I comunisti mangiano i bambini, se andiamo con l’URSS i Cosacchi verranno ad abbeverare i cavalli alla fontana di Trevi, e ricorda sempre: dentro la cabina elettorale, Dio ti vede, Stalin no.
Quest’ultima è un po’ sul filo del rasoio tra una fake news e una (non?) verità di fede, d’accordo, ma le prime due rientrano a pieno titolo nel novero delle menzogne elettorali cui no, non siamo stati abituati negli ultimi tempi: abbiamo sempre dovuto far fronte.
Tuttavia, e questo sì, più negli ultimi tempi – un crollo dei positivismi contestuale alle crisi economiche? – le fake news hanno acquistato, nel loro parterre di scoop per boccaloni, nuovi mezzi e nuovi contenuti.
Partiamo da questi ultimi: l’avvento di una pandemia ha moltiplicato infinitamente letture improbabili della situazione, proclami postapocalittici e opinioni decisamente non richieste sui temi della sanità, della prevenzione medica e delle vaccinazioni.
Purtroppo, però, la pandemia non ha fatto che soffiare sul fuoco di una tendenza già ben diffusa e accentuata a diffidare dei medici e delle vaccinazioni.
Bastino solo due elementi di esempio, prima di concentrare l’attenzione sull’impennata Covid: la levata di scudi, anche politica, contro l’obbligo vaccinale per iscrivere i bambini alle scuole pubbliche nel 2018/19 e la presentazione, dal 2020 via via sempre più massiccia, di liste elettorali dichiaratamente No-Vax a macchia di leopardo un po’ in tutta Italia.
Terza dose e Super Green Pass: gli ultimi botti!
Sappiamo bene – e come non saperlo? – quanto la questione dell’obbligo vaccinale, o del vincolo di Green Pass per accedere a varie attività, soprattutto lavorative, abbia infiammato gli animi di chi grida alla dittatura sanitaria, a volte anche con esiti spiacevoli.
Intanto la campagna vaccinale sta comunque andando avanti serratamente, con buona pace non solo degli scettici più o meno crociati, ma anche di chi alza voci di perplessità sull’iniquità della distribuzione – l’Europa alla terza dose, l’Asia più povera e l’Africa non ancora alla prima!
Tuttavia, mentre il generale Figliuolo ostenta orgoglio per il progredire della campagna, incurante della diseguaglianza appena sottolineata, le grane in Italia sono principalmente quelle legate all’obbligatorietà del trattamento sanitario.
Ancora il vaccino non è obbligatorio, benché la legge italiana, con riferimento anche alla stessa Costituzione concepisca l’eventualità di renderlo tale, e non lo è il Green Pass, ma sta lentamente prendendo corpo l’esclusione dei non vaccinati da molti ambiti della società, a cominciare dal lavoro.
Siamo vicini all’introduzione del Super Green Pass (almeno per vaccinati e guariti), una misura discussa in queste ore e in seguito all’aumento dei contagi; al vaglio la reintroduzione delle zone ‘colorate’ e altre misure restrittive – per ora voci di corridoio o poco più.
Complottismi e neofascismi: una diadi micidiale!
Le barricate sulla questione vaccinale non si sono fatte attendere: già nella prima fase della pandemia, e nell’immediata riapertura successiva al primo lockdown, erano comparsi fenomeni come i Gilet Arancioni capitanati dall'allora generale Antonio Pappalardo o la rivolta ultrà del Circo Massimo (no, nessun sapore bizantino…) finita in rissa da bar.
Fenomeni, a dire la verità, bollati stupidamente come poco più che folclore dalla maggior parte della società civile e della politica, quando non guardati addirittura con tenerezza, e che invece si sono espansi pericolosamente fino a superare il livello di guardia.
Ne è prova l’ultima, l’ennesima manifestazione scomposta, complottara e fascista contro vaccini e Green Pass che si è tenuta a Roma lo scorso ottobre.
Questa volta, rispetto alle scorse, la natura fascista dell’iniziativa è stata nettamente più chiara: l’assalto alla sede della CGIL, completamente fuori contesto in quel momento, è un ovvio monito riferito alle prime azioni storiche delle squadracce del Ventennio: stiamo tornando.
E infatti, il messaggio da brivido proviene da nomi noti dell’estrema destra italiana: per non citarne che due, Giuliano Castellino e Gianluca Iannone, volti noti di Forza Nuova e CasaPound, hanno rilasciato numerose interviste sui temi, e le loro organizzazioni fasciste si sono intestate per prime il filone politico della protesta anti-scienza.
Su due diversi piani di eversione, dunque, si muove la galassia della protesta No-Vax – uno alle urne, col Movimento 3V già precedentemente citato, l’altro con manifestazioni di piazza (generalmente parecchio tollerate dalla polizia) sempre più violente e incontrollabili, specie contro i giornalisti.
Ne sa qualcosa Saverio Tommasi, che per la sua testata Fanpage si è recato più volte (lui o altri divulgatori come Barbascura nel video qui riportato) in cortei di questo stampo – anzi, di questa matrice – ed è stato in genere aggredito, prima verbalmente, poi fisicamente, fino a essere accompagnato all’uscita dalla polizia.
E ne sa qualcosa malgrado la sostanziale innocuità dei suoi servizi giornalistici, che fanno molta leva sul sottolineare quanto il popolo No-Vax sia ignorante e poca su quanto sia fascista.
No-Vax, repressione e ordine pubblico
Molti sarebbero gli spunti di riflessione estraibili da tutto questo. A iniziare dalla deriva della disobbedienza civile, un concetto di dubbia nobiltà nelle pagine di Thoreau, di già maggiore rilievo se pensiamo al Mahatma Ghandi o semplicemente a Pietro Pinna, e che giganteggia per via dei recenti avvenimenti se pensiamo a figure come Mimmo Lucano.
E, se può lasciare un senso di amarezza la constatazione che il popolo italiano non è insorto in alcun’azione di disobbedienza civile né è sceso in piazza in occasione dell’approvazione di leggi aberranti come il Jobs Act (mentre in Francia, per non andare troppo lontano, le aggressioni politiche alla dignità del lavoro sono puntualmente sanzionate), perplessità ancora maggiori possono sorgere in relazione ad altri aspetti.
Come mai, infatti, non c’è stata condanna unanime da parte dell’intero arco parlamentare nei riguardi delle violenze della manifestazione che ha assaltato la CGIL?
Come mai, al contrario, i principali leader di destra hanno nicchiato e sorvolato sull’appartenenza, ripetiamo, dichiaratamente fascista dei caporioni della protesta?
Come mai altre proteste di piazza sono state in passato represse con inaudita durezza mentre qui politica e forze dell’ordine fanno spallucce?
Come mai, soprattutto, l’obbligatorietà del vaccino sta affrontando discussioni parlamentari e interne al governo così movimentate a dispetto della compattezza delle aule e del Consiglio dei Ministri a sostegno di Draghi?
La verità è che, per esaltata e minoritaria che sia questa frangia, essa in ogni caso ha il diritto di voto, e l’eventualità che qualcuno sia così motivato da una battaglia politica da recarsi alle urne per sostenere un partitino dal 2% o giù di lì – CasaPound, Forza Nuova o gli stessi 3V – sono piuttosto remote, da sempre.
Molto meno lo è la possibilità che chi s’interessa di politica per uno e un solo motivo, mettiamo pure la discutibilità di trattamenti sanitari più o meno imposti, scelga di farsi rappresentare da padrini politici più in vista, vuoi per calcolo, vuoi perché i partiti piccoli sono pure più difficili da rintracciare, in tutto quel pulviscolo.
Ecco perché, cercando e ricercando, mai si potrà trovare alcuna netta presa di posizione contro questo scempio né da parte di Matteo Salvini né di Giorgia Meloni né di alcun altro esponente di punta dei loro partiti: i voti No-Vax fanno decisamente gola, in quest’ondata di malumore che è la prima spaccatura della società non dovuta a questioni di classe dalla guerra di Troia a oggi!
E questo significa gettito di consensi inediti, di gente che magari mai prima si era interessata di politica, ma che in nome della salute e di una presunta tutela delle generazioni future si arma fino ai denti, anzi fino alle urne. Del resto, di fronte all’aggressione ai bambini…
Quando il complotto sfonda la politica: Qanon e la barriera dell’inquietante
E se pensiamo che a tutto ci sia un limite ci sbagliamo. Vaccini e autismo, scie chimiche, 5G, Covid creato in laboratorio, fino ai complotti più estremi, terrapiattismo e rettilianesimo, smettono di essere macchiette superstiziose da prendere in giro con bonaria inquietudine non appena si avvicinano alla sfera del potere.
Il filone ‘sanitario’, quello di una presunta élite mondialista tutta presa a inocularci sieri sperimentali e microchip al fine di controllare le nostre menti e rubare i nostri dati (come se quest’ultimo non fosse il fine dichiarato dei cookie) non è l’unico.
Vivissima è anche la mania di persecuzione politica, quella del Non ce lo dicono, del C’è sotto qualcosa e del sentirsi svegli e più intelligenti dei dormienti (perlopiù senza aver letto Eraclito...), lupi in confronto alle pecore.
E quando questo sentimento, misto tra desiderio di rivalsa e percezione di una minaccia continua, si butta sul politico, non può che trasformarsi in un pericoloso estremismo di destra.
Non è questa la sede per occuparsi dei legami tra estrema destra, sindrome dell’accerchiamento e riappropriazione (o meglio, uso improprio) della cultura nerd; è invece il caso almeno di accennare al prodotto più perverso che questa combo ha generato finora: Qanon.
Qanon, di cui non è etico condividere qui alcun backlink, è la teoria del complotto per eccellenza. Un macabro insieme di elementi di reazione, sfiducia nella scienza e confusi riferimenti metafisici, ché a chiamarli filosofici, spirituali o religiosi sarebbe offensivo verso chi simili riferimenti li ha, e sinceri.
Si mescolano, in Qanon, le teorie più macabre e fantasiose, una prolissa geremiade basata sul nulla, che – non ne abbia a male chi si è occupato seriamente dell’argomento – può essere riassunta così: il mondo è governato da una setta pedo-satanista di cui fanno parte molti politici democratici statunitensi (Obama e Biden, ma che lo diciamo a fare!), e Trump è l’inviato del Cielo per salvare l’umanità.
Ça va sans dire, la mancata rielezione del Tycoon sta lentamente sgonfiando l’idea, i corridoi sotterranei dove si evoca il demonio e si mangiano le carni dei poveri bambini scomparsi sono per ora al sicuro e purtroppo altre case politiche ospiteranno il migrare delle idee omofobe e razziste che Qanon non si è fatta mancare, ma la scia che lascia Qanon alle sue spalle non è roba su cui scherzare.
L’assalto al Campidoglio si porta dietro ben più che l’immagine di un Donald Trump bambino capriccioso che non sa perdere (benché questa abbia decisamente un sapore gradevole), dato che una donna è morta e diverse persone sono state ferite!
È stato sparso del sangue anche in almeno un’altra occasione non direttamente riconducibile alla setta ma dai presupposti molto simili, e il nome di quest’episodio è PizzaGate.
Trump non ha mai fatto mistero di avere simpatie fasciste, a cominciare dal suo sodalizio con Steve Bannon – finito con uno spettacolare susseguirsi di figure barbine – ed è forse lecito allarmarsi per il sistematico legame che intercorre tra complottismi e pensiero di estrema destra.
Tanto più che proprio Bannon, anche se è ormai abbandonata l’idea del muro con il Messico, è considerato un ideologo in Europa da alcuni sovranisti (Salvini e Meloni, da ultime notizie, non l’avevano ancora abbandonato) - sempre meno, a dire la verità.
Che cos’è una fake news
Riprova, questa, del fatto che tutto il mondo è paese, certo, ma anche che le associazioni mentali che soggiacciono alle teorie del complotto portano spesso (non sempre! La chiusura di Byoblu ha raccolto incredibili proteste bipartisan!) nella direzione voluta dall’estrema destra.
La risposta alla domanda (ovvia?) su come si possa arginare questo fenomeno è troppo lunga per essere discussa qui. Tuttavia, alcune suggestioni su come si propaga l’informazione possono essere interessanti e valgono la pena di essere riportate.
A cominciare dalla più scontata delle verità: al propagarsi dell’informazione si propaga l’errore. Che si tratti di errore consapevole, dettato dalla paura o dall’ignoranza, esso si diffonde tanto rapidamente e capillarmente quanto il contenuto testuale che lo propaga.
Cioè, nell’era social, tanto.
Non c’è bisogno di essere filologi per comprendere il funzionamento di una fake news, ma esserlo aiuta decisamente.
E non c’è neanche bisogno, forse, di specificare che il controllo sulla correttezza dei contenuti spetterebbe ai proprietari delle colossali multinazionali dell’informazione, Google e Facebook su tutte, che invece affidano la sicurezza degli utenti ad algoritmi fallaci e niente affatto politicizzati.
Il dibattito sulla censura ha una storia antichissima, almeno in certi ambienti di pensiero – per non andare troppo indietro, fu oggetto di accesa discussione, ai primi del Novecento, fra Lenin e Rosa Luxemburg – e non sarà certo in questa pagina che si esaurirà.
Ma dovrebbe perlomeno essere responsabilità politica delle realtà sovranazionali come l’Unione Europea quella di arginare la diffusione delle fake news e di concordare policy di censura basate più sul reale contrasto almeno alle notizie false, se non proprio alle opinioni irricevibili.
E invece, se già è difficile (anzi, impossibile) convincere le multinazionali dell’informazione a pagare le tasse sulle loro attività europee senza ricorrere a paradisi fiscali come l’Irlanda, che accorda a Mark Zuckerberg il solo 12,5% di aliquota, la sensazione è che dovremo accontentarci di presunti fact-checking basati puntualmente sulle convenienze politiche di chi il potere ce l’ha già…