Gender gap sugli stipendi: serve trasparenza! Proposta UE!

Uomini e donne vengono pagati nello stesso modo nel mondo del lavoro? No! Ma spunta la proposta dell’Europa! Scopri le ultime qui.

Uomini e donne vengono pagati nello stesso modo nel mondo del lavoro? Dai dati sembrerebbe proprio che la risposta sia no. 

Eppure, è necessario conoscere a fondo il divario di genere (anche chiamato gender gap) per poter consentire una maggiore trasparenza.

Proprio per questo dall’Unione Europea è arrivata una proposta ben precisa: una maggiore trasparenza nella busta paga in modo da poter individuare in modo chiaro il gender gap sugli stipendi. 

Insomma, lo sappiamo benissimo, il divario di genere sul mondo del lavoro risulta essere estremamente ampio. Infatti, non è raro vedere come per la stessa occupazione, gli uomini ottengano una retribuzione più alta delle donne. 

Per comprendere come agisce tale differenza di salario e poter attuare delle azioni correttive, il Parlamento Europeo ha proposto una maggiore trasparenza nelle buste paga di lavoratori e lavoratrici. Tutto questo è stato pubblicato poi il 4 aprile 2022 per mezzo di un comunicato stampa. 

Ma quali sono gli obiettivi di tale scelta? Ci potrebbero essere dei cambiamenti radicali? Davvero le donne potrebbero raggiungere una retribuzione pari a quella degli uomini? Andiamo ad indagare la situazione più nel dettaglio al fine di avere un quadro chiaro. 

Gender Gap sugli stipendi: arriva la proposta dell’Unione Europea!

Ebbene, come avrai compreso, gli stipendi di uomini e donne non coincidono, nemmeno a parità di mansione svolta. 

Tuttavia, a differenza di quanto molti potrebbero pensare, non si tratta di un caso che riguarda la sola Italia. Infatti, a sostegno di ciò, si è mossa direttamente l’Unione Europea che, come il comunicato stampa del 4 aprile 2022, ha affermato la necessità di buste paga più chiare in modo da evidenziare (e poter poi colmare) il divario di genere presente sugli stipendi di uomini e donne. 

Ma quali sono le novità presentate dal Parlamento Europeo? Ebbene, si vuole garantire una maggiore trasparenza nelle retribuzioni di uomini e donne, in modo che possano emergere i diversi trattamenti riservati all’uno e all’altro sesso. 

Tuttavia, dicendo ciò, non ci sono ancora chiari gli obiettivi di tale decisione. Andiamo a comprenderli più nel dettaglio. 

Dunque, in questo modo si aprirebbe la strada ad un ridimensionamento degli stipendi delle donne, in modo che esse possano ricevere un trattamento economico al pari degli uomini, per un lavoro che apporta lo stesso valore. 

Infatti, la relatrice Kira Marie Peter-Hansen ha affermato apertamente che non verranno più tollerati a livello europeo trattamenti economici differenti che discriminano il genere femminile. 

In questo modo si persegue un duplice obiettivo: da una parte ridurre la discriminazione legata al genere che, nonostante il tempo passi, rimane una problematica sempre attuale. Dall’altra parte, la misura avrebbe anche lo scopo di eliminare il divario retributivo tra uomini e donne all’interno dei territori dell’Unione Europea. 

Insomma, un passo avanti di notevole importanza, no? Andiamo a comprendere più nel dettaglio quali sono le azioni che l’Unione Europea imporrà agli stati membri. 

Ridurre il gender gap sugli stipendi: serve maggiore trasparenza nella busta paga!

Ebbene, come abbiamo affermato anche in precedenza, è necessaria una maggiore trasparenza nelle buste paga di uomini e donne, in modo da poter evidenziare i diversi trattamenti economici. 

Attenzione: è importante ribadire che tale trasparenza non andrà in alcun modo in contrasto con la privacy e i dati personali di lavoratrici e lavoratori. 

Quindi, abbiamo capito gli obiettivi di tale misura e che potrebbe portare ad una delle svolte di maggior rilievo degli ultimi anni in tema di disparità di genere. 

Eppure, dobbiamo ancora indagare nel dettaglio quale sarà la strategia messa in campo dall’Unione Europea al fine di colmare il gender gap che, come ricordiamo ancora una volta, non è una problematica che affligge solo l’Italia. 

Dunque, secondo quanto stabilito nella strategia dell’UE, i datori di lavoro dovrebbero garantire ai lavoratori e alle lavoratrici l’accesso a tutti i dati necessari per comprendere se vi sono delle discriminazioni e delle disparità dal punto di vista salariale. 

Ma come si opererà una volta identificate tali differenze nella retribuzione?

Il piano dell’Europa per ridurre il gender gap sugli stipendi: eccolo nel dettaglio!

Dunque, lavoratori e lavoratrici avranno a loro disposizione tutti i dati per poter comprendere se vi sono delle disparità dal punto di vista salariale, specie nei casi in cui uomini e donne svolgano lo stesso lavoro. 

Ebbene, dopo aver trovato tali differenze di stipendio cosa bisognerà fare? È il momento di agire per diminuire il gender gap sugli stipendi e, di conseguenza, anche la distanza tra uomini e donne nel mondo del lavoro. 

Secondo quanto sembra essere stato stabilito dai deputati dell’Unione Europea, dovrebbe essere abolita la clausola contrattuale che presuppone il segreto salariale

Questo vorrebbe automaticamente dire che le aziende all’interno dei territori dell’Unione che contano almeno 50 dipendenti devono divulgare le informazioni relative allo stipendio (sempre nel rispetto della privacy, ovviamente) in modo che possa essere evidenziato un qualsiasi tipo di divario di genere. 

Ma per quale motivo è stata resa necessaria questa misura? Andiamo a scoprirlo dai dati registrati dall’Unione Europea. 

Perché serve ridurre il gender gap sugli stipendi? Il dati emersi!

Come avremo intuito, la disparità salariale è una problematica tutt’altro che superata. 

Ma quali sono i dati che dimostrano il gender gap? Beh, stando alle analisi che sono state effettuate sulla tematica, a livello europeo il divario retributivo si attesta intorno al 14%. 

Insomma, un dato non indifferente, se ricordiamo sempre che si tratta di uomini e donne che svolgono la medesima mansione. 

Infatti, è chiaro comprendere come le donne abbiano uno stipendio più basso degli uomini a partita di ore lavorate e di mansione. 

Tutto questo incide direttamente anche sulla pensione. Infatti, se andiamo a controllare i dati forniti dall’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale in Italia e dagli altri enti previdenziali a livello europeo, possiamo notare come la pensione delle donne sia più bassa del 33% rispetto a quella dei pensionati uomini. 

Eppure, quando pensiamo che la problematica sia tutta italiana, non abbiamo certo guardato i dati. 

Infatti, il nostro Paese ha dato una notevole spinta alla parità salariale tra uomini e donne, anche grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Vuoi sapere i dati relativi all’Italia? Beh, nel nostro Paese il divario tra gli stipendi lordi di lavoratori e lavoratrici è del 4,7%, percentuale tra le più basse in Europa. 

Tuttavia, quando consideriamo invece il salario annuale medio, la situazione diventa maggiormente critica. In questo caso non siamo tra i migliori in Europa, ma anzi, siamo anche peggio della media europea. Infatti nell’Unione Europea il gender gap in questo caso è del 39,6%, mentre in Italia si attesta introno al 43,7%. 

Ridurre la disparità di genere: nuovi obblighi per il datore di lavoro!

Come avrai ormai compreso, ridurre il gender gap è diventato uno degli obiettivi principali dell’Unione Europea e, per farlo, è necessario un intervento importante. 

Secondo quanto stabilito dal World Economic Forum, fondazione senza scopo di lucro, ci vorranno ben 135 anni per raggiungere la giusta parità tra uomini e donne. 

Eppure, è necessario iniziare da subito, per non aggravare ulteriormente la situazione. 

Di conseguenza, il datore di lavoro avrà l’obbligo di presentare i dati relativi agli stipendi di uomini e donne, in modo che possa essere visibile la discriminazione. 

Lo stesso per quanto rigusta l’avanzamento di carriera, dove devono essere garantite pari opportunità a uomini e donne. 

Francesca Ciani
Francesca Ciani
Copywriter, classe 1998. Appassionata di marketing, digital e pubblicità fin da bambina, dopo un percorso di ragioneria, ho ottenuto una laurea in Comunicazione, Media e Pubblicità presso l’Università IULM di Milano e, successivamente, ho conseguito un master in Marketing Management. Troppo creativa per essere ragioniera, troppo analitica per essere un’artista: sono diventata social media manager e seo copywriter. Parlo tanto, scrivo ancora di più e ho sempre miliardi di idee.
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