Riapre la scuola! Tutte le nuove regole su DaD e quarantene

La scuola è pronta a ripartire in questo inizio di gennaio 2022. Con quali modalità non è però dato saperlo: lezioni in presenza o didattica a distanza? E quali sono le regole sui contagi Covid nelle classi e sulle conseguenti quarantene? Mentre presidenti di Regione, sindaci e presidi non riescono a trovare un'intesa col Governo sui protocolli da seguire, cerchiamo di fare il punto sulle ultime novità in ambito scolastico, laddove tutto può cambiare da un giorno all'altro.

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La scuola riparte dopo le vacanze natalizie. O, almeno, ci prova.

In alcune regioni il giorno del rientro era fissato per il 7 di gennaio, in altre il 10. Ma in tutta Italia il vero problema riguarda la quarta ondata di contagi di Covid 19, che già da diversi giorni hanno spinto molti addetti ai lavori a chiedere di posticipare il ritorno sui banchi, o quantomeno ricominciare non con le lezioni in presenza ma utilizzando la cosiddetta DaD, la didattica a distanza.

Il Ministero dell'Istruzione guidato da Patrizio Bianchi ha predisposto una serie di linee guida che compongono un protocollo da attuare a seconda dell'istituto scolastico e delle situazioni di positività al virus che si dovessero verificare tra gli studenti.

L'idea del Governo è infatti quella di procedere con le lezioni in presenza, limitando perciò la DaD alle sole situazioni veramente emergenziali.

A tale proposito, sono ben esplicative le parole della senatrice e sottosegretaria all'Istruzione Barbara Floridia (reperibili nel video sottostante, tratto dal canale YouTube Orizzonte Scuola Tv), la quale, durante il periodo di vacanze natalizie appena concluso, aveva già specificato che la ripartenza delle scuole sarebbe avvenuta senza ritardi e con il ritorno dei ragazzi nelle aule, puntando su monitoraggio e tracciamento dei contagi tra gli studenti.

Ma quanto può essere davvero efficace questo protocollo, e cosa succederà se il tracciamento previsto dovesse saltare? 

Purtroppo l'ennesima ondata di Covid sta colpendo duramente l'Italia, e le prossime settimane coincideranno con il picco assoluto dell'inverno 21/22. La scuola non è l'unica criticità presente nel nostro paese, ma solo una delle molteplici. E, come in tutti gli altri settori, il sistema rischia di saltare se le misure messe in atto non si riveleranno efficaci.

Come è avvenuto spesso, inoltre, esiste un grave problema di comunicazione: ogni giorno vengono infatti comunicate novità diverse rispetto agli annunci precedenti, oppure ogni regione decide di seguire la propria strada, che è magari diametralmente opposta rispetto alla linea governativa.

È il caso, ad esempio, della Campania, il cui Presidente De Luca ha annunciato lo stop alle lezioni in presenza fino al 29 gennaio per le scuole per l'infanzia, le primarie e le medie.

Di fatto, scelte di questo tipo, giuste o sbagliate che siano, sconfessano completamente le strategie prese dal Ministero, ed infatti il Governo dovrebbe a breve impugnare l'ordinanza Campana. Ma tutto questo contribuisce ad aumentare il livello di confusione, che già di suo, in questo periodo, risulta molto elevato.

Scuola e pandemia al rientro dalle vacanze

Purtroppo non occorreva certo una sfera di cristallo per immaginare, dato il contesto, che il rientro a scuola dalle vacanze avrebbe generato un caos direttamente proporzionale al recente aumento della curva di casi Covid.

Moltissimi presidi un po' in tutta Italia hanno criticato la scelta del Governo di puntare sulle lezioni in presenza in questo momento particolarmente difficile, e vorrebbero che invece si sposasse l'idea di una didattica a distanza temporanea, della durata di 2 o 3 settimane.

In questo modo, come ha espresso pubblicamente anche il presidente dell'ANP (Associazione Nazionale Presidi), Antonello Giannelli, si potrebbe superare la fase più critica della quarta ondata, i genitori potrebbero adeguarsi con le vaccinazioni dei propri figli e ci sarebbe modo di garantire più facilmente a tutti le mascherine ffp2.

Anche la segretaria generale della Cisl scuola, Maddalena Gissi, è dello stesso avviso. Dichiara infatti:

In migliaia di istituzioni scolastiche ci sono elevati rischi di ripresa a singhiozzo, di attività didattiche per poche ore o solo per qualche classe. [...] Dopo la decisione del Consiglio dei Ministri, sono scattate tutte le azioni che dovrebbero garantire un rientro in presenza ma è solo una narrazione virtuale, spiacevole e incoerente.

Protocollo scuola, quanti contagi perché scatti la DaD?

La decisione presa nel Consiglio dei Ministri del 5 gennaio di cui ha parlato la Gissi riguarda appunto lo sviluppo del protocollo previsto per il ritorno sui banchi in piena sicurezza, almeno secondo l'idea del Ministero.

Come dichiarato dal Ministro Bianchi, infatti:

Abbiamo dato regole chiare per un rientro in presenza e in sicurezza. La decisione presa dal governo tiene conto, da un lato, dei dati sanitari e dell'evoluzione della pandemia, dall'altro, rappresenta una scelta chiara che tutela la possibilità per studentesse e studenti , tenendo conto del diverso grado di vaccinazione raggiunto e del diverso grado di scuola, di continuare a frequentare in presenza.

Le regole in vigore prevedono infatti diverse soluzioni a seconda dell'istituto scolastico a cui appartengono gli studenti.

Nelle scuole per l'infanzia un singolo caso di positività nel gruppo/classe porta a dieci giorni di sospensione delle lezioni.

Diversa la situazione per la scuola primaria, dove un singolo positivo non porta ad uno stop, ma attiva la sorveglianza di tutto il gruppo. Le attività infatti proseguono in aula effettuando un primo test (molecolare oppure antigenico rapido) non appena si viene a sapere della positività, ed un secondo test dopo cinque giorni.

Se gli studenti positivi fossero due o più di due, si parte invece con la DaD per tutta la classe, per una durata di dieci giorni.

Scuola in presenza e quarantene, le novità

Una terza ulteriore opzione è quella prevista per la scuola secondaria di I e II livello (medie e superiori).

Qui un singolo studente positivo fa partire l'autosorveglianza e l'uso delle mascherine ffp2. Le complicazioni arrivano con il secondo positivo all'interno del gruppo/classe.

Con due positivi, infatti, occorre differenziare tra chi è in regola con il ciclo vaccinale (oppure è guarito dal virus) e chi no. Si legge sul sito del Ministero:

Con due casi nella stessa classe è prevista la didattica digitale integrata per coloro che non hanno avuto la dose di richiamo e hanno completato il ciclo vaccinale da più di 120 giorni e per coloro che sono guariti da più di 120 giorni. Per tutti gli altri è prevista la prosecuzione delle attività in presenza con l'autosorveglianza e l'utilizzo di mascherine ffp2.

Anche le scuole medie e superiori possono trovarsi in DaD, ma solo con almeno 3 casi di positività. Se ciò avviene, l'intera classe inizia dieci giorni di quarantena, operando per l'appunto con la didattica a distanza.

Sono stati inoltre stanziati circa 92 milioni affinché chi si trova in regime di autosorveglianza possa svolgere gratuitamente i test in farmacia.

Già da giorni, infine, è attiva la distribuzione delle mascherine ffp2 al personale scolastico, in modo particolare presso quegli istituti che vedono la presenza di alunni i quali, per svariati motivi, sono esonerati dall'obbligo di utilizzare gli strumenti di protezione delle vie respiratorie.

Tra lezioni in presenza e didattica a distanza: i problemi del modello ibrido

In sostanza, dunque, quello che inizia ad essere messo in atto in questi giorni di riapertura delle scuole dopo le vacanze di Natale è una sorta di modello ibrido, una via di mezzo tra l'insegnamento tradizionale in aula ed una proposta digitale che prevede lezioni da casa.

È evidente e del tutto naturale che tale modello debba essere giocoforza accettato, visto il contesto di assoluta emergenza sanitaria in cui si trova il nostro paese ed il mondo intero.

Si può però ragionare su quanto questa situazione possa effettivamente essere vista come un male minore per gli studenti, ed una alternativa valida alla scuola classica ed alle lezioni in presenza.

La riflessione su questo argomento deve porre l'accento sulle problematiche insite nell'approccio ibrido, il quale mostra il fianco in prima battuta ad una serie di difficoltà dal punto di vista tecnico.

Nel mondo odierno, infatti, esistono senza alcun dubbio gli strumenti che permettono di poter sostenere e seguire delle lezioni online direttamente da casa propria. Ma non è detto tuttavia che ogni famiglia abbia pieno accesso a tali tecnologie. Ciò comporterebbe la nascita di un'istruzione non accessibile a tutti, e sarebbe un punto molto grave e pericoloso per le generazioni future.

Esiste poi la tematica legata all'importanza della socializzazione, che vale per tutta la popolazione ma in modo particolare per i ragazzi delle scuole. Essere in aula non significa solo imparare freddamente la lezione, ma arricchire il proprio giovane bagaglio di esperienze in modo da maturare come persona.

È però difficile pensare di farlo con solo poche settimane di interazione con compagni e docenti, subito alternate da una decina di giorni costretti a casa in DaD.

Riassumendo, dunque, l'approccio che prevede un mix tra lavoro in aula e didattica a distanza è apprezzabile se limitato ad un periodo minimo di emergenza.

Ma l'emergenza della pandemia è presente ormai da due anni, e sarebbe perciò giunta l'ora di mettere mano ad alcune problematiche strutturali della scuola che, se risolte, potrebbero rendere le lezioni in presenza effettivamente più sicure anche nel difficile contesto attuale.

I problemi irrisolti della scuola

Tra i problemi irrisolti della scuola, presenti da anni e anni ma deflagrati in modo ancora più evidente durante il periodo della pandemia, c'è sicuramente l'aspetto legato alle infrastrutture, ciò che si può definire come edilizia scolastica.

Gli edifici utilizzati nella stragrande maggioranza dei casi non sono adatti alle esigenze degli studenti, né da un punto di vista didattico, né da quello dell'usabilità essenziale.

La dimensione delle aule o i problemi di riscaldamento e di aerazione sono un paio degli esempi di questa situazione, nonché alcuni tra i motivi che portano le classi stesse a risultare sovraffollate.

Ciò non solo rappresenta un handicap per quanto riguarda l'istruzione di molti soggetti che necessiterebbero maggiore attenzione da parte dei docenti, ma in periodo di contagi Covid costituisce anche un'ovvia difficoltà per offrire la garanzia di un corretto distanziamento durante le lezioni.

Allo stesso modo, anche la precarietà degli insegnanti finisce per essere un elemento di cui tenere conto. Insegnanti stabili possono pianificare in modo più idoneo le attività didattiche, riuscendo così a gestire meglio anche i periodi di DaD forzata.

Ma se i docenti sono costretti a non poter dare continuità al percorso formativo, dover lavorare a distanza diventa davvero un'impresa quasi impossibile sia per loro in prima persona, che per i loro stessi alunni.

Risolvere in breve tempo queste dinamiche croniche della scuola italiana è certamente impensabile. Tuttavia la pandemia di Covid avrebbe dovuto fare in modo che le istituzioni si attivassero per mettere mano almeno ad uno di questi punti critici

In caso contrario non ci saranno DaD, quarantene, mascherine o modelli ibridi che tengano. Ed il futuro della scuola, dei ragazzi e quindi di tutto il nostro paese sarà destinato ad essere decisamente molto poco allegro.