Inflazione: in 20 anni prezzi raddoppiati, gli stipendi no!

Inflazione: in 20 anni prezzi raddoppiati, gli stipendi no! Nel passaggio dalla lira all'euro costo della vita è raddoppiato, stipendi cresciuti solo del 50%!

Che il costo della vita sia diventato pesante per le famiglie italiane non è difficile intuirlo, fare la spesa diventato sempre più caro e quadrare il bilancio familiare sta diventando sempre più un’impresa titanica.

E in effetti i dati non smentiscono questo malcontento generale, l’indice dei prezzi al consumo rilevato dall’Istat è arrivato al 4,8%, valore che non si toccava dal 1996, prezzi dei beni che sono raddoppiati, in alcuni casi addirittura triplicati e stipendi che invece non crescono alla stessa velocità tanto che fanno registrare solo un magro +50%.

Che l’inflazione quindi da fenomeno temporaneo si diventato un fenomeno che sia completamente entrato nell’economia reale, è quindi fuori discussione e gli effetti sulle tasche degli italiani si sta facendo sentire. Il potere di acquisto dei salari e stipendi si è quindi dimezzato e anche i risparmi certo non sono immuni dallo stesso identico rischio.

Ma vediamo quale è l’andamento generale dell’inflazione all’interno del nostro paese e poi quali siano in modo più dettagliato i beni che hanno subito i rincari maggiori.

Inflazione: situazione generale

Che il momento storico sia del tutto particolare è fuori di dubbio, sembravamo tirare il fiato dalla pandemia e ci ritroviamo nel bel mezzo di un conflitto che sta sconvolgendo gli equilibri mondiali.

Le sue conseguenze si ripercuoteranno non solo da un punto di vista strettamente geopolitico ma si manifesteranno in tutta la loro gravità anche sotto il profilo economico e finanziario, con la conseguenza che se oggi vivere è diventato difficile, tra qualche mese lo sarà ancora di più.

Difficile nel senso di più caro, perché purtroppo, questo sarà per tutti noi l’effetto di questa guerra che si gioca sul filo di una serie di tensioni e ricatti di natura economica, con i prezzi soprattutto delle materie energetiche, che schizzeranno alle stelle più di quanto non lo siano già oggi e di rimando, con degli aumenti che si trasferiranno ancora una volta su tutti gli altri beni.

Che la situazione non fosse già rosea in effetti, lo sapevamo già.

L’Istat aveva rilevato proprio all’inizio dell’anno un’impennata del livello generale dei prezzi che aveva fatto schizzare l’indice dei prezzi al consumo ad un valore del +4,8%, valore che per ritrovare bisogna tornare indietro al 1996, quando la stessa variazione fu fatta registrare dall’indice NIC.

E non è neanche più nemmeno un segreto che a trascinare questa fiammata siano stati i prezzi delle materie prime energetiche che sono cresciuti come mai nel corso dell’anno e che hanno spinto al rialzo anche i prezzi dei beni di tutti gli altri settori.

Ad oggi non c’è una categoria merceologica che non abbia avuto un ritocco al rialzo nel livello dei prezzi, anche se i dati rilevati dall’Istat, ovviamente riferiti ad inizio anno, mostrano che tra tutti, sono i prezzi dei trasporti che sono quelli cresciuti di meno in quanto, al momento della rilevazione, ovviamente, risentivano ancora delle restrizioni agli spostamenti dovuti alla crisi pandemica.

Per chi volesse approfondire, di seguito il video tratto dal canale (646) Leonardo Poggi – YouTube, offre spunti interessanti.

Inflazione: gli aumenti per tipologia di beni

L’inizio del 2022 è stato un inizio con il botto nel vero e proprio senso della parola. I dati rilevati dall’Istat infatti, ci hanno fatto festeggiare un capodanno in grande stile.

I dati relativi al NIC, quello che comunemente conosciamo come l’indice dei prezzi al consumo riferito all’intera collettività, comprensivo anche dei prezzi dei tabacchi, ha fatto registrare un’ulteriore impennata con un incremento, sia su base mensile che su base annua, pari ad un +1,6% e ad un +4,8%, rispettivamente.

Un incremento che, considerando la stima su base annua, risulta estremamente significativo e pari quasi ad un punto percentuale considerando la stima precedente che si attestava ad un valore del +3,9%.

Ovviamente, nemmeno a dirlo, a guidare questo incremento sono senza dubbio i prezzi dei bene energetici che solo nel periodo dicembre-gennaio, sono passati da un + 29,1% ad +38,6%.

Ricordiamo che all’interno della macro-classe beni energetici, c’è la suddivisione tra la componente regolamentata e quella non regolamentata.

Rientrano tra i beni energetici della componente regolamentata tutte le tariffe per l’energia elettrica, il gas per usi domestici, il gas da riscaldamento, mentre tra la componente non regolamentata rientrano ad esempio le tariffe per l’energia elettrica, il gas per usi domestici, il gas da riscaldamento e così via.

Nella macro-classe dei beni energetici, è stata la componente regolamentata a fare registrare l’aumento decisamente più consistente portandosi, sempre con riferimento allo stesso periodo, da un +29,1%  ad un +94,6%, mentre seppur in crescita, risulta più contenuta la variazione del comparto non regolamentato che passa da un +22% ad un +22,9%.

A seguire il rialzo dell’inflazione è stato spinto dall’incremento dei beni alimentari non lavorati che sono passati da un +3,6% ad un +5,3% e da quelli dei relativi ai servizi ricreativi e della cura della persona passati da un +2,3% ad un +3,6%.

Abbiamo detto che in tutta questa situazione un andamento discrepante lo evidenziavano l’andamento dei prezzi dei trasporti in quanto le rilevazioni dell’Istat per il periodo hanno risentito ancora degli effetti delle restrizioni della crisi pandemica per cui i prezzi mostrano un rallentamento passando da dicembre a gennaio da un +3,6% ad un +1,5%.

Inflazione: NIC e inflazione di fondo

Se poi si passa all’analisi anziché del NIC, della cosiddetta inflazione di fondo, l’analisi mette in evidenza dei numeri sostanzialmente differenti.

L’inflazione di fondo ricordiamo che rileva l‘indice generale dei prezzi al netto dei prezzi dei beni energetici e di quelli degli alimentari freschi. Si vede bene come eliminando come come due componenti, importantissime, l’indice generale dei prezzi, si mantenga su valori pressoché stabili.

Il valore infatti, non cambia nel periodo dicembre-gennaio attestandosi su un +1,5% mentre se consideriamo l’indice generale dei prezzi depurandolo solo degli effetti della componente energetica, vediamo che si rileva invece, un leggero incremento passando da un +1,6% ad un +1,8%.

Tutto questo ancora più a rafforzare il fatto che sono senza dubbio i beni energetici in testa, e a seguire anche se in misura minore i beni del comparto alimentare freschi, che hanno guidato maggiormente la fiammata inflazionistica.

Se poi andiamo a considerare l’andamento in senso più generale tra prezzi di beni e prezzi dei servizi, vediamo che la differenza è decisamente marcata. Entrambi mostrano variazioni in aumento dei rispettivi prezzi, ma quelli dei beni sono aumentati decisamente in modo più consistente rispetto a quelli dei servizi.

Andando a considerare sempre i dati su base annua nel periodo dicembre-gennaio, i prezzi dei beni in generale sono passati da un +5,5% ad un +7%, mentre decisamente più contenuto, è stato l’aumento dei prezzi dei servizi che si ferma ad un solo punto percentuale passando e di un solo decimo di punto anche quelli da un +1,7% ad un +1,8%.

In termini di differenza riguardo gli incrementi possiamo dire che i prezzi dei servizi hanno fatto registrare una crescita di 5,2 punti percentuali in meno rispetto a quello dei servizi, con un differenziale negativo che si è andato addirittura ad incrementare rispetto a quello registrato nel solo mese di dicembre, che era stato pari a 3,8 punti percentuali in meno.

Inflazione: i valori dell’indice all’inizio del 2022

Considerando adesso il valore dell’inflazione che si è acquisito relativamente al solo inizio del nuovo anno, diciamo che il 2022 si presenta con un’inflazione del +3,4% su base generale, che diviene pari all’1% se invece si va a considerare la sola componente dell’inflazione di fondo.

Tralasciando i prezzi dei beni energetici, quello che emerge è che questo primo scampolo del 2022, si presenta con un incremento ulteriore tanto dei beni alimentari che dei beni destinati alla cura della persona che fanno registrare un +3,2% e un +4,3%, rispettivamente.

Linflazione acquisita per il 2022 è pari a +3,4% per l’indice generale e a +1,0% per la componente di fondo.

Andando a rilevare poi il valore di un altro indice dei prezzi al consumo, il cosiddetto IPCA, ossia l’indice armonizzato dei prezzi al consumo, questo ha fatto registrare una variazione congiunturale nulla, ma un incremento del +5,1% su base annua.

Questa variazione nulla rispetto al più comune NIC, deriva dal fatto che l’IPCA tiene conto di alcune componenti che invece non sono ricomprese nell’altro indice.

In questo senso sulla variazione nulla hanno influito l’andamento non troppo brillante dei saldi invernali sia per l’abbigliamento che per le calzature che hanno portato una flessione per tutto il settore merceologico di del 21,5%.

Se poi si va a vedere il valore di un altro indice dei prezzi, ossia il FOI che è l’indice nazionale dei prezzi al consumo rilevato per le famiglie di impiegati ed operai, anche questo rilevato al netto del prezzo dei tabacchi, anche questo mantiene la tendenza all’aumento generale rilevata per gli altri indici attestandosi ad un +1,4% e ad un +4,7% su base mensile e su base annua, rispettivamente.

Inflazione: un’analisi merceologica generale

Certo con questi indici abbiamo un’idea grossolana che vivere costa di più e che in generale i prezzi dei beni, anche quelli di largo consumo, sono aumentati.

Tuttavia, per avere meglio in testa di che numeri si stia parlando, per comprendere effettivamente di quanto sia diventata più cara la vita, è stata recentemente condotta un’indagine dall’associazione dei consumatori Consumerismo No Profit congiuntamente con il Centro Ricerca e Studi di “Alma Laboris Business School”.

Questi hanno creato un paniere di 100 differenti beni e servizi confrontando le variazioni di listino per i consumatori finali considerando i loro prezzi espressi in lira con quelli esistenti oggi in euro.

L’indagine ha mostrato subito dei risultati sorprendenti.

Dal 2001 ad oggi, quindi negli ultimi 20 anni nel passaggio dalla lira all’euro, il prezzo di listino di alcuni beni e servizi è raddoppiato, per altri addirittura triplicato a fronte di salari che invece, sono aumentati solo della metà.

Inflazione: i risultati dell’analisi

L’analisi condotta ha messo in evidenza numeri davvero scioccanti che sembrano davvero frutto di secoli fa, e che fanno ancora più impressione se consideriamo che tutto questo cambiamento è intervenuto in appena 20 anni, in un periodo storico però, in cui c’è stato il passaggio dalla lira all’euro.

Iniziamo ad analizzare il cambiamento del prezzo dei diversi beni.

Ad esempio, l’analisi mostra relativamente agli alimenti, che cibi molto comuni hanno avuto rincari esorbitanti. Mangiare una margherita e un supplì in pizzeria è diventato più caro del 93,5% e del 124% rispettivamente; un tramezzino ed un cono gelato sono diventati quasi beni di lusso.

Un cono gelato è aumentato del 224,7%, passando dagli 0,77 cent (le vecchie 1.550 lire del 2001) agli attuali 2,5 euro e lo stesso tramezzino ha avuto un incremento esorbitante del 198,7%.

Anche fare colazione al bar è decisamente più caro; prendere cappuccino e cornetto costa mediamente il 93,3% in più, mentre il solo caffè, costa il 55,2% in più.

E sul fronte delle mance anche queste sono diventate più care, se con la vecchia moneta mediamente si lasciavano di mancia 1.000 lire, adesso il suo importo è quasi raddoppiato, visto che normalmente questa è pari a 2 euro con un incremento del 284,6%.

Inflazione: costo di beni di largo consumo

Ma facciamo anche degli esempi su beni che davvero sono ancora di più largo consumo, ad esempio, acquistare una semplice penna, oggi è diventato più caro del 207,7%, con un prezzo che è passato da 0,26 cent agli attuali 0,80 cent.

In aumento libero anche i beni alimentari: uovo e olio di oliva sono aumentati rispettivamente del 103% e del 114%, passata di pomodoro e sale aumentati anche essi del 148% e del 134%.

In testa ai prodotti che hanno avuto invece il rincaro più elevato, ci sono i biscotti con un aumento del 159%.

Tutti in aumento anche se con valori tutti al di sotto del 50% i prodotti per l’igiene personale quali shampoo, deodoranti, bagnoschiuma, carta igienica, spazzolini e così via.

Inflazione e trasporti

Le cose non vanno nemmeno bene sul fronte dei trasporti. Oltre, abbiamo già detto, al costo di tutti i carburanti alla pompa, più che raddoppiati, anche il costo dei trasporti pubblici è notevolmente aumentato.

Prendere un autobus in alcune città ad esempio, è diventato più costoso del 159,7%; è il caso di Milano dove il prezzo del biglietto è passato da 0,77 cent ai 2 euro.

Ma anche per ciò che riguarda il trasporto privato le cose non vanno meglio. Per chi vuole comprare un’auto, e stiamo parlando di un’utilitaria, deve mettere in preventivo di spendere circa 16.150 euro a fronte dei 10.300 che potevano bastare nel 2001.

Inflazione e stipendi

In tutto questo aumento generale, bisogna dire però che di pari passo, non si è avuto un analogo adeguamento delle retribuzioni degli italiani, anzi lo scollamento tra prezzi e salari, è diventato sempre più evidente.

A fronte di prezzi raddoppiati o addirittura triplicati, la retribuzione media di un lavoratore è aumentata solo del 50% nel corso di un ventennio.

Si è passati infatti, da uno stipendio medio annuo di  circa 19.500 euro agli attuali 29.300 euro, il che dimostra come, con queste due differenti velocità di crescita, per italiani far quadrare il bilancio familiare stia diventando sempre più un’impresa davvero titanica!

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