Blocco licenziamenti e Decreto Sostegni Bis: cosa succede?

Il Governo Draghi ha impiegato più tempo del previsto per l’approvazione del Decreto Sostegni Bis, arrivando a comunicarlo la sera del 20 maggio scorso: tra novità e conferme (rispetto alle bozze si intende) vediamo qual è il destino del blocco licenziamenti, nodo cruciale dei tempi di riapertura.

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Riaperture sì, licenziamenti anche? È un nodo fondamentale tra le scelte del Governo nel Decreto Sostegni Bis, motivo per cui conviene fare un punto della situazione e capire a che destino vanno incontro quei lavoratori in cassa integrazione.

Il primo Decreto Sostegni varato dal Governo Draghi era già stato a lungo soggetto di considerazioni e riflessioni sulla possibilità di non prorogare il blocco dei licenziamenti, ma le nuove restrizioni nei mesi di marzo e aprile avevano poi portato ad una inevitabile conferma.

Ora la situazione è differente, si va verso le tanto attese riaperture ed è quindi tornata attuale la possibilità di non prorogare il blocco licenziamenti. Vediamo insieme quali scelte ha fatto il Governo sul fronte lavoro e quali sono le motivazioni, oltre a chiarire la posizione di quei lavoratori in cassa integrazione che, ancora una volta, navigano nell’incertezza.

Se fossi interessato ad approfondire queste tematiche, ti suggeriamo il canale “Redazione The Wam” che già prima del Decreto Sostegni aveva offerto una puntuale e precisa analisi della situazione attraverso questo video (e con ogni probabilità fornirà ulteriori informazioni anche sugli attuali sviluppi):

blocco licenziamenti: sì o no?

Evidentemente questo è stato un tema discusso anche all’interno delle forze di maggioranza, perché ci sono state un po’ di novità dell’ultimo minuto, sintomo di un acceso confronto sul tema. In pratica, nelle bozze non veniva praticamente mai citata una possibile proroga del blocco licenziamenti, passata anche un po’ in sordina tra le tante altre questioni in sospeso ed i tempi stessi dell’approvazione che si sono dilatati.

L’attuale termine del blocco licenziamenti è il 30 giugno 2021, ma in conferenza Mario Draghi ha offerto delle rassicurazioni al riguardo ed ha lasciato la parola al ministro del Lavoro, Andrea Orlando, che si è così espresso:

“Nel decreto c’è una risposta alla preoccupazione che la ripresa ordinaria dell’attività economica possa produrre effetti collaterali sull’occupazione e ci sono una serie di strumenti che mirano a contenere questi effetti negativi. La ratio è quella di aiutare la ristrutturazione, la riorganizzazione delle imprese, salvaguardando quanto più possibile i livelli occupazionali”.

Rassicurazioni piuttosto convincenti, insomma, che testimoniano come il lavoro sia uno degli aspetti principali in questa fase di riapertura e quindi di auspicata ripresa. Tutela del lavoro da un lato, “spinta” ad una ripartenza dell’altro, perché è stato chiaro a tutti (da sempre) che il blocco dei licenziamenti non possa essere prorogato all’infinito. Vediamo dunque cosa prevede nello specifico il Decreto Sostegni Bis su questo fronte.

Blocco licenziamenti: funzionamento e (nuova) data

Partiamo fin da subito con la data: il blocco dei licenziamenti è prorogato al 28 agosto 2021. Una buona notizia per moltissimi lavoratori dipendenti che da tempo fanno i conti con l’incertezza lavorativa su un doppio fronte: da un lato l’impossibilità di lavorare a causa delle restrizioni, dall’altro la paura che l’azienda possa non reggere questo lungo periodo di stallo e dunque non riuscire a ripartire quando sarà il momento.

Ora è arrivata questa conferma che sposta praticamente di due mesi la data di fine del blocco licenziamenti e naturalmente bisognerà capire cosa accadrà a fine agosto, quando con ogni probabilità la maggioranza della popolazione sarà vaccinata. A quel punto il blocco potrebbe non essere più necessario e andrà concepita una forma di gradualità per non ritrovarsi con un elevatissimo numero di licenziamenti in contemporanea.

Il criterio principale del nuovo blocco dei licenziamenti è quello della richiesta della cassa integrazione covid entro la fine del mese di giugno. Vediamo esattamente cosa significa e qual è la ratio della scelta.

Cassa integrazione Covid, cos’è e come funziona

In parole povere, da un lato c’è la possibilità di usufruire della cassa integrazione Covid, ma dall’altro ci dev’essere l’impegno da parte delle imprese a non licenziare i propri dipendenti fino alla fine di agosto. 

Un criterio ragionevole, così spiegato dal ministro: “adeguare anche questo pacchetto ad alcune dinamiche che si stanno determinando e che prevede la possibilità di rendere più conveniente l’utilizzo della cassa, però legandola a un impegno a prorogare il vincolo sui licenziamenti. Per chi prende la cassa Covid entro il mese di giugno, ci deve essere un impegno a una proroga al 28 agosto per il licenziamento”.

La cassa integrazione Covid amplia l’ambito di applicazione della cassa integrazione e ne facilità l’accesso attraverso una procedura semplificata. Inizialmente era stata concepita (Decreto-legge n.9 del 2020) per quelle aziende colpite dalle prime restrizioni (parliamo di quando vi erano “solo” alcune zone rosse a livello nazionale) e poi ampliata praticamente a tutta la nazione quando è stato indetto il lockdown duro dei mesi di marzo e aprile 2020.

Questa forma nuova della cassa integrazione è stata poi prorogata decreto dopo decreto, fino ad arrivare ad oggi, ben oltre un anno rispetto a quando è nata.

Blocco dei licenziamenti: la posizione del Governo

È chiaro che quindi la comunicazione del Governo rispetto al Decreto Sostegni Bis è rassicurante per molte imprese e molti lavoratori, ma va tenuto comunque lo sguardo sull’andamento della pandemia e dei contagi, nonché delle vaccinazioni. È auspicabile che il blocco non vada oltre la data del 28 agosto, da un certo punto di vista, proprio perché la speranza di tutti è che ciò significhi un sempre più atteso ritorno alla normalità.

Queste, infatti, le parole di Draghi su tale fronte: “Se la situazione pandemica continua a migliorare, come vediamo attualmente, mi auguro non ci sarà bisogno di decreti di questo tipo nel corso di quest’anno – ha affermato il PdC -. Ricordiamoci che il miglior sostegno è la riapertura, questo è il più efficace, il più giusto e il più solido sostegno. Però anche in questo decreto e in ogni legge futura, lo Stato e questo governo vuole accompagnare i giovani, ma tutti, non solo i giovani, anche i meno giovani e le donne in particolare, in questi mesi che verranno. Che saranno mesi, come dicevo prima, migliori del passato sicuramente, perché stiamo pian pianino tornando alla normalità, ma saranno mesi complessi. Perché vedranno intanto la fine del blocco dei licenziamenti in molti settori industriali già alla fine di giugno. Poi vedranno anche delle mutazioni nella composizione settoriale del prodotto e nei servizi, quindi richiederanno uno Stato presente, uno Stato che aiuti in queste trasformazioni strutturali che seguiranno nei mesi prossimi e probabilmente anche negli anni a venire”.

Blocco dei licenziamenti, parola d’ordine: gradualità

È chiaro nelle parole del Presidente del Consiglio che non si voglia stravolgere l’attuale sistema di sostegno alle imprese, ma non si può pensare ad un continuo prorogare il blocco licenziamenti. Già il criterio proposto nel Decreto Sostegni Bis indica la direzione ed esclude alcune aziende dall’impegno a non licenziare fino alla fine di agosto. La parola d’ordine non può che essere questa, dunque: gradualità.

Mesi difficili in cui il ritorno alla normalità combacerà anche con la possibilità di rimanere senza lavoro, per quanto paradossale sia. Il Governo sta già studiando delle formule per incentivare le imprese ad assumere nuovi lavoratori a condizioni vantaggiose, come per esempio non esigendo i contributi per i primi sei mesi (e comunque fino ad un massimo di 6.000 euro totali).

Sappiamo che il costo del lavoro in Italia è un grosso ostacolo che spinge molte realtà a non assumere dipendenti anche quando ce ne sarebbe il bisogno. Mentre quindi si studia la modalità per poter “sopravvivere” al ritorno dei licenziamenti, bisogna anche spostare lo sguardo sulle mosse che il Governo può fare per snellire questo sistema e rimuovere (o almeno ridimensionare) questo ostacolo una volta per tutte.