Tentata evasione membri dell’ISIS in Siria: torna la paura!

L'Isis riemerge. Dopo anni di poche sporadiche operazioni, l'attacco alla prigione di Ghweiran si distingue per la sua violenza e coordinazione.

L’attacco del 20 gennaio ad una prigione nel nord della Siria avvenuto per mano di combattenti dello Stato Islamico (ISIS) ha portato ad un assedio di sei giorni che rappresenta una delle attività più consistenti e preoccupanti del gruppo terroristico dai giorni della caduta del loro “califfato” tre anni fa. 

Le forze curde che amministravano la prigione hanno ripreso ora il controllo ma non prima di aver avuto scontri intensi che hanno causato la morte di 40 membri delle Forze Democratiche Siriane e circa 30 jihadisti. 

La tentata fuga dalla prigione dei detenuti del gruppo islamico dimostra che, per quanto indebolito, l’Isis ha ancora la forza di destabilizzare chi è al potere. L’episodio ha però rivelato anche qualcos’altro secondo il Guardian. Tra i prigionieri della struttura siriana c’erano anche stranieri, molti dei quali solo adolescenti.

Un diciassettenne, ricercato dalla sua famiglia di Sydney ormai da anni, è riuscito nello scompiglio a trovare un cellulare e a mandare alcuni messaggi terrorizzati.  

Come il giornalista Martin Chulov ha detto a Michael Safi, la situazione nelle prigioni in Siria sta diventando sempre di più insostenibile, con governi occidentali che non sono disposti a facilitare il ritorno a casa dei propri cittadini. Proprio per questa ragione, molti detenuti sono intrappolati in un limbo che rischia di diventare ancora più pericoloso e radicalizzato. 

Chulov ha paragonato la situazione a quella trovata in una prigione in Iraq in passato, le condizioni, in quel caso, avevano portato al sorgere dello Stato Islamico dopo l’invasione occidentale avvenuta più di un decennio fa. 

Ma come si è svolto l’attacco?                                                

Due furgoni si sono diretti a tutta velocità verso la prigione e poi si sono separati. Uno si è schiantato contro i cancelli e uno contro i muri di sicurezza, entrambi sono poi esplosi in un caos di fiamme e mura crollate. Dopo aver così brecciato il perimetro della prigione, altri attentatori suicidi si sono riversati all’interno portando armi sia per sé che per i jihadisti che puntavano a liberare. 

Gli uomini sono rimasti barricati all’interno dell’edificio per quasi una settimana fino alla loro sconfitta mercoledì 26 gennaio contro dei combattenti sostenuti dagli Stati Uniti. 

La prigione di Ghweiran in Siria

L’assalto alla prigione, chiamata Ghweiran e nei pressi della città di Hassakeh, da parte dei cento estremisti viene considerato da molti fin troppo sofisticato per non rappresentare una possibile prova della rinascita del gruppo terroristico

La prigione è infatti una delle più grandi tra le quattordici che si trovano nelle regioni sotto il controllo delle Syrian Democratic Forces, anche dette SDF, supportate dagli americani. Il numero di sospetti jihadisti che sono stati incarcerati lì supera i tremila, insieme alle centinaia di ragazzi, alcuni anche molto giovani, che vengono stipati all’interno di questo edificio, un ex scuola di ingegneria.  

Nello specifico la battaglia si è conclusa quando forze provenienti da una coalizione creata dagli Stati Uniti si sono unite agli elicotteri Apache e le truppe di terra nei veicoli da combattimento Bradley capitanati dalle SDF hanno preso possesso dell’ultimo palazzo sotto il controllo dei combattenti dello Stato Islamico.  

Le SDF hanno poi comunicato che 1600 prigionieri si erano arresi. Coloro che si trovavano invece nell’ala nord di Ghweiran, incluso un numero indefinito dei ragazzi che erano stati rapiti dalle altre ali per essere utilizzati come ostaggi si sono rifiutati di arrendersi fino al tardo pomeriggio

Newroz Ahmad, comandante della parte femminile della milizia curda, ha dichiarato in una conferenza stampa che l’evasione dalla prigione era stata contenuta velocemente, con le SDF forti di 10mila combattenti portati fino a lì come rinforzi. Con la prigione lentamente sempre più circondata, ha detto “abbiamo stretto gradualmente il cappio.”

“Coloro che si sono scontrati con le forze sono stati uccisi, quelli che si sono arresi sono stati portati ad altri centri di detenzione.

I combattimenti non si sono limitati solo alla prigione però. Anche nei quartieri adiacenti ci sono stati scontri a seguito dei quali i funzionari delle SDF hanno dichiarato che 30 dei loro membri erano rimasti uccisi; il numero di jihadisti uccisi rimane incerto.

Nel frattempo, 45mila residenti sono stati costretti a scappare dalle proprie case sin dal giovedì, quando gli scontri erano cominciati, hanno detto le Nazioni Unite. Gli sforzi per fornire aiuto umanitario sono anche stati resi più complicati dal coprifuoco presente ventiquattr’ore su ventiquattro imposto dalle Syrian Democratic Forces e da quello notturno posto su altre regioni della Siria nordorientale.  

Episodi analoghi in Siria

L’attacco ricorda terribilmente uno di quelli avvenuti nel 2013 alla prigione di Abu Ghraib fuori Baghdad. In quel caso l’Isis era riuscito a liberare 500 dei suoi membri in un assalto che aveva annunciato l’ascesa del gruppo.

Questo nuovo attacco fa sorgere la domanda se il gruppo sia pronto per ricominciare le operazioni, mettere sul campo ondate di combattenti, dinamitardi suicidi e veicoli esplosivi, che gli avevano permesso di controllare un terzo sia di Siria che di Iraq e stabilire un califfato auto-dichiarato delle dimensioni del Regno Unito.

Il gruppo era stato sconfitto dall’SDF dopo essere stato messo all’angolo nel villaggio di Baghouz, nel sud-est della Siria. Nonostante alcuni combattenti, forse intorno ai 10mila, fossero riusciti a scappare nelle zone d’ombra a cavallo fra Siria e Iraq, molti li consideravano solo una forza ormai spesa ridotta ad attacchi sommari, rapimenti e assassini

L’Isis risorge?  

L’operazione di giovedì contro la prigione di Ghweiran è stata “profondamente diversa” ha detto Charlie Winter, esperto delle dinamiche dello Stato Islamico. “Quello che è successo è semplicemente senza precedeti se lo sicompara akle azioni del Gruppo negli utlimi due anni.” 

Che sia l’inizio di un vero e proprio ritorno però è ancora da vedere. 

“Siamo ancora ben lungi da analogie con il 2013 e il 2014, quando l’Isis ha cominciato a prendere il potere,” ha detto il ricercatore Aymenn Tamim, aggiungendo: “A seconda di quante risorse sono state messe in campo dall’Isis, questo potrebbe portare a delle operazioni di più ampia scala.”

I leader della coalizione insistono nel dire che, lontano dall’aver dimostrato un risorgere del Gruppo, l’attacco di gennaio è stata più che altro una dimostrazione della debolezza del gruppo terroristico. 

“Nel loro disperato tentativo di dimostrare la loro validità, Daesh è semplicemente riuscito a condannare a morte molti di color oche hanno partecipato all’attacco,” ha detto il generale John W. Brennan Jr., comandante statunitense della coalizione, lunedì scorso, usando l’acronimo arabo per il nome dell’Isis. Ha poi aggiunto che il gruppo è costretto a portare avanti “attacchi mal concepiti” come quello alla prigione di Ghweiran.   

“Quando Daesh colpisce una prigione con così tanta forza e coordinazione, significa anche ci sono molti sostenitori nell’area,” ha detto Rami Abdul Rahman, che dirige l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani (Syrian Observatory for Human Rights), un gruppo di sorveglianza prevalentemente britannico che traccia gli scontri armati nel paese.

Funzionari curdi hanno anche detto che delle cellule dormienti dell’Isis sono state coinvolte nell’attacco. Ci sono segnalazioni che indicano che il Gruppo ha attaccato anche in altre zone per attrarre le forze SDF in altri posti e ridurre la pressione sull’assedio alla prigione. 

Lo Stato Islamico ha giurato più volte dalla sua sconfitta a Baghouz che avrebbe liberato i suoi membri imprigionati. Dal 2013, il Gruppo ha, infatti, portato avanti 22 operazioni mirate a delle prigioni, secondo i dati della società di ricerca Jihad Analytics. Ghweiran era già stata un target: in novembre, le SDF avevano già sventato un attacco che aveva visto l’utilizzo di autobomba e la distribuzione di armi una volta all’interno.  

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