nella sua attività professionale ha collaborato con importanti Istituti Finanziari, ricoprendo diversi ruoli. Giancarlo Marcotti è Direttore Responsabile di Finanza In Chiaro, oltre che curatore della rubrica I Mercati e redattore della sezione portafoglio nella quale, giornalmente, riporterà le scelte di investimento effettuate. Giancarlo Marcotti cura la trasmissione Mondo e Finanza su Youtube di Money.it.
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