Reddito di libertà: 400 euro alle donne vittime di violenza

Il Reddito di libertà è una misura di sostegno dal valore di 400 euro volta a sostenere le spese per le donne vittime di violenza. La condizione economica in cui versano e lo stato di fragilità sono le condizioni in cui rientrare per fruire dell'assegno mensile erogato dall'Inps. Come funziona? Può arginare il problema? Vediamolo insieme:

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I casi di violenza sulle donne sono aumentati vertiginosamente con l’insorgere dell’emergenza epidemiologica da Covid 19.

A causa del confinamento forzato, il rischio di essere nuovamente vittime di abusi si è fatto ancor più palese, facendo assumere alle mura domestiche le sembianze di una prigione.

Impossibile uscirne vive, impossibile chiedere aiuto.

I media e gli specializzati in materia hanno evidenziato quanto fosse difficile il contatto tra le vittime e i servizi di supporto, quanto fosse pericoloso per loro, denunciare il maltrattante.

Varcate le porte del 2021 il numero di pubblica utilità contro la violenza e lo stalking ha continuato a squillare sempre di più.

Ciò ha fatto capire quanto occorresse ricorrere ad immediate misure di emergenza.

Ad oggi, grazie alla sensibilizzazione e alla lotta continua i casi pilota sembrano essere scesi ma, purtroppo, non tanto da poter dire di aver arginato il problema.

Al fine di sostenere le donne che versano in condizioni fragili a seguito di violenza, è stato indetto il reddito di libertà.

Una misura di sostegno per ridare loro dignità e indipendenza.

Vediamo come funziona e se può, almeno in parte, contribuire ad arginare il manifestarsi di tale reato contro i diritti umani.

Reddito di libertà: la violenza sulle donne ai tempi del Covid

 In uno dei tanti libri che riempiono la mia libreria, un giorno ho letto una frase di Isaac Asimov che recitava: “La violenza è l’ultimo rifugio dell’incompetente”.

La violenza, di per sé presuppone l’atto di abusare di un soggetto debole mettendo in atto una strategia che mira al controllo e all’isolamento.

Nella maggior parte dei casi pilota, gli elementi che caratterizzano la violenza sulle donne prediligono il controllo assoluto delle sue azioni quotidiane e l’allontanamento dalla rete familiare/sociale alla quale essa appartiene.

In questo modo, il maltrattante si prende la libertà di sfogarsi come meglio crede sulla donna, impossibilitata ad appoggiarsi ad una qualsiasi forma di sostegno.

L’incompetente di cui parla Asimov, è un soggetto che al primo impatto potrebbe sembrare normale, un individuo standard con il quale si potrebbe anche prendere un caffè.

Purtroppo, oltrepassato l’entrata di casa si trasforma improvvisamente in un misto di gelosia, frustrazione, possessione ed aggressività.

Questo cambiamento psicologico negativo ha trovato nutrimento soprattutto durante i lockdown imposti durante la pandemia Covid 19 ed è proseguito sino ad oggi, seppur scemando.

Un’indagine pubblicata da CEPOL a luglio di un anno fa, definiva questo fenomeno “pandemia ombra”.

Con questo termine indica quanto fosse devastante l’impatto delle decisioni in materia sanitaria rapportate alla sfera privata.

Non tutte le donne hanno goduto delle restrizioni curando il proprio giardino o passando più tempo con i propri figli.

Alcune non hanno neppure potuto rendersi conto di dove fossero dopo un riprovevole scontro fisico.

Reddito di libertà e associazioni: quali sono gli obbiettivi in comune? 

Il 29 e il 30 luglio  2021 si sono tenute due giornate di confronto sul tema di violenza sulle donne, tenute dalla Fondazione Onlus “L’albero della vita”.

Tra le priorità emerse dopo un lungo dibattito ci sono:

  • sensibilizzazione pubblica attraverso campagne social e in presenza
  • creazione di una comunicazione più strutturata ed efficiente tra la rete antiviolenza e gli assistenti sociali
  • formazione dei giudici e di tutti coloro che prendono parte al percorso di uscita dalla violenza
  • evitare la vittimizzazione secondaria delle donne
  • ascolto attivo delle testimonianze

Oltre a queste, si è a lungo riflettuto sulla presenza insufficiente di assistenti sociali, un fattore al quale porre rimedio implementando il servizio di pronto intervento.

In caso di situazioni gravi di violenza sessuale, si è discusso anche sulla presenza della figura di un’ostetrica, in grado di individuare situazioni particolari con domande specifiche in fase di screening.

Per compiere tutti questi obiettivi, spiega vita.it:

“ è urgente creare un sistema integrato di rilevazione dei dati, anche giudiziari, che superando la frammentarietà e la parzialità delle informazioni, generi flussi strutturati di informazioni fruibili a livello nazionale e locale”

Utilizzando un approccio che sia preciso, diretto e che abbandoni l’ottica superficiale che ha sempre portato la violenza delle donne ad essere un tema “insonorizzato”.

Come fare?

Redigendo una mappatura pubblica in modo tale da raccogliere tutte le informazioni possibili dalle donne vittime di abusi garantendo loro il totale anonimato.

L’interesse e l’impegno promossi da questa associazione, come anche da tante altre, è riuscito a smuovere anche gli Enti più importanti arrivando a contribuire alla messa in opera del Reddito di libertà.

Reddito di libertà: che cos'é e cosa prevede?

Introdotto dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri il 17 dicembre 2020, il Reddito di libertà è una misura di sostegno indirizzata alle donne vittime di violenza e in difficoltà economica.

Pubblicato recentemente in Gazzetta Ufficiale, costituisce uno strumento molto importante per il benessere e i bisogni di soggetti fragili e vittime di reato.

Ad idearlo è stato Giuseppe Conte che, dopo il via libera da parte della Corte dei Conti, ha deciso di finanziarlo attraverso un fondo da 3 milioni di euro ripartito tra le Regioni e le Provincie autonome.

La misura prevede l’erogazione di un assegno mensile di 400,00 euro alle donne vittime di violenza che versano in grave difficoltà economica.

Queste condizioni sono fondamentali per godere della retribuzione poiché, come spiega amp.ilgiornale.it:

“occorre versare in uno stato di particolare vulnerabilità e povertà ed essere inserite in un percorso di fuoriuscita dalla violenza”

Per poter usufruire del trattamento, dunque, occorre partecipare ad un percorso attivato dai Centri antiviolenza riconosciuti.

Indispensabile per poter riacquisire il controllo della propria vita e affrontare il trauma subito.

L’Inps si occuperà di valutare le condizioni effettive delle vittime e vigilare la legittimità delle domande.

L’assegno andrà a sostenere le spese volte a:

  • assicurare autonomia abitativa
  • assicurare autonomia personale
  • coprire il percorso scolastico e formativo dei figli minori (se presenti)

Reddito di libertà: come richiederlo?

Tale trattamento non sarà superiore ai 12 mesi e per accedervi è necessario che, in fase di domanda presentata all’Inps, la vittima certifichi lo stato di bisogno e le sue condizioni di fragilità.

Inoltre, è indispensabile allegare alla richiesta anche:

  • la dichiarazione di adesione al percorso di emancipazione ed autonomia firmata dal rappresentante legale del centro antiviolenza al quale si è iscritti
  • la dichiarazione del servizio sociale professionale che attesti lo stato di bisogno legato alla situazione d’urgenza

Poiché è compatibile con altre misure di sostegno, il Reddito di libertà spetta anche se si gode del Reddito di Cittadinanza.

In caso di non conformità ai requisiti, l’Inps può decidere di sospendere l’utilizzo del Reddito di libertà.

Il Reddito di libertà non ferma la violenza ma aiuta a combatterla:

Può un Reddito di libertà cambiare la vita delle donne vittime di violenza?

No, ma può aiutarle a riconquistare l’indipendenza della quale sono state private.

Troppe volte si danno per scontati questi aiuti, seppur minimi, da parte dello Stato.

È giusto dire che questa misura non può ridare alle donne la sicurezza, la pace e la dignità che hanno perso.

È giusto considerare questa misura un piccolo passo in avanti, ma pur sempre un passo verso la vittoria.

Si sente spesso parlare di atti di violenza che terminano in veri e propri femminicidi e, nonostante i numeri, la maggior parte dei giornali continua a rimpicciolire la notizia.

Le prime pagine pullulano di argomenti inerenti ai dibattiti politici, a chi ha detto cosa e a quanto dissenso provocano le decisioni del Governo.

Le notizie allarmanti rappresentata dalla violenza domestica vengono relegate nei trafiletti della cronaca nera in appena una trentina di righe.

Antonella Veltri, presidente del D.i.Re denuncia il fatto chiedendo che si faccia migliore informazione al riguardo.

Come affermato nell’appello al G20 riportato su dire.it:

“La violenza contro le donne è un fenomeno globale [..] che viene alimentato dalla disuguaglianza tra uomini e donne che continua a esistere ovunque”

A tal proprosito vi lascio un video molto interessante in cui Antonella Veltri e Serena Dandini discutono proprio del tema in modo sensibile, colloquiale ma serio:

Alimentato dai pregiudizi e dagli stereotipi, questo fenomeno si diffonde a dismisura.

Ecco perché occorre agire in fretta per proteggere le donne e i loro figli dalla furia dei loro aguzzini.

Quali altri progetti esistono oltre al Reddito di libertà?:

Il Reddito di libertà è uno dei tanti modi per sostenere le donne vittime di abusi e violenze.

All’attivo vi sono moltissimi progetti e manifestazioni nelle Regioni d’Italia volti a supportare e a sensibilizzare il pubblico come ad esempio:

  • “Non sei sola” in Lombardia
  • “Non una di meno” nel Lazio

L’obiettivo è quello di fare rete e rafforzare gli interventi attraverso sistemi capaci di sostenere chi ne ha bisogno e fornire tutto l’aiuto necessario.

Sarebbe meraviglioso se si riuscire a prevenire del tutto l’accadimento di questi reati a danno del genere femminile e a danno anche della prole.

In tutto il mondo si alzano cartelli color rosa e si scende in piazza ad urlare i propri diritti, quali donne forti e coraggiose.

Il Reddito di libertà, al contario, agisce in silenzio ma continua a contribuire per il bene di donne e bambini vittime di violenza che non possono rischiare di esporsi troppo.

In un'articolo scritto da me tempo fa, faccio rientrare nella categoria delle violenze anche il fenomeno del catcalling.

Ci tengo a precisare che tale molestia non rientra nella categoria di abusi e violenze per la quale viene erogato il Reddito di libertà.

Ciò non vuol dire che debba essere considerata di meno. 

Le violenze sono pur sempre violenze e come tali, vanno combattute sempre!!!