Disoccupazione: come uscirne grazie ai centri per l’impiego?

I centri per l'impiego si occupano di combinare domanda e offerta di lavoro. Come funzionano e perché in Italia sono poco efficaci contro la disoccupazione?

I centri per l’impiego sono delle strutture pubbliche che, attraverso la promozione di politiche attive del lavoro, si impegnano per far incontrare domanda e offerta.

Il governo ha scelto di potenziare i centri per l’impiego, che in Italia non risultano particolarmente efficaci nell’aiutare gli individui alla ricerca di un’occupazione, donando loro i 5 miliardi di euro del progetto Garanzia di occupabilità dei lavoratori. Grazie a questa somma, si prevedere di far trovare un lavoro a circa 3 milioni di persone.

Migliorare l’efficacia dei centri per l’impiego è inoltre uno dei 102 obiettivi del Pnrr, Piano nazionale di ripresa e resilienza, concordato con la Commissione europea. Nella sezione relativa alle politiche del lavoro si legge infatti:

Rafforzare centri per l’impiego: promuovere interventi di capacity building a supporto dei centri per l’impiego, con l’obiettivo di fornire servizi innovativi di politica attiva, anche finalizzati alla riqualificazione professionale (upskilling e reskilling), mediante il coinvolgimento di stakeholder pubblici e privati, aumentando la prossimità ai cittadini e favorendo la costruzione di reti tra i diversi servizi territoriali”.

Secondo le previsioni del piano, almeno la metà dei centri per l’impiego dovrà finalizzare il 50% delle azioni di potenziamento. Non raggiungere i risultati stabiliti farebbe perdere i fondi previsti per il 2022.

Come iscriversi ai centri per l’impiego?

Per iscriversi a un centro per l’impiego bisogna avere tra i 16 e 65 anni e aver completato la scuola dell’obbligo. L’iscrizione è aperta ai cittadini italiani e a quelli stranieri che soggiornano regolarmente in Italia e sono:

  • disoccupati
  • inoccupati
  • alla ricerca di un posto di lavoro o di una formazione professionale
  • lavoratori beneficiari di integrazioni salariali ordinarie e straordinarie
  • invalidi civili o del lavoro a cui spettano i servizi di collocamento mirato
  • studenti universitari disposti ad accettare un lavoro part-time

Le persone disoccupate che beneficiano di un sussidio al reddito devono iscriversi necessariamente al centro per l’impiego competente per il domicilio da loro dichiarato con la domanda inoltrata all’Inps, l’Istituto nazionale della previdenza sociale.

L’iscrizione al centro per l’impiego avviene tramite la Did, la Dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro, e il Patto di servizio.

La Did viene effettuata online tramite i portali regionali abilitati o il sito dell’Anpal, l’Agenzia nazionale politiche attive del lavoro, mentre per firmare il Patto di servizio è necessario prenotare un appuntamento presso un centro per l’impiego. Coloro che percepiscono un sostegno al reddito vengono convocati entro 15 giorni, gli altri entro 30.

Con il Patto di servizio si sancisce l’impegno del lavoratore ad accettare le offerte di lavoro in linea con il proprio profilo professionale, così come a prendere parte alla iniziative di formazione, proposte dal centro per l’impiego.

Qual è la differenza tra disoccupazione e inoccupazione?

Secondo quanto definito nel decreto legislativo 297 del 2002, la disoccupazione è

“la condizione del soggetto privo di lavoro che sia immediatamente disponibile allo svolgimento e alla ricerca di una attività lavorativa secondo modalità definite con i servizi competenti”.

Per entrare nella categoria dei disoccupati, è necessario non avere un’occupazione, ma avere avuto almeno un contratto di lavoro autonomo oppure subordinato riconosciuto, anche solo per un breve tempo. Non valgono i tirocini, così come i periodi di prova e di pratica.

Gli inoccupati sono invece coloro che non hanno mai ricoperto una posizione lavorativa, ma ne stanno ricercando una. In particolare, ci si riferisce agli iscritti a un centro per l’impiego da più di dodici mesi, la metà nel caso dei soggetti più giovani.

Bisogna fare attenzione a non confondere disoccupati e inoccupati con inattivi: questi ultimi, infatti, non sono alla ricerca di un’occupazione, nonostante non ne abbiano una. In particolare, si rientra nella situazione di inattività se non si è cercato un lavoro nelle quattro settimane precedenti e non si desidera cercarne uno nelle due settimane successive alla data di riferimento.

Come funzionano i centri per l’impiego?

I centri per l’impiego hanno l’obiettivo di aiutare le persone in cerca di occupazione in diversi modi. Innanzitutto, sono tenuti a fornire tutte le informazioni necessarie per trovare un lavoro, per esempio comunicare le opportunità professionali del settore pubblico e privato, i percorsi formativi necessari per acquisire le competenze richieste dal mercato e le normative dei rapporti lavorativi.

Gli operatori dei centri per l’impiego si occupano inoltre di orientare verso un progetto professionale oppure formativo le persone iscritte tramite colloqui individuali o di gruppo, così come di accompagnarle al lavoro, aiutandole a ottenere la padronanza necessaria a utilizzare gli strumenti per la ricerca di un’occupazione o a entrare in contatto con alcune realtà aziendali.

All’interno dei centri per l’impiego vengono poi svolte alcune attività amministrative come l’iscrizione alle liste di mobilità e agli elenchi delle categorie protette, le cessazioni dei rapporti lavorativi e il rilascio dei certificati di disoccupazione.

I centri per l’impiego favoriscono infine l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità e dei soggetti più deboli, così come il recupero di coloro che si trovano in una situazione di svantaggio sociale.

I centri per l’impiego vengono coordinati dalle singole regioni o province autonome.

Perché in Italia i centri per l’impiego non sono efficaci?

L’Italia sta però soffrendo di un problema legato alle competenze e alla professionalità dei centri per l’impiego a causa dei pochi investimenti effettuati negli ultimi anni nel capitale umano. Secondo i dati diffusi da Anpal, sono 7.772 i dipendenti dei centri per l’impiego, ovvero 2mila in meno rispetto a vent’anni fa e una quantità decisamente inferiore rispetto a quella degli altri principali Paesi europei: in Francia i dipendenti dei centri per l’impiego sono circa 50mila, più di 100mila in Germania.

I dati pubblicati dal ministero del Lavoro mostrano alcuni ritardi nel mettere in atto gli interventi programmati, che prevederebbero l’assunzione di personale a tempo indeterminato nei centri per l’impiego. Lo Stato ha stanziato 464 milioni di euro per raggiungere questo obiettivo, ma l’attuazione del piano è in carico alle regioni e alle province autonome.

Nel 2020, l’allora ministro del Lavoro Nunzia Catalfo aveva garantito l’assunzione di 11.600 addetti ai centri per l’impiego entro l’anno successivo, per la stragrande maggioranza a tempo indeterminato. Solo 1.458 dipendenti erano stati però assunti all’autunno 2021.

Con la legge di Bilancio 2022, il governo ha stanziato altri 90 milioni di euro per migliorare le attività dei centri per l’impiego. In particolare, 70 milioni dovrebbero venire destinati agli oneri di funzionamento delle strutture e alle nuove assunzioni, 20 a sostenere tramite apposite politiche del lavoro i giovani tra i 16 e i 29 anni che non hanno un’occupazione e non sono inseriti in alcun percorso formativo.

In questo scenario, a oggi i centri per l’impiego risultano quindi essere quasi del tutto irrilevanti per il collocamento di coloro che ne hanno bisogno. Secondo i dati dell’indagine Plus condotta dall’Inapp, l’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche, nel 2021, solo il 4,5% dei disoccupati riesce a trovare un lavoro grazie ai centri per l’impiego. Il 35,4% delle persone in cerca di un’occupazione viene invece aiutato a trovarla dai contatti della propria rete personale e professionale.

Quali sono i dati italiani sulla disoccupazione?

Secondo i dati diffusi dall’Istat, l’Istituto nazionale di statistica, il tasso di disoccupazione in Italia a dicembre 2021 è sceso di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente, attestandosi al 9%. Quello della fascia 15-24 anni si è invece abbassato di 0,7 punti percentuali rispetto a novembre, arrivando al 26,8%. Il tasso di occupazione è ritornato ai livelli pre-pandemia di febbraio 2020, ovvero al 59%.

Diminuite nello stesso periodo anche le persone in cerca di lavoro di 1,3 punti percentuali, cioè di 29mila unità. Il calo è stato osservato per tutte le fasce di età, con l’eccezione di quella dai 35 ai 49 anni, e in particolare per le donne. Rispetto a dicembre 2020, invece, la diminuzione è di 7,6 punti percentuali, ovvero di 184mila unità.

Sempre su base annuale, il numero di occupati nel 2021 è cresciuto del 2,4%, cioè di 540mila unità.

Quali sono i dati sulla disoccupazione dell’area Ocse e dell’Eurozona?

In miglioramento anche i dati dell’area Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, di cui l’Italia è uno dei Paesi fondatori. A dicembre 2021, il tasso di disoccupazione è diminuito per l’ottavo mese consecutivo, raggiungendo il 5,4% rispetto al 5,5% di novembre e attestandosi ad appena 0,1 punti percentuali sopra quello pre-pandemico di febbraio 2020.

Il numero di lavoratori disoccupati nell’area ha raggiunto 36,1 milioni, scendendo di 0,7 milioni nel periodo. Lo stesso dato pre-pandemia risultava di 0,5 milioni inferiore.

Il tasso di disoccupazione nell’area Ocse a dicembre 2021 su base mensile è sceso di 0,1 punti percentuali sia tra le donne, da 5,7% a 5,6%, che tra gli uomini, da 5,3% a 5,2%. Il ritmo di decrescita maggiore si è verificato tra i giovani tra i 15 e i 24 anni, da 11,8% a 11,5%, mentre tra gli over 25 si è passati da 4,6% a 4,7%.

Situazione simile per l’Eurozona: anche qui il tasso di disoccupazione a dicembre 2021 è sceso per l’ottavo mese consecutivo, attestandosi al 7% rispetto al 7,1% del mese precedente.

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