Green pass illimitato dopo la terza dose? Ecco la proposta!

Che cosa succederà al green pass al momento della sua scadenza, dopo 6 mesi dalla terza dose di vaccino? Ecco la proposta per garantire una durata senza fine.

Nothing lasts forever, even cold november rain, cantavano nel lontano 1992 i Guns N’ Roses. Nulla dura per sempre. All’epoca non lo si poteva certo immaginare, ma nel 2022 questo assioma rischia di non essere più tale: a durare per sempre, infatti, potrebbe essere lo strumento del green pass, almeno nella sua versione all’Italiana.

Facciamo un breve riepilogo: la certificazione verde, introdotta inizialmente a livello europeo come EU Digital Covid Certificate allo scopo di semplificare la mobilità dei cittadini dell’Unione Europea, in Italia (e in poche altre nazioni) è stata utilizzata a partire dall’estate del 2021 come strumento per diversificare gli accessi a locali ed eventi tra vaccinati e non vaccinati.

L’obiettivo era quello di evitare il ritorno ad una situazione di lockdown, di non essere cioè costretti a fermare nuovamente le attività di aziende e lavoratori, come era avvenuto sia nel 2020 che nella prima metà dello scorso anno.

E bisogna dire che questo risultato è stato pienamente raggiunto. Anche se poi, ad essere onesti, non è che i dati su contagi e decessi legati al Covid, da luglio 2021 ad oggi, siano poi stati così eccezionalmente migliori rispetto ai mesi precedenti.

Peraltro, come tutti ben sanno, il certificato è stato ulteriormente inasprito: a dicembre è entrato in vigore infatti il Super Green Pass, non più scaricabile mediante tampone ma solo essendo in regola con il ciclo vaccinale. 

Ma che significa “essere in regola con il ciclo vaccinale”? L’efficacia del vaccino è stata ridotta rispetto alle previsioni iniziali, e si dovrebbe attestare attorno ai 4 mesi (il condizionale è d’obbligo).

A questo punto, però, anche la durata del Green Pass è diminuita: prima da 12 a 9 mesi, mentre dal primo febbraio il limite sarà abbassato a 6 mesi.

Sorge però un problema: dato che la quarta dose di vaccino, in Italia e in Europa, non ha ricevuto nessuna approvazione dalle autorità sanitarie preposte, come bisognerà comportarsi verso quelle persone che hanno ricevuto la terza dose già da alcuni mesi, e che quindi vedranno il proprio Green Pass scadere inesorabilmente nel giro di alcune settimane?

Da qui parte l’idea di un Green Pass dalla durata illimitata dopo il booster. Un’idea che per ora è solo accennata, ma che, se diventasse realtà, avrebbe determinate conseguenze sia sul piano pratico, che su quello ideologico.

Iniziamo ad entrare nello specifico dando un’occhiata al video seguente, tratto dal canale YouTube Tele Italia, che propone alcune riflessioni interessanti sull’ipotesi del Green Pass (e Super Green Pass) senza scadenza.

Green Pass e Super Green Pass, regole e durata

Come abbiamo detto, dal primo febbraio Green Pass e Super Green Pass dureranno 6 mesi dalla data in cui si è ricevuta l’ultima dose vaccinale. Questo costituisce una riduzione rispetto a quanto previsto inizialmente, cioè una certificazione valida 12 mesi. Si legge infatti sul sito governativo dedicato

Dal 15 dicembre 2021 la durata della validità della Certificazione verde COVID-19 da vaccinazione è passata da 12 a 9 mesi. […] Dal 1º febbraio 2022 la durata del Green pass vaccinale e del Green pass da guarigione post vaccinazione sarà ulteriormente ridotta da 9 a 6 mesi.

Da gennaio e febbraio 2022, inoltre, sia il dispositivo classico che quello rafforzato sono divenuti obbligatori non solo per accedere ai ristoranti al chiuso, al cinema, a teatro o agli eventi. Il 20 gennaio l’obbligo è stato infatti esteso agli esercizi dediti ai servizi alla persona, come parrucchieri e centri estetici.

Dal 1º febbraio senza green pass diverrà anche impossibile accedere ai pubblici uffici, in posta, in banca, e persino all’interno delle attività commerciali, tranne quelle ritenute fondamentali per soddisfare le esigenze primarie delle persone.

Accanto a ciò, il super green pass viene reso necessario per entrare in quei luoghi che, in precedenza, erano accessibili anche tramite green pass normale (e quindi mediante un semplice tampone). Ora, senza essere in regola con le vaccinazioni, non si potrà più entrare in cinema, teatri, stadi ed eventi in genere.

Scadenza green pass, cosa succede dopo la terza dose?

Il cortocircuito che viene a crearsi lo abbiamo già introdotto in precedenza: poiché molti operatori sanitari, degli ospedali e delle Rsa, ma anche i cittadini più anziani o appartenenti a fasce a rischio hanno effettuato il richiamo della terza dose di vaccino anti Covid già a settembre, come da disposizioni istituzionali, entro la fine di marzo il green pass di tutti questi soggetti giungerà a naturale scadenza.

A questo punto cosa succederà? In Israele, dopo un iniziale tentennamento, le autorità hanno optato per la somministrazione della quarta dose vaccinale per alcune categorie specifiche.

In Italia ed in Europa, però, allo stato attuale non vi è stata alcuna approvazione ufficiale per un’ulteriore dose booster dopo la terza. Anzi, l’Ema (European Medicine Agency), ha espresso perplessità su un ulteriore richiamo a così poca distanza da quello precedente.

Marco Cavaleri, che proprio all’Ema ricopre il ruolo di capo della strategia vaccinale, ha dichiarato solo un paio di settimane fa:

Non possiamo continuare con booster ogni tre o quattro mesi. Non abbiamo ancora dati sulla quarta dose per poterci esprimere, ma ci preoccupa una strategia che prevede di andare avabti con le vaccinazioni a distanza di poco tempo.

Cavaleri ha poi specificato che per le fasce più fragili della popolazione, in realtà, una quarta dose può già essere presa in considerazione, ma il punto di fondo resta.

E strumenti come il green pass spostano il problema, purtroppo, da un livello sanitario ad uno politico, economico e sociale.

Green pass infinito, è davvero possibile?

La soluzione al problema della scadenza del green pass dopo la terza dose è ben lontana da essere già ufficiale, naturalmente. Ma l’idea che trapela dalle istituzioni italiane è quella di garantire una durata illimitata del green pass per tutti coloro che lo scaricheranno dopo avere effettuato la terza dose.

Si tratta di una boutade, oppure è una proposta che ha un fondamento di verità?

La seconda opzione sembrerebbe quella corretta. Certo, significherebbe cambiare, e non di poco, le regole del gioco. Ma abbiamo già visto come la durata della certificazione verde sia più mutevole di una banderuola che cambia direzione ogni volta che muta il vento (e lo stesso vale logicamente per chi è deputato a definire le regole di tale strumento).

Non ci sarebbe ad esempio di che stupirsi se un domani si offrisse questo nuovo super-mega-iper green pass senza fine, salvo poi fare retromarcia a tutta velocità se il prossimo inverno dovesse venire alla luce una variante Covid diversa da Omicron e, nel frattempo, la quarta dose venisse approvata dalle autorità sanitarie.

Quindi la risposta è: sì, è potenzialmente possibile che, da qui a marzo, venga implementato un nuovo green pass senza limiti temporali.

Le possibili conseguenze di un green pass senza fine

Un dispositivo di questo tipo porterebbe naturalmente a delle conseguenze che, in questo momento, ancora non sono immaginabili.

Ad esempio, la creazione di un green pass che non scade mai, cosa comporterebbe per chi la certificazione non la possiede? Cosa succederebbe materialmente ad una persona non vaccinata, oppure che ha ricevuto l’ultima dose di vaccino oltre i precedenti 6 mesi?

Chi si trovasse in questa condizione dovrebbe eseguire un tampone per accedere alle principali attività sociali? O, peggio ancora, non potrebbe più andare nei luoghi dove serve il super green pass?

È vero che questo è ciò che succede già oggi a chi non è provvisto della certificazione verde: ma in questo momento siamo in inverno e nel pieno della quarta ondata. È differente rispetto ad avere delle limitazioni in vigore per un tempo indefinito

E ancora: le persone vaccinate, ma senza la terza dose, potrebbero trovarsi allora equiparate a chi l’iniezione vaccinale non l’ha mai vista neanche in fotografia?

Oltre a queste domande, che resteranno giocoforza senza una risposta precisa fino a che l’eventuale provvedimento dovesse diventare più concreto, c’è poi da considerare anche una questione di livello più etico ed ideologico.

Il green pass, ed i limiti ai diritti individuali che esso comporta, viene giustificato come un rimedio momentaneo atto a fronteggiare una situazione di emergenza, e a prescindere dall’essere concordi o meno ciò è legittimo e comprensibile.

Nel momento in cui però l’emergenza non ha più dei precisi limiti temporali e si tramuta in una crisi infinita, allora la soluzione momentanea si deve tramutare in una legge destinata a durare.

Ma se accade questo, tale legge non può andare contro i princìpi costituzionali prestabiliti. Tradotto: si può bloccare per un breve periodo, ad esempio, la libertà di movimento delle persone, quando sopraggiungono delle circostanze critiche che lo richiedono; ma le circostanze critiche non possono essere eterne, altrimenti si valicano i limiti e i diritti garantiti ai cittadini.

Insomma, si tratta di un argomento molto complesso e dalle mille sfaccettature. E proprio per questo il Governo dovrà stare molto attento e fare mille considerazioni, prima di arrivare a implementare uno strumento così potente ed al tempo stesso controverso come il green pass senza scadenza.

Green pass e certificati vaccinali, le posizioni degli altri paesi

Anche perché le posizioni degli atri paesi, almeno a livello occidentale ed in particolar modo europeo, vanno  tendenzialmente verso altre direzioni.

È vero che il Presidente francese, Emmanuel Macron, ha messo in atto nel paese transalpino una massiccia campagna anti no-vax, realizzando anche una sorta di super green pass transalpino. Mentre in Austria, da febbraio, si punterà invece sull’obbligo vaccinale, altro provvedimento molto discusso in termini etici.

Nella stragrande maggioranza degli stati europei, però, si sta scegliendo di ridurre restrizioni e certificazioni per l’accesso ai luoghi della vita sociale.

A parte la Svezia, che ha sempre seguito questa strategia, anche nel Regno Unito e in Irlanda, quest’ultima sempre piuttosto severa in termini di misure restrittive per la lotta al Covid, si è optato per eliminare, almeno per ora, i certificati Covid, quantomeno per l’accesso a ristoranti e pub (in Svezia un vaccine certificate viene richiesto solo per gli eventi con molto pubblico).

In Spagna, il Primo Ministro Pedro Sànchez ha sottolineato la necessità di cambiare approccio, e di iniziare a considerare il Covid non più come una pandemia, ma come una malattia endemica. Come l’influenza stagionale.

Si può naturalmente essere d’accordo o meno con certe affermazioni. Ma a prescindere da questo, gli atteggiamenti (così come le statistiche su ricoveri e decessi, in molti casi migliori di quelle italiane) e le proposte che arrivano dall’estero in questo momento delicato, devono fornire uno spunto ulteriore sui metodi e le soluzioni che andranno messe in campo nei prossimi mesi di ulteriore lotta contro il Covid-19.

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