Imprese senza manodopera: colpa degli stipendi troppo bassi!

Fra i tanti problemi che sta vivendo il nostro Paese, c’è anche questo: le imprese non riescono a trovare della manodopera qualificata. Come mai? Sembrerebbe proprio che la ragione risieda negli stipendi, che sono troppo bassi rispetto al lavoro che il dipendente dovrebbe svolgere e al tempo che dovrebbe impiegare. Ma non è finita qui, poiché un’altra ragione della carenza di manodopera qualificata risiede anche nel frequente ricorso delle imprese ai contratti a tempo.

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Imprese senza manodopera: colpa degli stipendi troppo bassi

Fra i tanti problemi che sta vivendo il nostro Paese, c’è anche questo: le imprese non riescono a trovare della manodopera qualificata. Come mai?

Sembrerebbe proprio che la ragione risieda negli stipendi, che risultano troppo bassi rispetto al lavoro che il dipendente dovrebbe svolgere e al tempo che dovrebbe impiegare.

Ma non è finita qui, poiché un’altra ragione della carenza di manodopera qualificata risiede anche nel frequente ricorso delle imprese ai contratti a tempo

E sono proprio i lavoratori italiani che incolpano le aziende di richiedere troppo, senza dare nulla, con stipendi troppo bassi e frequentissimo utilizzo del lavoro a tempo determinato. 

I pensieri dei lavoratori dipendenti si concentrano anche in altre due direzioni: il salario minimo e il reshoring di tutte quelle imprese che hanno scelto di aprire la propria sede all’estero

Questi dati ci arrivano direttamente dall’analisi FragilItalia, elaborata da Area Studi Legacoop e Ipsos. Il report mostra i risultati di un sondaggio che è stato condotto su un campione rappresentativo della popolazione per mostrare l’evoluzione della percezione del lavoro da parte degli stessi dipendenti, oltre che delle problematiche direttamente connesse a questa percezione. 

Infine, il report mostra anche gli interventi auspicabili per risolvere queste problematiche e per cercare di cambiare questa percezione negativa. 

Imprese, non si trovano i lavoratori per colpa degli stipendi troppo bassi!

Andiamo a vedere insieme i numeri del report FragilItalia sulle motivazioni del disallineamento fra la domanda di lavoro e l’offerta:

la maggior parte dei lavoratori intervistati, pari al 65 % del totale, ha dichiarato che la motivazione principale di questo disallineamento fra domanda e offerta risiede negli stipendi, che sarebbero troppo bassi. Questo 65 % è la media fra:

  • 73 % dei lavoratori con 50 o più di 50 anni;
  • 61 % dei lavoratori con meno di 30 anni.

Un’altra motivazione del disallineamento domanda-offerta di lavoro, secondo i dipendenti, sarebbe la tipologia di contratto proposta dalle aziende: i contratti a tempo determinato. La pensa così quasi la metà degli intervistati, per un totale del 49 % così suddiviso: 

  • 56 % tra soggetti con età pari o superiore ai 50 anni;
  • 44 % tra giovani con 30 anni o meno. 

Un altro dato importante, però, è quel 35 % dei lavoratori italiani intervistati che sposta i riflettori direttamente sulle persone. Per costoro, infatti, la colpa del disallineamento non sarebbe né degli stipendi troppo bassi, né dei contratti a tempo determinato, ma delle stesse persone e della loro incapacità di adattamento. 

Secondo il 35 % degli intervistati, infatti, alcuni cittadini, senza scendere a compromessi, cercherebbero unicamente il lavoro ideale. Questo 35 % è così definito:

  • 41 % dei cinquantenni o over 50;
  • 29 % under 30. 

Imprese e lavoratori, cosa dovrebbe fare lo Stato per ovviare al problema

Nella stessa intervista è stato chiesto come lo Stato potrebbe ovviare al problema del disallineamento tra imprese e manodopera. Gli intervistati hanno, per lo più, fornito quattro soluzioni:

  • Definire in Italia un Salario Minimo
  • Incentivare il Reshoring delle imprese 
  • Disincentivare le tipologie di contratto a tempo determinato
  • Facilitare il passaggio da un lavoro ad un altro lavoro. 

Andiamo ad analizzare punto per punto le percentuali per ogni risposta. Partiamo con la prima: la definizione di un salario minimo. Eesistono ben due tipologie di salario minimo:

  • il salario minimo di tipo universale, che può essere applicato indistintamente a tutti i lavoratori;
  • il salario minimo di tipo settoriale, che viene differenziato sulla base di settori o dei gruppi di occupati.

Sul salario minimo si trova in accordo il 45 % degli intervistati, con un incremento di 5 punti percentuali rispetto a sei mesi fa. Sappiamo, in ogni caso, che il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando, sta lavorando a tal proposito.

L’obiettivo, infatti, entro la fine del 2022 è quello, NON di stabilire un livello di salario minimo universale, ma una sorta di contratto di riferimento per ciascuno dei settori economici.

Lavoro: imprese e mancanza di manodopera! Le altre soluzioni secondo i lavoratori

  • Andiamo avanti, con la seconda proposta avanzata dagli intervistati che richiedono di incentivare il reshoring di tutte quelle imprese italiane che hanno delocalizzato le produzioni. Su questo è d’accordo il 39 % dei lavoratori.

“Il reshoring è l’opposto dell’offshoring ed è un fenomeno economico che consiste nel rientro a casa delle aziende che in precedenza avevano delocalizzato in Paesi asiatici come Cina o Vietnam o in Paesi dell’Est Europa come Romania o Serbia.”

  • Passiamo al ‘terzo posto’ con il 33 % dei lavoratori intervistati che chiede di disincentivare le tipologie di contratto a tempo determinato;
  • infine, il 26 % richiede di rendere meno difficoltoso il passaggio da un lavoro ad un altro lavoro.  

La volontà di ottenere un salario minimo è molto più elevata tra i giovani che hanno età fino a trent'anni, per un 49 %, oltre che fra il ceto popolare con un 47 %.

I cittadini e lavoratori con età pari o superiore a cinquant'anni, invece, rappresentano la maggioranza che richiede al proprio Stato di incentivare il reshoring di tutte quelle imprese italiane che hanno deciso di aprire le proprie produzioni all'estero per un costo inferiore di manodopera, oltre che di disincentivare i contratti a tempo determinato.

Imprese e il lavoro ideale dei cittadini italiani

Il report ha poi portato alla luce quali sono le aspettative dei cittadini lavoratori italiani. Tra queste spiccano ai primi due posti la stabilità e il trattamento di tipo economico, rispettivamente con un 40 e un 39 %.

Dopo il periodo della pandemia di coronavirus, che ha costretto molti italiani a modificare i propri orari di lavoro o lavorare da remoto, non stupisce che al terzo posto si trovi la possibilità di avere del tempo libero e degli orari flessibili, con un 30 % degli intervistati in accordo, oltre che al quarto posto con un 17 % ci sia la possibilità di smart working. 

Imprese, lavoro autonomo e lavoro subordinato. Cosa ne pensano gli italiani?

In conclusione, poi, il report inserisce un piccolo focus su tutti gli aspetti qualificanti del lavoro autonomo e del lavoro di tipo subordinato secondo i lavoratori italiani. 

Per quel che concerne gli aspetti qualificanti del lavoro autonomo, abbiamo le seguenti percentuali:

  • il 44 % la piena gestione del proprio tempo
  • 43 % la maggiore realizzazione personale
  • 35 % la possibilità di coniugare al meglio la propria vita professionale e privata

Per quello che, invece, concerne il lavoro di tipo subordinato, gli italiani si dividono in questo modo:

  • il 63 % parla di una sicurezza economica relativa allo stipendio (percentuale che cresce di + 6 punti se si analizzano i disoccupati);
  • il 40 % associa un lavoro subordinato ad una possibilità di futuro certo (che sale a + 4 per i disoccupati); 
  • infine, il 30 % pensa di fare carriera con il lavoro subordinato, con una percentuale che arriva a + 11 per i giovani con meno di 30 anni. 

Concludiamo riportando le parole del Presidente di Legacoop, Mauro Lusetti, che afferma:

Da un lato il lavoro continua ad essere una grande preoccupazione per gli italiani, con l’esigenza di stabilità e sicurezza ben salde al primo posto. Sotto, però, emergono attese per un lavoro di qualità, che lasci spazio alla vita personale e famigliare, che si adatti alle nuove possibilità offerte dalla tecnologia