Lo scandalo delle baby pensioni: cosa sono e quanto costano allo Stato

Cosa sono state le baby pensioni, perché sono state introdotte e soprattutto quanto ci pesano oggi nelle casse dell'INPS.

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In molti oggi vorrebbero andare in pensione anticipata, ma tutti desidererebbero esservi già, come già succedeva se si faceva richiesta anni fa per una baby pensione.

In Italia le baby pensioni hanno lasciato un segno indelebile, soprattutto per quanto riguarda i conti della Previdenza Sociale. Parliamo infatti di una misura che molti oggi reputano tra le tante cause degli attuali problemi del sistema previdenziale. Uno delle tante, ma forse una delle più gravose almeno per quanto riguarda i conti nazionali.

Non a caso, le baby pensioni oggi sono considerate uno scandalo a livello pensionistico, anche per via delle alte spese che ha ingenerato, e che tutt'ora pesano sui contribuenti.

Lo scandalo delle baby pensioni: cosa sono e quanto ci pesano oggi

Le baby pensioni oggi non ci sono più, ma in molti hanno potuto richiederle per un periodo abbastanza lungo, quasi vent'anni.

Sono state introdotte nel 1973, dal governo del presidente del Consiglio Mariano Rumor (Democrazia Cristiana), e sono rimaste in vigore fino al 1992.

Ha funzionato come "scivolo" normativo per tutti i dipendenti statali, permettendo a molti di poter andare in pensione ad un'età ancora relativamente giovane (per l'epoca), ovvero intorno ai 40 anni d'età. E in alcuni casi anche prima: ci sono stati diversi casi di pensionate davvero "baby", con un'età di uscità attorno ai 29-35 anni.

Questo le è stato possibile perché il modello delle baby pensioni permette il ritiro dal lavoro con soli 20 anni di lavoro (secondo l'allora vigente modello retributivo), nel caso di lavoratori, mentre per le lavoratrici il requisito minimo è di soli 14 anni e 6 mesi, se sposate e con figli.

Le stime dell'INPS sono abbastanza drammatiche: a usufruire delle baby pensioni sono state ben 424.802 persone, di cui il 56,5% donne, e che ancora oggi il sistema costa alle Finanze dello Stato più di 7 miliardi di euro all’anno. Praticamente poco meno del costo annuale dell'RDC, stimato intorno agli 8 miliardi di euro all'anno.

Baby pensioni, quanto prendevano prima dell'abolizione

Il sistema delle baby pensioni ha permesso a quasi mezzo milione di persone di poter avere un trattamento previdenziale in età giovanile, anche se l'accesso era previsto solo ai dipendenti statali (dal semplice bidello fino al più Alto Funzionario).

Nonostante la platea limitata, secondo uno studio, con un'uscita pensionistica tra i 35-39 anni e un'aspettativa di vita di 85 anni, hanno percepito un trattamento pensionistico per almeno il triplo degli anni di contribuzione. Per tale motivo, i baby pensionati incassano almeno il triplo di quanto hanno versato.

Prendendo ad esempio un lavoratore medio con 20 anni di contributi versati con aliquota contributiva al 33%, col metodo di calcolo retributivo, la pensione di vecchiaia sarebbe pari al 40% della media dei redditi degli ultimi anni secondo le regole vigenti.

E con almeno 45 anni di vita ancora davanti, avrebbe percepito almeno il 1.800% del reddito, quasi tre volte i contributi versati nell'ipotesi di reddito costante.

Praticamente uno scialo per le casse dello Stato. Ma forse una strategia politica che potrebbe tornare utile oggi.

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Il ritorno delle baby pensioni

La reintroduzione delle baby pensioni non sarebbe così assurda, dal momento che, più che una misura previdenziale, le baby pensioni sono state una misura politica.

Tra i motivi che hanno portato all'introduzione di questo "scivolo" il più importante è stato quello di non perdere voti. Nel 1973 la Democrazia Cristiana stava rischiando di perdere consensi, e pur di non far prevalere il Partito Comunista Italiano, ormai vicino al suo massimo storico (il 34,37% nel 1976), sfruttò questa misura anche come tornaconto politico.

Un tornaconto che all'epoca era comunque abbastanza ammortizzato dai conti pubblici, con un rapporto debito/PIL molto basso rispetto ad oggi. Più un'economia nazionale con un tasso di produttività e di disoccupazione soddisfacenti.

Per quanto in molti l'avevano criticata, finché l'economia progrediva la misura delle baby pensioni era vista come una spesa accettabile. Quando però scoppiò la crisi a cavallo degli anni Ottanta e Novanta, diversi Governi cercarono di abolirla. E dopo vari tentativi, alla fine, nel 1992 venne abolita, bloccandone l'accesso a chi voleva richiederla dopo quell'anno.

Fino ad arrivare al 1996, con la riforma Dini, quando tutte le pensioni vennero rivoluzionate.

Tranne le baby pensioni: anche se abolite, ancora centinaia di migliaia di persone ne usufruiscono. Si stima che la fine delle riscossioni da parte dei baby pensionati finirà nel decennio 2040-2050, a seconda di quanto crescerà nei prossimi decenni l'aspettativa di vita generale.

Un ritorno alle baby pensioni potrebbe essere possibile solo in funzione di tornaconto politico, per sostenere il proprio consenso elettorale a danno dei conti pubblici. Una mossa che non sarebbe così irrealistica, visti anche i precedenti.

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