Pensione: c’è chi avrà un assegno più alto dello stipendio!

INPS paga un assegno pensione più alto dello stipendio sorprendo in modo inaspettato! Ecco come prendere una pensione pari o più alta dello stipendio.

Stipendio e pensioni non dovrebbero cozzare, anzi dovrebbero contenere un filo conduttore tale da rappresentare una non povera pensione futura. Gli anni scivolano veloci e altrettante velocemente scivola in ribasso il valore della pensione rispetto a quanto percepito come paga dal lavoratore. Ecco, perché cercheremo di capire quali sono le condizioni che influiscono sulla liquidazione della pensione. 

La prima domanda posta contemporaneamente da più lettori non è stranamente “Come posso andare in pensione”, ma ricorrono maggiori informazioni su “Quanto prenderò di pensione?”, oppure, “Come calcolare la mia pensione”. 

D’altra parte, gli aspetti legati al calcolo della pensione sono talmente tanti che è estremamente difficile fare delle proiezioni esatte, bisogna valutare la presenza di tante variabili che incidono sull’assegno compromettendone il valore. 

Oltre tutto va detto che, le regole pensionistiche subiscono una variazione quasi annuale, ricorrendo nuove condizioni in un gioco che tende sostanzialmente a cambiare le carte in tavola. Sappi che la maggioranza delle valutazioni elaborate dall’INPS sul valore dell’assegno pensione sono approssimative.

Per questo motivo, si chiamano proiezioni della “mia pensione futura o simulazione presumibilmente dell’assegno pensionistico. D’altra parte, è facile trovare in rete dei programmi capaci di produrre una previsione molto reale che si accosta tantissimo alla rendita pensionistica che l’INPS dovrebbe erogare all’avente diritto. 

Quanto si prende di pensione rispetto allo stipendio?

Sicuramente gli anni delle pensioni d’oro sono finiti da molto tempo. Le variazioni registrati sugli assegni pensione portano al ribasso anche di valori straordinariamente sotto a quanto percepito dal lavoratore alla voce “stipendio”.

Come riportato da InvestireOggi, alla base l’introduzione del sistema di calcolo contributivo ha stretto un cappio al calcolo per la liquidazione della pensione. Con il tempo è stato ridotto il valore dei versamenti incanalati verso il sistema retributivo, così come quello misto, smistando il grosso della contribuzione nel sistema contributivo. 

Il valore finale dell’assegno pensione viene determinato applicando il coefficiente di trasformazione che cade direttamente sulla contribuzione effettiva.

Mentre, per la quota retributiva entrano a regime i conteggi applicabili sullo stipendio medio erogato al lavoratore prendendo in considerazione l’ultimo quinquennio di attività lavorativa svolta.

Ti consiglio di leggere questo articolo: Come andare in pensione a 62 anni nel 2022, senza penalizzazioni?“.

Come prendere una pensione pari o più alta dello stipendio? 

In linea generale, si considera poco o non si considera affatto il passaggio strettamente legato dal lavoro all’assegno pensionistico. Per tanti uno stravolgimento totale della vita quotidiana, un cambiamento drastico di vita sociale e non.

Basti pensare che si passa da un’attività lavorativa quotidiana al riposo, al cercare di recuperare quello che nel corso degli anni si è trascinato in fondo alla carriera, trascurando per certi versi tanti aspetti essenziali della vita.

A questo rovescio si associa un assegno pensione che il più delle volte cambia totalmente ogni prospettiva. Non sempre si riceve una pensione uguale o pari all’ultimo stipendio. Ecco, perché, sapere in anticipo il valore della rendita mensile erogata dall’INPS sicuramente è un vantaggio da cogliere al volo per non restare impreparati. 

La pensione nel corso degli anni subisce quasi lentamente un taglio rispetto allo stipendio, ciò significa che non pochi lavoratori si trovano a fare i conti con un assegno previdenziale in ribasso rispetto alle aspettative di una vita futura, tranquilla e da benestante. 

Le prospettive per i contributivi puri portano all’applicazione di un tasso di sostituzione, ovvero quella misura espressa in percentuale che determina il passaggio di calcolo dal valore netto al lordo della tassazione.

Per il rapporto percentuale nel sistema contributivo bisogna considerare la misura del 55% applicata alla paga percepita su una base di una carriera lavorativa eseguita in forma stabile e continuativa

Perché è così importante la differenza tra i vari sistemi di calcolo? Utilizzando lo stesso metro di paragone con il sistema retributivo puro il tasso di sostituzione permetteva un reddito da pensione nella misura del 90-100%. In quest’ultimo caso il pensionato non percepiva la differenza tra l’assegno previdenziale e lo stipendio, in quanto di pari o del valore molto simile. 

Secondo quanto riportato da PMI.it, i dati ufficiali prodotti dalla Ragioneria generale dello Stato, sulla pensione di vecchiaia viaggia hanno rilevato un tasso di sostituzione notevolmente in ribasso, le previsioni future non seguono una direzione diversa anzi appaiono ancora più critiche di quelle attuali.

Una situazione che porta a dover scegliere di accumulare un periodo di contribuzione molto più lungo per assicurarsi un assegno pensione non meno al 70% dell’ultimo stipendio. Un quadro poco favorevole per i lavoratori autonomi e commerciati. 

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Come cambia l’importo tra pensione e stipendio?

Nel sistema contributivo vige una regola bene precisa, quanto più il lavoratore resta sul posto di lavoro accumulando contribuzione, tanto più avrà la possibilità di ricevere un assegno pensione molto più vantaggioso. In questo ruolo entra in gioco il coefficiente di trasformazione spalmato sul numero dei contributi accumulati nella fase di liquidazione del trattamento previdenziale. 

Basti pensare che il coefficiente di trasformazione viene incrementato sulla base dell’età del lavoratore, un valore che concorrono a sua volta alla quantificazione del valore del cedolino della pensione. 

Ecco, perché un montante contributivo alto produce come conseguenza una rendita mensile adeguata alle aspettative, ovvero un assegno pensione erogato dall’INPS del valore alto. 

Infine, l’altro aspetto molto significativo riguarda l’applicazione del sistema di calcolo necessario per quantificare l’importo della rendita pensione INPS.

In questo contesto viene presa in considerazione la data del primo accredito. Spesso, si fa riferimento a color che hanno intrapreso un percorso lavorativo accumulando una contribuzione ancora prima del 1996, assoggettati al calcolo misto. 

Il calcolo dell’assegno previdenziale si muove su due binari. Per la prima parte viene applicato il sistema retributivo, necessario per quantificare l’importo dell’assegno applicando la carriera lavorativa esercitata prima del 1996, è questa sicuramente è la quota più vantaggiosa.

L’altra parte, ovvero per la carriera lavorativa con decorrenza dal 1996 e seguenti, su cui viene spalmato il sistema contributivo, per cui la quantificazione si basa sulla contribuzione versate o accreditata. 

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Pensione: c’è chi avrà un assegno più alto dello stipendio? 

Le norme previdenziali tendono a essere aggiornate annualmente, ciò implica l’inserimento di maggiori variabili nel calcolo dell’assegno pensione. E, questa, è la prima motivazione che porta a percepire una pensione sotto il valore dello stipendio. Un trend in ribasso che non ha nessuna possibilità di rialzo, se non si procede con qualche passaggio significativo.

La maggior parte dei lavorati non possiedono la giusta rilevanza di contribuzione nel sistema retributivo, il grosso della contribuzione viene registrato nel sistema misto e contributivo. 

In linea generale, un pensionato ricevere in media in meno il 45% della retribuzione (contributivo puro). Un valore prodotto dalle statistiche registrate sulle liquidazioni degli assegni pensionistici.

D’altra parte, parliamo sempre di valori generali, non potendo per le troppe variabile stringere su dati specifici. Ecco, perché, spesso si sceglie di non andare in pensione per non subire una forte penalizzazione. 

Il sistema contributivo o, meglio le nuove regole introdotte con esso hanno portato inasprito le norme legate alla pensione. In sostanza, il legislatore ha pressato per lasciare che il lavoratore restasse incollato sul posto di lavoro.

Ecco, il motivo, della sproporzione notevole tra il sistema contributivo e quello retributivo. Il taglio dell’assegno pensione con il sistema retributivo non superava la misura del 10%.

Oltre tutto va detto che, spesso per uscire con una pensione più alta (sistema retributivo) si azionavano quei passaggi mirati a fine carriera di ruoli e promozione. In questo modo, l’ultimo quinquennio di lavoro acquisiva un peso e una valenza molto significativa per la pensione arrivando a toccare le soglie della retribuzione media percepita annua.  

Questo sistema non produrrebbe lo stesso beneficio rispetto al passato. Per questo motivo, per coloro che viaggiano nel sistema contributivo, si consiglia d’integrare la pensione con una forma di previdenza integrativa o complementare.

In altre parole, garantirsi una rendita mensile da accostare a un assegno pensione magro, al fine di raggiungere il valore dello stipendio senza subire un trauma prodotto dal passaggio tra lavoro e pensione. 

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