L’inflazione aumenta ancora, ecco le conseguenze

Toh! Che notizia. Con tutti gli aumenti dei tassi effettuati in questi ultimi mesi da parte della Bce.

Toh! Che notizia. Con tutti gli aumenti dei tassi effettuati in questi ultimi mesi da parte della Bce, e nonostante il nuovo aumento in programma che con ogni probabilità verrà annunciato dopodomani da Christine Lagarde, ecco che arriva una doccia gelata: non solo l’inflazione in Italia ed in Europa nel mese di aprile non è scesa, ma addirittura è aumentata.

Ad aprile nell’eurozona il tasso di inflazione, calcolato da Eurostat, è risultato del 7% rispetto al +6,9% registrato nel mese precedente, è andata peggio all’Italia che, sempre ad aprile, ha visto salire il proprio tasso di inflazione all’8,3% a marzo era del 7,6%.

E molti italiani giurano che il tasso di inflazione reale sia ancora maggiore, ma rimaniamo ai dati ufficiali che sono già negativi abbastanza.

E restando ai dati ufficiali a determinare questo aumento sono risultati in particolare i beni energetici non regolamentati, mentre in controtendenza i beni energetici regolamentati.

Viene anche evidenziato con una certa enfasi dai media mainstream che si registra un calo per il cosiddetto “carrello della spesa” dimenticando però di sottolineare che seppur in calo la sua crescita su base annua è tutt’ora al 12,1%, e questo spiega, almeno in parte, anche il perché l’inflazione percepita dalla popolazione sia maggiore rispetto a quella ufficiale.

Comunque insomma questi sono i numeri in sintesi, ed obiettivamente si tratta di una doccia gelata perché la narrazione che ci era stata fatta, soprattutto nell’ultimo mese andava in tutt’altra direzione.

Ci raccontavano che la politica monetaria adottata dalla Bce, seppur avesse degli effetti collaterali non proprio piacevoli, stava dando dei buoni risultati, l’inflazione si stava riducendo e probabilmente anche la stretta creditizia operata dalla Banca Centrale poteva avere momenti di pausa, se non addirittura vedere un’inversione di tendenza.

L’obiettivo del Governo di un’inflazione media per l’anno in corso del 5,7% diventa così più difficile da raggiungere (per alcuni addirittura impossibile), quindi …

Quindi sorge spontanea la domanda: ed ora?

Non dico “ed ora?” riferendomi a dopodomani, quello lo sapevamo già, la Lagarde lo aveva detto più volte che anche a maggio i tassi sarebbero aumentati, la domanda adesso è: e poi?

E poi direi che non è finita, io avevo auspicato che i tassi in Europa in crescita dal luglio scorso si fermassero intorno al 3,75%, ora sono al 3,50% e vediamo di quanto sarà l’aumento che verrà annunciato dalla Lagarde giovedì prossimo, 25 o 50 punti base?

Ricordiamo che se i tassi venissero aumentati dello 0,50% ed arrivassero così al 4% si troveranno sugli stessi livelli che avevamo nel 2008 al momento dello scoppio della crisi, quando poi Trichet nel luglio 2008 quindi a crisi già conclamata, li innalzò di un altro 0,25% portandoli al 4,25% quella che fu poi unanimemente riconosciuta come la mossa più stupida mai effettuata nella storia da un Governatore di una Banca Centrale.

Ma ora concentriamoci sulle conseguenze per l’economia di questa inaspettata nuova crescita dell’inflazione.

Intanto cominciamo dalla cosa più scontata, la riduzione del valore reale di salari e stipendi, purtroppo infatti sappiamo che le retribuzioni in Italia sono ferme.

Quindi è molto probabile che ciò abbia come conseguenza una contrazione dei consumi, con conseguenze decisamente pesanti anche per quanto riguarda il rischio recessione che al momento sembrava scongiurato, anzi il mese scorso erano state riviste al rialzo le previsioni di crescita per l’anno in corso.

Ora però il Governo ha annunciato proprio ieri un taglio del cuneo fiscale che si dovrebbe tradurre in un aumento delle retribuzioni nette, stiamo a vedere di quanto, senza farci troppe illusioni.

Ma certamente l’aumento dell’inflazione farà sì che i tassi continueranno a salire e questo porterà ad un aumento delle rate dei mutui, naturalmente per coloro che avevano optato per il tasso variabile.

Ormai è quasi un anno che vediamo salire la rata del mutuo, ma non ci abbiamo fatto l’abitudine, ogni mese ci auguriamo che perlomeno questi aumenti si fermino, ma le nostre speranze vengono puntualmente disilluse.

Il problema quindi comincia a farsi serio.

L’aumento dei tassi ovviamente non si riduce ai soli mutui, ma si ripercuote su tutto il settore economico, le aziende vedono aumentare i cosiddetti oneri finanziari, ossia gli interessi pagati sui prestiti concessi dalle Banche.

Ovviamente tutto ciò si ripercuote sui prezzi in una spirale estremamente pericolosa.

E dobbiamo poi anche tener conto della finanza pubblica, è evidente che l’aumento dei tassi vada a ripercuotersi sui costo del debito pubblico.

Gli investitori infatti richiederanno un maggior rendimento per sottoscrivere titoli dello Stato, e soprattutto per l’Italia questo è un problema di non poco conto.

Ma, e qui arrivo alla conclusione, questa situazione con l’inflazione che morde, io non mi stancherò mai di dirlo, è figlia di anni nei quali abbiamo abusato di una finanza allegra.

Pensateci un attimo cari ascoltatori, se emettere moneta, così, come abbiamo fatto per anni, in maniera sovrabbondante, non avesse alcuna controindicazione, allora dovremmo chiederci perché dovremmo lavorare.

La realtà, io lo ripeto sempre, è che pasti gratis non ce ne sono, possiamo solo sperare che li paghino gli altri, ma qualcuno senza dubbio paga, su questo non ci sono dubbi.

Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti è laureato in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Padova. Nella sua attività professionale ha collaborato con importanti Istituti Finanziari, ricoprendo diversi ruoli. Giancarlo Marcotti è Direttore Responsabile di Finanza In Chiaro, oltre che curatore della rubrica I Mercati e redattore della sezione portafoglio nella quale, giornalmente, riporterà le scelte di investimento effettuate. Giancarlo Marcotti cura la trasmissione Mondo e Finanza su Youtube di Money.it.
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