Per chi votano i ricchi (e per chi votano i poveri)

Nel video di ieri ho fatto la cronistoria del finanziamento pubblico ai partiti politici.

Nel video di ieri ho fatto la cronistoria del finanziamento pubblico ai partiti politici. Una storia nata nel 1974 e dopo varie vicissitudini conclusasi nel 2013 anno nel quale è stata approvata la legge tutt’ora in vigore.

In pratica i partiti politici sostanzialmente possono ricevere finanziamenti attraverso due modalità:

  1. 1.

    con versamenti volontari dei cittadini che singolarmente non possono superare l’importo di 100.000 euro e

  2. 2.

    riservando il 2 per mille dell’Irpef pagata attraverso la denuncia dei redditi. Di questa tipologia di finanziamento ne potranno beneficiare, però, solo i partiti  il cui statuto è stato valutato** dalla Commissione di garanzia degli statuti per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici**. 

In pratica tutti i partiti si sono sottoposti a questa Commissione di garanzia degli statuti per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici con una sola eccezione il Movimento 5 Stelle per cui questo partito non può beneficiare di questa forma di finanziamento popolare.

Ultima annotazione forse superflua, ma è sempre meglio specificare: non è che i contribuenti pagano il 2×1000 in più della loro Irpef per essere destinata ad un partito politico, semplicemente dicono allo Stato che il 2×1000 della Irpef che loro hanno versato debba essere attribuita ad un determinato partito politico.

Quindi non c’è alcun aggravio per il contribuente. Ciò che doveva pagare come Irpef rimane inalterato, solo che il 2×1000 di quell’importo anziché andare allo Stato viene destinato ad un partito politico.

Come poi vi avevo anticipato nel video pubblicato ieri pochissimi giorni fa il Ministero dell’Economia e delle Finanze nel comunicato numero 11 del 19 gennaio 2023 – pubblicato sul sito del Dipartimento delle Finanze – ha diffuso i dati relativi alla scelta dei contribuenti di sostenere il proprio partito, indicandolo nella dichiarazione dei redditi, quale destinatario del 2 per mille del proprio IRPEF, così come stabilito dal DL 149/2013, articolo 12.

Insomma ha pubblicato i dati relativi a quanto gli italiani hanno contribuito attraverso il 2 per mille ai partiti, il Ministero per ciascuno degli innumerevoli partiti politici riporta quattro voci, cominciamo così a dare i numeri:

Le scelte valide, ossia il numero dei contribuenti che hanno optato per attribuire il 2 per mille della propria Irpef ad un partito politico sono stati 1.431.384

Dato che le dichiarazioni dei redditi totali sono state 41.180.529 ciò significa che soltanto il 3,48% degli italiani hanno optato per questa scelta, ossia per destinare il due per mille ai partiti politici.

Sempre il Ministero poi, fatto 100 il numero degli italiani che hanno destinato il due per mille ad un partito politico ha calcolato le percentuali di aderenti per ciascun partito. Ed ecco i dati, mi riferisco naturalmente solo ai partiti principali.

In testa troviamo, nettamente, il Partito Democratico con il 33,24%.

Attenzione chiaro a cosa mi sto riferendo?

Dato che dei 1.431.384 italiani che hanno dato il due per mille ad un partito, in 475.808 hanno scelto di darlo al Partito Democratico ciò significa che il 33,24% di coloro che hanno scelto di destinare il proprio 2 per mille ai partiti politici lo hanno attribuito al Partito Democratico.

Qui non stiamo parlando di che importo è stato destinato, ma solamente nel numero di persone che hanno voluto destinare il loro due per mille ad un partito politico.

Ed ecco gli altri, dopo ripeto il 33,24% del Partito Democratico troviamo: Fratelli d’Italia col 16,34%, Lega 6,96%, Verdi 5,30%, Sinistra Italiana 5,02%, Articolo 1 4,67%, Italia Viva 3,68%, Azione 3,43%, Italexit 3,05%, Più Europa 2,91%, Forza Italia 2,36%.

Dopo questi numeri che considerazione va fatta? Dunque naturalmente diamo per scontato che se una persona decide di destinare il 2×1000 della propria Irpef ad un partito ebbene è anche un elettore di quel partito.

Se poi tutti gli elettori dei partiti dessero il loro 2×1000 al partito che hanno votato, dovremmo trovare che quella percentuale ricalcherebbe l’esito elettorale.

Dato che, come abbiamo visto non è così, ciò significa che gli elettori di certi partiti sono più propensi a sorreggere anche economicamente attraverso il 2×1000 il loro partito.

E cosa ne esce dai dati che vi ho appena elencato? Che gli elettori dei partiti di sinistra sono molto più propensi a destinare il 2×100 al proprio partito rispetto agli elettori dei partiti di destra. Sottolineo solo i casi più eclatanti:

Il 33,24% al PD è molto di più, praticamente il doppio dei voti che ha preso il Pd alle ultime elezioni, il 16,34% di Fratelli d’Italia è molto di meno, praticamente la metà dei voti che Fratelli d’Italia ha ottenuto alle scorse elezioni.

Ma anche le percentuali del 2×1000 avuto da partiti come Verdi, Sinistra Italiana ed Articolo 1, sono molto superiori ai voti che questi partiti hanno ottenuto alle elezioni. Mentre il 2,36% di Forza Italia è molto di meno della percentuale di voti che il Partito di Berlusconi ha ottenuto alle scorse elezioni.

Ribadisco, ciò significa che gli elettori dei partiti di sinistra sono molto più propensi rispetto agli elettori dei partiti di destra a sorreggere con questo strumento, ossia il due per mille della propria denuncia dei redditi, il partito per il quale votano. E’ quindi un merito dei partiti di sinistra.

Ed arriviamo a quanto hanno incassato dal 2×1000 i partiti politici, e qui ecco le principali sorprese:

Partito Democratico 7.347.000 euro, Fratelli d’Italia 3.132.000 euro, attenzione adesso … al terzo posto Azione di Calenda 1.257.000 euro, Lega 1.210.000 euro, Italia Viva di Renzi 973.000 euro, Articolo 1 895.000 euro, Verdi 837.000 euro, Sinistra Italiana 833.000 euro, Forza Italia 581.000 euro e poi lo cito perché senza dubbio qualcuno di voi me lo avrebbe chiesto Italexit 460.000 euro.

Da questi dati cosa emerge, beh che il Partito Democratico fa la parte del leone, incassa 7.347.000 euro molto più del doppio di Fratelli d’Italia (3.132.000) pur avendo avuto la metà circa dei voti che ha ricevuto il Partito della Meloni.

Ma ripeto, almeno questa volta il PD non ha rubato niente, ha solo beneficiato dell’appoggio che gli è stato dato dai propri elettori, semmai sono gli elettori di Fratelli d’Italia che non hanno contribuito con il 2×1000 al partito che hanno votato.

Ma ora va sottolineato un fattore importante, il boom di Azione il partito di Calenda, che è in ottava posizione come numero di sottoscrittori, ma al terzo posto come importo incassato. Come si giustifica?

E’ semplice e banale, c’è una sola motivazione possibile: i contributori del Partito di Calenda sono molto danarosi, o se vogliamo dirla in maniera più gentile, hanno dichiarazioni dei redditi molto più elevate degli altri.

Ed eccoci arrivati ad un dato che personalmente ho ricostruito soltanto io, ed ossia: a quanto ammonta la dichiarazione dei redditi, in media naturalmente, degli elettori dei diversi partiti, o meglio di coloro che hanno volontariamente optato per destinare il 2×1000 della loro Irpef al proprio partito politico.

Se vogliamo poi dirla in maniera più terra terra, per chi votano i ricchi e per chi votano i poveri?

Ed ecco i risultati:

In testa, nettamente, troviamo Azione il partito di Calenda, il cui elettore in media dichiara redditi, ossia ha un reddito lordo annuo, per un ammontare di 43.000 euro, al secondo posto Sud Tiroler Volkspartei 35.000 euro, terzo posto Italia Viva 34.000 euro, poi Forza Italia 32.500 euro, Partito Democratico 30.000 euro, +Europa 28.000 euro, Fratelli d’Italia 27.000 euro, Articolo 1 27.000 euro, Lega 24.500 euro.

Insomma Azione è il partito … diciamo delle persone benestanti … e qual è il Partito dei poveri? In fondo alla classifica troviamo Italexit, il cui elettore mediamente guadagna 22.000 euro lordi all’anno.

Insomma concludo questo video tagliando con l’accetta, i ricchi votano per Azione, Sudtiroler Volkspartei ed Italia Viva, i poveri per Lega ed Italexit.

Naturalmente si potrebbero fare anche tante altre considerazioni, ma le lascio ai vostri commenti.

Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti è laureato in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Padova. Nella sua attività professionale ha collaborato con importanti Istituti Finanziari, ricoprendo diversi ruoli. Giancarlo Marcotti è Direttore Responsabile di Finanza In Chiaro, oltre che curatore della rubrica I Mercati e redattore della sezione portafoglio nella quale, giornalmente, riporterà le scelte di investimento effettuate. Giancarlo Marcotti cura la trasmissione Mondo e Finanza su Youtube di Money.it.
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