Brunetta shock: Concorso Scuola polverizzato!

Con il Decreto per lo sblocco dei concorsi pubblici, il Ministro Renato Brunetta rischia di stravolgere anche il Concorso Scuola Ordinario, che dovrebbe portare in cattedra quasi 46 mila nuovi docenti di ruolo. Se salta la prova preselettiva in favore di una valutazione dei titoli legalmente riconosciuti, è pronto uno tsunami di ricorsi al Tar.

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È una costante della Repubblica Italiana. Che ad insediarsi sia il Governo dei migliori, quello dei peggiori o più prosaicamente quello dei mediocri, ciò che non muta è la confusione sulle modalità di reclutamento del personale scolastico. Basti pensare che il Concorso Scuola bandito lo scorso anno è in realtà un lontano pronipote della riforma della Buona Scuola varata dal Governo Renzi solo sei anni fa.

Una legislatura e cinque governi dopo (Renzi, Gentiloni, Conte I, Conte II, Draghi) siamo ancora qui: le regole vengono cambiate in corsa, gli aspiranti docenti si preparano su programmi eternamente provvisori, gli istituti scolastici vengono rattoppati con personale precario. E gli studenti, intanto, vedono continuamente frantumate le speranze di poter beneficiare di una qualche continuità didattica.

Cosa succede al Concorso Scuola ordinario con il Decreto Brunetta?

Questa volta non è il Ministro dell’Istruzione, bensì il Ministro per la Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, a sganciare la bomba. Con il Decreto Legge n. 44 del 1° aprile, varato allo scopo di sbloccare il reclutamento dei dipendenti pubblici dopo gli stop imposti dalla pandemia, si rischia di infatti di stravolgere anche i concorsi per l’arruolamento di nuovo personale scolastico.

Ciò che ha destato scalpore tra gli aspiranti docenti e le associazioni sindacali di categoria è quel che potrebbe accadere al processo di selezione del cosiddetto Concorso Scuola Ordinario. Esso segue alle prove per il Concorso Straordinario tenutesi in autunno, specificamente dedicate ai docenti precari con almeno 3 anni di servizio.

Nel video sottostante, il Ministro Renato Brunetta in una intervista rilasciata a Tagadà (La7) annuncia la riapertura dei concorsi pubblici in sicurezza a partire dal prossimo 3 maggio.

Come funziona il Concorso Scuola Ordinario?

Il Concorso Scuola Ordinario dovrebbe portare in cattedra quasi 46 mila nuovi docenti di ruolo, assunti a tempo indeterminato. Per quanto riguarda la scuola secondaria, il bando ufficiale (il n. 34 del 28 aprile 2020) che inizialmente prevedeva 25 mila posti da assegnare, è stato aggiornato con il Decreto Legge n. 34 del 19 maggio 2020, il quale aggiunge ulteriori 8 mila cattedre da destinare ai migliori partecipanti al Concorso Scuola.

Ora, va detto che il numero di iscritti al concorso ordinario è pari a 500 mila aspiranti, 76 mila per la scuola dell’infanzia e la primaria di primo grado (ossia, materne e elementari) e 430 mila per la scuola secondaria, di primo e di secondo grado (ossia scuole medie e superiori). Il che vale a significare che appena il 9% degli iscritti potrà effettivamente beneficiare dell’assunzione a tempo indeterminato presso la Pubblica Amministrazione.

E tuttavia, anche coloro che non saranno tra i fortunati cui verrà assegnata una cattedra di ruolo, potranno comunque sperare di effettuare un bel passo in avanti nelle graduatorie ottenendo l’abilitazione. Infatti, tutti coloro che, pur non risultando tra i primi che acquisiscono il diritto all’assunzione a tempo indeterminato, supereranno tutte le prove del concorso ordinario otterranno l’abilitazione all’esercizio della professione per la classe di insegnamento cui sono iscritti.

Come cambiano le prove per il Concorso Scuola Ordinario?

Nel bando si prevedevano due o tre prove per il Concorso Scuola per infanzia e primaria: una eventuale prova preselettiva, una prova scritta e una prova orale. Mentre per i posti nella scuola secondaria se ne prevedevano tre o quattro: una eventuale prova preselettiva, due prove scritte e una prova orale.

Con le novità del Decreto voluto dal Ministro Brunetta, le cose potrebbero cambiare. Infatti, si prevede una semplificazione della struttura delle prove, le quali si articoleranno in un solo scritto e in un solo orale. Questo influisce soprattutto sulle modalità di svolgimento del concorso ordinario per la scuola secondaria che, come detto, prevedeva originariamente due scritti.

Altra novità è la digitalizzazione delle prove, prevista per limitare gli spostamenti e i contatti mentre la pandemia ancora galoppa. In particolare, si stabilisce 

l’obbligo di utilizzo   degli   strumenti   informatici   e   digitali per le prove scritte, mentre è facoltativo  lo  svolgimento  in  videoconferenza  della  prova orale.  Garantendo comunque l’adozione di soluzioni  tecniche  che  ne assicurino la pubblicità,  l’identificazione  dei  partecipanti,  la sicurezza delle comunicazioni e la loro tracciabilità.

Lo scoglio della preselettiva nel Concorso Scuola Ordinario

Il grande tema è però, a questo punto, quello della prova preselettiva. Con un così alto numero di partecipanti, diventava infatti essenziale prevedere una prova preliminare per selezionare i candidati che parteciperanno alle prove del concorso ordinario.

La prova preselettiva, che il bando originario stabiliva si sarebbe dovuta svolgere in modalità completamente digitale, prevederebbe 100 quesiti a risposta multipla cui verrebbe assegnato un punto per ogni risposta corretta, zero per ogni risposta errata o omessa. Questa preselezione sarebbe prevista per tutte quelle classi di concorso che (a livello regionale) vedono un numero di candidati superiore di almeno 4 volte quello del numero di posti disponibili, e comunque non inferiore a 250.

Il che vale a dire che se i posti, ad esempio in Piemonte per la classe di insegnamento A19 – Storia e Filosofia, sono sono 11 e il numero di candidati è 679, allora vi sarà la prova preselettiva. La quale dovrebbe preselezionare per il concorso 33 candidati che svolgeranno le prove, più tutti coloro che conseguiranno un punteggio pari all’ultimo di essi.

La sostituzione della prova preselettiva con una valutazione dei titoli

Ma il condizionale è d’obbligo. Perché il Ministro Brunetta, con il Decreto Legge n. 44 del 1° aprile, ha di fatto scompaginato quelle poche certezze che da un anno a questa parte motivano lo studio degli aspiranti docenti. All’articolo 10 di quel decreto, infatti, si legge che 

le amministrazioni possono prevedere, per le procedure di selezione già bandite ma per le quali non sia ancora stata svolta alcuna attività, una fase di valutazione dei titoli legalmente riconosciuti  ai fini dell’ammissione alle successive fasi  concorsuali.

Ciò significa che il Ministero dell’Istruzione, il quale ha la titolarità del bando per il concorso scuola ordinario, ha effettivamente facoltà di decidere di eliminare la prova preselettiva così come era stata prevista in favore di una valutazione dei titoli.

La disposizione ha, com’è ovvio, fatto saltare sulla sedia tutti gli iscritti alla procedura concorsuale che, nel caso di una modifica dei criteri per l’accesso alle prove, vedrebbero modificate in corso d’opera le regole. Non solo. Il rischio è che ad essere penalizzati dalle nuove disposizioni siano proprio i giovani laureati, magari sprovvisti di master, dottorati o altri titoli post-laurea, ai quali verrebbe impedita la possibilità di misurarsi su un piano di parità con gli altri candidati.

I chiarimenti di Brunetta a proposito del Concorso Scuola Ordinario

Il Ministro Brunetta, nel tentativo di limitare l’onda di indignazione sollevatasi da più parti, ha tenuto innanzitutto a precisare che il testo del decreto non prevede una preselezione mediante valutazione di titoli di servizio o di esperienza professionale, ma soltanto una preselezione per titoli di studio legalmente riconosciuti. Il passaggio incriminato, che il Ministro ha voluto chiarire, è quello in cui si stabilisce che

«I  titoli  e l’eventuale esperienza professionale, inclusi i titoli  di  servizio, possono concorrere alla formazione del punteggio finale.»

Esperienza professionale e titoli di servizio possono dunque concorrere alla determinazione del punteggio finale, ma non a quello “in ingresso”. Ossia, qualora la prova preselettiva sia effettivamente sostituita da una valutazione dei titoli, questa non prenderà in considerazione l’esperienza professionale già maturata dai candidati.

Il Ministro Brunetta ha inoltre precisato che il testo del decreto incriminato stabilisce che

le amministrazioni hanno la facoltà di prevedere una fase di preselezione mediante valutazione dei titoli per i concorsi già banditi per i quali non sia stata effettuata alcuna prova, ma non sono obbligate a farlo.

E adesso la palla passa al Miur: cosa succederà al Concorso Scuola Ordinario?

Insomma, pur volendo placare l’ondata di sdegno generale, il Ministro Brunetta non ha però dato una risposta definitiva agli aspiranti docenti a proposito del concorso scuola, il quale dovrebbe poter finalmente partire a breve. (Dal 3 maggio sarà possibile avviare nuove procedure concorsuali.) Ha piuttosto passato la palla al Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, il quale dovrà adesso decidere come procedere.

Se, come da molti auspicato, avviare la procedura concorsuale secondo le modalità stabilite dal bando, per il quale sono già state formate le commissioni, collaudate le aule e stilata la batteria dei quesiti, nonché organizzate le aggregazioni territoriali per stabilire le sedi delle prove. Oppure se cambiare le carte in tavola. Ma in questo caso dovrà anche organizzare gli argini per parare lo tsunami di ricorsi che certamente verranno inoltrati al Tar.