Lavoro e blocco dei licenziamenti: cosa sta succedendo?

Il Decreto Sostegni ha prorogato il blocco dei licenziamenti e ne ha stabilito il termine. Cosa succederà dopo? Questa misura è davvero stata utile per i lavoratori?

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Il blocco dei licenziamenti è stata una delle misure più discusse del governo Conte bis. Tra imprese che affondano e uno dei tassi di disoccupazione più alti di sempre, soprattutto tra le donneil blocco dei licenziamenti avrebbe dovuto tutelare la classe dei lavoratori durante uno degli anni più neri di sempre per l'economia del nostro paese.

Nelle aziende italiane, da oramai circa un anno, non è permesso di licenziare i propri dipendenti per ragioni economiche, sia individualmente che collettivamente. Questa misura è stata voluta dal governo Conte con lo scopo di evitare che la crisi economica dovuta alla pandemia aggravasse la situazione dal punto di vista economico e sociale.

Le critiche rivolte al blocco dei licenziamenti sono state numerose e in molti si chiedono se questa misura sia davvero stata utile, considerato anche che solo in Italia il blocco dei licenziamenti è stato totale.

Il Decreto Sostegni ha prorogato ulteriormente questa dibattuta misura, ma ne ha anche stabilito una scadenza precisa, spingendo molti a chiedersi cosa accadrà dopo.

A partire da giugno, per le imprese, sarà di nuovo possibile licenziare i propri dipendenti anche per ragioni economiche. 

Nel Decreto Sostegni sono previste anche numerose altre misure a sostegno di lavoratori  e famiglie.

Lavoro e blocco dei licenziamenti: proroga e scadenza 

Con il Decreto Sostegni è arrivata un'ulteriore proroga del blocco dei licenziamenti individuali e collettivi per motivi economici. 

I licenziamenti saranno sbloccati in due momenti diversi, a distanza di quattro mesi l’uno dall’altro, in base al tipo di ammortizzatore sociale di cui l’azienda ha beneficiato.

A partire dal primo luglio le imprese che potranno dare il via ai licenziamenti saranno quelle che hanno usufruito, o stanno usufruendo, della cassa integrazione ordinaria (CIGO). Molte di queste aziende potranno usufruire di altre 12 settimane gratuite di CIGO, dal 1 Aprile al 30 giugno. A questa categoria appartengono per lo più aziende facenti parte del settore industriale.

Dal primo novembre, invece, potranno ricominciare, a licenziare tutte le imprese che hanno usufruito della cassa integrazione in deroga (CIGD) o delle 28 settimane di assegno ordinario a carico del fondo internazionale salariale (FIS).

Il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha dichiarato alla trasmissione Rai Uno mattina che "Fino a tutto giugno c'è il blocco dei licenziamenti per tutti, da inizio luglio in poi inizia lo sblocco per la grande impresa che dispone di ammortizzatori ma per le imprese più piccole si attende l'autunno per vedere quali strumenti saranno varati e che attualmente non sono previsti per tutti i tipi di impresa".

Lavoro e blocco dei licenzianti negli altri paesi europei 

La misura voluta dal governo Conte, è stata adottata in Europa da soli altri due paesi che però hanno scelto una linea più moderata.

L'Italia è l'unico paese ad avere introdotto il blocco totale dei licenziamenti. In molti altri paesi, soprattutto europei, sono state prese misure più bilanciate. 

Grecia e Spagna sono gli unici altri due paesi europei ad avere introdotto il blocco dei licenziamenti per ragioni economiche, ma hanno scelto di farlo in modo più equilibrato. 

Il report dell’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani dell'Università Cattolica ha evidenziato che nei paesi che hanno introdotto il blocco dei licenziamenti il calo dell'occupazione del 2020 è stato comunque maggiore rispetto a quello subito da grandi paesi europei come la Francia e la Germania che non hanno introdotto misure analoghe.

Anche se resta vero che ogni paese ha le proprie differenti necessità, e ragionare in termini “solo noi abbiamo fatto una certa cosa” oppure “negli altri paesi fanno altre cose” non è molto sensato, domandarsi come mai l'Italia abbia preso una scelta così drastica, rispetto ad altri paesi, rimane più che lecito.

Ecco chi può perdere il lavoro nonostante il blocco dei licenziamenti 

Il Decreto Sostegni che ha prorogato la misura del blocco dei licenziamenti fino alla fine di giugno ha anche confermato le deroghe che erano state introdotte nel decreto di agosto. Secondo il Decreto Sostegni sono infatti escluse dal blocco dei licenziamenti alcune varianti. 

Le imprese che cessano l’attività sono, ovviamente, libere di terminare il loro rapporto di lavoro con i propri dipendenti. 

Allo stesso modo, anche le imprese che vengono dichiarate fallite possono troncare ogni rapporto lavorativo, ma solo nel caso in cui non sia previsto l'esercizio provvisorio. 

Sono infine esenti dal blocco dei licenziamenti le aziende che hanno sottoscritto un accordo collettivo aziendale, con le principali sigle sindacali, concernente l’incentivo alla risoluzione del rapporto di lavoro per quei lavoratori che vi intendano aderire.   

È possibile invece terminare il rapporto lavorativo quando la risoluzione del contratto è consensuale. In questo caso al dipendente che perde il proprio posto di lavoro toccherà la Naspi.

Il blocco dei licenziamenti ovviamente non fa nessun riferimento ai licenziamenti per giusta causa o per giustificato motivo soggettivo.

Infine, questa misura non tutela i lavoratori autonomi, i lavoratori stagionali e i lavoratori con contratti a tempo determinato, perché una volta che il rapporto di lavoro giunge a termine non c'è alcun obbligo per il datore di lavoro il quale può scegliere se non assumere nessuno o sostituire il proprio collaboratore con un nuovo soggetto.

Il blocco dei licenziamenti e le sue criticità

Il blocco dei licenziamenti non è la soluzione universale alla tutela del lavoro. Il tasso di disoccupazione, infatti, è cresciuto notevolmente nell'ultimo anno.

Impedire ai datori di lavoro di licenziare,chiaramente, non tutela coloro che perdono il posti per via della cessazione definitiva dell'attività nella quale lavoravano.

Il blocco dei licenziamenti,in oltre, non è servito neanche ad arginare il problema della mancata creazione di nuovi posti di lavoro, e questo ha ovviamente un peso determinante sulla disoccupazione di un paese.

Sebbene il blocco dei licenziamenti possa costituire una tutela nei confronti di centinaia di lavoratori, non si può pensare a questa misura come ad una soluzione o all' unico strumento per arginare una situazione economica e sociale che era complessa anche prima dell'arrivo della pandemia. 

Il fatto che il blocco dei licenziamenti limiti totalmente la possibilità di terminare rapporti di lavoro non danneggia certamente quelle aziende che grazie alla pandemia si stanno arricchendo, ma può incidere in modo particolare sugli imprenditori che da un lato non riescono a pagare l'affitto,  e dall'altro non possono pagare i propri dipendenti.

Per scoprire di più sul blocco dei licenziamenti e su cosa accadrà dopo vi consigliamo questo video del divulgatore economico Giorgio De Marco, che parla di finanza economia e politiche economiche sul suo canale What's up Economy.

 

Alla luce di tutto questo viene da chiedersi se il blocco dei licenziamenti sia o meno una misura utile

Nel report sopraccitato, l’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani, sostiene che il blocco dei licenziamenti sia una misura utile a proteggere nel breve periodo solo i lavoratori a tempo indeterminato, ma che al tempo stesso danneggi i lavoratori a termine, i lavoratori autonomi e i lavoratori stagionali. 

Secondo l'Osservatorio le donne e i giovani sono destinati a pagare il costo più alto di questa misura. 

Il blocco dei licenziamenti non è stato in grado di migliorare i dati occupazionali, ma, anzi, potrebbe aver danneggiato tutte quelle aziende che avrebbero apportato aggiustamenti strutturali utili a rimanere competitivi sul mercato, soprattutto in un momento di grandi cambiamenti, ma che per via di uno scarso budget non hanno potuto farlo.

Il mercato del lavoro ha subito una notevole battuta d'arresto per via del blocco dei licenziaenti. Questa misura infatti ha limitato il numero di coloro che perdevano il posto di lavoro, ma anche il numero di coloro che ne trovavano uno. 

Infatti, se da un lato non è stato possibile licenziare nessuno dall'altro non è stato neppure possibile, per le imprese che invece avrebbero potuto investire per diversificarsi, assumere qualcuno.

Cosa succederà dopo lo sblocco dei licenziamenti?

Il Decreto Sostegni ha stabilito una data precisa per il termine del blocco dei licenziamenti. A partire dal primo luglio sarà possibile tornare a licenziare il proprio personale. Migliaia di posti di lavoro sono a rischio.

Cosa succederà davvero dopo che a giugno e a ottobre si potrà tornare a licenziare?

Anche se non è possibile prevedere quali saranno le categorie più colpite dallo sblocco dei licenziamenti, è facile immaginare che questa misura avrà un impatto molto forte sul mondo del lavoro.

Verosimilmente il mercato del lavoro riprenderà a muoversi, ma data la situazione critica, è facile pensare che le nuove assunzioni non saranno neanche lontanamente in grado di coprire tutti i licenziamenti che ci aspettano.

Per questa ragione sono fondamentali delle misure che tutelino i diritti dei lavoratori e vigilino per evitare che le aziende aggirino le regole. Il pericolo è che alcune imprese trovino il modo per poter assumere nuovi dipendenti che svolgano il lavoro dei neo licenziati a un costo minore.

Si è parlato molto di provvedimenti di questo tipo, ma ancora nessuna dichiarazione è stata formalmente rilasciata in questo senso. Il Presidente  della Repubblica Sergio Mattarella aveva sottolineato la necessità di prendere provvedimenti che tutelassero i lavoratori anche dopo lo sblocco dei licenziamenti.

Il ministro del lavoro Andrea Orlando, in un'intervista rilasciata alla trasmissione Rai Uno mattina, ha anticipato che serviranno dei “ritocchi” cioè delle misure che tengano conto del diverso andamento dei settori. Il ministro tuttavia non si è sbilanciato più di tanto e quindi dovremo aspettare per scoprire quali misure verrano prese.