Putin taglia il gas? Nessun blackout: Qatar salva l’Italia!

Un grande aiuto sull'importazione di gas liquido arriva dal Qatar: il problema sarà la creazione di infrastrutture. Putin però non ha ancora vinto.

Previa telefonata del premier Mario Draghi, la scorsa settimana il Ministro degli Affari Esteri Luigi di Maio in compagnia dell‘amministratore delegato dell’Eni Claudio Descalzi si sono recati nel Doha per una visita all’emiro del Qatar.

L’obiettivo raggiunto è incrementare l’importazione, già esistente, di gas liquido nel nostro Paese.

Restano da comprendere le condizioni di questo accordo, ma l’urgenza di affrancarsi il più possibile dalle forniture russe preme in modo pressante.

Qatar e Algeria sono storicamente nostri fornitori di gas, ma in percentuale nettamente inferiore a quanto importato dalla Russia. Nel tentativo di isolare completamente il Cremlino l’opera del ministero degli esteri pare voglia estendersi ad altri Paesi nel mondo, in modo da diversificare il più possibile le fonti di materie prime.

Il Doha, nel tempo, si è rivelato un fornitore assolutamente affidabile, sono certo che non sarà un problema consolidare la partnership sia per quanto riguarda il gas liquido che quello naturale, aumentando l’importazione. Il negoziato è andato a buon fine.

Così si è espresso Luigi di maio, come riportato su rinnovabili.it – i suoi toni non nascondono una certa soddisfazione per la riuscita di un’impresa che è solamente agli albori.

L’Italia, così come l’Unione Europea, sono sempre più motivate a trovare altri interlocutori per ampliare i negoziati e rendersi completamente indipendenti da ogni probabile rappresaglia proveniente da Mosca, in termini di materie prime.

La guerra in Ucraina sta facendo letteralmente tremare l’Europa. Tra minacce nucleari e aumento dei costi energetici, si spera di sospendere definitivamente ogni importazione dalla Russia, portando il GNL in cima alla lista delle priorità. 

Ma cos’è esattamente il GNL?

E’ l’acronimo di Gas Naturale Liquefatto, si tratta di una risorsa performante, pulita ed ad alta combustione, trasportabile via mare e adatta all’uso industriale e civile se incanalato attraverso le reti adeguate.

così viene definito su liquigas.it

Da tempo ormai gli USA stanno lavorando al progetto di accorpare più fornitori possibili a livello mondiale, per fare in modo che l’Unione Europea non debba soffrire di carenze o ricatti provenienti dal Cremlino e in generale non debba essere assoggetata a scelte che comporterebbero una grossa sofferenza per famiglie e imprese.

Oltre il Qatar e l’Algeria, nella corsa al combustibile è stato chiamato in causa anche il Giappone, non come produttore di materia prima, ma come compratore storico di quella risorsa: avendone immagazzinate quantità immani, può cedere parte della sua eccedenza, come misura d’emergenza.

Emergenza, si: la Russia ha alzato i prezzi da molto prima che la crisi Ucraina raggiungesse i livelli d’allerta a cui stiamo assistendo e le provviste di gas immagazzinato in Europa sono davvero limitate.

Il GNL sarà sufficiente a scaldarci?

Purtroppo, per il momento la risposta pare essere un NO.

Si tratta di un palliativo, ma non la soluzione definitiva per scalzare una volta per tutte il monopolio russo.

Prendendo in considerazione il fabbisogno a livello globale, il gas liquido non è sufficiente, come materia prima, a coprire l’annullamento totale delle forniture di Mosca nell’Unione Europea. In realtà, può soddisfare poco più della metà della domanda complessiva UE.

Il già noto Claudio Descalzi aveva commentato in passato la penuria di nuove imprese e risorse nate da tale fabbisogno.

Come se non bastasse, nel territorio Europeo non sono ancora nati impianti bastanti a rigassificare gli enormi quantitativi di GNL: bisognerebbe ripensare completamente tutta l’industria del settore per renderla performante sul lungo termine e consentire di accogliere tutta questa importazione allo stato liquido.

Fatta eccezione per alcuni Paesi debitamente attrezzati, il problema sarà anche infrastrutturale: la creazione di una rete di gasdotti che possa coprire l’intera superficie UE è un’operazione mastodontica.

Nonostante ciò, il Qatar, già dallo scorso anno, è stato definito un competitore temibile nella fornitura di combustibile a livello internazionale.

La Qatar Petroleum, aveva ià consolidato i suoi commerci a livello internazionale, soprattutto per quanto riguarda i progressi nell’incremento produttivo di GNL avvalendosi della materia prima presente nel North Field, la più grande falda di gas naturale conosciuta. 

Le azioni mercantili del Qatar, definite coraggiose dal giornale locale al-Arab, in tempi non sospetti avevano lasciato presagire un surplus nell’offerta 2022, situazione che attualmente si è del tutto ribaltata.

Problematiche tra Qatar ed Europa

Tra italia, UE e Qatar ci sarebbero dei trascorsi non proprio lieti, a proposito di gas liquefatto.

 La Commissione Europea ha messo sotto inchiesta la QatarEnergy, azienda di produzione e trasformazione di materie prime combustibili: nel mirino le clausole contrattuali di destinazione riguardanti le forniture sul lungo periodo. 

leggiamo su startmag.it

Le diciture oggetto di indagine non permetterebbero di convogliare verso destinazioni diverse da quelle programmate mentre il combustibile sarebbe già in transito via mare.

Con il risultato che l’acquirente può vendere a sua volta il gas, ma solo qualora il GNL fosse arrivato a destinazione, cioè all’impianto rigassificatore predeterminato.

Perchè questo sarebbe un problema?

Per la Commissione europea questa condizione imposta sarebbe un ostacolo nell’ottica di una fusione con il commercio di energia in Europa.

L’indagine, ancora in essere, non sembra però inficiare i tentativi di dialogo con il Qatar in quanto bruxelles ammette il carattere di urgenza e criticità della questione forniture: è probabile pertanto che l’inchiesta venga chiusa di buon grado.  

Le condizioni contrattuali descritte, in ogni caso, sono una consuetudine: Anche i rafforzamenti mediante gli eccessi di GNL che partiranno dal territorio nipponico dovranno sottostarvi, dunque la consegna in Europa non sarà proprio automatica.

Ma in caso di assolutà necessità, inutile mettersi a discutere e creare complicazioni in un contesto già critico.

Lo scoglio della rigassificazione

Al di là delle beghe contrattuali, rimane il problema tecnico della rigassificazione del combustibile allo stato liquido.

Inoltre non sappiamo se vi siano delle specifiche attinenti a nuovi contratti col il Qatar o si tratti solo di una parola data al nostro Paese in segno di supporto.

Dopo le recrudescenze nei rapporti con la Russia, il Doha si era già proposto a fornire un quantitativo maggiore annuale all’Italia, utilizzando per il trasporto del GNL il gasdotto Transmed, che transita sul territorio tunisino fino ad approdare a Mazzara del vallo, in Sicilia.

Ottimi propositi che vanno a cozzare con la nostra capacità di rigassificare il liquido.

Il Ministero per la Transizione Ecologica ha incrementato le strutture riceventi, tra Rovigo, Panigaglia e Livorno, ad oggi tenute al minimo del proprio potenziale, ma non basta per risolvere il problema italiano.

Occorre velocizzare non solo la creazione di nuovi impianti rigassificatori ma anche la burocrazia che dovrebbe essere il preludio alla loro costruzione: stiamo parlando non di mesi, ma di anni prima che tutto questo piano di rinnovamento possa effettivamente diventare attivo e funzionante.

Berlino si è già attivata per realizzare il rigassificatore di Brunsbuttel, ma lo vedremo funzionare appena tra due anni. 

Questo riporta il sito borsainside.com – tanto per rendere un’idea delle tempistiche e delle difficoltà che dovremmo affrontare prossimamente.

Rigassificatori in mare

Il premier Draghi sta tentando l’accellerata sulla costruzione di nuove infrastrutture pensandole su piattaforme marittime.

Il che potrebbe essere una buona idea considerando che il GNL, rispetto ad altri generatori di calore, ha un impatto ambientale relativamente basso.

Per il momento, l’idea è soprattutto quella di potenziare al massimo il regime delle strutture già esistenti, in tutto tredici, ampliandole, rendendole più performanti, in attesa di poterne costruire di nuove.

La corsa agli stoccaggi è ufficialmente aperta, in attesa del prossimo inverno, che non dovrà coglierci impreparati, nè come famiglie nè come imprenditori.

Il Belpaese mantiene il primato sullo stoccaggio del gas in UE e questa per noi è decisamente una notizia confortante. Considerando anche la volontà di velocizzare il processo di diffusione sulla nascita di nuovi impianti per le energie rinnovabili (in particolare pannelli solari) possiamo dire che forse ce la faremo.

Per il rotto della cuffia.

Draghi continua a considerare il GNL come combustibile transitorio, adatto si a far fronte all’emergenza, ma non lo reputa una soluzione definitiva.

La soluzione sta nel verbo “diversificare”: commerci, Paesi fornitori, impianti, infrastrutture.

Non c’è una sola sola soluzione al problema creato dal ricatto russo, ma ci può essere una sinergia di soluzioni che portano a risolvere quel problema.

La Commissione Europea se ne sta occupando come esigenza prioritaria rispetto a tutto il resto.

Il rischio di fermare nuovamente, dopo la pandemia, le industrie energivore e di conseguenza farci trascinare in un’altra recessione economica collettiva, purtroppo, è ancora alto.

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