Dati economici Europa e Stati Uniti: regna l’incertezza

Giornata, come spesso accade a fine mese, nella quale vengono diramati parecchi dati macro.

Giornata, come spesso accade a fine mese, nella quale vengono diramati parecchi dati macro. Sono dati importanti non solo per coloro che operano sui mercati finanziari, dovrebbero essere importanti per tutti, perché in base a questi dati vengono assunte delle decisioni da parte dei Governi, per quanto riguarda la politica fiscale, e da parte delle Banche Centrali, per quanto riguarda la politica monetaria.

Ed allora partiamo dalla nostra Italia, oggi veniva comunicato il dato del Pil del terzo trimestre in seconda lettura.

Ricordo che la prima stima del Pil, a costo di risultare noioso io lo ripeto, il dato del Pil, così come quello della quasi totalità dei dati macroeconomici, non sono dati reali, bensì delle stime.

Nessuno può calcolare il vero dato del Pil, lo si stima, tuttavia più le stime sono accurate e più il dato è mediamente più vicino a quello reale.

Quindi vengono fatte tre stime, la prima un mese dopo la fine del trimestre, la seconda due mesi dopo e la terza e definitiva stima tre mesi dopo.

Ebbene oggi quindi conoscevamo la seconda stima del terzo trimestre, nella prima il Pil era stato stimato in crescita dello 0,5% rispetto al trimestre precedente, ebbene oggi quel dato è stato confermato, ossia anche nella seconda stima il nostro Pil è risultato in crescita dello 0,5% rispetto al trimestre precedente.

Rimane così invariato anche il dato acquisito nell’anno in corso, ossia una crescita del 3,9%. E’ un buon dato, naturalmente dobbiamo vedere su quale livello si assesterà il quarto trimestre per avere il risultato definitivo dell’anno in corso, per il momento non possiamo lamentarci.

Ma oggi era molto atteso anche il dato sull’inflazione, o meglio, per essere precisi, il dato sull’Indice dei Prezzi al Consumo nel nostro Paese. L’ultimo dato era un +11,8% e le previsioni erano per un calo all’11,3%.

In questo caso le previsioni si sono rivelate troppo ottimistiche, il dato infatti è rimasto invariato all’11,8%, insomma, l’auspicata riduzione dell’inflazione, in Italia, non c’è stata.

In molti speravano che l’aumento dei prezzi al consumo avesse toccato già il suo massimo, per ora non possiamo ancora dirlo.

Sempre per quanto riguarda l’inflazione, arrivano invece notizie positive dall’eurozona, il dato precedente era al 10,6%, il mercato si attendeva una riduzione al 10,4%, ebbene, c’è stata una riduzione ma ancora più marcata. Per i Paesi dell’eurozona, infatti, l’inflazione si è fermata al 10%.

Peggiore delle attese, però, il dato cosiddetto core, ossia il dato dell’inflazione calcolato senza tener conto del prezzi più volatili, ossia i generi alimentari e l’energia.

L’inflazione core ha stabilito un nuovo massimo al 6,6%, il dato precedente era del 6,4% e le previsioni erano per una leggere discesa al 6,3%.

Un dato a mio avviso importante, ed inatteso, è il tasso di interesse del Bund, ossia dei titoli dello Stato tedeschi con scadenza a 10 anni. Il tasso è sceso di ben 30 centesimi di punto, dal 2,25% all’1,95%. Il ritorno del Bund tedesco sotto quota 2% è comunque un segnale positivo.

Ed andiamo Oltre oceano, come ovvio i dati macro statunitensi sono quelli più importanti, partiamo dal Pil che è salito oltre le attese al 2,9% in aumento rispetto alla stima precedente del 2,6% e superiore anche alle previsioni che erano del 2,7%.

Ma per gli Stati Uniti non si ferma neppure il deficit della bilancia dei pagamenti. Il dato precedente era di oltre 92 miliardi di dollari, si prevedeva una riduzione a 90 miliardi di dollari ed invece abbiamo avuto un aumento a 99 miliardi di dollari.

Ma erano attesi con interesse anche i dati sul mercato del lavoro.

Ebbene nel mese di novembre negli Usa sono stati creati 127.000 nuovi posti di lavoro nel settore privato. Il dato è nettamente inferiore alle aspettative.

Bloomberg prevedeva una crescita di 200.000 posti di lavoro visto che nel mese precedente, ossia quello di ottobre erano stati creati ben 239.000 posti di lavoro, ma ricordiamo che il mese di ottobre era quello precedente alle elezioni di Midterm.

Vabbé fermiamoci qui con i dati e vediamo di fare delle brevissime considerazioni.

Per quanto riguarda l’Italia e l’Europa potremmo dire nulla di nuovo sul fronte occidentale. A livello europeo dobbiamo guardare con soddisfazione alla riduzione dell’inflazione, purtroppo non è così da noi.

Tuttavia si invertono i ruoli guardando al Pil che cresce un po’ di più in Italia rispetto al resto d’Europa, però dobbiamo sempre ricordare che l’Italia partiva da livelli più bassi.

Insomma stiamo andando incontro al tanto temuto inverno, quindi solo fra tre o quattro mesi sapremo quanto avrà pesato la crisi energetica.

Per quanto riguarda gli Stati Uniti, invece, a mio avviso nonostante il miglioramento del Pil non possono essere sottovalutati i dati negativi sul mercato del lavoro e sulla bilancia commerciale.

Per l’amministrazione Biden far tornare la manifattura negli Stati Uniti è diventato non solo un obiettivo, ma una necessità.

Come reagiranno i cosiddetti decisori alla luce di questi dati macro?

Mi limito alle Banche Centrali. A mio avviso non cambieranno di molto la politica monetaria, insomma continueranno ad alzare i tassi, ma innegabilmente i segnali di un rallentamento economico cominciano ad essere chiari, quindi è probabile che all’interno dei board delle banche centrali le cosiddette colombe faranno sentire sempre più la propria voce.

Per darvi un’idea della gravità della situazione …

Vi do un ultimo dato: il tasso medio sui mutui a 30 anni negli Stati Uniti è arrivato al 7%, il più alto degli ultimi 20 anni, insomma non si può proseguire su questa strada il settore immobiliare potrebbe schiantarsi.

E se si schianta il settore immobiliare …

Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti è laureato in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Padova. Nella sua attività professionale ha collaborato con importanti Istituti Finanziari, ricoprendo diversi ruoli. Giancarlo Marcotti è Direttore Responsabile di Finanza In Chiaro, oltre che curatore della rubrica I Mercati e redattore della sezione portafoglio nella quale, giornalmente, riporterà le scelte di investimento effettuate. Giancarlo Marcotti cura la trasmissione Mondo e Finanza su Youtube di Money.it.
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