Tempo di preparazione della cosiddetta manovra, o, in altri termini, la legge di bilancio. Iniziano i preparativi della legge più importante per un Governo, quella che disciplina praticamente tutto l’assetto economico per il prossimo anno, e non solo.
Al momento si conoscono, almeno in buona approssimazione i numeri, ma si inizia solo ora a discutere la loro destinazione.
Comunque, i numeri dovrebbero essere questi.
Manovra da 30/32 miliardi dei quali tuttavia si prevede già che 21 serviranno per andare incontro al caro bollette di famiglie ed imprese, non resta molto quindi per tutto il resto.
Certamente un punto importante riguarderà le pensioni. A fine anno se non ci fosse un intervento del Governo si tornerebbe alla legge Fornero, e questo ovviamente il nuovo esecutivo non se lo può permettere, sarebbe una mazzata sugli italiani e crollerebbe immediatamente la fiducia nei confronti di Giorgia Meloni e della sua squadra.
Quindi un intervento sulle pensioni sarà certo, non è certo invece quale sarà il nuovo assetto col quale gli italiani potranno andare in pensione.
Al momento l’ipotesi più accreditata è la cosiddetta “quota 103”, di fatto 41 anni di contributi e 62 di età. Lo dico subito che mi sembra una misura troppo rigida. Mi auguro che possa essere integrata anche con altre casistiche, e quindi si possa andare in pensione anche in altri modi.
Perché … vedete … si continua a ragionare con la logica del “quanti anni” e non del “quanto versato”.
Ormai dal primo gennaio del 1996, ossia fra poco saranno 27 anni, le pensioni in Italia vengono calcolate col metodo contributivo, ossia in base all’importo versato, quindi la questione dell’età del contribuente dovrebbe venire a meno.
Naturalmente concordo che vengano tutelati anche le fasce più deboli della popolazione.
Tuttavia, se una persona intende andare in pensione ad una età più giovane, o avendo una minor età contributiva, esclusivamente con il metodo contributivo, lo sottolineo, esclusivamente con il metodo contributivo, mi raccomando, ossia la sua pensione verrà calcolata solo in base a quanto ha versato nella sua vita lavorativa …
Ebbene, non vedo perché gli debba essere vietata questa possibilità.
Non sta rubando nulla allo Stato, durante gli anni di pensione riceverà, mediamente, ciò che ha versato, quindi soldi suoi, ed allora? Perché impedirglielo?
Chiaramente queste persone, probabilmente, hanno fatto versamenti piuttosto consistenti, quindi non rientreranno di certo fra gli evasori fiscali, insomma io agevolerei anche le pensioni di questa tipologia, ossia calcolate completamente con il metodo contributivo.
Perché, infine, va fatta anche una considerazione di questo tipo: se una persona richiede di andare in pensione, oltretutto con una netta riduzione del proprio emolumento mensile, significa che ritiene conclusa la sua attività lavorativa, insomma in altre parole non ha certamente più un entusiasmo nello svolgere la propria attività come senza dubbio poteva avere negli anni precedenti.
Quindi diamo la possibilità ai giovani di intraprendere un’attività lavorativa con quell’entusiasmo che contraddistingue anche la giovane età.
Un altro aspetto che sembra sia introdotto nella legge di bilancio riguarda la possibilità che venga reintrodotto un nuovo rientro di capitali dall’estero.
Sono d’accordo con questa misura anche se ritengo che non potrà garantire entrate fiscali significative, dopo che questa misura è stata reiterata negli scorsi anni, ritengo che ad aderire non saranno in molti, comunque vale la pena proporla.
Anche l’innalzamento del tetto del contante, con ogni probabilità a 5.000 euro, è una misura che mi trova consenziente, ritengo tuttavia che il beneficio per la nostra economia non sarà significativo.
Ed infine due ultime misure sul lato della spesa.
La flat tax. Io sono assolutamente d’accordo, e ritengo del tutto insufficiente la misura che pare sia quella che verrà proposta, ossia il semplice innalzamento del limite massimo da 65.000 a 85.000 mila euro di fatturato.
Ho sempre sostenuto che ridurre la progressività delle imposte sia il metodo migliore per dare ossigeno all’economia.
Naturalmente una certa progressività nell’imposizione sul reddito dovrà esserci, non soltanto per assicurarsi la costituzionalità, lascerei infatti un’imposta molto alta, ma solo per i redditi davvero ingenti.
E’ indubbio però che la classe media vada certamente sgravata da aliquote fiscali sul reddito che al momento sono intollerabili, ormai da anni quella che una volta era l’asse portante della nostra economia, ossia la classe media, sta via via scivolando sempre più in basso, le retribuzioni nette sono ferme da anni e quelle reali (ossia al netto dell’inflazione) sono in costante discesa.
Si parla inoltre di aiuti nei confronti della famiglia, o meglio, sarebbe a dire della natalità, ciò che si legge, ossia il raddoppio da 100 a 200 euro della maggiorazione forfettaria dell’assegno unico universale per i nuclei familiari con quattro o più figli, mi sembra largamente insufficiente. Occorre andare incontro già a famiglie con due figli.
Ho lasciato in fondo un tema che certamente farà discutere per i mesi a venire.
La rimodulazione (definiamola così) del reddito di cittadinanza.
Sapete come la penso, comunque, per iniziare, come minimo, che venga immediatamente tolto a coloro che non vivono in Italia, ma le verifiche non dovrebbero fermarsi qui.