Mascherine e supermercati

L’abolizione dell’obbligo di indossare la mascherina al chiuso ci dà l’opportunità di fare nuove considerazioni.

L’abolizione dell’obbligo di indossare la mascherina al chiuso oltre ad essere una misura minima di semplice e banale buon senso ci dà l’opportunità di fare nuove considerazioni.

Debbo però fare una premessa doverosa.

Spesso infatti non teniamo conto che tutti, ma proprio tutti i dati che vengono resi pubblici e che quindi noi tutti utilizziamo nelle nostre disquisizioni, sono dati che ci vengono forniti da istituzioni od organismi che noi non possiamo controllare, quindi siamo costretti a fare un atto di fede nel credere a ciò che ci raccontano.

Ad alcuni di questi crediamo ciecamente perché riteniamo che siano dati oggettivi che non ha senso vengano manipolati, altri invece li accettiamo con maggior scetticismo, ma cosa possiamo fare per confutarli?

Al massimo cerchiamo un raffronto con le nostre esperienze personali del tutto empiriche.

Al solito un esempio renderà il concetto molto più semplice. 

Quando l’Istat, l’Istituto nazionale di Statistica, ossia un ente pubblico, ci fornisce il dato sulla popolazione italiana residente, in questo momento, 58 milioni e 983 mila siamo portati a dare la massima fiducia a questo dato, non ci sembra possibile che l’Istat ci fornisca un dato sbagliato, innanzitutto perché non troviamo una ragione sensata per manipolare quel dato, per quale motivo l’Istat dovrebbe fornirci un valore non corretto, e secondariamente perché riteniamo (ed a ragione) che il dato sulla popolazione sia facile da reperire e sia anche un dato calcolabile oggettivamente.

A questo proposito, fatemi fare una chiosa riguardo alla popolazione residente, sapete che dal 2014 la nostra popolazione è in perenne calo? 

E chiaramente ciò non dipende soltanto dal numero di persone decedute rispetto a quelle nate, ma anche dal numero di italiani che se ne sono andati, ossia che non sono più residenti rispetto al numero di stranieri che invece sono arrivati nel nostro Paese.

Fine della chiosa sulla quale comunque vi invito a riflettere e torniamo a noi.

Ma quando, sempre l’Istat, ad esempio, ci fornisce il dato sull’inflazione, o meglio, non è solo una inutile pignoleria, è bene precisare che si dovrebbe dire, quando l’Istat ci fornisce il dato della variazione dei prezzi al consumo, in questo momento 6,2%, generalmente, ecco noi siamo più scettici.

Ognuno di noi, ripeto, empiricamente, per la sua esperienza personale tende a farsi una propria idea ed è più portato a mettere in discussione il dato ufficiale dell’Istat.

Chiariamo, l’Istat misura quel valore in base ad un paniere di beni che chiaramente differisce dal nostro, personale, paniere di beni. 

Faccio anche in questo caso l’esempio più banale. 

Se io non sono fumatore sono portato a non conoscere la variazione del costo di un pacchetto di sigarette, sottovalutando così l’influenza che può avere quel bene sul risultato oggettivo, e se al contrario invece io, per un qualsiasi motivo, faccio molti chilometri in automobile sono portato a sopravvalutare l’influenza che ha la variazione del costo della benzina.

Ma oltretutto c’è un’altra cosa che ci rende scettici nei confronti del dato comunicato dall’Istat, ed è il fatto che quel valore viene appunto stimato, come dicevo in base ad un paniere che potrebbe non essere significativo, e quindi come tutte le stime potrebbe avere al suo interno un certo margine di errore.

Infine, e naturalmente qui andiamo nel campo delle ipotesi, possiamo ritenere che l’Istat, in quanto Istituto Pubblico, possa subire l’influenza del potere politico e, per una certa sudditanza psicologica (e anche non psicologica) sia quindi portato a diffondere un dato non veritiero e più favorevole ai desideri ed alle convenienze del potere politico.

Non vorrei essere tacciato di complottismo o retroscenismo, mi limito a leggervi ciò che compare proprio sul sito dell’Istat riguardo alla sua massima carica:

Ai sensi dell’art. 16, comma 1, del decreto legislativo n. 322/89, il Presidente dell’Istituto è nominato con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio, previa deliberazione del Consiglio dei ministri.

Ma alla fine nessuno di noi ha la possibilità di confutare in maniera oggettiva i dati che ci vengono forniti non solo dall’Istat, ma da tutti i vari Enti e tutte le varie Istituzioni preposte.

Ed allora quando ci viene fornita ad esempio la percentuale di persone vaccinate come facciamo a confutarlo, è per noi impossibile oggettivamente.

Soggettivamente, invece, noi calcoliamo quel dato estrapolandolo attraverso le nostre conoscenze. 

Ossia fra tutte le persone che in maniera diretta od indiretta conosciamo, quante sono quelle vaccinate? Il 50%? Il 70%? Il 90%? E quel dato per noi è il dato più probabile.

Naturalmente il campione formato dalle persone di nostra conoscenza non è un campione rappresentativo, magari se non siamo più giovani conosciamo più  persone anziane, oppure se svolgiamo una certa professione conosciamo maggiormente persone che hanno i nostri stessi interessi.

Quindi, insomma alla fine se vogliamo discutere di questi temi pubblicamente siamo un po’ sempre portati a ragionare sulla base di dati ufficiali che sono a conoscenza di tutti.

Ora però è accaduto un fatto che ci permette di fare nuove considerazioni: non esiste più l’obbligo di indossare la mascherina al chiuso. 

E il luogo che ci pare più indicato che vedere quali siano le conseguenze di questa nuove disposizioni, del mancato obbligo, ci sembrano essere i supermercati ed i centri commerciali.  

Quando vigeva l’obbligo ovviamente non si poteva stabilire chi portava la mascherina per convinzione e chi per obbligo, ora invece … ma prima di fare ulteriori considerazioni, occorre precisare che anche i frequentatori di supermercati e centri commerciali non possono essere considerati un campione rappresentativo della popolazione italiana e soprattutto che, come suol dirsi, le abitudini hanno un’influenza nel comportamento umano.

Tuttavia, pur con tutte le premesse che ho voluto fare, l’esito, perlomeno al momento è estremamente deludente.

Nel primo giorno praticamente tutti indossavano ancora la mascherina, era il primo giorno, era una domenica, si poteva pensare che non tutti fossero ben informati … insomma sorvoliamo sul primo giorno.

Ma ora che è trascorsa una settimana da quando la disposizione è entrata in vigore, vedere ancora la stragrande maggioranza delle persone (diciamo l’85/90%) che all’interno di supermercati e centri commerciali indossa la mascherina è veramente deprimente.

E’ vero che fra i nostri proverbi abbiamo anche “L’uso fa legge”, che potremmo tramutare in “L’abitudine diventa un obbligo da rispettare”, ma in questo caso, direi che non è solo l’uso o l’abitudine c’è qualcosa in più.

Non solo mi auguro, ma sono certo che col passare delle settimane saranno sempre di più le persone che eviteranno di “mascherarsi” tuttavia attualmente un confronto con l’estero è per la nostra Italia decisamente mortificante.

A questo punto vorrei che tutti gli italiani facessero anche solo un fine settimana all’estero così sentendosi “diversi” da tutti gli altri possano capire in quel momento che si vive meglio, si vive molto meglio senza quella mascherina.

Insomma, per concludere, gli italiani sotto questo profilo, mi hanno profondamente deluso, certo sono stati sottoposti ad un bombardamento mediatico senza precedenti, ma nulla può giustificare questo loro comportamento così remissivo e condiscendente nei riguardi di imposizioni folli e prive di qualsiasi giustificazione se non quella di sottomettere la popolazione.

E’ un’amara conclusione quella alla quale sono pervenuto, ma è anche vera e quindi va detta. 

Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti è laureato in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Padova. Nella sua attività professionale ha collaborato con importanti Istituti Finanziari, ricoprendo diversi ruoli. Giancarlo Marcotti è Direttore Responsabile di Finanza In Chiaro, oltre che curatore della rubrica I Mercati e redattore della sezione portafoglio nella quale, giornalmente, riporterà le scelte di investimento effettuate. Giancarlo Marcotti cura la trasmissione Mondo e Finanza su Youtube di Money.it.
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