Il Governo aumenta le pensioni ma l'Inps le toglie!

Vi è mai capitato di sentire delle storie di soprusi talmente assurdi da trovarle irreali? Le interviste che leggerete a breve, hanno la capacità di farvi sentire così. Protagonisti due persone con invalidità al 100% che si sono viste negare i propri diritti dall'INPS stessa.Ma cosa ne penserà Erika Stefani di questo?

Image

Con l’articolo di oggi ci ritroviamo a raccontare dei soprusi che non avremmo mai voluto sentire ma che è necessario che vengano a galla, ora più che mai, visto che la nostra società inneggia a parole come inclusione e assistenza verso i più deboli.

In questo articolo affronteremo delle problematiche inerenti i numerosi invalidi che ci hanno contattato in seguito ad un articolo sulla Legge 104.

Abbiamo, infatti, ricevuto molte email ricche di frustrazione e rabbia, emozioni più che comprensibili, come vedremo a breve.

Difatti, come è possibile che l’INPS e il Governo parlino di aumentare le pensioni d’invalidità e poi tolgano i requisiti a chi ne è idoneo?

C’è del marcio in casa INPS?

Parafrasando la celeberrima frase detta dall’ufficiale Marcellus nell’Amleto di William Shakespeare “c’è del marcio in Danimarca e pure in casa INPS”.

Difatti, come abbiamo potuto appurare attraverso le interviste fatte a Lorenzo Parroni e Stefania Ristucci – due persone soggette ad invalidità che si sono viste negare i propri diritti – i “cambi di rotta” da parte dell’Inps in merito all’invalidità di una persona ci sono sempre stati, ma parrebbe che con la pandemia mondiale dovuta al Covid-19 e le migliaia di Casse Integrazioni pagate o ancora da pagare, come ci comunicano in molti, questo “giochetto” si sia intensificato nell’ultimo anno.

La rabbia dei giusti: le testimonianze di chi ha vissuto i soprusi

La prima persona con cui ci siamo interfacciati è stata Lorenzo Parroni.

Il signor Parroni ci informa sin da subito di essere invalido al 100% oramai dal 1991 a seguito di una brutta malattia oncologica che gli ha lasciato delle problematiche corporee con cui dovrà convivere a vita.

Lorenzo Parroni percepisce la pensione d’invalidità dovuta alla sua condizione non da poco, ma da ben tre decenni e fino al 2017 le molteplici commissioni mediche che lo hanno visitato hanno tutte concordato sulla necessità del signor Lorenzo di avere diritto alla pensione d’invalidità.

Questa informazione è piuttosto importante ai fini della storia, poiché denota un completo cambio di rotta – senza che le condizioni fisiche del signor Parroni siano minimamente migliorate. Anzi, come sappiamo, alcune condizioni con l’avanzare dell’età non potranno far altro che peggiorare – totale da parte dell’INPS.

Nel 2020, precisamente il 4 giugno, il signor Parroni viene richiamato anticipatamente dall’Inps per poter rivalutare la sua condizione attraverso una idonea commissione medica.

Quest’ultima, dopo ben 30 anni di controlli da parte dell’Inps, i quali hanno sempre dato lo stesso medesimo riscontro, comunica che l’invalidità totale o al 100% del signor Lorenzo Parroni è stata diminuita fino al 75% e quindi quest’ultimo nel 2021 ha perso sia l’invalidità al 100% che l’indennità di accompagnamento.

Ovviamente non ci sono motivazioni nel verbale dell’Inps che possano far comprendere tale decisione improvvisa e che smentisce ciò che altri colleghi hanno confermato fino all’anno antecedente.

Il signor Parroni fa ricorso e racconta la sua storia ad un giornale, portando l’articolo sulla scrivania dell’Inps all’attenzione di chi di dovere.

Dopo la pubblicazione dell’articolo, l’INPS ricontattata telefonicamente – senza quindi la solita raccomandata con ricevuta di ritorno utilizzata dall’INPS – il signor Lorenzo per poter “rivalutare” la situazione, ovviamente anche questo esito non smentisce quello antecedente ma smentisce quelli che dal ’91 al 2017 hanno confermato una disabilità al 100%.

Il signor Lorenzo Parroni quando ci parla ha la voce esausta e piena di rabbia, la rabbia di chi non comprenda come si possa parlare di “inclusione verso le disabilità” e al contempo tagliare i viveri a chi disabile lo è davvero.

Quando gli chiediamo se farà ricorso ci informa che vi è un autotutela in atto attraverso un avvocato, il quale si pronuncia in modo positivo, poiché il materiale presente dimostra l’idoneità del suo cliente ad ottenere l’invalidità al 100% e non al 75%.

Abbiamo chiesto al signor Parroni se conoscesse altre persone nella sua medesima situazione e ci ha fatto il nome di Stefania Ristucci, la cui storia racconteremo a breve.

Alla fine dell’intervista, abbiamo chiesto a Lorenzo Parroni se si sentisse tutelato dallo Stato come invalido e a rigor di cronaca dobbiamo informare il lettore che nessuna spiegazione scritta potrà mai eguagliare quel melting pot di rabbia, delusione, frustrazione e tristezza che è trapelata dal semplice “no” dato in risposta.

Alcuni potrebbero affermare che questo sia un caso – per quanto infelice – sparuto ed isolato, ed è per questo che abbiamo cercato di creare una rete di contatti fra coloro che hanno subito questi soprusi e sono attualmente nel mezzo di una causa legale, per vedersi ridare ciò che gli è sempre spettato.

Difatti, il signor Parroni non ha fatto solo il nome di Stefania Ristucci, ma molti intervistati hanno deciso di non rilasciare la disponibilità ad utilizzare il proprio nome o le proprie iniziali, a differenza  - appunto – della signora Ristucci e del signor Parroni.

La storia della signora Ristucci è molto similare ma altrettanto agghiacciante: nel 2009 le viene diagnosticato un cancro osteosarcoma – la stessa malattia del signor Parroni - e dopo una strenua lotta riesce a sopravviverne anche se con un’invalidità totale al 100% e una protesi interna che sostituisca una parte dell’osso del braccio – precisamente l’omero – che è stato amputato a causa del tumore. 

La commissione dichiara quindi la signora Ristucci invalida al 100% con invalidità rivedibile nel tempo e per ben 12 anni le commissioni che hanno visitato la signora Ristucci si sono dette concordi nella diagnosi di invalidità al 100%, dovuta principalmente alle problematiche fisiche – la signora Ristucci ci racconta con amarezza che la stessa chemio che l’ha salvata l’ha resa anche quasi totalmente sterile – ma anche a quelle psicologiche che comportano una forte e perpetua depressione con cui deve lottare ogni giorno.

La signora Stefania afferma con fierezza di star comunque lavorando e di essere un soggetto attivo della società ma che la sua invalidità al 100% le permette di non dover pagare le molteplici visite di controllo a cui si deve sottoporre e soprattutto le permette di poter ottenere delle uscite anticipate da lavoro, quando questo diventa insostenibile per le sue problematiche.

Nel 2020 anche la signora Ristucci si vede richiedere nuovamente i propri dati da una commissione INPS, la quale senza dare una scadenza, precisa di voler tutta la documentazione sul proprio tavolo per poter rivalutare la situazione medica della signora.

Situazione che, anche in questo caso ci teniamo a sottolinearlo, è sempre stata valutata come invalidità al 100%.

La signora Ristucci ammette con un po’ di vergogna di essere stata colta dal panico e di aver pensato di avere una scadenza molto prossima e di aver inviato tutta la documentazione che accerta problematiche invalidanti fisiche, non riuscendo però ad ottenere subito il certificato riguardante le sue problematiche psichiche inerenti la depressione.

Ebbene, questo basta alla commissione per modificare l’invalidità della signora Ristucci e farle perdere così tutte le agevolazioni su cui faceva perno.

In merito la signora Stefania parla con rabbia, affermando di essere una persona con invalidità che lavora in regola e paga le tasse e di non capire il motivo per cui si debba ritrovare improvvisamente lanciata in un mondo dove senza sgravi fiscali nessun datore di lavoro sarebbe disposto ad assumerla e ad accettare i suoi permessi da lavoro.

In questo modo, ci ribadisce la signora Ristucci, “sarò costretta a rientrare in quella categoria di soggetto passivo della società, ghettizzato e allontanato, mentre quello che chiedo è semplice: voglio essere un soggetto attivo della società”.

La signora Ristucci, proprio come il signor Parroni, è in causa per vedersi reintegrare ciò che una semplice valutazione psicologica data in ritardo le ha tolto e anche il suo avvocato si dice più che favorevole all’idea di ottenere ciò per cui stanno lottando.

Questo potrebbe essere visto come un lieto fine ma la rabbia dei giusti è comprensibile, quando per ottenere ciò che ci spetta dobbiamo comunque spendere cifre non indifferenti, a partire dalla nuova richiesta al medico di base, il quale può chiedere una cifra che va dagli 80 ai 100€, passando poi a tutte le altre visite che – una volta perse le esenzioni – andranno pagate, insieme alle spese effettuate per tutte le medicine previste.

Non stupisce, quindi, che alla domanda posta anche alla signora Stefania su quanto si senta tutelata dallo Stato in quanto persona invalida, la signora abbia risposto così:

“non mi sento per nulla tutelata e anzi mi sento obbligatoriamente allontanata e messa in ridicolo da situazioni e verbali che sembrano deridere una malattia grave come il cancro osteosarcoma e i deficit che una persona che lo supera dovrà portare a vita, come meno importanti di una depressione”.

Casse integrazioni e tagli alle pensioni d’invalidità: coincidenze?

Ci è sembrato curioso che questo tipo di comportamento da parte dell’INPS sia avvenuto in modo così massivo proprio nel periodo della pandemia, perciò abbiamo chiesto ai diretti interessati se pensassero ci fosse una qualche sorta di correlazione fra i moltissimi soldi che l’INPS ha dovuto erogare per le casse integrazioni nel periodo pandemico e questi improvvisi cambi di idea e tagli sulle pensioni d’invalidità.

Molti degli intervistati, compreso Lorenzo Parroni, hanno palesato il loro scetticismo in merito, trovandosi dubbiosi nel pensare che questa possa essere solo una mera coincidenza e non un piano di ritorno economico ben orchestrato; altri invece – fra cui anche la signora Stefania Ristucci – hanno affermato che questo tipo di atteggiamenti non sono loro nuovi e che delle molte persone che la signora Ristucci ha conosciuto e che purtroppo non hanno superato l’osteosarcoma, la maggior parte di loro nel tempo si erano viste trattare allo stesso modo.

Rimane da capire, dunque, se questo spiacevole comportamento si sia massimizzato nel periodo pandemico per una necessità o se in realtà sia parso solo più palese poiché nel pieno del lockdown non vi è stata la possibilità di farsi trascinare dalla routine e dagli eventi e lasciar perdere un sopruso. 

Erika Stefani e la sussistenza verso gli invalidi: buona volontà o meri slogan?

Erika Stefani è una politica e avvocatessa italiana, dal febbraio 2021 è divenuta Ministro per le Disabilità all’interno del Governo Draghi.

Da quando è diventata Ministro per le Disabilità si è sempre posta con slancio verso l’integrazione dei soggetti disabili all’interno della società per renderli totalmente autonomi e quindi non esclusi per le loro disabilità.

Per questo gli invalidi intervistati e non solo, si sono chiesti se sia possibile che il Ministro per le Disabilità sia all’oscuro di quanto stia avvenendo agli invalidi stessi e cosa possa fare in merito per assicurare a questi ultimi una tutela ed un’integrazione effettiva che vada ben oltre la disability card.

Quando la Legge 104 vale solo sulla carta

Purtroppo, le testimonianze non finiscono qui, abbiamo intervistato la signora Teresa F. la quale ci ha raccontato una storia di malattie genetiche degenerative, di sclerosi sistemica con annesse sei malattie autoimmuni e di richieste di aggravamento respinte.

Infatti, la signora si è vista negare l’aggravamento in un verbale che non tiene conto ma anzi omette parte delle malattie autoimmuni di cui è affetta e – come se non bastasse – si è vista togliere anche gran parte delle agevolazioni della Legge 104, arrivando quindi a dover comperare un auto – necessaria per potersi spostare visto l’aggravarsi della sua disabilità – senza ottenere nemmeno un’agevolazione e pagandone così l’iva al 22%.

Una persona non in grado di svolgere le azioni della quotidianità avrebbe diritto, come sappiamo, al 100% dell’invalidità e addirittura all’indennità di accompagnamento, invece la signora sosta ad una percentuale pari all’80%, irremovibile da parte dell’INPS.

Quindi, in definitiva, la società è davvero così propensa ad includere le persone soggette ad invalidità come soggetti attivi?

Dalla testimonianza del signor Gabriele G – il quale preferisce non divulgare il suo nome completo – perfino nelle sedi bancarie vi sarebbero persone non pronte ad affacciarsi alle invalidità.

L’aneddoto del signor Gabriele è agghiacciante, difatti quest’ultimo – con un’invalidità che interessa le mani – durante un atto notarile si è sentito deridere ed apostrofare dal notaio con frasi come “la sua firma è illeggibile / scriva come se fosse in prima elementare, se si impegna ce la fa / se non sa firmare mi paga 80 euro a firma”.

Sebbene, il signor G. non sia intenzionato a sporgere denuncia, ci descrive questa scena di vita vissuta come qualcosa di non estraneo alle persone soggette da invalidità, le quali vengono spesso derise, umiliate o biasimate ma mai trattate come soggetti attivi della società, come si augurerebbero i più e come dichiarava anche il Ministro Erika Stefani.

Speriamo che il 2022 porti aria di cambiamento in merito.