Speranza e Ricciardi: si profila l'opzione quarantena

Roberto Speranza firma lo stop alla riapertura degli impianti sciistici in zona gialla per contenere la variante inglese del COVID-19. Contemporaneamente Walter Ricciardi arieggia la possibilità di una nuova quarantena dura simile a quella che ha avuto luogo lo scorso marzo, in piena prima ondata.

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Durante le scorse ore è arrivata la firma del ministro Speranza in merito allo stop delle attività degli impianti sciistici, la cui riapertura era prevista per lunedì 15 gennaio nelle regioni in zona gialla. La decisone del ministro è stata raggiunta da diverse voci critiche, nonostante si tratti di una diretta del parere dell’Istituto Superiore di Sanità e del comitato tecnico scientifico in merito ai contagi derivanti dalla variante inglese del COVID, dall’alto tasso di contagiosità.

Corona Virus: stop alle riaperture

Il blocco del Ministro della Salute non arriva nel momento migliore, dato che molte piste da scii erano già state aperte e rese operative, con gli operatori di settori pronti ad accogliere i clienti con la speranza di poter finalmente tornare a lavorare in serenità. Secondo quanto si legge nella nuova ordinanza gli impianti dovranno rimanere chiusi fino al 5 marzo. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità i contagi dovuti alla nuova variante inglese costituiscono ormai il 17,8% del totale e, secondo Silvio Brussaferro, sarebbe destinato a diventare dominante nel giro di cinque o al massimo 6 settimane.

Speranza dal canto suo specifica che si tratta di misure di sicurezza necessarie, adottate anche da altri paesi leader a livello europeo e, contemporaneamente garantisce l’impegno del governo per far fronte a questa situazione critica:

“La preoccupazione per questa e altre varianti ha portato all’adozione di misure analoghe anche in Francia e Germania (…) compenseremo al più presto gli operatori del settori con ristori adeguati”.

La radicale di Speranza e dell’ISS non ha mancato di fare scalpore tra le varie parti politiche, la Lega in particolare si è dimostrata particolarmente critica rispetto alle chiusure improvvise. Emblematiche in questo senso le dichiarazioni dei due ministri leghisti Massimo Garavaglia e Giancarlo Giorgetti:

“La montagna merita rispetto e attenzione (…) non è detto nemmeno che bastino i 4,5 miliardi richiesti quando la stagione non era ancora compromessa”

Secondo i due ministri ci troviamo di fronte in prima battuta ad una questione di rispetto, verso un sistema di servizi, quelli delle piste da sci, che contribuisce in modo significativo al benessere del paese, e sottolineano l’importanza di elargire indennizzi tempestive a tutte le realtà danneggiate dalle nuove chiusure. Ancora più dure le parole di Romeo e Molinari, i due capigruppi: 

“Non si può continuare con il ‘metodo Conte’, annuncio la domenica e chiusura il lunedì, ad opera del trio Ricciardi-Arcuri-Speranza (…) Serve un cambio di passo e rispetto per la gente di montagna e per chi lavora, oltre a rimborsi veri e immediati: aldilà di Speranza, appena riconfermato ministro, è necessario un cambio di squadra a livello tecnico”.

D’altronde anche il leader stesso della Lega, Matteo Salvini, si era già espresso sulla questione domenica quando, ospite di mezz’ora in più su Rai 3 ha chiesto a gran voce più organizzazione e tempi più dilatati per quanto riguarda le chiusure forzate. Tuttavia i repentini cambiamenti nella curva dei contagi rendono talvolta impossibile attuare le ordinanze con il giusto anticipo, come ha avuto modo di specificare l’ISS in più di un’occasione.

La voce degli operatori di settore

Dal canto loro i titolari e gli operatori delle piste da sci, pronte ad aprire al 30% della loro capienza massima in conformità con le precedenti norme in vigore, vivono questa nuova ordinanza nello sconforto generale.

“Abbiamo raccolto, in via elettronica, migliaia di prenotazioni da tutta la Lombardia per la ripartenza, organizzata in tutta sicurezza con rigidi protocolli per evitare qualsiasi rischio di assembramenti”

Raccontano dagli impianti dell’Aprica, già in crisi per via di una stagione invernale mai davvero partita e dove la politica della danza di aperture e chiusure comincia a pesare gravemente sull’economia locale, che da sempre ruota intorno al settore terziario e, soprattutto al turismo.

Anche l’Associazione Piemontese Funivie è dello stesso avviso, e parla di una follia che ha fatto saltare migliaia di prenotazioni sia per il settore alberghiero sia per quanto riguardo lo Skipass, che avrebbe permesso di rivitalizzare le piste, ormai chiuse da più di un anno. Particolarmente delusa è l’Associazione Nazionale Esercenti Funiviari che lascia un messaggio chiaro ai vertici italiani:

"Dopo il 3 dicembre, il 7 gennaio, il 18 gennaio e il 15 febbraio, adesso la proroga al 5 marzo. Ormai la stagione è saltata, ci sentiamo presi in giro di fronte a tutto quello che abbiamo speso per l’apertura di domani, in vista della quale abbiamo assunto altro personale. I ristori siano immediati, altrimenti il comparto va in fallimento. Siamo il settore più penalizzato: da 12 mesi senza un euro di incasso ma con spese e stipendi da pagare. La cassa integrazione è arrivata a dicembre, da luglio lavoravamo per preparare l’inverno".

L'ira delle Regioni

La nuova ordinanza ha scatenato anche l’ira delle regioni con i governatori che si sono espressi con parole di sdegno. Particolarmente critico Erik Lavevaz, governatore della Val d’Aosta, che si limita a dichiarare che “non c’è rispetto”, ma anche dal Piemonte Alberto Cirio si definisce allibito del cambio di paradigma a dir poco repentino. Attilio Fontana dalla Lombardia parla di una decisione dell’ultimo secondo che arrecherà danni irreparabili alle economie locali, mentre Zaia è l’unico governatore regionale che si è espresso in toni più moderati: 

"Pur considerando che la salute dei cittadini viene prima di tutto, è innegabile che questo provvedimento in zona Cesarini mette in crisi tutti gli impiantisti".

Ma a rincarare la dose è intervenuto subito Daniele d’Amario, assessore al turismo dell’Abruzzo che ha dichiarato:

"È una mazzata all’ultimo secondo, perché dopo due rinvii arriva un altro stop le regioni in zona gialla si erano organizzate per attuare un protocollo di sicurezza e ingaggiare personale adeguato, ma si rispegne una macchina che si era messa in moto nel rispetto delle regole".

Nuova quarantena in vista?

Gli italiani, insomma, sembrano non poterne più di chiusure e aperture così frequenti, ma è chiaro che il Corona Virus sia ancora ben lungi dall’essere sconfitto. A dare l’allarme è stato Walter Ricciardi, consigliere del Ministro della Salute, che non ha dubbi nell’arieggiare un nuovo lockdown totale per contenere le nuove varianti di COVID-19. L’opzione quarantena, nonostante sia spiccatamente mal vista dalla classe politica, è ampiamente condivisa da buona parte della comunità scientifica, che ha più volte spiegato che ora più che mai è importante introdurre misure restrittive efficaci per scoraggiare i contagi derivanti dalle nuove varianti del COVID, che potrebbero portare a picchi nella curva simili a quelli dello scorso marzo.

In particolare, il virologo Vittorio Palù nonché presidente dell’AIFA, ha specificato che sarà necessario tenere duro ancora per qualche mese prima di poter tirare un respiro di sollievo:

"Se terremo a bada il virus nei prossimi due tre mesi, forse usciremo dal raggio della sua minaccia. Le infezioni respiratorie raggiungono il picco in inverno e in primavera-estate si mitigano (…) bisogna concentrarsi sulle vaccinazioni e rinunciando per qualche altra settimana ad attenuazioni di colori e tentazioni di riaperture".

Nonostante attualmente la curva Rt in Italia sia in fase discendente Palù invita a non abbassare la guardia, dato che la variante inglese, se non contenuta efficacemente, potrebbe cambiare completamente le carte in tavola. Proprio su questo argomento il Virologo ha spiegato che le varianti inglese, brasiliane e sudafricane rappresentano delle discrete minacce, ma il modo di combatterle rimane sempre lo stesso, ovvero lockdown e distanziamento sociale.

A detta dell’esperto, infine, l’arma principale a nostra disposizione per uscirne vincitori è continuare la campagna vaccinale e tutti i vaccini attualmente somministrati in Italia, Pzifer, AstraZenica e Moderna, sono tutti efficaci contro la variante inglese del COVID-19, anche se mostrano il fianco alla brasiliana e alla Sudafricana, che presentano mutazioni più profonde e quindi più complesse da contrastare.

Il presidente quindi si è dichiarato concorde con la decisione di posticipare ulteriormente le riaperture, dato che al momento potrebbero costituire un rischio enorme che metterebbe inutilmente a rischio i risultati ottenuti finora nella lotta alla pandemia.