Il reddito di cittadinanza e la povertà

Le menti migliori della nostra generazione si affacciarono dal balcone di Palazzo Chigi al termine di un Consiglio dei Ministri.

Ve lo ricordate? Era il 28 settembre del 2018, quando le menti migliori della nostra generazione (cit. Allen Ginsberg anche se naturalmente il poeta statunitense si riferiva ad altri), comunque dicevo, le menti migliori della nostra generazione, ossia Luigi Di Maio, Barbara Lezzi, Alfonso Bonafede e Danilo Toninelli si affacciarono dal balcone di Palazzo Chigi al termine di un Consiglio dei Ministri. 

Ai loro piedi alcuni parlamentari e simpatizzanti del Movimento festanti, mentre gli allora ministri pentastellati, esultavano, braccia al cielo, indice e medio alzati, secondo alcuni in segno di vittoria, secondo altri … richiesta di un bisogno.

Cosa festeggiavano?

La risposta la dava Di Maio, “Abbiamo abolito la povertà” urlava Di Maio.

Mentre i manifestanti rispondevano scandendo lo slogan “Noi siamo il cambiamento”.

Quanto tempo è passato? Meno di quattro anni? NO! È passata una vita!

I dati più recenti sono impietosi, certo non è colpa del reddito di cittadinanza se l’Italia si ritrova oggi in una situazione decisamente peggiore rispetto a quattro anni fa, ma certamente non sono esenti da colpe i Cinquestelle.

Il numero di famiglie in stato di povertà è oggi pari a quelle del 2018 nonostante per anni siano state erogate ingenti somme attraverso il reddito di cittadinanza, certo non ci fosse quella misura oggi le famiglie in difficoltà sarebbero ancora di più, ma è inevitabile arrivare anche alla conclusione che buona parte dei fondi erogati non siano andati alle famiglie davvero bisognose.

Ha inciso anche la crisi innescata dalle folli misure adottate per combattere la pseudo pandemia, ma proprio il Movimento 5 stelle, in quanto partito di maggioranza, ha la maggiore responsabilità delle follie adottate dal Governo Conte due e successivamente dal Governo Draghi.

Ed ora diamo un po’ di numeri.

Nei primi cinque mesi dell’anno, ossia da gennaio a maggio, nelle regioni del sud e nelle isole sono state presentate 466.000 richieste di reddito di cittadinanza, il 15% in più rispetto allo scorso anno, mentre al centro le richieste sono state 120.000 in calo del 5,8% ed al nord 166.000 in calo del 19%.

Sempre a fine maggio le famiglie che beneficiano del reddito di cittadinanza sono un milione e cinquantamila, il 63% di esse risiedono al sud e nelle isole.

E si deve anche evidenziare che soltanto il 33,7% della popolazione italiana risiede nel sud e nelle isole, il 19,9% nel centro ed il 46,4% nel nord Italia.

Quindi il 33,7% della popolazione beneficia del 63% del reddito di cittadinanza, cioè quasi il doppio. 

Le regioni che con il maggior numero di famiglie beneficiarie sono Campania (21,9%), Sicilia (19%), Lazio (10,6%) e Puglia (9,3%).

Ovviamente se ne deve dedurre che la differenza di reddito fra nord e sud Italia anziché ridursi sta aumentando, e questa, lasciatemelo dire è una notizia decisamente allarmante.

Un dato che potrebbe risultare poco prevedibile è che il reddito di cittadinanza viene erogato nel 47% dei casi ai single, nel 41% dei casi a famiglie che hanno figli a carico e nel 16% dei casi a persone con disabilità, so che la somma fa 104, ma questi sono i dati dell’Inps probabilmente vengono calcolati due volte le famiglie che hanno figli a carico disabili.

Il divario fra nord e sud viene poi confermato anche dai dati sul peso economico che hanno le tre macroregioni.

Questi dati arrivano da Bankitalia, dal 2010 al 2020 il peso economico del Mezzogiorno si è ulteriormente ridotto, queste le parole tratte appunto dal rapporto presentato da Bankitalia:

Il divario con il Centro Nord in termini di tassi di occupazione e di prodotto pro capite è tornato ad ampliarsi; i livelli di produttività, nelle regioni del sud, sono rimasti ampiamente inferiori a quelli del resto del Paese.

È chiaro che il problema del divario Nord Sud non lo si può attribuire ai Cinquestelle, ma è altrettanto chiaro che con i Cinquestelle al Governo ormai da più di quattro anni, questo divario è solo che aumentato, nonostante l’introduzione del reddito di cittadinanza.

Sempre dal report di Bankitalia si evidenzia che nel Sud Italia, come abbiamo detto, vive un terzo della popolazione italiana, che però produce solo un quinto del Pil e addirittura partecipa solo per un decimo delle esportazioni nazionali.

Ma sentite cosa viene specificato nel Report di Bankitalia:

Il ritardo economico del Sud è un freno alla crescita generale e un’importante fonte di disuguaglianza del nostro paese.

Attenzione ora …

Con la crisi finanziaria (2008-2009) e quella successiva dei debiti sovrani (2011-2013), l’Italia ha registrato infatti un significativo arretramento e ha perso ulteriore terreno rispetto ai paesi più avanzati e al resto d’Europa, accentuando una tendenza già evidente dalla fine degli anni Novanta del secolo scorso.

Ma va! L’Italia ha perso ulteriore terreno nei confronti dei Paesi più avanzati del resto d’Europa, accentuando una tendenza già evidente dalla fine degli anni Novanta del secolo scorso. Ma va!

Cosa è mai successo alla fine degli anni novanta del secolo scorso che ci ha fatto perdere terreno nei confronti dei Paesi più avanzati d’Europa … Dai Banca d’Italia, dai spremiti le meningi, concentrati, cosa sarà mai successo alla fine degli anni novanta del secolo scorso.

Dai che forse ci arrivi … no! Non ci arriva.

Banca d’Italia ritiene che dalla fine degli anni novanta del secolo scorso l’Italia ha cominciato a perdere terreno nei confronti dei Paesi più avanzati d’Europa … per un puro caso, non c’è un fatto che ha determinato tutto questo.

Anzi, Bankitalia è finanche fiduciosa perché abbiamo un’opportunità unica per colmare il divario Nord Sud, pensate cari ascoltatori, a cosa arrivano questi, sapete per Bankitalia quale sarebbe questa opportunità quasi miracolosa, da non lasciarsi sfuggire? Il Pnrr.

A noi che stiamo affogando in mezzo al mare l’Europa, con il Recovery Fund, ci sta lanciando un peso, un blocco di cemento che ci porterà definitivamente a fondo.

Bankitalia lo sa perfettamente, ma agli italiani racconta che l’Europa ci sta lanciando un salvagente.

Poveri noi.

Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti è laureato in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Padova. Nella sua attività professionale ha collaborato con importanti Istituti Finanziari, ricoprendo diversi ruoli. Giancarlo Marcotti è Direttore Responsabile di Finanza In Chiaro, oltre che curatore della rubrica I Mercati e redattore della sezione portafoglio nella quale, giornalmente, riporterà le scelte di investimento effettuate. Giancarlo Marcotti cura la trasmissione Mondo e Finanza su Youtube di Money.it.
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