Boom di dimissioni tra i giovani! Ecco quali sono le ragioni

Boom di dimissioni tra i giovani! Ma quali sono le cause della Great Resignation? Andiamo a scoprirle qui.

Non è molto tempo che sono usciti i dati estrapolati dal report dell’Associazione Italiana Direzione Personale (ADPI) circa le dimissioni dei giovani. 

Ebbene, ciò che si evince da tali dati è che il 60% dei giovani circa ha rassegnato le dimissioni volontarie dalle aziende. 

Ma si tratta di un fenomeno che riguarda tutti i settori? Indagando più a fondo nei dati che abbiamo a disposizione, possiamo notare che uno dei settori maggiormente interessato da tale fenomeno è quello legato al mondo del Digitale e dell’Informatica, dove si raggiunge un picco del 32%. Successivamente abbiamo a ruota il comparto produzione e quello relativo al Marketing ed alla Comunicazione. 

Ma per quale motivo parliamo di giovani? Devi sapere che il 70% degli intervistati presi in esame rientra nella fascia di età tra i 26 ed i 35 anni e la maggior parte di questi giovani si trovano nelle regioni del Nord del Paese. 

Il premier Draghi ha parlato di Great Resignation che, letteralmente, vuol dire grandi dimissioni. Un importante fenomeno che si sta sviluppando sia in Italia che nel resto del mondo. 

Ma quali sono le ragioni che stanno spingendo così tanti giovani a dimettersi dalle aziende per le quali lavorano? Vieni a scoprirlo in questo articolo!

Great Resignation e dimissioni tra i giovani: un fenomeno in continua crescita!

Come avremo capito, con l’espressione Great Resignation facciamo riferimento a tutti quei giovani che hanno deciso di abbandonare le aziende per le quali lavoravano, rassegnando le dimissioni volontarie. 

Solo in America nel 2021 questo fenomeno ha interessato 4 milioni e mezzo di cittadini che, consci del rischio che hanno corso nel rassegnare le dimissioni durante il periodo contrassegnato dalla pandemia e dal Covid-19, hanno deciso di agire in tal senso. 

Ovviamente, questa tendenza è arrivata anche in Italia dove il 60% dei giovani, stando ai dati dell’Associazione Italiana Direzione Personale, ha deciso di dimettersi. 

Tutto questo ha colto le aziende completamente impreparate a tale fenomeno, sopratutto in Italia. Infatti, il nostro Paese è contrassegnato dal mito del “posto fisso”, dove lavorare tutta la vita. 

Ebbene, sembrerebbe proprio che stiamo assistendo ad un cambio di rotta in quanto, stando ai dati rilasciati dal Ministero del Lavoro, nel periodo compreso tra aprile e giugno 2021 ci sono state ben 500.000 dimissioni volontarie tra i dipendenti. 

Molti partiti politici hanno anche avanzato l’ipotesi che le dimissioni fossero dettate dalla mancata volontà di lavorare dei giovani. Tuttavia, è opportuno ricordare che coloro che perdono il lavoro in seguito a dimissioni volontarie o consensuali non hanno diritto ad ottenere nessuna indennità di disoccupazione. 

Insomma, lasciare il lavoro perché non si ha voglia di lavorare, come affermano in molti, sarebbe a tutti gli effetti controproducente. 

Ma quali sono state le ragioni che hanno spinto così tanti giovani ad arrivare a questo boom di dimissioni? Andiamo ad indagarle più nel dettaglio. 

Dimissioni tra i giovani: le ragioni del boom delle dimissioni!

Prima di iniziare ad analizzare per quale motivo così tanti giovani stanno rassegnando le dimissioni, è doveroso fare una premessa. 

Infatti, ogni situazione è strettamente personale e, come tale, le ragioni che andremo ad analizzare non riguardano ovviamente la totalità dei lavoratori. 

Tuttavia, stando ad alcuni dati che sono stati raccolti intervistando i giovani che hanno deciso di effettuare tale scelta, possiamo comunque delineare un quadro chiaro della situazione. 

Infatti, come abbiamo affermato in precedenza, facciamo ancora una volta riferimento dai dati ottenuti dall’indagine dell’Associazione per la Direzione del Personale su un campione di circa 600 aziende. 

Ebbene, le cause che sono state individuate alla base del fenomeno della Great Resignation sono legate in primis alla ripresa del mondo del lavoro. 

Infatti, il 48% degli intervistati ha affermato che questo è stato il motore principale che ha spinto a questo boom di dimissioni tra i giovani.  

Ma per quale motivo? Beh, basti pensare che nel corso della pandemia molti lavoratori si sono dovuti “accontentare” del loro impiego. Tuttavia, con la ripresa del mercato del lavoro, molti giovani hanno deciso di ambire a posizioni che meglio potessero conciliare la loro vita con le loro ambizioni lavorative (41%). 

Questa prima riflessione si ricollega anche alla seconda delle cause individuare dall’Associazione per la Direzione del Personale per il boom di dimissioni tra i giovani. Infatti, il 47% degli intervistati ha espresso la volontà di voler cambiare lavoro per poter trovare condizioni economiche più favorevoli in altra azienda.

Come afferma anche la collega Imma Duni all’interno del suo articolo dedicato ai lavori “introvabili” in Italia: 

Si sente spesso dire che “non c’è lavoro in giro”, ed è vero, nel senso che, con un tasso di disoccupazione ai livelli italiani, c’è vera difficoltà nel trovare un lavoro con una retribuzione dignitosa. 

Insomma, le migliori opportunità di carriera sono alla base del fenomeno della Great Resignation che sta interessando tutto il mondo. 

Perché i giovani si dimettono? Altre ragioni per il boom delle dimissioni!

Eppure, non abbiamo ancora finito con le ragioni che hanno contrassegnato il fenomeno legato al boom delle dimissioni tra i giovani. 

Infatti, abbiamo analizzato più nello specifico quali possono essere le loro ambizioni, ma dall’altra parte, non abbiamo considerato quali possono essere le condizioni all’interno dell’azienda che spingono i ragazzi a voler cambiare vita. 

Infatti, dall’indagine presa in esame, scopriamo anche il 20% dei giovani intervistati ha affermato di aver lasciato il proprio posto di lavoro in relazione al clima negativo in azienda. 

Eppure, ora che abbiamo “sentito” la campana dei giovani, dobbiamo anche considerare cosa ne pensano le aziende. Infatti, sono in molti ad aver affermato che sia stato perso il senso del lavoro che prima caratterizzava il nostro Paese. 

Questa però, come abbiamo affermato anche in precedenza, era una caratteristica tutta italiana. Insomma, sappiamo bene che negli altri Paesi in Unione Europea e, soprattutto nei Paesi nordici, non c’è questo senso di attaccamento al lavoro che invece era tipico del nostro Paese. 

Oltre a questo, possiamo affermare che le aziende sono state colte di sorpresa dal fenomeno della Great Resignation, anche se, in base alle affermazioni della presidente nazionale AIDP, Matilde Marandola, dei segnali potevano essere colti anche in precedeva. 

Inoltre, molti hanno preso tali decisioni nel periodo contrassegnato dal Covid-19 anche perché la pandemia ed il lockdown hanno portato una nuova consapevolezza nei giovani. 

Ma qual è stato l’impatto sulle aziende? Andiamo a scoprirlo nel prossimo paragrafo!

Dimissioni tra i giovani e impatto sulle aziende! I numeri in crescita!

Dunque, abbiamo capito quali sono state le ragioni principali alla base di tale fenomeno che ha coinvolto moltissimi lavoratori giovani, principalmente impiegati nel Nord Italia. 

Tuttavia, è bene anche prendere in considerazione quali sono stati gli impatti sulle aziende. 

Come abbiamo evidenziato in precedenza, moltissime aziende sono state colte impreparate da tale boom di dimissioni tra i giovani ed il 59% di esse ha affermato di aver subito un numero di dimissioni superiori del 15% rispetto al solito, mentre per il 32% delle aziende intervistate, l’aumento è stato addirittura del 30%. 

Difficile quindi per molte aziende far fronte a questa decisione repentina ed improvvisa di molti lavoratori. 

Ma tale fenomeno continuerà in futuro? Staremo a vedere! 

Francesca Ciani
Francesca Ciani
Copywriter, classe 1998. Appassionata di marketing, digital e pubblicità fin da bambina, dopo un percorso di ragioneria, ho ottenuto una laurea in Comunicazione, Media e Pubblicità presso l’Università IULM di Milano e, successivamente, ho conseguito un master in Marketing Management. Troppo creativa per essere ragioniera, troppo analitica per essere un’artista: sono diventata social media manager e seo copywriter. Parlo tanto, scrivo ancora di più e ho sempre miliardi di idee.
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