Euro, è la solita storia

A volte, inserendo alcuni termini su un motore di ricerca, capita di imbattersi in articoli scritti anni fa.

A volte, inserendo alcuni termini su un motore di ricerca, capita di imbattersi in articoli scritti anni fa, ed è effettivamente curioso rileggerli oggi.

Ebbene l’articolo nel quale mi sono imbattuto aveva un titolo che era già tutto un programma “Lo scenario triste di un’uscita dall’euro” ed è stato pubblicato nel 2014 su lavoce.info, quindi potete ben immaginarvi il tenore.

Pur sapendo perfettamente quale sarebbe stata la tesi proposta dall’estensore dell’articolo, la mia curiosità è fortemente aumentata dopo aver letto l’inizio dell’articolo, state a sentire:

Uscire dall’euro non sarebbe certo una passeggiata. La riconversione comporterebbe enormi problemi, con gravi ripercussioni sulla vita quotidiana di tutti noi. Soprattutto, però, determinerebbe un impoverimento significativo della popolazione italiana. Cosa ci insegna il confronto con il 1992.

Ma come? Ma cosa sta dicendo? Ah non vi ho ancora detto che a firmare l’articolo è Marcello Esposito, che Insegna International Financial Markets presso l’Università Cattaneo di Castellanza. Dal 1990 al 2000 è stato economista presso l’Ufficio Studi della Banca Commerciale Italiana (ora Intesa Sanpaolo), dove è stato responsabile della Financial Markets Research. Successivamente, ha svolto diversi incarichi nelle principali SGR italiane (Sanpaolo AM e Pioneer Investments), in Banca Patrimoni Sella e in UnipolSAI. Ha scritto articoli pubblicati su riviste internazionali. E’ laureato in Università Bocconi (DES) e ha conseguito il MSc/MPhil in Economics presso la London School of Economics.

Quindi torniamo a noi, dopo aver detto la solita boiata che il ritorno alla moneta nazionale **determinerebbe un impoverimento significativo della popolazione italiana, **naturalmente senza giustificare tale affermazione, il Prof. Esposito aggiunge “cosa ci insegna il confronto con il 1992”.

Appunto, cosa ci insegna? Naturalmente il Prof. Esposito si riferisce al ’92 quando abbandonammo l’Ecu e lo SME, il Sistema Monetario Europeo e si aprì per il nostro Paese un periodo florido per la nostra economia una specie di secondo boom economico dopo quello degli anni ’50.

Quindi sono proprio curioso di leggere quel che scrive il Prof. Esposito non vorrà mica dire che dopo il ’92 abbiamo avuto anni di recessione, perché sarebbe il colmo, dopo il ’92 abbiamo avuto anni di grande boom economico un boom economico determinato proprio dal ritorno ad un cambio di mercato fra la nostra lira e le altre monete europee. Vabbé dai andiamo avanti a leggere l’articolo.

ACCADE NEL 1992

Ragionare sulle conseguenze di un eventuale ritorno alla lira come se si trattasse semplicemente di una svalutazione è fuorviante. Ma proviamo comunque a immaginare che cosa potrebbe accadere se l’Italia facesse questa scelta, pur lasciando da parte, per il momento, le considerazioni relative a sostenibilità del debito e sopravvivenza dell’euro.

Nell’ultima grande crisi valutaria che ci ha visto protagonisti, quella del settembre 1992, il cambio lira/marco passò dal livello di 765,4 lire (venerdì 11 settembre 1992) a 983,7 lire (24 febbraio 1993), per poi stabilizzarsi nella fascia 900-1.000 lire nei mesi successivi. Nel giro di quattro mesi la nostra moneta si svalutò del 30 per cento.

Sì, bene, è vero, quella che Esposito definisce una grande crisi valutaria nella realtà era un’ottima notizia, finalmente tornavamo ad avere un cambio corretto con il marco tedesco. All’interno dello SME eravamo obbligati a mantenere questo cambio sotto le 800 lire e per far questo abbiamo sperperato tutte le riserve che deteneva la nostra Banca d’Italia.

Il cambio fra 900 e 1.000 lire nei confronti di un marco era il cambio corretto, non si trattava di una svalutazione, bensì di una corretta valutazione, era il cambio a 765,4 ad essere un’ipervalutazione della nostra lira, ripeto, un’ipervalutazione dovuta agli interventi sul mercato dalla Banca d’Italia che per rimanere all’interno dello SME ha sperperato tutte le sue riserve e ci ha portato ad un passo dal default, ricordo Governatore della Banca d’Italia Carlo Azeglio Ciampi.

Ma andiamo avanti con l’articolo del Prof. Esposito

Il picco fu raggiunto nel marzo del 1995, con il marco a 1.274 lire: + 66 per cento rispetto al settembre 1992. E lo scenario del 1992 è da considerarsi ottimistico rispetto a quello che potrebbe accadere oggi: il panico e le reazioni a catena nel sistema finanziario italiano che deriverebbero da una uscita dall’euro potrebbero determinare una crisi economica e una svalutazione ben superiore a quelle sperimentate in passato, perché una cosa è uscire da un sistema di cambi fissi e un’altra è uscire da una unione monetaria.

Naturalmente le osservazioni da fare sarebbero parecchie, mi limito a tre osservazioni, la prima: è vero che ci fu un’impennata del cambio fino a 1.274 lire per un marco e fu dovuta alla notizia che l’Italia, sforando tutti i parametri fissati a Maastricht, non sarebbe entrata nell’euro, così come la Grecia.

Fosse davvero andata così sarebbe stata una benedizione, rimanere fuori dall’euro ed avere un cambio così favorevole, ve lo immaginate? Avremmo distrutto le principali economie europee, Germania in testa.

La seconda osservazione è che se uscissimo oggi dall’euro la svalutazione della nostra moneta nazionale rispetto all’euro (se ci fosse un’uscita unilaterale) oppure rispetto al marco tedesco (se invece implodesse l’intero apparato euro) sarebbe superiore a quella registrata nel ’92, certo! Ma sarebbe una notizia ancora più positiva, mentre per il Prof. Esposito sarebbe una disdetta.

Infine la terza osservazione è ancora più grave, il Prof. Esposito afferma che oggi la svalutazione sarebbe ancora più marcata perché riprendo le sue parole “una cosa è uscire da un sistema di cambi fissi e un’altra è uscire da una unione monetaria”.

Mamma mia Professore che strafalcione che svarione, scusi Prof. ma lei ai suoi studenti insegna che l’euro è una moneta unica? Perché la informo che sta dicendo un’eresia!

Forse lo dice perché le banconote sono identiche in tutti i Paesi che hanno aderito all’euro?

Forse allora le sfugge quale sia il concetto di moneta e confonde quindi il concetto di moneta con quello di banconota.

Mi perdoni, ma non sa che ogni Stato dell’eurozona ha un proprio bilancio, che ogni Stato ha un proprio debito pubblico, che ogni Stato ha una sua finanza pubblica? E quindi dov’è la stessa moneta.

L’euro è invece proprio un sistema di cambi fissi, non una moneta unica.

La Grecia è fallita? Sì! Allora è fallito anche l’euro? NO!

Ed andiamo avanti con l’articolo:

Tra l’altro, il sistema economico allora era “abituato” a frequenti crisi valutarie e a un’inflazione elevata. I risparmiatori erano, almeno in parte, preparati ad assorbire i colpi di una svalutazione e i produttori erano pronti a sfruttarla, prima che l’inflazione si rimangiasse il vantaggio competitivo.
Oggi, se la nuova lira si svalutasse anche “solo” del 30-50 per cento rispetto all’euro, il debito pubblico sarebbe insostenibile e bisognerebbe immediatamente ridenominarlo in lire. Lo stesso vale per i debiti privati. Nel momento in cui l’Italia dovesse decidere di ritornare alla lira, il Parlamento italiano dovrebbe ridenominare in lire tutti i contratti e gli strumenti finanziari: non solo titoli di Stato (Btp, Bot, e altro) ma anche buoni postali, conti correnti, obbligazioni private, polizze assicurative, mutui, e via elencando. Ovviamente, questo varrebbe solo per gli strumenti finanziari e i contratti sottoposti alla legge italiana. Se invece un’azienda avesse emesso un’obbligazione internazionale o contratto un debito in un paese estero, la valuta di denominazione non potrebbe cambiare e rimarrà in euro. E gli investitori dovrebbero verificare se quella azienda italiana sarà in grado di ripagare un debito ora in valuta estera.

Ma certo Professore, ed il problema dov’è? Perché quando siamo passati dalla lira all’euro non abbiamo ridenominato il nostro debito pubblico in euro? Non abbiamo ridenominato tutti i contratti e gli strumenti finanziari nella nuova moneta? E allora? Ripeto, dov’è il problema?

E poi questa storia veramente insopportabile, ossia quella di fare affermazioni come se fossero verità divine e nella realtà invece sono solo baggianate

Professore mi spiega perché il nostro debito pubblico denominato in euro è sostenibile e denominato in un’altra moneta diventa insostenibile? Veramente non si spiega. Ma poi scusi sa ma cosa dice? Riprendo le sue parole: il debito pubblico sarebbe insostenibile e bisognerebbe immediatamente ridenominarlo in lire. Ma certo se usciamo dall’euro il debito pubblico così come tutti i contratti e gli strumenti finanziari saranno ridenominati nella nuova moneta, certo, cosa vuole che rimangano in euro?

Ed ancora, riprendo sempre le sue parole: Se invece un’azienda avesse emesso un’obbligazione internazionale o contratto un debito in un paese estero, la valuta di denominazione non potrebbe cambiare e rimarrà in euro. E gli investitori dovrebbero verificare se quella azienda italiana sarà in grado di ripagare un debito ora in valuta estera.

Eh certo! Se ha fatto un contratto in un Paese estero con una qualsiasi valuta quel contratto rimarrà invariato, è chiaro! E’ l’Italia che torna alla sua lira, non tutto il mondo, quindi se un’azienda italiana ha stipulato un contratto all’estero continuerà a mantenere le stesse clausole in essere compresa la valuta nella quale è stato stipulato.

Per questo fra l’altro non si deve ricorrere in nessun caso al MES.

Ed infine ecco un’altra classica affermazione priva di fondamento che gli europeisti hanno sempre ripetuto, ma che oggi tendono a non ribadire, ossia che se uscissimo dall’euro avremmo una forte inflazione.

Ebbene caro Professore lei ha scritto l’articolo nel 2014, ma oggi come vede abbiamo una forte inflazione pur stando ancora all’interno dell’euro.

Vede, caro Professore se le Banche Centrali emettono moneta in esubero, lo ha fatto la Banca d’Italia quando avevamo ancora la lira, e negli scorsi anni lo ha fatto anche la Bce … ebbene il risultato non può che essere inflazione, non c’entra euro o lira l’inflazione si crea se si emette moneta senza produrre nulla. Semplice.

Mi fermo qui, l’articolo del Prof. Esposito prosegue, arriva a trattare l’argomento “Mercati”, “debito pubblico” e “commercio internazionale” sostenendo ancora tesi del tutto opinabili, quando non del tutto strampalate.

Io però per oggi mi fermo qui, magari nei prossimi giorni riprenderò la seconda parte dell’articolo del Prof. Esposito facendo un nuovo video.

Chiudo con un augurio: torniamo alla nostra lira, ed il prima possibile!

Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti è laureato in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Padova. Nella sua attività professionale ha collaborato con importanti Istituti Finanziari, ricoprendo diversi ruoli. Giancarlo Marcotti è Direttore Responsabile di Finanza In Chiaro, oltre che curatore della rubrica I Mercati e redattore della sezione portafoglio nella quale, giornalmente, riporterà le scelte di investimento effettuate. Giancarlo Marcotti cura la trasmissione Mondo e Finanza su Youtube di Money.it.
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