Governo Draghi: tra 5 stelle confusi e vocazione ecologista

Continuano le consultazioni per la composizione dell’alleanza di governo composta da Mario Draghi, ma il caos che regna attualmente all’interno del Movimento 5 Stelle ha costretto il premier provvisorio ad uno stop momentaneo. Intanto viene dato il via libera al Ministero della Transizione Ecologica.

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Draghi sembra intenzionato ad attendere il voto della base grillina sulla piattaforma Rousseau, prova che nemmeno il tentativo di Bebbe Grillo di portare concordia all’interno del partito è servito a mettere d’accordo le posizioni dei vari ministri.

Certo, la situazione non era delle migliori già in partenza: con le dimissioni di Conte e l’arrivo di draghi il partito si è letteralmente spaccato in tre parti dalle ideologie molto differenti tra loro. Ci sono già i nostalgici del governo Conte, a cui avrebbero affidato un nuovo incarico, i fedeli di Luigi di Maio e, infine, c’è anche chi vorrebbe Alessandro Di Battista come figura centrale del Movimento.

Sotto questo profilo non ha aiutato il supporto dimostrato a Draghi da parte di Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, due figure politiche particolarmente mal viste dai pentastellati e che hanno contribuito a creare il clima teso che oggi si respira all’interno del Movimento.

Sì al governo Draghi al voto

Il tentativo di Grillo di riportare i 5 Stelle all’ordine è stato poi stroncato sul nascere da Davide Casaleggio, con la minaccia di un voto contrario della base. La situazione si sarebbe potuta risolvere con un voto sulla piattaforma Rousseau, poi rinviato in attesa che Draghi definisca in modo più preciso la forma della sua squadra di governo.

Il premier incaricato dal canto suo non sembra intenzionato a cedere a questo tipo di pressioni; lo stesso Sergio Mattarella ha messo ben in chiaro che l’opzione Draghi non è oggetto di diatribe e che tutti questi salti e voli pindarici hanno solo l’effetto di rimandare l’inevitabile. Sotto questo punto di vista è emblematica la risposta di Vito Crimi, capo politico del M5S, che specifica: 

“In questi giorni abbiamo letto illazioni e ricostruzioni a dir poco fantasiose sulla votazione promossa dal MoVimento 5 Stelle sul governo. Ebbene sono tutte fake news. La piattaforma Rousseau si è infatti dimostrata estremamente collaborativa, consapevole della delicatezza e dell'importanza del momento, e sempre pronta a venire incontro alle esigenze del MoVimento 5 Stelle e dei suoi iscritti. Cerchiamo di fare chiarezza su quanto accaduto"

Nelle ultime ore, dopo una serie di calcoli accurati, è emerso che con l’ingresso in maggioranza della lega il futuro governo di Draghi potrebbe tranquillamente mettere da parte i pentastellati, scoperta che mette in prospettiva la stessa presenza dei grillini all’interno del nuovo programma di governo. Il super banchiere preferirà aspettare che i 5 stelle trovino una soluzione o preferirà accelerare i tempi, mettendo da parte la maggioranza delle camere? Per ora sembra che si sia optato per la prima opzione, anche se, con ogni probabilità, Draghi sarebbe già pronto a sciogliere il riserbo sul suo elenco di ministri.

Le votazioni sulla piattaforma Rousseau da parte dei grillini in ogni modo sono previste durante la giornata di oggi, dalle 10 alle 18 sulla seguente questione:

“Sei d’accordo che il Movimento sostenga un governo tecnico-politico: che preveda un super ministero della transizione ecologica e che difenda i principali risultati raggiunti dal Movimento, con le altre forze politiche indicate dal presidente incaricato Mario Draghi?

In attesa della sentenza Draghi affina la sua lista di ministri, che probabilmente sarà composto in gran parte da tecnici. L’ipotesi più accreditata vede lo scioglimento del riserbo venerdì e il giuramento presso il Quirinale sabato.

Governo Draghi: i nomi più probabili

Sempre remota sembra essere la possibilità che vengano fatti ministri i leader dei partiti, sui quali Draghi non pare porre particolare attenzione, almeno per ora. I nomi che stanno circolando sono comunque appartenenti a personalità di spicco. Si parla di Franceschini e Orlando come ministri del partito democratico con Guerini a svolgere il ruolo di viceministro, il candidato di Forza Italia invece sarebbe Tajani, incaricato del ministero Affari Europei, mentre alla lega andrebbero il ministero dell’Agricoltura e degli Affari Regionali, probabilmente affidati a Molinari o Giorgetti. Infine, Italia Viva vede il suo campione nell’ex ministro Bellanova e Liberi Uguali su Speranza.

Tuttavia il quadro dipinto da Draghi è ancora per lo più ignoto, e l’economista potrebbe optare per un esecutivo di discontinuità, mettendo dei tecnici a capo dei dicasteri più importanti. Intanto il presidente del consiglio ha specificato che ci sarà bisogno di una nuova legge elettorale dopo il taglio dei parlamentari, demandando però questa modifica alle camere, dato che il suo governo non se ne occuperà direttamente.

Le parti sociali 

Intanto nella giornata dedicata alle consultazioni tra Draghi e le parti sociali i sindacati si sono dichiarati disponibili a partecipare attivamente alla ripartenza del paese, puntando in modo organico su investimenti oculati e riforme strutturali. Tante le richieste delle varie parti: Confindustria, per esempio, ha dato il suo sostegno all’azione di Draghi sottolineando la necessità di: 

“una grande alleanza pubblico-privato per moltiplicare gli investimenti e concentrarli laddove più servono alla ripresa del Paese (…) c'è davvero molto da fare, e bisogna farlo presto e bene”.

Dalle parole dei rappresentati di Confapi emerge il bisogno di coniugare lo sviluppo economico con la salute delle persone, investendo proprio sulle conoscenze di queste ultime. 

Per quanto riguarda i sindacati Cgil, Cisl e Uil invece, la richiesta è una sola: prorogare ulteriormente il blocco ai licenziamenti e riconfermare la cassa COVID, anche se non per sempre ovviamente, come sono loro a specificare:

"non deve essere sine die, ma ci vogliono i tempi giusti per riformare gli ammortizzatori sociali e far decollare finalmente le politiche attive".

Un altro punto molto caro ai sindacati, che è stato discusso in sede di consultazione è la necessità di una nuova politica industriale, che metta al primo posto la transizione verso politiche più attente alla sostenibilità ambientale e alla transizione energetica, unite ad una riforma rapida della giustizia civile, per dare sicurezza agli operatori del settore. Ma c’è attenzione anche verso le piccole imprese, come dimostra l’intervento di Unioncamere, che propone l’istituzione di uno strumento in grado di far ascoltare le voci delle imprese locali sui temi della sostenibilità e della digitalizzazione, ambiti che saranno interessanti particolarmente dai fondi del recovery fund.

Draghi ha poi spiegato che nella sua visione:

"intende puntare sull'agroalimentare quale volano per la crescita e lo sviluppo del Paese, privilegiando contributi mirati invece che sussidi a pioggia e dando una sensibile accelerata al lavoro sulle infrastrutture, vera e propria chiave di volta per accrescere la competitività delle imprese".

Dichiarazione a cui le associazioni di categoria hanno fatto seguito, ricordando l’importanza del mantenimento della sovranità alimentare riducendo la dipendenza dell’Italia dell’estero sotto questo profilo. Negli obbiettivi di questa categoria c’è la creazione di oltre un milione di posti di lavoro green nel prossimo decennio.

Gli artigiani, dal canto loro, chiedono il proseguimento delle grandi riforme sotto il profilo fiscale e della pubblica amministrazione, sfruttando l’occasione propizia della formazione di un nuovo governo, mentre per Confcommercio:

"servono ancora ristori tempestivi ed adeguati alle effettive perdite di fatturato e proroga ampia della cassa COVID".

Il Ministero della Transizione Ecologica

Infine, Draghi ha rivelato alle associazioni ambientaliste che il nuovo governo avrà un ministero interamente dedicato alla transizione ecologica, un'importante istituzione  presente già in molti paesi europei, che avrà come compito quello di proiettare l’Italia in un futuro più sostenibile.

C’è da dire che in Italia un dipartimento per gli investimenti green, guidato da Mariano Grillo, esiste già e si occupa di economia circolare, contrasto ai cambiamenti climatici, efficientemente energetico, miglioramento della qualità dell’aria e sviluppo sostenibile, cooperazione internazionale ambientale, valutazione e autorizzazione ambientale e di risanamento ambientale. Il nuovo ministero si occuperebbe quindi di coordinare l’attività dei ministeri relativa a finanza, economia sostenibile, insieme al Ministero dell’Ambiente e a quello dell’Energia.