Dimissioni volontarie, ecco tutto quello che occorre sapere!

Come funziona la procedura per dare le dimissioni volontarie? Quali sono le tempistiche e le eventuali limitazioni per i lavoratori che compiono questo passo?

Dare le dimissioni volontarie lasciando il proprio posto di lavoro costituisce un passo davvero significativo nella vita professionale di ogni lavoratore.

Sono diversi i motivi che possono portare una persona a compiere una scelta del genere, e ne parleremo diffusamente più avanti. Ciò che è certo, comunque, è che spesso può subentrare in chi prende tale decisione un notevole stato di ansia, dovuto da un lato al dubbio se la strada intrapresa sia giusta o meno, dall’altro alle modalità tecniche con cui le dimissioni stesse vanno presentate.

Tendenzialmente infatti, salvo rarissimi casi (per esempio l’interruzione del rapporto di stage da parte del tirocinante, che non richiede alcun genere di preavviso), non è possibile abbandonare il proprio posto di lavoro da un giorno all’altro. Occorre, invece, seguire un determinato iter prestabilito, a tutela della controparte. 

La controparte in questione, in caso di dimissioni volontarie, è naturalmente l’azienda, che ha il diritto di venire a conoscenza delle intenzioni del dipendente con un periodo di preavviso, in modo da potersi adoperare per la sua sostituzione futura.

È infatti sempre consigliabile, nel momento in cui si decide di procedere con le dimissioni, avere un colloquio con il proprio datore di lavoro (o quantomeno con un responsabile) per annunciare l’intenzione di andare via, sia per mantenere fino all’ultimo un comportamento il più possibile professionale, sia per accordarsi per ciò che riguarda le tempistiche dell’addio.

Soprattutto in quest’ultimo periodo di crisi, può succedere anche che sia la stessa azienda che, magari per motivi economici, decida di sollecitare un lavoratore a presentare le proprie dimissioni, piuttosto che arrivare essa stessa a decidere di licenziarlo.

In questa particolare circostanza è importante conoscere la differenza che intercorre tra essere licenziati e dare le dimissioni: per qualsiasi dubbio in tal senso basta dare un’occhiata al seguente video, tratto dal canale YouTube dell‘Avvocato Angelo Greco, che descrive perfettamente i pro e i contro di entrambe le situazioni.

Entriamo ora invece nel dettaglio della fattispecie delle dimissioni volontarie, per scoprire in primo luogo quanto questo fenomeno abbia raggiunto numeri enormi negli ultimi mesi, soprattutto negli Stati Uniti, dove è stato indicato con il termine Great Resignation, le Grandi Dimissioni.

Esamineremo poi la specifica procedura che il lavoratore deve seguire per dimettersi, con una modulistica che, dal dicembre 2015, è reperibile e compilabile online.

Infine vedremo quali sono i principali motivi per cui ha effettivamente senso che un dipendente scelga di compiere un passo che talvolta può essere assimilabile ad un vero e proprio salto nel buio. Ma che, se fatto per le giuste ragioni, può anche portare ad una svolta professionale e, anche, nella propria vita.

Dimissioni volontarie, un fenomeno in costante aumento

Great Resignation, dunque. Così, abbiamo detto, è stato denominato il fenomeno che ha portato oltre 10 milioni di persone negli Stati Uniti a dimettersi dal proprio impiego in soli tre mesi, tra lo scorso luglio e settembre!

La questione si è poi spostata in Europa, e non ha mancato di “colpire” anche l’Italia. Già nel secondo trimestre dello scorso anno si erano registrate oltre 2 milioni e mezzo di cessazioni di rapporti di lavoro, e la motivazione ‘Dimissioni’ era in aumento dell’85% rispetto al secondo trimestre 2020.

Con numeri un po’ meno roboanti, questa tendenza è proseguita anche nel terzo trimestre 2021, come indicato dalla nota trimestrale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali:

Nel trimestre in esame si registrano 2 milioni 935mila cessazioni di contratti di lavoro, con un incremento pari al 16,4% (+413 mila unità) rispetto allo stesso trimestre del 2020. […] Le variazioni maggiormente significative si registrano per le Dimissioni (+26,7% pari a +111 mila) e, nell’ambito di quelle promosse dal datore di lavoro, per i Licenziamenti (+22%, pari a +29 mila) e per la categoria Altro (+27,9%).

Questi dati mostrano quanto la tematica delle dimissioni sia importante in questo particolare momento storico, soprattutto, come vedremo più avanti, nel contesto attuale di una pandemia che sta attanagliando tutto il mondo da ormai due anni.

La procedura per le dimissioni online

Ora veniamo ai passaggi pratici previsti per completare materialmente la procedura delle dimissioni volontarie. Come abbiamo detto, si tratta di un procedimento che è possibile completare online, anche se ci sono alcune categorie di lavoratori che sono esentate dalla compilazione telematica e che quindi possono dimettersi soltanto preparando manualmente una lettera di dimissioni.

In particolare si tratta dei dipendenti pubblici, dei lavoratori domestici, di quelli marittimi, i lavoratori in prova, coloro che si dimettono nelle sedi protette, i collaboratori ed i genitori lavoratori.

In tutti questi casi, la lettera di dimissioni va preparata indicando i dati del dipendente e quelli dell’azienda, la data di assunzione, il desiderio o la necessità di porre fine al rapporto di lavoro, e naturalmente la data di decorrenza delle dimissioni stesse. 

È importante specificare che la lettera deve essere consegnata a mano oppure spedita tramite raccomandata con ricevuta di ritorno.

Chi invece può compilare i moduli online, non deve fare altro che utilizzare il proprio SPID oppure richiedere all’INPS il proprio Pin dispositivo

Occorre dunque andare sul sito del Ministero del Lavoro per accedere al modulo di Dimissioni Volontarie, compilando le varie sezioni.

Anzi, per essere precisi le prime 3 sezioni, che riguardano il lavoratore, il datore di lavoro e la data di inizio del rapporto professionale, sono compilate in automatico dal sistema (ciò non avviene solo per i rapporti di lavoro iniziati prima del 2008).

La quarta sezione va invece completata manualmente: questa riguarda specificatamente le dimissioni, e va inserita la data di recesso del rapporto e se si tratta di dimissioni volontarie o per giusta causa.

La data di decorrenza da indicare riguarda sostanzialmente il giorno dopo l’ultimo giorno di lavoro, quando cioè le nostre prestazioni con l’azienda saranno effettivamente terminate.

La quinta sezione, infine, si aggiornerà ancora una volta automaticamente. Terminata la compilazione della quarta la procedura è perciò finita, e si riceverà l’avviso che la richiesta è stata elaborata con successo.

Ricordiamo che, per chi non si senta a proprio agio nella compilazione di un documento tanto importante, esiste sempre la possibilità, per compilare i dati ed inviarli al Ministero, di rivolgersi ad un soggetto abilitato come un patronato, un’organizzazione sindacale o un consulente del lavoro.

Revoca e tempistiche per chi dà le dimissioni

Quando la procedura per le dimissioni volontarie online è terminata, non resta che attendere il giorno fissato per la decorrenza di queste ultime.

Per quanto riguarda il periodo di preavviso, questo dipende ovviamente dal tipo di contratto collettivo entro le cui regole ci troviamo ad operare. Ad esempio, per il lavoratore di un negozio di abbigliamento per cui è in vigore il contratto collettivo del commercio, il preavviso può variare tra i 10 e i 90 giorni, a seconda del livello e degli anni di servizio del lavoratore stesso.

Naturalmente, in questo caso (siamo sempre all’interno del settore del commercio), è anche possibile per il dipendente andarsene senza rispettare il preavviso, se ciò non è espressamente proibito dalle clausole del contratto di lavoro (patto di stabilità). Ma per tale circostanza il datore può trattenere una specifica somma di denaro, come previsto appunto nel contratto collettivo.

Il datore, peraltro, potrebbe anche rinunciare al preavviso, ed il dimissionario in questo modo sarebbe immediatamente “libero”. Trovare un accordo del genere può rivelarsi importante per chi presenta le dimissioni allo scopo di iniziare una nuova avventura professionale in un’azienda differente.

Se dopo avere completato la procedura il lavoratore, per qualsiasi tipo di motivo, dovesse cambiare idea e decidere di revocare le proprie dimissioni, è possibile farlo entro 7 giorni, seguendo le indicazioni sullo stesso portale dove si sono precedentemente compilati i moduli per far partire l’iter dimissionario.

Allo stesso modo, si può modificare la data di cessazione del rapporto anche dopo avere terminato la compilazione online, previo accordo con il datore di lavoro.

Dimissioni volontarie, quando ha senso compiere questo passo?

Naturalmente la motivazione più logica e comune quando si presenta una lettera di dimissioni riguarda la possibilità di intraprendere una carriera in un’altra azienda, andando a migliorare a livello professionale oppure in termini di equilibrio per la propria vita privata.

Quest’ultimo punto è un fattore che, come abbiamo già visto accennando alle Grandi Dimissioni, sta diventando una delle ragioni principali per cui molte persone stanno lasciando il proprio posto di lavoro.

E mentre a volte può trattarsi di una decisione obbligata dalle circostanze, magari per questioni di salute o famigliari, in sempre più casi coincide invece con vere e proprie scelte di vita, soprattutto negli ultimi due anni in cui le persone hanno vissuto a contatto con la pandemia di Covid, le relative restrizioni ed i lockdown che in alcuni paesi, Italia compresa, sono stati molto pesanti a livello psicologico.

Dimissioni e pandemia, due fenomeni interconnessi

In effetti non è una coincidenza il fatto che il processo della Great Resignation coincida con questo particolare momento storico.

Il Covid e le limitazioni sociali che ne conseguono costituiscono un vero e proprio momento di rottura rispetto al modello precostituito. Bloccare le attività per svariate settimane, aspetto verificatosi più nel 2020 che non nell’anno appena terminato, ha portato tanti lavoratori, soprattutto giovani, a ripensare completamente alla propria scala di valori.

Elementi come l’equilibrio tra lavoro e vita privata oppure il tema della salute mentale e dei rischi di burnout dovuti all’ansia ed allo stress sono venuti prepotentemente alla luce, in un sistema capitalistico che invece ha sempre considerato la produttività ed il successo professionale come i vertici assoluti da raggiungere nella scala di valori personale.

Per rallentare l’estendersi di questa situazione, allora, è importante che nel prossimo futuro le istituzioni preposte, nonché le principali aziende multinazionali private, trovino un nuovo punto di convergenza tra la sfera professionale e quella privata dei propri dipendenti.

Ad esempio, vanno lette come proposte positive quelle legate allo sviluppo dello smart working, il quale, se impostato correttamente, permette ai lavoratori di gestire i propri compiti professionali con una maggiore flessibilità, riuscendo così a coniugare gli interessi aziendali con quelli personali, limitando i rischi di burnout senza rimetterci in termini di produttività.

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