Le idee hanno conseguenze

Il metodo analitico positivista-empirista si limita a sequenziare una serie di informazioni, o dati, e trovare eventuali correlazioni tra di essi.

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È impossibile cogliere il significato dell'idea di denaro sano ed onesto, se non si comprende che è stata concepita come strumento per la tutela delle libertà civili contro le incursioni dispotiche da parte degli stati. Ludwig von Mises, Teoria della moneta e del credito.

La straordinaria citazione di apertura di questo trattato breve, che sarà diviso in tre parti, mette in luce un punto che poi Mises avrebbe sviluppato ulteriormente ed in modo più organico in Teoria e storia. Ovvero, le idee muovono la storia. Nel momento in cui viene propagandata un'idea all'interno della società ed essa in qualche modo prende piede al suo interno, gli individui organizzeranno la loro struttura mentale partendo da quella particolare idea e organizzeranno la loro architettura esistenziale di conseguenza. Il soggettivismo di matrice mengeriana è lo strumento metodologico da cui partì Mises, facendolo evolvere successivamente in quella che lui chiamò prasseologia. Studiare i fenomeni economici, sociali e di qualsiasi altra natura attraverso tale metodo analitico ha fornito e fornisce tuttora un mezzo attraverso il quale decifrare la realtà che ci circonda. Quindi è l'individuo, con il suo comparto strutturato di idee, credenze e miti, che modifica l'ambiente circostante e con esso il modo di intendere l'ambiente socio-economico. Ciò non significa, però, cadere vittima del fatalismo secondo cui l'essere umano possa fare ciò che vuole senza aspettarsi eventualmente imprevisti e conseguenze non intenzionali. Come soleva dire Richard Weaver, le idee hanno conseguenze; e in particolar modo quelle legate al mondo economico.

Questo significa che in natura esistono delle leggi apodittiche che, sebbene possano essere aggirate temporaneamente, non possono essere violate. In questo contesto l'essere umano agente è in grado di introiettare una particolare idea e conseguentemente agire in base ad essa per modificare l'ambiente che lo circonda. Nel momento in cui questa particolare idea, però, si scontra inevitabilmente con l'oggettività noumenica/fenomenologica del mondo nel suo complesso, i risultati non sempre sono prevedibili e anzi rappresentano l'esatto contrario di quanto l'essere umano agente di aspettava. Pensate, ad esempio, all'idea di gestione dei mezzi di produzione da parte di un'autorità centralizzante: inutile dire che, sebbene l'idea di avere un manipolo di persone che prometta la Luna, poiché presumibilmente in grado di materializzare nel mondo il famigerato albero di Cuccagna, possa avere un certo fascino suadente, l'evidenza oggettiva della scarsità è un limite insormontabile. Questo per dire che, sì, gli individui muovono la storia attraverso le idee, ma al contempo esistono leggi apodittiche che non possono essere violate.

La prasseologia, infatti, è un metodo analitico che include questa conoscenza e spinge l'essere umano agente a riflettere sulla natura delle idee. Facciamo un esempio un po' più dettagliato tra la Scuola Austriaca e quella di Chicago, o un metodo analitico positivista-empirista. Secondo Milton Friedman, dal momento che non è possibile stabilire "come funzionano veramente le cose", allora non importa quali siano i presupposti alla base di una teoria. In questo modo ciò che conta è che la teoria possa produrre buone previsioni. Così scrisse in Essay on Positive Economics: "L'obiettivo finale di una scienza positiva è lo sviluppo di una teoria o di un'ipotesi che fornisca previsioni valide e significative (cioè non aprioristiche) su fenomeni non ancora osservati. La domanda rilevante da porsi sugli assunti di una teoria non è se siano descrittivamente realistici, poiché non lo sono mai, ma se siano un'approssimazione sufficientemente buona per lo scopo in questione. E a questa domanda si può rispondere solo vedendo se la teoria funziona, il che significa se fornisce previsioni sufficientemente accurate".

Ad esempio, un economista ritiene che le spese dei consumatori per beni e servizi siano determinate dal reddito personale. Sulla base di ciò costruisce un modello che viene convalidato mediante metodi statistici. Il modello viene poi impiegato nelle valutazioni della direzione futura della spesa dei consumatori. Se il modello non riesce a produrre previsioni accurate, viene sostituito o modificato aggiungendo altre variabili. Ciò che conta qui è quanto bene le spese dei consumatori siano correlate con varie variabili al fine di garantire un buon modello predittivo. È valido accettare o rifiutare una teoria sulla base della sua capacità di fare previsioni accurate? Ad esempio, possiamo affermare con sicurezza che, a parità di condizioni, un aumento della domanda di X ne aumenterà il prezzo. Questa conclusione è vera. Il prezzo di X aumenterà domani o in futuro? Questo non può essere stabilito dalla teoria della domanda/offerta; dovremmo quindi rifiutarla perché non può prevedere il prezzo futuro?

Il metodo analitico positivista-empirista si limita a sequenziare una serie di informazioni, o dati, e trovare eventuali correlazioni tra di essi. In questo senso non si spiegano le cause reali alla base dei fenomeni osservati, si descrivono solo le cose. Per dare un senso ai dati storici bisogna avere una teoria, che si regge da sola, e non abbia origine dai dati in quanto tali. Il cuore di una tale teoria è che deve provenire da qualcosa di reale che non possa essere confutato: gli esseri umani agiscono consapevolmente ed intenzionalmente e tale affermazione non può essere confutata, perché chiunque cerchi di farlo, lo fa consapevolmente ed intenzionalmente, cioè si contraddice. Utilizzando questa conoscenza è possibile ricavare in modo logico-deduttivo l'intero corpo teorico dell'economia, senza scadere nel solipsismo soggettivistico. Infatti è attraverso la teoria che l'essere umano agente scopre le leggi apodittiche.

Ed in questo background si va ad inserire anche il denaro, il quale potremmo definirlo un "facilitatore" della trasmissione delle idee degli esseri umani agenti. Infatti non è un mero mezzo di scambio, bensì un mezzo di scambio di informazioni economiche in modo da allocare quanto più precisamente e proficuamente possibile la scarsità del mondo. Sebbene possiamo definirla una "merce speciale" esso non è avulso dalle stesse leggi cui sono sottoposte tutte le altre merci. Nel caso particolare del denaro fiat, una volta che l'offerta di denaro aumenta in assenza di risparmio reale a supporto, si genera consumo senza produzione precedente, cosa che porta all'erosione della ricchezza reale. Gli aumenti nello stock di denaro sono seguiti da aumenti dei prezzi di beni e servizi, a parità di altre condizioni. Infatti se lo stock di denaro in un'economia aumenta mentre la quantità di beni rimane invariata, verrà speso più denaro per la data quantità di beni, cioè i prezzi aumenteranno. Viceversa, se lo stock di denaro rimane invariato, così come la quantità di beni, allora non ci sarà nessun aumento generale dei prezzi, a parità di altre condizioni. Poi c'è il caso in cui un'economia cresce grazie al fatto che viene a crescere la quantità di beni; e con uno stock di denaro invariato, i prezzi caleranno.

La creazione di denaro ex nihilo consente, inoltre, ad un'autorità centrale di ampliarsi e centralizzarsi ulteriormente. Diventano possibili programmi statali che non erano sostenibili in base ad uno standard monetario sano ed onesto scelto dal mercato. Mentre a molti piace pensare ai programmi statali e allo statalismo assistenziale come ad una "rete di sicurezza" per la società, essi alimentano comportamenti sbagliati. Laddove le società di mutuo soccorso promuovevano una cultura dell'autosufficienza e della parsimonia, gli stati assistenziali promuovono l'opposto: sprechi, corruzione, truffe. L'abbondanza di denaro fiat libera le persone dai vincoli sostenibili del denaro sano ed onesto, compromettendo un comportamento produttivo e civile. Infatti è facilmente comprensibile questo concetto, proprio perché una volta che si elimina dalla scena qualcosa di "sano ed onesto", si fa spazio a qualcosa di "malato e disonesto". Questo strumento malato e disonesto, essendo un mezzo di comunicazione economico, va ad intorbidire tutti i "discorsi economici" tra gli esseri umani agenti i quali diventano "economicamente e socialmente maleducati".

L'inflazione del denaro fiat costringe le persone ad investire in qualsiasi cosa piuttosto che risparmiare, generando più debito di quanto non sarebbe stato altrimenti. Con un debito a buon mercato, il più grande debitore di tutti, lo stato, può impegnarsi in una guerra in modo più economico o sostenerla guerra più a lungo di quanto potrebbe fare altrimenti. Il debito a buon mercato fornisce allo stato il controllo su più risorse della società di quanto sarebbe accaduto altrimenti. Un proseguimento di questo assetto socioeconomico è possibile fin quando, però, il bacino della ricchezza reale è in espansione, e visto che il denaro malato e disonesto intacca progressivamente il calcolo economico e quindi un'allocazione corretta delle risorse economiche scarse, l'inevitabile scenario è un bacino stagnante o peggio in restringimento costellato da una sequenza sempre più furiosa e ravvicinata di cicli boom/bust. La malattia e la disonestà del denaro fiat sono la causa della necessità di controllo capillare della maggior parte delle persone da parte della pianificazione centrale, la quale si trova alla fine del ciclo di privilegi garantiti dall'abbondanza di denaro fiat. La malattia è diventata cronica, non più "curabile" con ulteriori iniezioni di liquidità; la comunicazione economica è talmente distorta d'aver creato quello che Mises definiva caos pianificato. La scusa di un'emergenza sanitaria o di catastrofismi ambientali non sono altro che il disperato tentativo di tenere insieme una società arrivata al fine corsa.

Come si può correggere questa situazione? Se il mondo dovesse tornare ad una forma di denaro sano ed onesto, come Bitcoin ad esempio, vedremmo riaffermarsi la disciplina del libero mercato. Non solo, ma verrebbe ripristinato quel vincolo che era imposto naturalmente ad uno stato di guerra continuo, fenomeno che crea i presupposti filosofici e morali per un interventismo positivo su economia e società da parte dello stato. La trasparenza e l'immutabilità della blockchain di Bitcoin rappresentano il veicolo perfetto per trasmettere il ritorno dell'onestà nel mondo monetario e di conseguenza, attraverso la comunicazione che rappresenta il mezzo di scambio, in tutta la società.

DENARO SANO ED ONESTO, VINCOLO INSORMONTABILE ALLA GUERRA INFINITA

Addentriamoci adesso in un excursus storico in modo da capire come il concetto di denaro sano ed onesto non era altro che la rappresentazione materiale dell'idea di società tra la varie popolazioni che si sono susseguite nel corso dei secoli. I greci, per molti decenni, non furono quel popolo che successivamente influenzò con la loro imponente presenza il corso della storia. Le piccole città-stato che pullulavano in tutto il territorio greco fino al Mar Nero, altro non erano che agglomerati in cui il classico tiranno comandava sui cittadini e, questi stessi agglomerati, molto spesso vedevano la fuga di coloro che ne facevano parte per cercare fortuna altrove. Per quasi 500 anni questa fu in qualche modo la norma nella penisola ellenica, fino a quando non vennero scoperte una serie di miniere d'argento.

Da quel momento in poi la storia dei greci cambiò, visto che questo nuovo afflusso di metallo grigio permise ai cittadini delle città-stato di migliorare significativamente la loro posizione sociale. Il nuovo flusso di argento venne utilizzato non solo per tenere a bada le incursioni persiane, ma anche per importare merci, migliorare la raffinazione del metallo stesso, ampliare la produzione commerciale affinché più prodotti esportati potessero essere creati, finanziare la costruzioni di triremi con cui espandere le rotte commerciali. Il commercio e la prosperità fiorirono e il mondo greco crebbe rapidamente, tutto grazie all'abbondante offerta e alla libera distribuzione dell'argento. Oltre al commercio, crebbe anche l'audacia e la baldanza dei greci che nel 483 a.C., sulla scia della scoperta di una miniera particolarmente grande d'argento, assecondarono Temistocle affinché si acquisissero anche triremi da guerra per attaccare i persiani e non più difendersi. Ciò culminò con la battaglia di Platea nel 479 a.C. e la vittoria definitiva greca sui persiani.

Con i persiani ricacciati nei loro territori e avendo sconfitto una delle armate più potenti al mondo all'epoca, la flotta militare non aveva più tanto scopo ed essa costava per essere mantenuta. Quindi una fetta importante dell'argento estratto iniziò a finanziare spedizioni di conquista con cui espandere l'influenza ateniese nel Mar Egeo; almeno fino a quando la fonte di argento dalle miniere non iniziò ad esaurirsi. I tributi riscossi sui territori conquistati non erano abbastanza ed il manifesto della progressiva allocazione errata di risorse per scopi militari fu la spedizione di Siracusa nel 415 a.C. Gli ateniesi riportarono in patria una cocente sconfitta, oltre alla perdita ingente di triremi, vite umane e militari catturati. Questi ultimi, infatti, rappresentarono un doppio smacco perché le famiglie, pur di riportarli a casa, sborsarono grosse somme di denaro e questo singolo fatto rappresentò un dei motivi principali dell'impoverimento dell'Attica. Inutile dire che il capo famiglia all'epoca rappresentava una risorsa insostituibile, e vederlo morto oppure imprigionato senza speranza di riportarlo a casa costituiva una perdita catastrofica. Senza contare che sulla scia dell'aumento dei tributi per compensare la diminuzione di argento nelle miniere, Atene dovette preoccuparsi delle rivolte che spuntarono in ogni dove nei territori precedentemente conquistati e la più grande di queste fu quella di Sparta.

E questo è il punto principale: quando una nazione nel mondo antico non poteva più finanziare guerre con denaro fisico, non poteva più tenere in piedi il proprio impero. Ma c'è anche un altro punto che val la pena di sottolineare: quando la guerra passò dall'essere difensiva ad offensiva con l'aumento dell'argento in circolazione, i cittadini non vi partecipavano più per patriottismo (come all'inizio dell'impero ateniese) ma per essere invece mercenari per scelta (al culmine dell'impero) e poi mercenari per necessità (dopo il crollo dell'impero). Quando si verificava un crollo delle risorse, e quindi dell'influenza, i cittadini diventavano mercenari e furono queste legioni a costituire l'insieme delle forze di Alessandro. In quanto mercenari combattevano per essere pagati, in denaro fisico, e per ideali "più grandi".

La storia di Roma fu simile a quella di Atene, sebbene non siano mancate differenze. Infatti dopo le iniziali guerre di difesa intraprese dalle popolazioni del Lazio, esse compresero il loro potenziale e misero fine alle scorribande delle popolazioni limitrofe, iniziando quindi ad offendere. Ma il Lazio non aveva miniere d'argento ed il suo sistema di estrazione di denaro dai vinti differiva dal sistema greco dei tributi. Con l'eccezione di Cartagine, Roma concedeva la cittadinanza a famiglie selezionate, assunse molte di esse come magistrati per mantenere l'ordine per conto di Roma e adottò un sistema di tassazione agricola sui non cittadini delle provincie. Era questo sistema di tassazione che svolgeva lo stesso ruolo delle miniere d'argento dell'Attica, e più territorio conquistava Roma più tasse poteva riscuotere per intraprendere ulteriori guerre di conquista.

Questo stato di cose vide una svolta con l'annessione dell'Anatolia e soprattutto della penisola iberica, poiché le ricche miniere d'oro e d'argento di entrambe le regioni permisero a Roma di avere accesso ad una fonte di metalli preziosi non indifferente in tutto il Mediterraneo. Tuttavia l'immensa dimensione dell'esercito romano e l'enorme costo delle spese di quella che stava diventando uno stato di guerra infinita superavano le entrate, quindi, a partire dal 60 d.C. circa, venne intrapresa una politica di svalutazione monetaria che provocò una forte inflazione dei prezzi per i beni di base e fece precipitare gran parte della popolazione nella povertà, ma non rallentò il ritmo di una guerra infinita. L'inflazione sofferta dal popolo finanziò il proseguimento di interminabili campagne militari poiché gli unici salari che aumentavano di pari passo con l'inflazione erano quelli pagati ai soldati. Inutile dire che si trattava di una situazione insostenibile destinata a peggiorare ed infine culminare con la bancarotta, cosa che si verificò prontamente nel 410 d.C. con il cosiddetto sacco di Roma.

Anche qui abbiamo visto ripetersi lo stesso meccanismo accaduto per l'Attica: il processo di costruzione dell'impero esaurisce le risorse della nazione e tale esaurimento preclude la protezione dell'impero. Tutte le antiche guerre di conquista erano in definitiva inutili. Non solo, abbiamo visto ripetersi anche un altro meccanismo accaduto in Attica: un cambiamento di ideali, dal patriottismo per difendere la propria terra al "mero" interesse di essere pagati per i propri servigi come mercenari; e, ovviamente, che il denaro con cui venivano pagati trattenesse il proprio potere d'acquisto.

Sebbene la guerra continuasse senza sosta nel continente europeo, la sua portata non raggiunse mai l'intensità e l'ampia distribuzione dell'Impero Romano. L'Europa quindi si frammentò in piccoli feudi collegati da confederazioni di lingua e cultura, tenuti insieme in modo lasco dai discendenti delle tribù germaniche e dalle macchinazioni del nascente impero pontificio. Il caos della guerra e l'esaurimento di nuove miniere di metalli preziosi, tennero a bada le mire espansionistiche dei vari feudi in lotta. In qualche modo tornò la guerra difensiva e con essa il dedicarsi a qualcosa che permettesse di sostenere meglio l'esistenza degli individui. Infatti il medioevo, sebbene il pensiero popolare lo voglia inquadrare nella cornice di un'epoca buia, vide diversi avanzamenti tecnologici che permisero l'elevazione della produzione alimentare. L'abbondanza dei raccolti permise l'emergere di surplus che potevano di conseguenza essere commerciati e fu tale commercio l'innesco a quello che poi sarebbe stato conosciuto come Terzo Stato, uomini pratici nei mestieri, nell'artigianato e nel commercio. Erano necessari meno servi della gleba per produrre surplus agricoli, così la gente iniziò a riempire le città: in questo contesto vediamo una prima transizione interessante da parte della proto-borghesia, la quale inizia a ricoprire anche un ruolo di creditore dove il denaro fisico derivato dagli affitti andava a sostenere una nuova forma di pseudo-denaro sotto forma di credito "creato" indipendentemente dal sovrano.

In questo modo, sebbene la quantità di denaro rimase pressoché invariata, ciò che aumentò fu la produzione materiale andando a soddisfare la domanda degli esseri umani agenti e permettendo l'accesso a tutti ad una pletora di beni precedentemente irraggiungibili, aumentando di conseguenza la ricchezza generale. Questo mercato fiorente permise un'imposizione fiscale progressiva, non solo a vantaggio del sovrano, ma anche del potere temporale. Per la prima volta entrò in vigore un sistema di tassazione a più livelli: pagare le tasse al sovrano impediva al corpo fisico di finire in prigione e pagare le decime alla Chiesa impediva all'anima di finire in purgatorio. Osserviamo inoltre un ulteriore cambio negli ideali: se all'inizio gli individui combattevano per legami di parentela/territoriali/storia comune, tali ideali mutarono con lo sviluppo della vita da mercenari nella Roma imperiale. Successivamente tali ideali cambiarono di nuovo quando le scorribande germaniche istituirono un prototipo di servizio militare forzato e la Chiesa introdusse il compito di difendere valori spirituali (es. fede, rettitudine, pietà) nelle lotte di conquista. Potremmo definirla una transizione da idee "materiali" ad idee "immateriali".

Sulla scia di un aumento di popolazione, crescita del commercio e riscossione proficua di tasse, nacquero i primi proto-stati: Inghilterra, Spagna, Francia, Stato Pontificio. Si ritornò, quindi, ad una guerra di offesa, finanziata dalle conquiste coloniali e dall'estrazione di ricchezza attraverso le tasse. Diversamente dai periodi storici precedenti, il passaggio dall'età medievale a quella pre-industriale costruì la sua base sul successo del Terzo Stato e non più sull'approvvigionamento diretto di denaro. Infatti non fu la scoperta di nuove miniere d'oro o d'argento che accolse la nascita dei cosiddetti proto-stati, ma il prestito di risorse monetarie precedentemente accumulate dalla classe di commercianti/artigiani/creditori. Man mano che il sovrano si affidava sempre più al credito per perseguire i propri progetti, vennero istituite proto-banche centrali all'interno della sua amministrazione che servissero a facilitare i suoi e solo i suoi bisogni di credito. Infatti alcuni di questi creditori iniziarono a servire a tempo pieno come "esecutivi" della corona, soprattutto perché i default reali erano comuni e prerogativa del re. Quindi queste proto-banche centrali iniziarono a rivolgersi ad accordi di prestito transfrontalieri con le altre proto-banche centrali di altri Paesi.

Sebbene all'inizio si trattasse di un rapporto verticale, coloro che facevano parte di questa classe privilegiata non ci misero molto a capire che attraverso lo strumento del credito potevano avere un'influenza non indifferente sul sovrano di turno e quindi rendere suddetto rapporto orizzontale. Infatti se tale modello s'era dimostrato utile per le conquiste oltreoceano, poteva benissimo essere adottato come cavallo di Troia per acquisire maggiore potere anche in patria. Ovviamente non potevano ordire un attacco frontale al sovrano, poiché ciò avrebbe richiesto un'armata non indifferente con cui sferrare la loro offensiva e soprattutto molto costosa da sostenere con metalli preziosi. Rivolsero invece la loro attenzione verso un altro tipo di "esercito", uno che avrebbe accettato senza tante riserve la loro forma di pagamento: i contadini. Fu così che le guerre vennero dapprima ammantate di ideali religiosi e successivamente di ideali democratici per nascondere il desiderio della nuova classe sociale di spodestare i sovrani.

Di Francesco Simoncelli