Ddl Zan: arriva la mazzata. Ma è davvero finita qui?

Il DDl Zan in Senato ha avuto il suo colpo di grazia definitivo ed è sotto gli occhi di tutti la delusione di chi invece combatteva e combatte tutt’ora per la sua approvazione. Durante quest'ultimo anno ne abbiamo sentite di tutti i colori in merito al Disegno di legge Zan. Ma è davvero finita qui? Cosa succederà adesso? In questo articolo cercheremo di spiegare cosa prevede il ddl Zan, cosa è successo in questo anno e se ci sarà la possibilità di un riesamino.

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Il DDl Zan in Senato ha avuto il suo colpo di grazia definitivo ed è sotto gli occhi di tutti la delusione di chi invece combatteva e combatte tutt’ora per la sua approvazione. Durante quest'ultimo anno ne abbiamo sentite di tutti i colori in merito al Disegno di legge Zan. 

Un disegno di legge quando passa da Camera e Senato può essere discusso e può essere modificato. Il Ddl Zan non era perfetto dal punto di vista legislativo. Era necessario soffermarsi su ogni singola parola, e perché no, consultare linguisti, sociologi e psicologi perché quando una norma è scritta male va discussa e migliorata, ma non cancellata.

Dopo 357 giorni di travaglio il ddl Zan è morto al Senato. Ma la domanda provocatoria qui sorge spontanea. Siamo sicuri che da parte dell’opposizione c’era davvero quella volontà di dialogo? Siamo sicuri che ci sia stata la volontà di venirsi incontro su certe tematiche? Siamo sicuri che anche modificata e tecnicamente corretta la legge sarebbe stata approvata?

Il risultato di ieri fa presumere il contrario. Gli applausi in Senato fanno pensare che l’intento non fosse quello di modificare e migliorare il ddl zan per poi approvarlo, ma che fosse in realtà quello di eliminarlo definitivamente. Ed è qui che si apre la spaccatura tra paese reale e politica: in molti non si sentono più rappresentati da questa classe politica.

In realtà questa classe politica rappresenta benissimo una parte della nazione non aperta alle diversità, non aperta al cambiamento e conservatrice, una parte di paese che ha paura di accettare che nel mondo non esista solo il blu e il rosa, ma un arcobaleno di colori. 

Questa parte di nazione dimentica però che i diritti non vanno concessi solo alle maggioranze, ma anche e soprattutto alle minoranze, a chi si sente emarginano e non rappresentato. E concedere diritti alle minoranze non significa toglierli alle maggioranze, e viceversa. 

Ma è davvero finita qui? Cosa succederà adesso? In questo articolo cercheremo di spiegare cosa prevede il ddl Zan, cosa è successo in questo anno e se ci sarà la possibilità di un riesamino. 

Ddl Zan, cosa è accaduto in Senato

Il dibattito in Senato per l'approvazione del Ddl Zan è stato alquanto burrascoso in questi ultimi anni. Le frasi dette con l'intento di affossare la legge sono state tante, così come sono state tante le bufale. Queste sono state alcune delle frasi dette in Aula secondo https://www.blitzquotidiano.it/:

“Si vuole indurre i bambini a cambiare sesso”, “solo la famiglia tradizionale può proteggerci dalla decadenza”, “potrebbe diventare reato che un bambino abbia una madre e un padre”.

Ma il gesto che ha scatenato la valanga di disgusto sui social e non solo è stato l’applauso finale. I commenti di delusione e di ribrezzo sui social, di artisti e no, sono stati tantissimi: per molti quell’applauso è stato come “ballare sopra i cadaveri delle persone che per le violenze ci hanno rimesso la vita”. Da Emma, ai Ferragnez, fino alla Clerici, la delusione espressa in queste ore è stata tanta.

Ma a fare più discutere sono stati anche tutti i commenti e le bufale dette in aula prima dell’affossamento. Poi tutto è finito con la tagliola che ha rimandato il ddl Zan in Commissione, e questo vuol dire mettere la parola fine su un anno di lotte.

Ecco la reazione di Milano dopo l'affossamento del Ddl Zan, in questo servizio di Fanpage:

Ma vediamo di capire che cosa è successo in quest'ultimo anno. Il Ddl Zan è stato approvato alla Camera un anno fa, ovvero il 4 novembre 2020. Il disegno di legge Zan, ovvero la legge sull'omotransfobia, la misoginia e l’abilismo, dopo un anno di dibattiti e di porte in faccia è stato fermato definitamente in Senato con la tagliola, ovvero il passaggio della legge direttamente al voto senza passare prima all’esame dei singoli articoli. Questo passaggio è stato fortemente voluto dall’estrema destra, ovvero Lega e Fratelli d’Italia, quella che poi ha esultato.

Per questo la provocazione sorge spontanea: c’era davvero la volontà di venirsi incontro per modificare questo disegno di legge? Proprio i politici di destra lamentavano l’inesattezza o l’indeterminatezza di certi termini. E allora perché non discuterli e passare direttamente al voto?

Il ddl Zan è stato votato con voto segreto con 154 sì e 131 no: tantissimi franchi tiratori.

Dopo 357 giorni di travagli, dopo aggressioni omofobe, pressing dei vip, stop and go della politica, persino l’intervento del Vaticano ed il conseguente intervento a difesa della laicità dello Stato da parte del Presidente del Consiglio Draghi, hanno portato all’affossamento della legge.

Secondo il https://www.blitzquotidiano.it/:

“Tutte interferenze che servivano ad annebbiare il dibattito e fermare quella che era una sacrosanta legge di civiltà. Basterebbe leggere il testo approvato alla Camera, che trovate a questo link, per rendersi conto della totale infondatezza di certe obiezioni.”

Ddl Zan, cosa prevede la legge

L'obiettivo del disegno di legge Zan è quello di prevenire, contrastare le discriminazioni e le violenze basate sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale, sulla disabilità e sull'identità di genere. 

Il Ddl Zan era composto da dieci articoli ed era diviso in due parti: una parte dedicata alla repressione una parte dedicata all' introduzione di misure preventive per promuovere la cultura del rispetto e l'inclusività. 

Come ripetuto tantissime volte dai promotori del Ddl Zan, questo andava ad intervenire sulla cosiddetta legge Mancino (decreto-legge 25 giugno 1993, n.205), ovvero la legge che punisce i crimini di odio per discriminazione razziale, etnica e religiosa.

Molti si sono chiesti proprio perché introdurre un Ddl Zan in sostituzione alla legge Mancino? La risposta è semplice. Ddl Zan andava ad estendere quelle che erano le applicazioni della legge Mancino anche per casi di violenza basate sul sesso, sull’orientamento sessuale, sul genere, sull’identità di genere e sulla disabilità.

Ma prima di discutere e approvare il disegno di legge, i nostri politici di destra dovevano prima riconoscere l’esistenza di questa minoranza ed accettarla. Ma a quanto pare è stato difficile. Il solo sentir nominare il termine “identità di genere” ha scatenato enormi dubbi, ma zero voglia di chiarirli.

Ma quali sono stati i punti critici del disegno di legge? 

Ddl Zan, le pene e i punti critici

Ma quali pene introduceva il Ddl Zan? Il disegno di legge prevedeva la reclusione fino a 18 mesi o una multa fino a 6.000 € per chi commette discriminazioni o istiga ad effettuare discriminazioni. Inoltre, prevede il carcere da 6 mesi a 4 anni per chi commette violenza o istiga a commettere violenza. Stessa pena vale per chi partecipa a organizzazioni che incitano all’odio e alla violenza verso le categorie sopracitate.

Le critiche arrivarono anche nei confronti della “clausola salva idee”, ovvero quella parte del testo del disegno di legge intenta a proteggere “la libera espressione di convincimenti o opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte”.

Neanche questa clausola è riuscita a far cambiare idea ai più dubbiosi. Gli oppositori alla legge criticarono anche le iniziative proposte dal disegno di legge per incentivare il rispetto delle diversità nelle scuole di ogni ordine e grado. Perché il rispetto parte dall'educazione.

In Senato il disegno di legge è stato in stand by per quasi quattro mesi, sopportando anche un assurdo ping pong per la sua calendarizzazione. In tutta questa situazione in leghista Andrea Ostellari si autoproclamò relatore del provvedimento, riuscendo in questo modo a ritardare qualsiasi discussione della legge in aula.

Ddl Zan, cosa è successo in quest’anno?

Durante questo lungo anno il disegno di legge, come abbiamo già detto, sopportò in un ping-pong ostinato tra Camera e Senato per la calendarizzazione. E durante questo lungo periodo si sono alternate le richieste del PD, del Movimento 5 Stelle e di Leu per riuscire a far rientrare il disegno di legge nel calendario della Commissione per essere discussa.

Si arriva così al 28 Aprile, dove si apre finalmente il voto: questo primo step passa con 13 si e 11 no. Poi a maggio arriva l'elenco delle audizioni: saranno 170 quelle ammesse richieste soprattutto dalla Lega, che rischiano di durare mesi.

A riscaldare un po' gli animi e stato il famoso show di Fedez durante il 1° maggio. Durante il famoso Concertone della Festa dei Lavoratori, il cantante accusa di omofobia i politici della Lega, leggendo in diretta le frasi e le dichiarazioni aberranti di alcuni esponenti del partito. Tutto ciò scatena una bufera tra Fedez e la Rai, accusata di censura.

Dopodiché, a giugno e in particolare giorno 22, arriva anche la dichiarazione del Vaticano. In questa comunicazione la Santa Sede chiede espressamente al governo italiano di modificare il disegno di legge Zan perché violerebbe il Concordato. Proprio in questa occasione, il Presidente Mario Draghi difende la laicità dello Stato in una nota dichiarazione al Senato con queste parole:

“L’Italia è uno Stato laico non confessionale, il Parlamento è libero di legiferare”

Ma ad un certo punto arriva la proposta di Matteo Renzi di modificare la definizione di identità di genere dell'articolo 1 e di ritoccare le iniziative contro l’omofobia nelle scuole. Ma si alza un polverone anche in questo caso.

Si arriva finalmente all'introduzione del disegno di legge in Aula. Durante questa giornata il centrosinistra chiede di ritirare la tagliola, fortemente voluta da Lega e FdI, ma non c’è nulla da fare. I partiti di estrema destra non hanno intenzione di discutere la legge. Così si arriva all’ora fatidica dell’affossamento del Ddl Zan: viene rinviato in Commissione. 

Ma è davvero finita qui? Molti parlano già di una raccolta firme per una legge di iniziativa popolare, ma serviranno almeno 500.000 firme. Una legge di iniziativa popolare avrebbe un tutt'altro peso all'interno del Parlamento. 

E arrivare alla raccolta di 500.000 firme non sarà poi un traguardo irraggiungibile. Ricordiamo che i Referendum per l’eutanasia legale e quello per la cannabis legale hanno raggiunto e addirittura superato il suddetto numero.

Tutto ciò anche grazie alla raccolta firme online attraverso identificazione spid. In sostanza, potrebbe non finire qui. Noi staremo a vedere.

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