Scudo antispread, quanto ci costerà

Il fatto che la Bce non potesse sottoscrivere titoli del debito pubblico dei Paesi aderenti all’euro aveva di fatto portato la Grecia al default nel 2012.

Il fatto che la Bce non potesse sottoscrivere titoli del debito pubblico dei Paesi aderenti all’euro aveva di fatto portato la Grecia al default nel 2012. 

La Bce quindi non è una Banca centrale a tutti gli effetti, ma tutto ciò è assolutamente comprensibile, l’eurozona è formata da Paesi diversi non è un singolo Stato, ed i soldi per salvare un Paese ce li devono mettere gli altri, capite che non è così semplice.

Chiariamo, non è che non si sia fatto nulla per evitare il default della Grecia, il Paese ellenico usufruì di diverse tranche di prestiti, l’Eurogruppo, ossia l’organismo formato dai Ministri delle Finanze dei 19 Paesi aderenti all’euro, a febbraio del 2012 approvò un piano di aiuti da 130 miliardi, nell’estremo tentativo di evitare il fallimento. E questo fu solo l’ultima tranche di aiuti.

Non bastò neppure quello e sapete com’è andata a finire.

Il problema poi è che i mercati agiscono in maniera del tutto logica, e dopo il fallimento della Grecia si posero la domanda più logica, ossia: chi sarà il prossimo?

È normale! È banale! Se voi foste stati degli investitori istituzionali, insomma se voi in quel momento foste stati a capo di banche, società finanziarie, Assicurazioni, fondi di investimento ecc. ecc. ed aveste perso dei soldi con i titoli dello Stato greci, cosa avreste fatto?

Penso che come prima cosa vi sareste affrettati a liquidare gli investimenti in titoli dello Stato che avrebbero potuto fare la fine di quelli greci. Ossia avreste venduto quei titoli di Stato del Paese che ritenevate più a rischio.

E chi era in quel momento il Paese maggiormente a rischio di far la fine della Grecia? Indovinato, l’Italia.

Le massicce vendite di titoli dello Stato italiano hanno fatto schizzare all’insù i tassi di interesse sul nostro debito pubblico, quindi lo spread. Ma se era stato impossibile salvare la Grecia che è una piccola economia, a maggior ragione era chiaramente impossibile salvare l’Italia.

A quel punto Draghi si trovò in una situazione pressoché disperata. Riuscì ad ottenere la costituzione di un fondo abbastanza cospicuo, denominato popolarmente fondo salva-stati, ma la sua denominazione ufficiale fu Meccanismo Europeo di Stabilità.

Il famigerato MES. Perché famigerato?

Perché naturalmente i Paesi, chiamiamoli virtuosi, quelli insomma che detengono una migliore situazione della finanza pubblica, è chiaro che non intendono prestare i loro soldi a Paesi che loro ritengono oltretutto scialacquatori ossia spreconi e spendaccioni, senza in cambio avere necessarie garanzie.

Ebbene cari ascoltatori, noi dobbiamo anche essere obiettivi, a tutti noi darebbe fastidio che il nostro Stato usasse i soldi delle nostre tasse regalandoli ad altri Paesi stranieri che non riteniamo abbiano fatto i miei stessi sacrifici.

Se già questo ci urta già all’interno del nostro stesso Paese, ossia fra regioni diverse, figuratevi appunto fra Stati diversi.

Essendoci già dei vincoli che regolano, da un punto di vista economico, i vari Stati aderenti all’euro, è ovvio che se uno Stato si viene a trovare in brutte acque significa che già non ha rispettato questi vincoli.

Quindi se oltretutto dopo aver violato questi vincoli chiede anche ulteriori aiuti capite bene che questi Paesi cosiddetti virtuosi, vogliono avere garanzie ancora superiori, quindi vincoli stretti ed inviolabili.

Ma, lo ripeto, cari ascoltatori, questa è la norma, dobbiamo dircelo in faccia, se vogliamo fare elemosina o carità la facciamo a persone indigenti, ma se dobbiamo prestare soldi a qualcuno e limitare al massimo il rischio di non vederceli ritornare chiaramente preferiremo prestare i soldi a persone che hanno un’entrata periodica, insomma ad una persona che ha un lavoro e non ad un disoccupato.

Il MES quindi ha delle condizioni rigidissime, ovviamente se uno Stato chiede l’aiuto del MES e rispetta le condizioni imposte, non ci sono problemi, qualora tuttavia non fosse in grado di rispettare il piano di rientro, beh, lì sono dolori.

Vengono imposti delle restrizioni davvero pressanti, insomma verrebbero altri a comandare a casa nostra, deciderebbero loro la nostra legge finanziaria.

Quindi il MES ha una pessima reputazione e nel nostro Paese alcuni partiti lo hanno fortemente osteggiato e l’Italia non ne ha mai richiesto l’intervento.

Attenzione anche senza richiedere il MES comunque all’Italia vennero imposte misure economiche drastiche, tanto per capirci il Governo Monti nei fatti fu una specie di MES.

La crisi dei Paesi sovrani, di fatto la crisi che portò al default la Grecia, fu però una crisi prettamente europea, o meglio dei Paesi dell’area del Mediterraneo, e non fu cosa da poco, anzi avrebbe potuto avere drastiche conseguenze.

Chiariamo, per me sarebbero state benefiche, perché di fatto quella crisi ha portato l’Unione europea, ed in particolare l’eurozona, ad un passo dall’implosione.

Draghi, per evitare l’implosione ottenne di poter utilizzare i cosiddetti strumenti di politica monetaria non convenzionali. Di fatto, in termini popolareschi ottenne l’autorizzazione a stampare moneta in quantità smisurata. Il Quantitative easing.

I Paesi virtuosi diedero il loro permesso a questa politica monetaria ultra espansiva vincolandola al fatto che i benefici sarebbero stati estesi a tutti i Paesi dell’eurozona e non solo a quelli in difficoltà.

Questi strumenti “non convenzionali” (il famoso bazooka di Draghi) furono messi in campo per diversi anni. Ma tutti gli strumenti di carattere economico/finanziario hanno, contemporaneamente, lati positivi e lati negativi, hanno indicazioni e controindicazioni, ma soprattutto sono di fatto droghe, quindi si corre il rischio reale della dipendenza.

Proprio quando si cominciavano a manifestare “problemi di dipendenza” Draghi ha lasciato la Presidenza della Bce. E gli effetti collaterali (leggasi inflazione) di tutti quegli anni nei quali Draghi ha drogato il mercato monetario si sono fatti sempre più gravi, al punto che colei che ha preso il suo posto, la Lagarde, ha dovuto annunciare un cambio di direzione per quanto riguarda la politica monetaria della Bce.

Ma l’Italia è il Paese che ha maggiormente manifestato “problemi di dipendenza”, quindi?

Quindi, sapendo che si sarebbe arrivati a questo punto la cosiddetta “Europa”, nel frattempo si era inventata un nuovo strumento, anzi era il vecchio strumento, era sempre il MES, al quale tuttavia era stato dato un altro nome: Next Generation Eu, oppure Recovery Fund.

Sentite che bel nome, ossia l’Unione europea pensa alle nuove generazioni. Nella realtà distrugge le nuove generazioni.

L’Italia praticamente da sola, fa ricorso in modo massiccio a questi fondi, e questo già dice tutto sulla convenienza di ricorrere a questi prestiti, vara così il PNRR ossia il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. 

Qual è il rischio per noi, innanzitutto sottolineiamo che nel lungo periodo non c’è alcun aiuto da parte degli altri Paesi europei, ossia i soldi che otterremo saranno solo i nostri soldi, ma oltretutto dovremo spenderli come dicono loro anche in maniera non efficiente per il nostro Paesi, e poi figuriamoci, chissà quanti sperperi.

Ma soprattutto non è debito pubblico, quindi essendo un piano di lungo periodo, se noi nel frattempo dovessimo uscire dall’euro non potremmo convertire quel prestito nella nostra nuova moneta così come invece faremo con il debito pubblico.

Ma tutto ciò non basta? Abbiamo comunque bisogno dell’aiuto della Bce?

Ed allora la Lagarde (ovviamente pressata da Germania, Olanda, Austria ecc. ecc.), si rende disponibile a proseguire nel piano di aiuti, che ha interrotto causa inflazione, per Paesi che ne facessero richiesta, ora però, a condizioni totalmente diverse.

Dato che l’interruzione di quelle politiche monetarie porteranno con ogni probabilità all’ampliamento degli spread fra i Paesi economicamente più deboli e quelli economicamente più forti, la Bce lancia questo cosiddetto “scudo anti spread” (dato che non si poteva più utilizzare un termine “di attacco” come bazooka si è preferito il termine “di difesa” scudo), ma l’obiettivo è il medesimo.

Quindi vuoi che la Bce continui nella politica monetaria accomodante, dai diciamolo in parole povere, la Lagarde dice ai vari Paesi dell’eurozona: volete che la Bce continui a comprare i vostri titoli di Stato? Lo posso fare, ma a condizioni totalmente diverse da quelle precedenti.

Prima, facendolo per tutti, la Bce ha fatto quel lavoro e lo ha fatto gratis, oggi facendolo a favore di qualcuno e non di tutti, la Bce ci avvisa che le condizioni saranno estremamente severe. Ve le leggo:

  1. Il paese interessato non deve essere sottoposto a una procedura per disavanzo eccessivo, nell’ambito del quadro fiscale europeo.
  2. Il paese non deve essere sottoposto ad una procedura per squilibri macroeconomici eccessivi.
  3. Il debito pubblico del paese deve collocarsi su un percorso sostenibile, secondo una valutazione di sostenibilità fatta dalla Bce stessa, insieme alla Commissione europea, al Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes) e al Fmi.
  4. Rispettare gli impegni presi con il Pnrr e con la Commissione europea nell’ambito del Semestre europeo.

Il rispetto di queste regole ci verrà a costare sangue, sudore e lacrime.

Una patrimoniale? Altro che una patrimoniale, molto ma molto di più.

Chiudo così un trittico di video che spero abbiate apprezzato, e naturalmente attendo vostri commenti a riguardo. 

Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti
Giancarlo Marcotti è laureato in Scienze Statistiche ed Economiche all’Università di Padova. Nella sua attività professionale ha collaborato con importanti Istituti Finanziari, ricoprendo diversi ruoli. Giancarlo Marcotti è Direttore Responsabile di Finanza In Chiaro, oltre che curatore della rubrica I Mercati e redattore della sezione portafoglio nella quale, giornalmente, riporterà le scelte di investimento effettuate. Giancarlo Marcotti cura la trasmissione Mondo e Finanza su Youtube di Money.it.
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