La riscossa di Bitcoin

Molti ascoltatori mi hanno chiesto di parlare dei Bitcoin, non tanto in senso generale, quanto alla luce degli ultimi eventi in campo finanziario, ossia alla luce delle crisi bancarie che hanno avuto inizio con il fallimento di Silicon Valley Bank.

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Molti ascoltatori mi hanno chiesto di parlare dei Bitcoin, non tanto in senso generale, quanto alla luce degli ultimi eventi in campo finanziario, ossia alla luce delle crisi bancarie che hanno avuto inizio con il fallimento di Silicon Valley Bank.

Effettivamente la quotazione di Bitcoin, negli ultimi giorni, ha avuto una vera e propria impennata, quindi la principale cryptovaluta ha approfittato della crisi bancaria.

Tuttavia è bene prendere in esame l’andamento di Bitcoin in un periodo di tempo un po’ più lungo ed allora focalizziamoci sugli ultimi diciotto mesi.

A novembre del 2021, dopo aver toccato i massimi assoluti a oltre 56.000 euro, la principale cryptovaluta ha iniziato una rapida discesa, discesa che si fermava su quota 30.000 euro da dove le quotazioni sono rimbalzate fino a tornare sopra quota 40.000 euro, ma proprio quando si pensava che il peggio fosse passato ecco che ritornavano pesantissime vendite che hanno caratterizzato tutto il 2022, nell’ultimo mese dell’anno le quotazioni rimanevano all’interno del range 15.000/16.000 euro.

Con l’inizio dell’anno in corso, tuttavia, ecco che tornava l’interesse su Bitcoin, il mese di gennaio è stato un mese eccellente per Bitcoin, un mese nel quale le quotazioni sono salite del 37%!!!

Nel mese di febbraio le quotazioni sono rimaste sostanzialmente stabili. Il mese di marzo per la verità era iniziato piuttosto male ma le cattive notizia del settore bancario devono aver riacceso l’interesse su Bitcoin che dal 10 di marzo, ha avuto una vera e propria impennata.

In dieci giorni quindi le quotazioni di Bitcoin sono salite del 38%.

Che questo exploit si debba mettere in relazione alle crisi bancarie è praticamente certo, semplicemente perché l’exploit, come detto, inizia il 10 di marzo, ossia il giorno seguente allo scoppio dello scandalo di Silicon Valley Bank.

Ora Bitcoin è tornato quindi a superare quota 26.000 euro dando così una bella boccata d’ossigeno agli investitori.

Bitcoin non ha quindi avuto nessun contraccolpo per il fallimento di Signature Bank, a proposito, la vicenda di Signature Bank è davvero curiosa ed emblematica.

Ebbene è vero che è stato attribuito il fallimento di Signature Bank agli affari che la Banca aveva stretto con società legate alle cripto valute, ma occorre ricordare che Signature Bank, ricordiamo Banca newyorkese, era specializzata nel ramo immobiliare.

Era praticamente la Banca che finanziava maggiormente i proprietari di appartamenti di New York ed occorre tener presente che il comparto immobiliare negli Stati Uniti è un comparto altamente speculativo.

Non possiamo minimamente paragonare il comparto come viene inteso in Italia. Negli Stati Uniti gli immobili in generale, ma anche gli appartamenti di abitazione vengono regolarmente rifinanziati, insomma, ripeto, il comparto immobiliare è un asset speculativo a tutti gli effetti.

Un asset nel quale i prezzi variano di continuo anche in maniera sensibile, insomma un asset ad elevatissima volatilità.

Per questo motivo le Banche che, come Signature Bank, concentrano il loro core business sul comparto immobiliare sono estremamente monitorate dalle autorità di regolamentazione bancaria statunitensi per la gestione del rischio.

E quando l’esposizione di queste Banche supera certi limiti sono immediatamente chiamate a ridurre le quote di prestiti immobiliari.

Tra l’altro proprio per questo motivo, ossia per la necessità di diversificare l’attività principale, Signature Bank ha esteso la sua attività ad altri settori, ha cominciato a fornire prestiti a breve termine agli investitori di private equity e ha lanciato una piattaforma di transazioni destinata alle imprese di criptovalute.

Certo non è andata su settori convenzionali, insomma, la necessaria diversificazione del business non ha ridotto di molto la rischiosità della Banca, ha ridotto l’esposizione sul comparto immobiliare aumentandolo in altri comparti non certo meno rischiosi.

Ufficialmente la banca newyorkese ha subito ripercussioni per quella che è stata definita una “scommessa sulle cripto valute” che è crollata dopo l’implosione del settore e il giro di vite delle autorità di regolamentazione bancaria sull’esposizione degli istituti di credito agli asset digitali.

E questo ha portato alla chiusura di Signature da parte delle autorità di regolamentazione, sembra però , anzi i dati dicono proprio questo, che a subire il maggior contraccolpo per la chiusura della Banca newyorkese non sia stato il comparto crypto, bensì i proprietari di appartamenti di New York, che spesso potevano contare sulla banca per il rifinanziamento dei prestiti, e si dice che quei prestiti erano erogati a condizioni migliori rispetto ad altre banche.

Abbiamo detto che Signature Bank aveva ridotto la propria esposizione al settore immobiliare, ma rimaneva uno dei maggiori prestatori immobiliari di New York al momento del crollo.

Quindi insomma era una Banca dalle molteplici problematiche e come di consueto è probabile che sia caduta la celeberrima goccia che abbia fatto traboccare il vaso.

E le polemiche non sono mancate.

Barney Frank membro del board di Signature, ha dichiarato senza mezzi termini:

Non ci sono ragioni obiettive per la chiusura di Signature Bank. Credo che parte di quanto sia avvenuto è dovuto alla volontà del regolatore di mandare un messaggio, molto forte, contro le crypto. Siamo stati usati come capro espiatorio, perché non c’era alcuna insolvenza, basandosi sui fondamentali.”

Ormai già da un po’ sono sempre più gli esponenti del mondo crypto che avanzano accuse nei confronti dei cosiddetti enti regolatori, in pratica si sentono perseguitati.

Personalmente non ho notizie certe per prendere una netta posizione, mi limito a riportare i fatti e lascio quindi a voi la libertà esprimere le vostre valutazioni.

Attendo vostri commenti.