Donne e lavoro: la parità salariale diventa norma!

Una interessante proposta di legge è stata approvata all'unanimità alla Camera: si tratta della norma che garantisce la parità salariale tra donne e uomini sul lavoro, in tutti i contesti. Al momento la proposta deve essere ancora confermata dal Senato, ma ha trovato totale approvazione. Le differenze di genere nel mondo del lavoro sono sempre più evidenti, specialmente negli ultimi anni, e una nuova legge arriverà presto a contrastare il problema. Ecco di cosa si tratta.

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Al momento al governo si discute su diversi temi caldi del periodo: dalla riforma fiscale a quella delle pensioni, dall'applicazione dell'obbligo del green pass sul posto di lavoro agli incentivi per lo sviluppo economico. Una tematica che sta molto a cuore dei cittadini sta riscontrando un nuovo punto di svolta: la parità salariale.

Il tema della parità salariale tra i generi torna alla ribalta, e ad oggi è stato raggiunto un importante obiettivo per l'uguaglianza di genere: la Camera ha recentemente approvato la legge sulla parità del salario, che passa in esame al Senato. Come spiega Repubblica.it si tratta di un passaggio importante per l'uguaglianza di tutti i lavoratori:

"Sì dell'Aula della Camera alle modifiche al codice sulle pari opportunità tra uomo e donna in ambito lavorativo, per incentivare la presenza femminile nel mercato del lavoro e ridurre il cosiddetto "gender gap" nelle retribuzioni."

Il gender gap, ovvero la differenza di genere sul salario tra lavoratori è purtroppo un dato rilevante in Italia, in particolar modo negli ultimi anni. Nasce quindi un nuovo testo normativo che va a sostenere il lavoro della componente femminile della popolazione, il cui tasso di occupazione in Italia risulta ancora molto basso.

Per garantire equità nel salario, vengono proposti anche nuovi incentivi per le aziende che assumono dipendenti donne all'interno del proprio staff, con sgravi di tipo fiscale o contributivo, che vanno a vantaggio delle stesse aziende, e di conseguenza favoriscono un maggiore inserimento lavorativo delle donne. Vediamo nell'articolo quali sono le prospettive della nuova normativa, per cui sale l'attesa per l'approvazione definitiva.

Gender gap: le differenze salariali esistono

In Italia il dato che riguarda il gender gap, ovvero le differenze di genere sul lavoro purtroppo è allarmante, e il gender gap sembra avere ragioni sia economiche che sociali. Recentemente una ricerca Linkedin pubblicata da un articolo di Ansa.it rileva come le motivazioni alla base delle differenze di genere spesso sono di natura sociale, e le donne tendono ad essere meno coinvolte da aumenti dello stipendio o promozioni:

"Il 44% delle intervistate in Italia crede che le donne si sentano meno legittimate a ottenere promozioni o aumenti di stipendio sul posto di lavoro, mentre 2 uomini su 5 (40%) intervistati hanno detto lo stesso. Meno della metà (47%) delle donne ha ammesso di aver provato questo o di averlo visto provare da altri."

Il problema del gender gap quindi ha radici non solamente economiche, ma sociali e culturali, e l'Italia è uno dei paesi più indietro in Europa da questo punto di vista. Spesso la componente femminile della popolazione rinuncia completamente al lavoro, oppure dichiara di non avere buone prospettive remunerative per il futuro.

La differenza maggiore si attesta a livello di salario: anche quando le donne lavorano, molto spesso rilevano di non essere pagate sufficientemente, e non raggiungono gli stessi livelli di stipendio dei colleghi uomini. La recente proposta di introdurre una norma che rileva questo gender gap incentiva l'uguaglianza di genere, e si tratta di un passo in avanti verso quelle che sono prospettive di lavoro simili a ciò che già avviene in altri paesi d'Europa, in cui le differenze di stipendio non sono così evidenti.

La proposta di introdurre una legge verso la parità salariale è stata approvata all'unanimità, con 393 sì. Con la proposta, oltre a far tornare alla ribalta la questione gender gap, vengono ipotizzate misure concrete per garantire la parità salariale per tutti.

Parità salariale: le ipotesi per ridurre le differenze

Per ridurre le differenze di genere, la proposta che al momento è stata approvata, ma di cui si attende applicazione, ipotizza diversi incentivi o agevolazioni per eliminare il gender gap tra uomini e donne presente nel paese. La parità salariale sembra essere l'obiettivo comune, e tra le ipotesi vi è anche quella di allargare l'obbligo di redigere un rapporto sulla situazione del personale per tutte le aziende che hanno più di 50 dipendenti.

Al momento questo obbligo esiste già, ma è applicato solamente per le aziende di grandi dimensioni, con almeno 100 dipendenti. Dal 2022 inoltre arriverà uno strumento di valutazione sulle misure prese dai datori di lavoro per ridurre il gender gap, che verrà incentivato anche con iniziative ad hoc.

L'obiettivo della parità salariale quindi si concretizza sia nelle agevolazioni fiscali o contributive per le aziende, sia nelle iniziative volte specialmente a tutelare il lavoro delle donne. Un altro fattore da considerare riguarda il collegamento lavoro-maternità, che in Italia risulta essere particolarmente problematico in molti casi. 

Con la nuova normativa si vanno a tutelare maggiormente i periodi di maternità delle donne lavoratrici, mantenendone il posto di lavoro. Anche su questo punto l'Italia detiene un record non indifferente. Per le madri il tasso di occupazione crolla drasticamente, mentre per gli uomini avviene l'inverso.

Il problema del gender gap riguarda anche i padri, che secondo le prospettive, e alcune misure già esistenti come il congedo di paternità, dovrebbero permettere anche ai neo papà di ricevere alcune fondamentali tutele sul posto di lavoro.

Donne e disoccupazione: i dati 2021

I dati relativi alla disoccupazione mostrano come negli ultimi anni il tasso di occupazione femminile sia drasticamente sceso, soprattutto con l'arrivo dell'emergenza sanitaria. Un articolo recente di Ilsole24ore.com riporta alcuni dati sulla questione delle lavoratrici inattive. Una parte delle non lavoratrici sono impegnate nello studio, ma una grande parte in più invece, non lavora e non studia:

"Le donne inattive per motivi familiari sono più di quelle inattive per studio. E soprattutto nel I trimestre 2021 ci sono lo 6,7% di donne 15-64 enni inattive in più rispetto a marzo 2020, mentre fra gli uomini gli inattivi per motivi familiari sono addirittura calati del 3,7%."

Se da un lato quindi si parla di disoccupazione femminile, e in molti casi anche di disoccupazione giovanile, il dato più rilevante riguarda il numero di donne non occupate nel paese, che non stanno lavorando e non hanno un percorso di studio avviato. La maggior parte infatti risulta essere inattiva per garantire assistenza in famiglia.

Va tenuto conto che la situazione si è aggravata con l'arrivo della pandemia, e la disoccupazione è aumentata per tutti, indipendentemente dal genere, a causa degli ultimi avvenimenti con lo scoppio della pandemia e la crisi economica. Tuttavia nonostante i dati in negativo, va sottolineato come nell'ultimo periodo molte imprese stanno nascendo con imprenditrici donne, grazie anche ad alcuni incentivi interessanti dell'ultimo periodo.

Incentivi per l'imprenditorialità delle donne: le novità

Una interessante novità sull'imprenditoria delle donne è arrivata con il nuovo Fondo Impresa Donna, messo a disposizione con un decreto MISE. Il Fondo Impresa Donna va ad incentivare la nascita di attività con un'elevata componente femminile, nel dettaglio gli incentivi vengono garantiti a:

  • Cooperative e società dove le donne socie sono almeno il 60%;
  • Società di capitale in cui il maggior numero di quote è femminile;
  • Imprese individuali formate da donne;
  • Lavoratrici donne in autonomia.

Si tratta di incentivi che vanno a finanziare il lavoro imprenditoriale della componente femminile della popolazione, e come spiega il sito ufficiale MISE, l'obiettivo è quello di incentivare la nascita di nuove attività condotte dalle donne:

"L’obiettivo della misura è quello di incentivare la partecipazione delle donne al mondo delle imprese, supportando le loro competenze e creatività per l’avvio di nuove attività imprenditoriali e la realizzazione di progetti innovativi, attraverso contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati."

Inizialmente sono garantiti fondi per 40 milioni di euro, che possono allargarsi successivamente in base all'andamento degli stessi. L'iniziativa prende parte ad uno degli obiettivi proposti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, sotto al cappello "inclusione e coesione".

Incentivi per l'assunzione di lavoratrici donne

Oltre al nuovo Fondo Impresa Donna che va a vantaggio delle donne che fanno impresa, sono stati recentemente introdotti anche incentivi per favorire l'occupazione femminile, per limitare così il divario di genere, e andare nella direzione di parità salariale.

Già con la Legge di Bilancio 2021 infatti è stata introdotta una novità interessante per le aziende che assumono personale femminile. Le aziende che decidono di inserire nello staff lavoratrici donne possono infatti avvalersi di uno sgravio contributivo totale, del 100%, con un limite massimo di 6.000 euro l'anno.

Si tratta delle aziende che assumono lavoratrici a tempo determinato o indeterminato, in concomitanza ad una situazione di svantaggio come la disoccupazione prolungata nel tempo di almeno 12 mesi. Questi incentivi aumentano le possibilità per le donne italiane di essere assunte con un regolare contratto a termine o indeterminato, e le aziende stesse possono beneficiare degli incentivi.

Allo stesso modo, per garantire maggiore parità salariale, dal 2022 verranno introdotti premi specifici per tutte le aziende che si impegnano concretamente a ridurre il gender gap, che comporterà per le aziende anche uno sgravio contributivo fino a 50.000 euro. Con la recente approvazione della proposta alla Camera infatti l'obiettivo è quello di ridurre il gender gap e proporre una parità salariale sia a livello di azioni dirette che indirette.

Come visto prima, molte delle differenze sul lavoro tra lavoratori uomini e lavoratrici donne esistono per cause sociali e culturali, e non è raro che gli avanzamenti di carriera vengano di fatto preclusi alle lavoratrici. Le norme prevedono che le aziende dovranno, se superano il numero di 50 dipendenti, proporre un rapporto annuale sulla situazione del personale assunto, e comunicare chiaramente quali sono state le azioni volte a ridurre questo genere di discriminazione, diretta o indiretta.