L’Italia ed il suo debito pubblico

Il video odierno prende spunto da un articolo pubblicato sul supplemento economico del Corriere della Sera.

Il video odierno prende spunto da un articolo pubblicato sul supplemento economico del Corriere della Sera. Immagino già tutto il vostro stupore, Marcotti che legge il Corriere della Sera? No, ovviamente, ma ho trovato nel web questo articolo dal titolo accattivante che ha quindi catturato la mia curiosità.

L’articolo è abbastanza lungo e poi merita una approfondita analisi, quindi io lo tratterò in due video, il secondo verrà pubblicato domani.

È un articolo a firma Alberto Mingardi, cofondatore dell’Istituto Bruno Leoni. Il professor Mingardi è un accademico, dal 2015 editorialista de “La Stampa” giornale dal quale è stato allontanato da Massimo Giannini, questo naturalmente può esser considerato il suo maggior vanto. Essere espulsi fa Giannini è senza dubbio qualcosa di cui andare fieri.

Ora appunto i suoi articoli appaiono sul Corriere economia e sul sito “Fondazione Luigi Einaudi”. Ebbene, ecco il titolo dell’articolo:

L’Italia è una Repubblica fondata sul debito pubblico

L’articolo inizia riportando dei dati corretti che meritano la nostra attenzione.

Ecco come inizia: 

L’Italia è una Repubblica fondata sul debito. In euro di oggi, dopo la seconda guerra mondiale la spesa pubblica era di circa venti miliardi. Quest’anno arriveremo a mille miliardi. In settantaquattro anni, è aumentata di cinquanta volte. Nello stesso periodo, il PIL è cresciuto da circa 150 a 1800 miliardi: grosso modo di dodici volte. Si dirà: siamo più ricchi e possiamo permetterci più Stato. Verissimo, ma il suo peso è passato da poco più del 10% a oltre la metà del prodotto interno lordo.

Ecco questi dati, tra l’altro corretti, meritano subito un esame. Mille miliardi di spesa pubblica su 1800 miliardi di Pil significa che la spesa pubblica pesa per il 56%, è un dato enorme ed a mio avviso assolutamente preoccupante soprattutto perché, come sappiamo, la spesa pubblica in Italia è fortemente inefficiente.

Ed in effetti non è un caso che nell’immediato dopoguerra, quando c’era tutto da ricostruire, la spesa pubblica pesava solo per il 10% del Pil, riflettete su questo fatto! 

E non solo, ma nel dopoguerra ed in tutti gli anni ‘50 l’Italia ebbe un boom economico senza precedenti, un boom economico, quindi, determinato dal settore privato non dal settore pubblico.

Riflettete cari ascoltatori, riflettete quando sentite dire, anche sul web, che ci vorrebbe più pubblico, che bisogna statalizzare a destra e a manca. Monti e Draghi hanno statalizzato la nostra economia facendo crescere il peso del settore pubblico rispetto al Pil, ed hanno distrutto il settore privato che, nel nostro Pil, ha così un peso sempre minore.

Ma andiamo avanti con l’articolo del Corriere:

Abbiamo avuto periodi di crescita economica tumultuosa (come il boom degli anni Cinquanta) 

Ed anche qui è corretto quel che scrive Mingardi, ma poi aggiunge:

e momenti, rari, nei quali la spesa pubblica sembrava essere sotto controllo (negli anni Novanta, quando siamo entrati nell’euro). 

Eh no! Qui, mi spiace, ma il prof. Mingardi mi cade. Caro Mingardi, siamo entrati nell’euro nel 1999, negli anni novanta eravamo quindi fuori dall’euro e dal ‘92 anche fuori dal Sistema Monetario Europeo, e la spesa pubblica, come dici, sembrava essere sotto controllo perché il nostro Pil, proprio per quel motivo, cresceva a ritmi vertiginosi e di conseguenza il rapporto debito/Pil era sotto controllo. 

Da quando siamo entrati nell’euro, invece, la spesa pubblica non è più stata sotto controllo perché la nostra crescita è stata asfittica, per non dire inesistente.

Ma proseguiamo con l’articolo del Corriere della Sera:

L’unica costante è un’altra: il nostro bilancio non è mai stato in pareggio. Nonostante l’articolo 81 della Costituzione, che stabiliva per ogni nuova spesa la necessità di indicare «i mezzi per farvi fronte». Nonostante nel 2012 lo avessimo riscritto, quell’articolo della Costituzione, parlando di «equilibrio tra le entrate e le spese». Abbiamo cambiato sistema elettorale, partiti, personale politico: però non abbiamo mai smesso di indebitarci.

Questo è vero! È vero quanto recitava l’art. 81 della nostra Costituzione, spesso chi difende la nostra Costituzione se ne dimentica, certo, poi Monti nel 2012 ha dato un’ulteriore stretta.

Tuttavia già nell’art. 81 della Costituzione del ’48 i nostri Padri costituenti scrivevano che “ogni legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte”.

Ma quest’articolo della Costituzione non è quasi mai stato rispettato e nemmeno dopo che nel 2012 Monti lo ha reso ancora più stringente scrivendo: “Lo Stato assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico”.

Evidentemente, quindi, da noi le “fasi avverse del ciclo economico” sono … sempre. Ma proseguiamo con l’articolo:

È così anche oggi. Come altri Paesi europei fortemente colpiti dalla pandemia, abbiamo preso i fondi del Pnrr: i trasferimenti (grants), esito di questo momento di solidarietà europea. A differenza di quasi tutti gli altri, abbiamo però anche preso denaro a prestito dall’Europa (loans). In più, ci abbiamo aggiunto trenta miliardi di spesa pubblica tutta nostra. Con un debito pubblico che valeva una volta e mezzo il PIL, abbiamo deciso che solo facendo altro debito potessimo finalmente tornare a crescere.

Qua devo dire che è assolutamente corretto quel che scrive Mingardi. 

Ossia, noi, oltre ai trasferimenti (grants), sottolineo che correttamente non sono stati chiamati prestiti a fondo perduto perché in larga parte sono soldi nostri, noi abbiamo richiesto anche i prestiti (loans) quindi, come tutti i prestiti dovremo restituirli con gli interessi. Ed infine ci abbiamo aggiunto anche 30 miliardi di spesa pubblica.  

E torniamo all’articolo:

La situazione è cambiata, radicalmente, in pochi mesi. I venti di guerra hanno compresso le aspettative di crescita. Le stime più ottimistiche per il 2022 postulano che le ripercussioni del conflitto ucraino si limitino ai primi mesi dell’anno: il che appare abbastanza improbabile. Intanto, l’inflazione è di nuovo fra noi: trainata in parte dai prezzi dell’energia, in parte dalle grandi elargizioni in funzione di contrasto alla pandemia in tutto il mondo. 

E anche qui, caro professore, non sono in perfetto accordo, cominciamo: “La situazione è cambiata, radicalmente, in pochi mesi.”

Non direi, direi piuttosto che la situazione è cambiata da tempo, negli ultimi mesi è solo ulteriormente peggiorata. Le aspettative di crescita erano del tutto inventate e non sono state compromesse dai “venti di guerra”.

L’inflazione è essenzialmente dovuta a quelle che lei chiama “le grandi elargizioni in funzione di contrasto alla pandemia in tutto il mondo”, ritengo che sarebbe stato decisamente più comprensibile se lei avesse scritto che si trattava di immissione di moneta vuota da parte delle Banche Centrali di tutto il mondo.

Elargizioni, o meglio e più chiaramente, emissioni, che sono iniziate ben prima del Covid. Ad esempio la Bce ha iniziato i vari programmi di Quantitative easing nel 2014 e stanno proseguendo fino ad oggi, solo fra pochi mesi è stato annunciato il loro termine. 

Ma se vogliamo poi essere precisi, dobbiamo ricordare che già nel 2011 la Bce aveva cominciato a lanciare operazioni di finanza non convenzionale, prima con il piano di rifinanziamento a lungo termine denominato LTRO e successivamente nel 2014 con il TLTRO.

Ecco per ora mi fermo qui, come avete potuto notare l’articolo firmato dal Prof. Mingardi è estremamente interessante e merita commenti anche da parte vostra, io vi do appuntamento a domani per l’altro video che riguarderà la seconda parte dell’articolo firmato dal Prof. Mingardi.

Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti è laureato in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Padova. Nella sua attività professionale ha collaborato con importanti Istituti Finanziari, ricoprendo diversi ruoli. Giancarlo Marcotti è Direttore Responsabile di Finanza In Chiaro, oltre che curatore della rubrica I Mercati e redattore della sezione portafoglio nella quale, giornalmente, riporterà le scelte di investimento effettuate. Giancarlo Marcotti cura la trasmissione Mondo e Finanza su Youtube di Money.it.
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