Pandemia, i 5 errori del Governo durante la quarta ondata!

Quanto sono state effettivamente efficaci le strategie adottate dal Governo italiano in contrasto alla quarta ondata della pandemia di Covid-19? Alcune criticità emerse negli ultimi mesi lasciano pensare che molte azioni messe in atto dall'Esecutivo guidato da Mario Draghi non siano esenti da critiche. Vediamo allora quali sono stati, probabilmente, i principali errori commessi, dal lavoro alla scuola, fino ad una comunicazione istituzionale decisamente deficitaria.

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Si dice che del senno di poi son piene le fosse. Ed in effetti bisogna sottolineare come non sia stato certo un compito facile, per i Governi di tutto il mondo occidentale, riuscire a coniugare un approccio efficace contro la pandemia di Covid alla salvaguardia del contesto economico, da un lato, e di quello legato ai diritti dei cittadini, dall'altro.

Ciò premesso, analizzando il caso italiano, dalle statistiche legate alla diffusione e alla gravità del coronavirus alle criticità emerse nel corso degli ultimi mesi in vari settori fondamentali, possiamo affermare con ragionevole sicurezza che le scelte strategiche che sono state poste in atto nel nostro paese non sono state certo scevre da errori, talvolta anche abbastanza grossolani.

Svolgere attività di monitoraggio per cercare di capire cosa non ha funzionato dovrebbe essere un esercizio visto in maniera positiva, poiché è uno dei pochi modi per correggere i difetti emersi nel piano anti-Covid e cercare di fare meglio in caso di possibili, ulteriori crisi future.

Attualmente la quarta ondata pandemica, in Italia, sembra avere raggiunto il culmine, almeno in termini di numero di contagi giornalieri. Teniamo sempre presente che siamo ancora in pieno inverno, e che anche le ondate classiche di influenza stagionale possono avere dei colpi di coda nei mesi di marzo e aprile.

Va poi anche considerato che i risultati di alcune azioni, portate o non portate a compimento durante la crisi sanitaria, saranno evidenti solo tra qualche tempo. Ad esempio, soltanto di recente sono state ufficialmente riconosciute le mancanze di Governo e Regione che hanno portato al disastro in Lombardia durante la prima ondata del marzo 2020 (qui sotto, la presa di posizione di The Lancet nel video proposto sul canale YouTube di TG2000).

Nonostante questo, già ora possiamo trarre le prime conclusioni su quelli che sono stati i principali errori del Governo durante la quarta ondata della pandemia: una strategia poco diversificata e lungimirante; nessun sostanziale miglioramento strutturale; sottovalutazione dello smart working; gestione deficitaria della scuola; comunicazione schizofrenica e deleteria.

Pandemia Covid: la strategia del Governo per la quarta ondata

Errore numero 1: il piano messo in atto per contrastare la variante Omicron è stato sostanzialmente legato a doppio filo all'uso dei vaccini e degli strumenti come il Green Pass ed il Super Green Pass.

Premesso che sull'efficacia reale di tali dispositivi, così come sul rapporto rischi-benefici dei vaccini sulle fasce più giovani della popolazione, non esistono sicurezze scientifiche indiscutibili, ciò che preme sottolineare è soprattutto l'assoluta mancanza di una strategia alternativa ad essi.

Conoscendo la grande capacità dei coronavirus di mutare e generare varianti, si poteva sospettare già con diversi mesi di anticipo che, in inverno, una di esse sarebbe comparsa e avrebbe "bucato" la protezione anche delle persone vaccinate con due dosi.

Per questo motivo creare una certificazione che permetta di tenere aperte le attività con la garanzia di trovarsi tra persone non contagiose, dal punto di vista tecnico, ha poco senso nel momento in cui una nuova variante colpisce, contagia e si diffonde forse addirittura con più facilità anche tra chi è in possesso del famigerato Green Pass.

Quale "piano b" avrebbe dovuto considerare allora il Governo? Volendo proseguire con il concetto legato alla vaccinazione di massa, le somministrazioni della terza dose booster avrebbero dovuto cominciare molto prima, anche perché molti italiani avevano terminato il primo ciclo vaccinale già da inizio estate (un controsenso, a pensarci ora), trovandosi di conseguenza "scoperti" contro Omicron. 

In alternativa, perché non utilizzare i mesi estivi e autunnali per cercare di mettere una pezza ai problemi infrastrutturali legati a mezzi pubblici, scuola e sanità?

Vero è che si tratta di situazioni complesse che derivano da anni di inefficenza istituzionale e mala gestione: ma con tutto l'impegno profuso dal governo per creare le norme cervellotiche su Green Pass e Super Green Pass in banche, negozi, centri commerciali, eccetera ... beh, forse qualche miglioramento un po' più significativo era lecito aspettarselo. 

Le carenze sanitarie e strutturali italiane

L'errore numero 2, infatti, è strettamente legato al discorso precedente. Come si può contrastare una pandemia se le persone stanno appiccicate l'una all'altra, ad esempio, sui mezzi pubblici?

Il distanziamento sociale dovrebbe essere una delle principali armi contro il Covid, ancora di più rispetto alle mascherine, chirurgiche o Ffp2 che siano.

Non si tratta di mettere in dubbio l'efficacia dei dispositivi di protezione respiratoria, naturalmente. Il problema, proprio come con il Green Pass, è l'eccessiva sicurezza di chi le indossa, che può portare ad una scarsa attenzione al rispetto delle regole basilari del distanziamento.

Questo ragionamento venne fatto già ad inizio pandemia da Anders Tegnell, epidemiologo svedese responsabile della risposta al covid nel paese Scandinavo, il quale ha dichiarato:

Mantenere il distanziamento sociale è un modo molto migliore per controllare questa malattia piuttosto che mettere delle maschere sulla faccia delle persone. Siamo preoccupati [...] che le persone mettano le maschere e poi pensino di poter andare in giro facendo vita sociale stando vicini gli uni agli altri, magari facendo vita sociale essendo malati.

Per questo motivo in Svezia le mascherine non sono mai state obbligatorie nemmeno al chiuso, né sono mai stati implementati lockdown anche solo lontanamente paragonabili a quelli italiani. Le statistiche svedesi su contagi e decessi Covid sono comunque buone: non le migliori in Europa, ma decisamente migliori, per esempio, di quelle del nostro paese.

Il problema italiano, però, che anche volendo impedirebbe comunque l'attuazione di una strategia simil-svedese, è dato appunto dalle carenze infrastrutturali, nonché da quelle sanitarie.

La medicina territoriale, che un tempo era ben presente in Italia, è oggi allo sfacelo, e la maggior parte dei medici di base è esautorata e svolge in pratica un mero lavoro d'ufficio.

In questo modo, è facile che le persone si debbano recare nei Pronto Soccorso anche per problemi minori. Così i Pronto Soccorso si intasano, il personale è insufficiente e magari non dispone di strutture adeguate.

Ecco dunque che gli ospedali (o le Rsa), che dovrebbero essere i luoghi più asettici e sicuri in assoluto, diventano invece un polo dove si possono facilmente verificare focolai di Covid. E dato che è proprio negli ospedali che si trovano le persone più fragili, è facile intuire come questa serie di eventi, generata dalle mancanze a livello di infrastrutture e sanità, può causare un grave aumento a livello di mortalità complessiva.

Smart working in pandemia, uno strumento sottovalutato dal Governo

Per parlare dell'errore numero 3 del Governo nella gestione della quarta ondata della pandemia, ci spostiamo nell'ambito lavorativo.

Il tema è quello dello smart working: il lavoro da remoto è stato uno strumento molto importante nella lotta contro il Covid, in quanto ha permesso la prosecuzione dell'attività delle aziende e dei pubblici uffici anche nei momenti più critici.

In Italia, però, lo smart working era poco presente prima di marzo 2020, ed è stato considerato più che altro solo uno strumento temporaneo da utilizzare per fronteggiare l'emergenza.

Ciò è dimostrato dal fatto che solo a dicembre 2021 si è arrivati a definire un "Protocollo Nazionale sul lavoro in modalità agile", che prevede una serie di linee guida per i privati proprio per un miglior uso (per l'azienda e per i dipendenti) dello smart working. 

Addirittura il Ministro per la Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, a inizio settembre 2021 dichiarava che la ripresa della ricchezza nazionale dipendesse da una riduzione del lavoro agile. Mentre a inizio gennaio 2022, con l'aumento dei contagi dovuti a Omicron e i sindacati che chiedevano un maggior ricorso allo smart working per la PA, una nota del Dipartimento della Funzione Pubblica affermava:

La normativa e le regole attuali già permettono ampia flessibilità per organizzare sia la presenza, sia il lavoro a distanza, tanto nel lavoro pubblico quanto nel lavoro privato.

Insomma, qualche concessione al lavoro da remoto durante la crisi sanitaria, ma zero o poche prospettive sul suo utilizzo futuro.

Pandemia e scuola, una gestione difficile

L'errore numero 4 per la gestione della quarta ondata riguarda la scuola. Anche in questo caso le problematiche riguardano gli aspetti legati alle infrastrutture: edifici vecchi, senza impianti di riscaldamento e di aerazione adeguati, aule piccole.

Tutto ciò comporta una difficoltà enorme nel garantire le lezioni in presenza, e le norme emanate dal Ministero dell'Istruzione presieduto dal Ministro Bianchi, più che migliorare la situazione, non hanno migliorato l'hanno al massimo ingarbugliata, considerando la complessità delle regole che fanno scattare DaD e quarantene nei vari istituti.

Per non parlare del discorso legato alla precarietà degli insegnanti, altra nota dolente che non si scopre certo nel 2022, ma per cui non è stato fatto nulla per trovare una soluzione.

È evidente che, in un momento di così grande difficoltà dovuto alla pandemia e in una situazione in cui le lezioni in presenza si tengono a singhiozzo, avere delle figure stabili all'insegnamento sarebbe fondamentale.

Per i docenti precari, infatti, è praticamente impossibile poter organizzare in modo preciso e costante il percorso formativo, e questo aspetto, fisiologicamente, non può non ripercuotersi sui propri alunni.

Gestione della pandemia, gli errori di comunicazione del Governo

Ultime riflessioni per l'errore numero 5, che in realtà non è un errore di sostanza, ma di forma. Riguarda infatti l'aspetto comunicativo.

La comunicazione del Governo durante la quarta ondata della pandemia è stata veramente schizofrenica, distaccata dalle statistiche reali, improntata a cercare un capro espiatorio per giustificare le problematiche crescenti ed irrisolte.

Emblema di ciò è certamente la famosa frase del Presidente del Consiglio Mario Draghi sul Green Pass (pronunciata la scorsa estate ma le cui conseguenze si sono sviluppate nei mesi successivi):

Il Green Pass è una misura con la quale i cittadini possono continuare a svolgere attività con la garanzia di trovarsi tra persone che non sono contagiose. È una misura che dà serenità, non che tohlie serenità.

Purtroppo questa previsione non si è avverata, ma la comunicazione delle settimane e dei mesi seguenti è stata improntata a dimostrare in ogni modo che invece la strada scelta era quella corretta, minimizzando o ostracizzando tutte le opinioni contrarie.

Forse questo modo di fare caotico è derivato dalla stessa confusione presente nell'azione di Governo, che ha partorito 5 diversi DPCM nel giro di un mese, tra dicembre 2021 e gennaio 2022.

La speranza è che in questo 2022, una volta superata la fase critica della quarta ondata, le istituzione preposte siano in grado di imparare dagli sbagli commessi negli scorsi mesi, e che sia quindi possibile migliorare la situazione di infrastrutture, scuola e lavoro, riuscendo al contempo a comunicare le proprie scelte ai cittadini in modo più chiaro e coerente.

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